
Siamo bestie ungulate
Mi distinguo per un senso estetico anomalo. Trovo bellissime delle persone apparentemente scialbe, non ne noto altre universalmente belle. Ci sono delle cose che mi fanno impazzire: la forma delle orecchie, l’incarnato, mani, piedi. Quando trovo un dettaglio che mi piace, sarei pronta a giurare davanti al Tribunale della Santa Inquisizione che quella persona è bellissima. Questo mi accade soprattutto con le ragazze, che sono più belle degli uomini. Sono tridimensionali, colorate, originali, eterogenee mentre gli uomini tendono un po’ ad assomigliarsi. Sarà per via dei peli. Tolti gli estremi (le “naturalmente belle che devono fare proprio poco per essere bellissime” e le “serenamente non belle che accettano supinamente la situazione”) rimane un enorme numero di ragazze che hanno preso coscienza dei loro handicap estetici e li gestiscono con sorti alterne. Per una volta, sono nel partito di maggioranza. Quando si tratta di estetica, purtroppo, sembro un consigliere comunale di Abbiategrasso che si ritrova a fare il deputato. Sono priva di qualsiasi manualità. Io sono tagliata per i traslochi, non per i lavoretti di cesello. Ho il pollice opponibile, ma non so usarlo. Quando guardo un tutorial, io non mi annoio: io non capisco. La mia ammirazione va a quelle che sanno ottenere un liscio aplomb, quello di phon+ spazzola rotonda, non quello di sola piastra di chi non sa tenere in mano più di un utensile alla volta. Due parole anche per le maestre di eye liner e smokey eyes, che tanto donerebbero al mio sguardo bovino se solo fossi in grado di maneggiare lo sfumino. Infine, pura venerazione per le artiste dello smalto. Io posso dare il bianco in cantina, gente, mica lo smalto. Al massimo, una mano di top coat trasparente, che se anche si scalfisce tutto non sembro Cloris Brosca. Ho le unghie corte e le mani tozze, con le lentiggini. Ho anche i piedi piatti con l’alluce valgo, per non farmi mancare nulla. Tutto è cambiato quando, la sera del mio trentesimo compleanno, mentre ballavo una canzonetta svuotapista, uno sconosciuto di 180 kg mi è salito sul piede destro lasciandomi in eredità (serendipità?) un alluce color melanzana. Per una settimana ho provato a coprirlo con uno smalto scuro coprente, ma sembrava che mi avessero pestato tutte e 10 le unghie: praticamente era meglio prima. Ho ripiegato sullo smalto semipermanente ed ora ne sono fan: non annoia e non delude, a differenza di molti trattamenti e fidanzati sperimentati in passato. Ecco a voi una manciata di motivi per cui dovreste provarlo, eventualmente testandolo per pochi euro con un coupon e poi scegliendo un nail bar di fiducia.
- Risultato: bello e lucido, molto più di uno smalto normale
- Durata: a meno che non siate delle replicanti fatte di cheratina con una ricrescita anomala o non lavoriate nel lebbrosario di Calcutta, dovrebbe resistere 1 mese sui piedi e 10/15 giorni sulle mani
- Impegno: la sua applicazione richiede da 1 ¼ora a 2 ore (dipende da come viene rimosso lo smalto precedente e da quanto chiacchiera la professionista cui vi rivolgete). Fatti 2 calcoli, non molto in più rispetto a 4 applicazioni settimanali di smalto tradizionale
- Costo accettabile: i prezzi oscillano tra 25 e 35 €. Io ho un’amica dalle mani d’oro, oltre che incredibilmente divertente, che viene a casa mia una volta al mese per 15€. Se siamo concittadine ve la raccomando, oppure vi consiglio il nail bar dove andavo quand’ero ricca.
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annagiulia28
Novembre 6, 2013 at 11:36 am
Torino è davvero un buco di culo. Io la tua decoratrice di unghie la conosco da quando ero bambina. Si necessita caffè tutte insieme!
gynepraio
Novembre 6, 2013 at 11:39 am
Lo so, me l’ha scritto qualche giorno fa! Pendiamo dalla tua agenda, allora
annagiulia28
Novembre 6, 2013 at 12:10 pm
Ci aggiorniamo allora 🙂 🙂
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