Dubbi: Luciano de Crescenzo, Hitchcock e Willy Wonka
“Solo gli imbecilli non hanno dubbi”
“Ne sei sicuro?”
“Non ho alcun dubbio!”
(da Il dubbio di Luciano De Crescenzo)
Ricordo uno spot televisivo con cui l’autore promuoveva l’uscita del libro. Che io non ho letto, ovviamente, trattandosi di un’opera del 1997 e essendo io una studentessa di V Ginnasio che si era rasata i capelli a zero e voleva solo, alternativamente: assumere droghe leggere, limonare durissimo, ascoltare i NOFX, vestirsi con abiti usati crivellati dalle tarme. Figuriamoci se, con tutto quel daffare, potevo leggere una porcheria di De Crescenzo.
La frase mi è venuta in mente in un momento in cui sento di dover sdoganare il dubbio. Sarà che ho passato tanto tempo con una persona che dubita continuamente, di tutto, come se non ci fosse un domani (ma c’è, tra l’altro?). Questa persona dubitava così tanto che se mi fossi messa a dubitare anche io avremmo passato il tempo a guardarci negli occhi e a disegnare punti interrogativi sui muri. Insomma, volente o nolente qualche certezza, un po’ esile e bidimensionale, ho dovuto fabbricarmela. Cose piccole, per carità, tipo “ti amo”, “sei bellissimo”, “passiamo insieme tutta la nostra vita”, “non ci sono possibilità che incontri un altro come te”.
Ho disprezzato il dubbio, pensando fosse figlio della pigrizia, della superficialità, della cattiveria. Lui aveva dubbi per partito, ed io avevo certezze per pura opposizione. Mi sono augurata che, una volta finita la fase in cui ognuno rifletteva nel buio della propria stanzetta, sarebbe arrivato il momento delle risoluzioni finali. E adesso che siamo a settembre, non ci sono propositi, non ci sono decisioni, non ci sono certezze. Anzi, per la precisione, ho scoperto di trovarmi nell’unico punto del flow chart in cui non volevo essere. Dinanzi alla frase “io non lo so”, mi ero immaginata una scena à la Hitchcock in cui gli conficcavo un’accetta nel cranio mentre faceva la doccia.
Invece no, mi è venuto da accogliere il suo dubbio. Ma non perché era l’unico modo di riaverlo parzialmente indietro. Non guardatemi così.
Semplicemente, adesso dubito anche io. Siamo accomunati e separati da un milione di domande. Voglio te o solo una cosa che somiglia a te? Il nostro è davvero il migliore dei mondi e dei modi possibili? Delle cose che ho fatto, quante ne rifarei? Delle cose che avrei fatto, quante te ne saresti meritate? Delle cose che ignoriamo l’uno dell’altro, quante sono importanti? Chi siamo?
Il dubbio è un lusso che non costa niente e posso concedermelo anche io, che non me l’ha mica ordinato il dottore di fare il dispensatore di certezze come un tempo. Sarebbe ridicolo fare finta di essere gli stessi di 10, 6 o 3 mesi fa quando siamo persone diverse, quando dei vecchi noi non è rimasto niente se non un mare magnum di frasi, doppi sensi, riferimenti, libri, film, baci che conosciamo e possiamo far rivivere solo noi. Solo noi, senz’alcun dubbio.