
Wake me up when september ends
Sono tornata al lavoro, con tutto l’entusiasmo che ne consegue. Sono venuti giù dei chicchi di grandine grossi quanto prugne (ma come sapete, finché non piovono rane nel mio mondo va tutto bene).
Sembrava ieri che facevo l’appello dei buchi di cellulite in vista della prova bikini, e sabato è iniziato il CAMPIONATO DI CALCIO. Posso puntare i piedi, battere i pugni, rintanarmi in posizione fetale sotto il letto, ma la sostanza delle cose è che è praticamente settembre. Per aiutarvi ad accettare la cosa, vi ho messo al fondo una piccola playlist Spotify che potete ascoltare mentre leggete.
Settembre, fino a quando studiavo, era uno dei miei mesi favoriti, per ragioni disparate. Potevo comprarmi l’agenda nuova e, negli anni di vacche grasse, financo lo zaino. Rivedevo i compagni di scuola malcagati per 3 mesi. Se Dio ce la mandava buona e faceva fresco, potevo ricominciare a dormire con la copertina. L’uva. Non ultimo, settembre mi si intona cromaticamente in quanto marroncino, giallastro e rossiccio.
Io VOLEVO tornare alla routine anche perché, fino alle medie, passavo le ultime settimane di vacanza nella casa di montagna di mia nonna in un clima non proprio montessoriano. L’anziana signora, senza saperlo, ha creato in me alcuni traumi infantili che non troveranno soluzione neppure dopo 10 anni di analisi. Il latte intero bollente ricoperto dalla patina di panna che mi propinava a colazione e che alla chetichella sboccavo in giardino mezz’ora dopo (nonostante io ricordi chiaramente mia madre che, in mise anni ’80, le raccomandava di farmi il tè), la sigla di “Sentieri” che alle 14 si spandeva a tutto volume dal televisore Brionvega arancione e soprattutto un immotivatissimo divieto di aprire i cassetti. Cosa nascondevano i cassetti? Le reliquie di Sant’Ambrogio? Eroina che la vecchia rivendeva ai tossici della Valcamonica? I sex toys con cui si dilettava con nonno quando ero fuori a giocare? Cosa, cooooosa?
Solo anni dopo ho accertato e accettato che nei cassetti c’erano solo la biancheria e, al massimo, il misuratore di pressione della mia bisnonna buonanima: semplicemente, la nonna sospettava che io fossi una di quelle bambine affetta da Sindrome da Deficit di Attenzione che mettono tutto in disordine, mangiano il sapone e si tagliano la frangia con le cesoie da giardino. A 20 anni di distanza, avverto ancora l’istinto irrefrenabile di aprire i cassetti e in casa d’altri mi sforzo di contenermi. Ma lei, secondo me, fa incubi a colori in cui io e i miei cugini le stropicciamo gli asciugamani con le dita bisunte, quindi siamo pari.
Sono alcuni anni, però, che questo spirito da scolaretta mi ha abbandonato. Sicuramente da quando ho iniziato a lavorare e la pacchia è finita. Nessuno al mondo riuscirà a convincermi che 2 o 3 pidocchiose settimane sono sufficienti a ricaricarsi. Nel Gynepraio che vorrei, a tutti spettano 4 settimane, o anche 5 per motivi seri e documentati quali la mancanza di voglia.
Sarà forse perché negli ultimi anni settembre non è stato foriero di belle novità?
- settembre 2001. Mi iscrivo all’università ed il giorno stesso vengono giù 2 torri, scopro che l’Afghanistan non produce solo hashish e cani con le extension, il mondo non sarà più lo stesso e io neppure. Per sancire la presa di coscienza, tolgo il piercing al labbro.
- settembre 2005. Con una vigorosa stretta di mano, si conclude il mio stage presso una prestigiosa multinazionale della cosmesi. Non sei male, ma sei stata nominata, hai una bella voce, si vede che sai cantare ma non mi sei arrivata quindi per me è NO.
- settembre 2008. Inizia la convivenza con il mio di allora fidanzato e prendo confidenza con il Mocio Vileda. Finalmente solidarizzo con mia madre e sposo la sua teoria del matrimonio dal titolo tornassi indietro, manco morta.
- settembre 2011. Torno da un magnifico viaggio in Africa, finalmente pronta ad affrontare una relazione seria e scopro di avere già più corna di un cesto di lumache.
- settembre 2013. Reduce da un fisicamente impegnativo tour dell’Indonesia sui mezzi pubblici (sì, ok, va bene, post a breve), devo affrontare la resa dei conti con il mio non-più-innamorato.
Dio solo sa quanto amo le liste. Vorrei fare l’elenco degli obiettivi, dei buoni propositi, anche dei SOGNI per questo nuovo anno lavorativo ma non ci riesco e straccio il foglio ogni volta. In compenso, sui flow chart vado fortissima.
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