
il nientino
Mio padre non si è mai distinto per iperattività. O forse nella sua vita precedente era il Sultano del Brunei. Da piccola, mi affidava piccole incombenze domestiche. “Gioia, vai da mamma e dille di farmi un caffè e poi portamelo qui dopo averlo girato vigorosamente”. “Gioia, porta di là la tazzina del caffè, la metti nel lavandino e ci aggiungi un po’ d’acqua dentro che così stasera mamma può lavarla meglio”.
Prima usava il metodo militaresco: “Chi è la bambina più brava di casa?”. Bionda e scema, prontamente abbaiavo “IO!!!”. Al che lui mi sbolognava un lavoretto. Per qualche tempo mi sono gratificata di vincere questa competizione solitaria ma poi, qualche anno dopo, ho mangiato la foglia e mio padre ha dovuto inventarsi una ricompensa.
Si è passati al più equo metodo retributivo. “Gioia, vai in giro per casa come un setter a cercarmi il cordless, su, dai. ” “E tu cosa mi dai in cambio?” “Un nientino”. Io, bionda e scema, trottavo in giro alla ricerca del telefono pregustando il nientino che mio padre avrebbe deposto nelle mie mani. “Ecco papà. Fuori il mio premio”. “Te lo do domani il nientino, devo uscire a comprartelo”. Nel mio immaginario, il nientino era piccolo, prezioso e tintinnante. Come una moneta, però colorata. Ho accumulato un credito di almeno mille nientini, prima di capire che il nientino non esisteva e che mio padre mi stava buggerando come peraltro ha fatto molte altre volte negli anni a venire, approfittando di quell’amore cieco su cui Mia Martini ha costruito una intera carriera.
Mio padre ha ampiamente estinto il suo debito di nientini. Infatti mi ha fatto viaggiare e studiare, mi ha comprato 3 auto e mezzo e una casa. Ma la mia vita è ancora piena di nientini: di quelle mille cose che dovrei sapere ma che non so, di cui tutti si sono resi conto tranne la sottoscritta, scoprendo le quali un pezzo di me se ne va.
Quando mi dicono che non sono mai piaciuta ad una persona che ho frequentato per anni e che pensavo fosse almeno un amico. Quando apprendo che una coppia che mi piaceva è teatro di reiterati tradimenti. Quando scopro che uno è raccomandato. Quando mi rendo conto che me ne sto andando in giro per il mondo dicendo che sto leggendo un romanzo favoloso scritto dal signor… Cazzo? Cotza? Chezz?
Gli alti vertici dell’editoria mi dicono che si dice “Cuzia”. Io personalmente non ci sarei mai arrivata. Se dopo un’autodenuncia d’ignoranza da 1500 nientini vi interessa ancora la mia opinione, vi dico che questo libro ha il potere di creare angoscia, ma contemporaneamente vi dice “Cosa ti agiti, stai buona”. Produce un mondo in cui parlano come a Buenos Aires ma dove si comportano come in Svezia. Dove c’è una che pare Nicole Finzi Contini ma in realtà è la Peyton di La mano sulla culla.
Dove non si può parlare di passato, figuremose di futuro. Buon weekend a tutti.
diamanta
Febbraio 28, 2014 at 9:40 am
mi hai fatto voglia di prendere il libro.. voglia ch etrattengo però avendo già la file di tre sul comodino… ma un domani chissà!
gynepraio
Febbraio 28, 2014 at 11:03 am
ma sì, un libro in più, cosa vuoi che sia. Costa poco, tipo 20 nientini
diamanta
Febbraio 28, 2014 at 11:11 am
ghghghghgh
Carrie
Febbraio 28, 2014 at 9:53 am
Ora, io mi domando e dico: ho fatto bene a salvarti la vita ieri sera, permettendoti così di pubblicizzare un libro che sparge ansia oggi?
Alla fine mi sono risposta di si, perché questo post è davvero figo. Davvero, per forma e contenuti!
E quando sei triste pensa alla bidella e alla sua amica…
(Non lo scrivo, che sennó non mi approvi!)
gynepraio
Febbraio 28, 2014 at 11:04 am
Io sto cercando di cogliere il segnale divino che ieri sera la sbarra del parcheggio voleva comunicarmi
Carrie
Febbraio 28, 2014 at 11:12 am
È vero… Qual è il significato profondo dell’accaduto?!
gynepraio
Febbraio 28, 2014 at 11:05 am
Pat, io non so leggere la scrittura IPA. Nemmeno la mia scrittura, ad esser sinceri.
Patti
Febbraio 28, 2014 at 10:28 am
Coetzee (pronuncia inglese [kʊtˈsiː], afrikaans [kutˈsiə])
Wikipedia e la scrittura IPA ti vengono sempre incontro!
Vale
Febbraio 28, 2014 at 11:27 am
Eheheheh … però che dolce il “nientino” 🙂
Quaranta
Febbraio 28, 2014 at 3:46 pm
Io sono per metà lombarda, e mio nonno usava l’upgrade del nientino, ossia il “nagotìn d’ör”. Il mio 50% di patrimonio genetico toscano mi impediva di comprendere il dialetto lombardo, ma quel “d’ör” attaccato faceva troppo ben sperare!
gynepraio
Marzo 1, 2014 at 11:38 am
Immagino non mancasse il
Mongolino, sfoggiato solo on occasione di grandi risultati
PuroNanoVergine
Marzo 1, 2014 at 8:04 am
Ma il Bitcoin cos’è?
Il Nientino in versione web 2.0?
gynepraio
Marzo 1, 2014 at 11:37 am
Buahahahahah!!! Un po’ come l’ECU negli anni’90
dellemiebrame
Marzo 1, 2014 at 11:28 am
A me tuo papà sta un sacco simpatico.
gynepraio
Marzo 1, 2014 at 11:36 am
Tendenzialmente anche a me, dai…
siboney2046
Marzo 2, 2014 at 1:19 pm
Tuo padre ti ha reso una tosta!
gynepraio
Marzo 3, 2014 at 4:43 pm
educazione siberiana!
ctrlshit
Marzo 3, 2014 at 12:14 pm
mia nonna mi riempiva di nigutin d’or… che nel dialetto delle mie parti sta a “nientino d’oro”. E io me l’ero pure inventato fisicamente con una pallina di carta stagnola… ma che bella l’infanzia…
gynepraio
Marzo 3, 2014 at 4:44 pm
almeno avevi la scusante del dialetto, capisci??? A me invece mio padre parlava un cristallino italiano
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