Continuano gli arditi parallelismi basati su assolutamente casuali scoperte cinematografiche del Gynepraio. Voi direte: scegli i film ad hoc, a chi vuoi darla a bere? Prima ti vedi due film consecutivi con ricche donne che non c’han voglia manco di darsi lo smalto; due settimane dopo, doppietta di sorelle isteriche con un irrisolto grande quanto una Panda.
Questa volta, tocca a uomini con una certa propensione a farsi insultare e trattare di merda dalle donne. Badate bene, non voglio parlare delle donne che vessano gli uomini! Quello è un fenomeno assolutamente normale: le donne devono tiranneggiare il loro compagno, schiavizzarlo, comunque indurlo a fare cose contro la sua volontà. Questa abilità assume forme eterogenee: la più classica contrapposizione è tra misure coattive e misure proibitive.
Nel primo caso, ci sono le imposizioni: portami a fare shopping, accompagnami a incontri con i parenti, siedimi a fianco e conversa amabilmente durante cene noiose, esegui incombenze domestiche, mangia controvoglia cibi sani o presunti tali, lavati. Nel secondo gruppo, ci sono i divieti: non guardare il culo alle altre, non ruttare, non brandire il coltello a tavola (questa l’ho sentita fresca fresca domenica sera), quando tagli il coltello deve stare sopra la forchetta e non sotto (anche questa è di domenica sera), non toccarmi quando ho il ciclo, non usare quello shampoo che per te è troppo caro, non toccare le ante d’acciaio della mia cucina Dada autentica che lasci le ditate e a toglierle ci vuole il maggiordomo secondo te le maniglie cosa le hanno inventate a fare poi dico ti costasse tanto fare un minimo di attenzione oltretutto dico fossi una cazzo di maniaca della pulizia ma visto che non ti rompo mai i coglioni potresti pure darti una regolata (nelle ultime righe, vi è stato offerto un saggio del metodo Stanislavskij).
In “A proposito di Davis”, ultimo lavoro dei fratelli Coen, assistiamo ad una Carey Mulligan che si mangia vivo il povero Davis, reo di averla messa incinta. Non solo gli rinfaccia di essere un coglione sprovveduto, un deficiente inetto a vivere, un disastro ambulante, la fonte battesimale di ogni disgrazia. Io avrei voluto ricordarle che il suo contributo è stato determinante, che peraltro lei è fidanzata con il di lui amico del cuore, e che è pure un po’ zoccola. In “Nebraska”, invece, troviamo una moglie ormai settantenne con una voce odiosa che rimbrotta -per qualsiasi motivo, come una sorta di rumore di fondo- un marito altrettanto anziano, serenamente avviato verso la demenza senile e del tutto impreparato alla cattiveria del mondo. La cosa più incredibile delle due pellicole non è, ripeto, l’elemento femminile martellante, bensì quello maschile inerme.
La mia esperienza, come al solito, va in un’altra direzione. Io ho avuto un padre che al primo tentativo femminile di rompere i coglioni opponeva una forma di resistenza attivo-passiva che Gandhi ti dico lévati. Non siamo mai riuscite a ottenere nessuna vittoria, né grande né piccola. Anzi, il comportamento incriminato si esacerbava a tal punto che era obbligo desistere. Fatti la barba che sei ispido! In 3 giorni mio padre si metamorfosava in un ebreo ortodosso, con riccioli della preghiera. Potresti smettere di fumare le Gauloises Filtre, che puzzano? Il vecchio s’accendeva beffardo una Gitanes Sans Filtre. Con questa sorta di disobbedienza civile, lui diceva “Hai capito che cosa sono in grado di fare?” e contemporaneamente abbassava le aspettative. Un genio.
Voi-sapete-chi, altrettanto sottile, ha la spiccata capacità di fare sempre il contrario di ciò che io gli chiedo di fare. Quest’estate andiamo insieme in Messico, no? Ah, quello è il mio zaino per andare a fare il Cammino di Santiago solo come un cane rognoso. Sono felice che siamo tornati insieme, prendiamoci i nostri tempi, che dici? Haha, domani andiamo a vedere qualche appartamento in cui vivere insieme. Ma che bello, sarà mica che ci stiamo impegnando? Questo è un anello, infilatelo.
E’ evidente che sbaglio qualcosa. Che io non abbia affinato una tecnica vincente di martellamento, è un dato di fatto. Ma Dio, dimmi, di grazia, perché la mia vita è costellata solo di uomini forti, autoritari o tendenti al dispotico, che mi costringono ad una continua contrattazione e revisione dei miei desideri, ad una ingiusta soppressione dei miei -peraltro motivatissimi- capricci? Dio, prima che io muoia, fammi provare l’ebbrezza del carnefice: dammi almeno un uomo da vessare. Non stupido, eh! Solo un po’ debole, invertebrato, remissivo, ubbidiente. O almeno, sordo.