
La matrice e l’Amatriciana
Quando mi chiedono se in amore sono istintiva o riflessiva, non so mai cosa rispondere (di solito dico “ariete” sperando che l’interlocutore non insista): mi vengono in mente molte situazioni conflittuali in cui l’impulso mi ha spinta a dire/fare/baciare male. Posso dire cose orribili, strisciare come un invertebrato, piangere che manco La Ciociara, accanirmi su oggetti inanimati e financo parlarci.
In generale, tendo a pentirmi di queste reazioni: perché la situazione non lo meritava, perché ho fatto danni irreparabili, perché ho creato un precedente. Quindi, tutti d’accordo che quando-c’è-sentimento-non-c’è-mai-pentimento, ma quando ci sono figure di merda sì. Per cui, basta vasi Ming ricomposti col Bostik, mai più task force diplomatiche di amiche che ti sequestrano il telefono: eccovi pronta la matrice del buon senso con relative istruzioni d’uso.
1-Studia i driver. Mi sono basata su “rodimento de culo” e “dispiacere sincero”, rappresentativi di molte situazioni critiche. Se ve ne vengono in mente altri, ditemeli che faccio una matrice solo per voi.
2-Scegli il quadrante che ti rappresenta. In anni di studio non ho individuato il decorso tipico. In alcuni casi, si parte con un grande dispiacere che -soprattutto se alimentato da delusioni- si tramuta in rodimento imperituro. In altri casi, il rodimento iniziale si stempera e rimane il dispiacere. In moltissimi, finito il rodimento non resta nulla. Ad ogni modo, eccovi il vademecum per distinguere i due stati; è limitato all’osservazione del mio network di amiche AKA Radioserva, se avete altri elementi per completarlo non esitate.
3-Attivati. Quando hai capito in quale quadrante ti trovi, saprai se agire, attendere o lasciar stare.
Disclaimer. La matrice non offre garanzia di successo né pretende di risolvere conflitti, ma solo di prevenire i gesti plateali guidati dal bieco orgoglio. Può andarvi male comunque: se decidete di farvi avanti ed esporvi, ottenendone in cambio un sonoro gesto dell’ombrello, le sedute di psicanalisi rimangono comunque a vostro carico. In altri casi va meglio: qui raccontai di quando fui salvata da un destino di eterna cornuta. In realtà fu solo l’happy ending: prima del sospiro di sollievo, tirai una lunghissima sequela di lamenti, che coinvolgevano indistintamente lui, lei, i santi, la di lui madre, dio, la di lei madre, il governo, gesoo, la di lui madre, passanti in strada, me, la di me madre, la sorte, il porco. Grazie alla matrice capii che ero più incazzata che dispiaciuta, mi iscrissi a yoga ed il resto è tutta storia. Poi, quando non ero più adirata né triste, ebbi un sereno chiarimento da cui uscii rinforzata.
PS. Compagni di tutto il mondo, uniamoci. Molliamo la falce, prendiamo il pennarello e correggiamo la parola MATRICIANA dai menù. Si dice AMATRICIANA. Se avete un ♥ condividete.
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