
yoda e il body shaming
So che la parola body shaming è un anglicismo tuttora privo di valida traduzione, ma è il caso di parola che preferirei restasse in lingua originale. Shame definisce bene la vergogna addossata a chi ne è vittima, ma è anche quella che provo per osmosi: la sensazione di disagio che sento quando qualcuno -che conosco oppure no, che stimo oppure no- esprime ad alta voce commenti gratuiti sul mio aspetto estetico o su quello di altre ragazze.
Ho ascoltato Yoda e credo di aver fatto qualche passo avanti: ho smesso di commentare a voce alta o bassa l’apparenza degli altri. Questo non significa che abbia azzerato il mio senso critico o estetico. Chi mi conosce sa che la mia vita si alimenta di dolorose dicotomie: dieta vs abbuffata, total black vs colore, mani bucate vs pidocchioso ragnismo, Brendon vs Dylan, e soprattutto forma vs sostanza. Sono sempre lì a ripetermi con sono i contenuti a fare la differenza, ma poi mi perdo a guardare la scatola.
Il brutto mi fa stare male. In queste settimane in cui ho visto decine di case di sconosciuti, avrei voluto togliere i centrini dai tavoli, staccare quadri dalle pareti, svuotare acquari. Avrei morso le caviglie dei padroni di casa gridando: maledetti bastardi, come avete potuto mettere quelle piastrelle, pagherete caro, pagherete tutto. Per fortuna c’è voi-sapete-chi, con la sua gattopardesca eleganza e compostezza, a lanciarmi occhiatacce di riprovazione (in un paio di casi, anche delicate ma secche manate sulla nuca) quando passando davanti ai bagni con stendibiancheria saliscendi sulla vasca inizio a mimare conati di vomito infilandomi due dita in gola.
Conservare per me i pensieri, senza manifestare la mia costernazione è uno delle mie good resolutions del 2014. Avendo io tantissime amiche -alcune dotate di uno spirito di osservazione ancor più sviluppato del mio-ho deciso anche di non fomentare il fenomeno e non partecipare ai processi agli assenti, al loro peso, taglio di capelli, abbigliamento. Non posso impedire che lo facciano le altre, ma ho ridotto all’osso i miei interventi (rimane invece consistente il mio contributo alle rassegne stampa su amori nuovi/vecchi/rinati, chi ha detto/fatto/scritto cosa: lo ritengo mio dovere morale e lo faccio per il bene della comunità, dove con comunità intendo i lettori di questo blog).
Essermi data questa disciplina mi fa stare meglio, ma mi pone di fronte alla mia concezione puerile e pateticamente karmica delle buone azioni: “Se io smetto di fare il processo, gli altri smetteranno di farlo a me”. E invece.
Non ho innescato alcun circolo virtuoso: anzi, nelle ultime settimane sono fioccate su di me una serie di osservazioni esplicite che vanno dalle doppie punte, alle occhiaie, al mio incarnato e ai di lui brufoli, all’imponenza del mio herpes labiale, fino –l’evergreen– all’improbabilità dei miei outfit. Alcune persino retroattive: “Adesso sei in forma ma quando sei stata assunta abbiamo (plurale maiestatis, caso di personalità multiple o concorso di colpa? Chi lo sa) addirittura pensato che fossi incinta (i.e. 2 anni e non più di 2 kg fa)”.
Non potevano essere controfrecciate (contro che? Ora sono praticamente più buona di Bernadette). Sapete cosa penso dell’invidia, e no, non era nemmeno quello. Ho dovuto rintanarmi nel buio della mia stanzetta e riflettere in silenzio per comprendere che si trattava di ordinari e banali casi di DIARREA VERBALE.
PS Visto il cinema che ho piantato su, paio un’illuminata. Comunque no: sono semplicemente uscita dal dorato mondo dell’infanzia, in cui non esisteva alcun filtro tra cervello-bocca, in cui si poteva vomitare cazzate a sproposito e al massimo la mamma arrossiva un po’. Sono ancora molto lontana dal vero obiettivo: smettere di pensarci e interiorizzare due concetti-base: “ognuno fa quel che vuole/può del suo corpo” e “l’aspetto non impatta in alcun modo ciò che questa persona ha da dire/dare“.
Carrie
Febbraio 7, 2014 at 4:40 pm
Anche alla luce dei miei recenti traumi personali concordo più o meno su tutto, ma essendo io una persona orribile difficilmente ti seguirò sul sentiero della bontà, ergo: lo stendibiancheria sulla vasca è l’abiezione non solo dell’estetica ma dell’umanità!
Ylenia
Agosto 22, 2015 at 8:52 pm
Lo stendibiancheria sulla vasca solo se hai il bagno di servizio che puoi usare come lavanderia
siboney2046
Febbraio 9, 2014 at 5:20 pm
L’imponenza del mio herpes labialis mi imbarazza sempre molto!
gynepraio
Febbraio 10, 2014 at 10:12 am
L’importante è che non ti imbarazzino gli herpes degli altri. Ma sono sicura di no.
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