Da ormai 31 anni i miei cromosomi corsari di Celti e Romani dell’antica Pianura (semicit.) combattono una lotta intestina di guerrieri contro epuloni. Spirito marziale di Attila vs mollezza decadente di Nerone ubriaco, resistenza fisica da cammello vs pigrizia da panda.
Se poi hai dei genitori intellettualoidi, hai voglia di puntare i piedi e dire: mamma, papà, non sprechiamo i doni che Madre Natura (anche miscredenti, che famiglia sfasciata) mi ha dato. Vedete che ho solo 7 anni e sollevo 3 fardelli di acqua minerale con la sinistra? Vedete che non mi prendo un germe nemmeno se pulisco i cessi di un sanatorio? Buttiamoli via questi libri, basta lezioni private di inglese. Vi siete resi conto che sono nata per fare l’ATLETA?
Così, più per contrastare il mio spirito eccessivamente contemplativo, mi han fatta bighellonare tra ginnastica artistica, piscine, snowpark e palestre con una serie di apprezzabilissimi risultati, tra cui si menzionano frattura scomposta all’omero, lussazione spalla sinistra e destra, plurimi saggi alle parallele (ben documentati da mio padre in un servizio fotografico custodito in un caveau qui), immeritatissimo brevetto per assistente bagnanti mai utilizzato, recente incrinatura di una costola.
Una volta cresciuta, competitività e aggressività sono state incanalate verso altri lidi, come l’arrampicata sui vetri, il Trivial Pursuit, le fughe vigliacche, il sesso senza amore. In questo slideshow di volubilità resiste solo una disciplina, l’unica che mi ha davvero cambiata e che non ho abbandonato con escamotage freudiani: l’ashtanga yoga, di cui sono una orgogliosa practitioner della domenica, anzi del lunedì. Eccone le stranezze:
- si respira con ritmo regolare, solo con il naso, facendo vibrare la gola (Ujjay pranayama), creando un confortante rumore di fondo ed espellendo impressionanti quantità di CO2 (prana). Questa pratica è utile in quanto SCALDA e rende sopportabili anche le coda agli impianti di risalita.
- si contraggono ritmicamente (bandha) delle fasce muscolari “impopolari” come il perineo (spesso inutilizzato, a meno che mamma non vi abbia insegnato questi) e l’ombelico (che io, fortunatamente, non ho mai rilassato da quando ho indossato il primo bikini nel 1986).
- per ogni esercizio, lo sguardo si orienta in un punto (drishti) senza vagare. Gli istruttori te la vendono bene: stimola l’allungamento, ci conserva centrati e incuranti del contorno. Poche storie: la verità è che, se non stai attenta allo sguardo, ti deconcentri e CADI.
Per tutta la vita lungo tempo si pratica solo la serie primaria, la più semplice. La notizia bella è che si tratta di una pratica così propedeutica che in 2/3 lezioni anche il fisico più refrattario avverte miglioramenti. La brutta è che la serie è lunga e complessa: ci vogliono mesi per memorizzarla, estirpare gli errori ricorrenti (vagare con lo sguardo, arcuare i piedi, respirare con la bocca) e sviluppare la forza fisica necessaria. Il famigerato vinyasa, il passaggio che dà fluidità alla sequenza, potrebbe uccidere chiunque. Non sono però mai riuscita a contare quanti se ne facciano in un’ora: capirete che mentre controllo perineo, ombelico, alluci, sguardo e respiro, non riesco a fare ANCHE quello.
Lo yoga è stato pensato da e per maschi smilzi, e si vede. L’adipe, il seno e le gambe lunghe, anche in un fisico normopeso, intralciano alcune posizioni (asana). Rimane il fatto che non devi fare goal, meta, canestro, nulla di tutto ciò. Devi solo fare del tuo meglio, constatare lo spirito di adattamento che non sapevi di possedere, ingaggiare un’amichevole sfida con te stesso, trovare l’equilibrio sottile che c’è tra la consapevolezza dei propri limiti e la volontà di spingersi sempre oltre. Praticamente, devi vivere.
PS dallo yoga possono nascere idee bizzarre, ad esempio un viaggio in India con un’amica speciale. Ma questo è un altro post.
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