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By gynepraio23 Settembre 2013In Personale

ti lascio perché ho finito l’ossitocina

Quando ieri sera la mia amica (sì, lei, quella delle unghie) mi ha portato alla Cavallerizza Reale a vedere Ti lascio perché ho finito l’ossitocina, mi aveva solo detto di averne visto un estratto durante il festival del Teatro di Strada e di averlo trovato piacevole.

 

La mia amica non sbagliava: è uno spettacolo molto divertente, ben scritto, scorrevole, piacevolmente breve. E’ un monologo la cui protagonista, lasciata dal fidanzato, risponde alle domande del pubblico -momentaneamente nelle vesti di psicoterapeuta- e racconta lo svolgersi della sua nuova e grottesca vita da single. I pareri ottusi e rigorosamente non sollecitati di parenti/amici, la sovrabbonzanza di tempo libero. L’invidia nei confronti di lui, più bello e attivo di prima. I j’accuse che s’infligge per risalire al motivo scatenante dell’abbandono. La voglia di vendetta rivalsa.

Lo spettacolo è, prima di tutto, una prova di immedesimazione: siamo stati tutti lasciati e abbiamo ammorbato il prossimo con i report delle nostre sofferenze. Io poi, campionessa mondiale di dietrologia carpiata doppia e disamina a posteriori di situazioni solo apparentemente complicate, coordino alcuni gruppi di ascolto in cui tutte, a turno, hanno diritto a descrivere i loro patimenti e ricevere mai rimproveri, talvolta consigli, spesso ragione incondizionata, sempre solidarietà e molto cibo calorico.

Ma io non mi sono solo immedesimata! Come avrei potuto, viste le inquietanti e, diciamo, Jungiane analogie tra la voce narrante di “Ti lascio perché ho finito l’ossitocina” e la sottoscritta? Gli escamotage con cui cerca di gestire il dolore: i fiori di Bach, la psicoterapia, lo yoga. Poi, il casuale incontro dell’ex in un mercato di frutta e verdura, sostituito nel mio caso da un più radicalchic mercato dell’antiquariato, che ovviamente non porta a nulla ma risolleva una miriade di ricordi sopiti. Persino le ricorrenze: nel monologo, dice che proprio ieri ricorrono 3 mesi dall’addio.

Quando si verificano tante sincronicità io mi spavento, odo le voci di Giovanna D’Arco e mi sento Truman quando scopre di essere al centro di un complotto. Lacrimante come un agnello il sabato di Pasqua, ero pronta a scoppiare a piangere sul décolleté della mia amica. Ma poi è arrivato lui, il deus ex machina del monologo: l’ukulele, la nuova passione cui ricorre la protagonista per ispirarsi, automotivarsi, focalizzarsi, riscoprirsi. E allora mi sono rasserenata e sono tornata a casa contenta, perché io il mio ukulele ce l’ho e si chiama Gynepraio.

Il monologo è scritto e recitato da Giulia Pont, torinese e vincitrice del Festival monologhi Uno 2012 (Firenze). La regia è di Francesca Lo Bue. Lo spettacolo, che ha registrato il sold-out durante il Torino Fringe Festival, si replicherà fino al 25 settembre presso la Cavallerizza Reale di Torino, nell’ambito del Festival Internazionale Il sacro attraverso l’ordinario (Ingresso: 10€). Andate a vederlo, invece di stare a casa a leggere Focus. 

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11 Comments

  • Patti

    Settembre 23, 2013 at 4:05 pm

    Se inizi a suonare l’ukulele invece di portarti in ufficio ti abbandono nel centro del nulla aka mirafiori!

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    • gynepraio

      Settembre 24, 2013 at 2:44 pm

      tranquilla, mi darò alla campana tibetana

      svgRispondi
  • lareginanera

    Settembre 23, 2013 at 4:20 pm

  • Zublena Luca

    Settembre 24, 2013 at 2:25 pm

    sei forte… 😉

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    • gynepraio

      Settembre 24, 2013 at 2:45 pm

      ma grazie! tra l’altro ieri una mia amica ha visto la tua creazione ed era moooolto invidiosa!

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  • Barbara

    Settembre 25, 2013 at 6:27 pm

    Centra un tubo ma ti sto nominando per il “The versatile Blogger Award” tra poco tutte le info e le istruzioni sul mio blog se ti interessa http://bbaabbyy.wordpress.com Bye! 🙂

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    • gynepraio

      Settembre 25, 2013 at 8:57 pm

      ti ringrazio molto. a questo punto mi attiverò!

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  • siboney2046

    Ottobre 18, 2013 at 11:10 pm

    Sembra fatto per me!
    Comunque vorrei partecipare al prossimo gruppo d’ascolto!

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    • gynepraio

      Ottobre 25, 2013 at 9:51 am

      Ti tengo informata, ma procurati storie fortemente lacrimevoli altrimenti che gusto c’è?

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