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Io non amavo molto i racconti brevi. Il Nobel alla Munro mi ha lasciata indifferente perché non avevo mai letto nulla di suo. Non inizio “La ragazza con i capelli strani” perché temo non mi piaccia, metti poi che debba rivedere la mia idea di Foster Wallace. Non mi è piaciuto “Olive Kitteridge” perché è un romanzo fatto di racconti. Massimo della blasfemia, mi sono -a più riprese- addormentata su “Gente di Dublino”.
Sono una che vive di focosi innamoramenti. Se m’infatuo di uno, non mi basta strusciarmi un po’ nel cesso di una discoteca: io voglio dormirci abbracciata e fargli il caffè al mattino. Ecco, ho sempre pensato che il racconto fosse la sveltina della letteratura. Quando l’ho detto a voi-sapete-chi, che in quanto a metodi antimontessoriani è secondo solo a mio padre, mi ha portata alla Feltrinelli con l’inganno (sai, mi hanno detto che Moleskine ha fatto una collezione di taccuini dedicata a Jo March) e mi ha regalato un libro di racconti: Felici i Felici, di Yasmina Reza. E indovinate un po’? Mi è piaciuto! Sono come tutti gli altri! Posso anche io leggere i racconti e praticare letteratura occasionale!
Non è un one night-stand. I racconti di “Felici i felici” non sono propriamente delle sveltine. I protagonisti sono degli altoborghesi parigini, svogliati e snob quanto basta, legati tra loro da vincoli di varia natura: parentali, matrimoniali, sessuali, affettivi, professionali. Il personaggio velatamente menzionato in un racconto, diventa protagonista di un altro.
Sembra stand-up comedy. Questi racconti sono monologhi (Yasmine Reza nasce come drammaturga): io amo i monologhi! Uno solo parla e racconta la sua versione dei fatti, la ripresa è sempre soggettiva e non ci è dato sentire un’altra campana, almeno finché i fatti li racconta lui con il suo mood: isterico, pacifico, lamentoso, nostalgico, recriminatorio.
Obbliga allo stand-by. Ci si può affezionare, ma non troppo: bisogna sospendere il giudizio sui personaggi. La vittima in un episodio diventa carnefice in un altro. L’attrice rovinafamiglie finisce sola in clinica psichiatrica, il chirurgo salvacuore ha gusti sessuali poco nobili, la famiglia mulinobianco nasconde un figlio mitomane convinto di essere Céline Dion (ve lo giuro!), la coppia gentecheconta litiga al supermercato sul tipo di formaggio da comprare. Non basta essere parigini ricchi per salvarsi dall’inaccettabili e dall’ingiudicabile. C’è del marcio anche in Francia.
L’amore -o la mancanza di- è terreno fertile su cui proliferano le frustrazioni. L”intelligenza strumento in più per cogliere l’insoddisfazione, l’ironia un registro per raccontarla. La frustrazione è anch’essa una forma di creatività. Nella gara dell’infelicità, siamo tutti a nostro modo vincitori. E, soprattutto, in ottima compagnia.
Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell’amore. Felici i felici. (Borges)
6 Comments
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Antonio
Maggio 9, 2014 at 9:48 am
Sulla Munro e sui racconti di D.F. Wallace sono pronto a mettere io la mano sul fuoco (si fa per dire…).
Soffrivo di una sindrome simile, avevo sempre bisogno di un romanzo, tranne qualche eccezione, ma negli ultimi anni ho scoperto Maupassant, Cechov e altri che mi hanno fatto cambiare idea. Vanno bene anche i racconti.
(Questa cosa potrebbe avere ripercussioni anche sulla questione sveltine extra-letterarie, ma è un altro discorso).
Antonio
Esse
Maggio 9, 2014 at 7:09 pm
gyne le dieu du carnage è della reza.
Ho visto in teatro art e il dio della carneficina appunto.
Mai letto libri però.
Io, invece, prediligo i racconti. esattamente l opposto.
chè i libri troppo corposi li trovo prolissi. Mi annoiano.
gynepraio
Maggio 9, 2014 at 7:38 pm
Infatti il film “carnage” mi era piaciuto tantissimo. Bello ansiogeno, come piace a me! Sono sicura che “felici i felici” ti piacerebbe
esse.
Maggio 12, 2014 at 6:04 am
gyne lo penderò senz’altro. mò ci ho una sveltina letterario da terminare!
Carrie
Maggio 10, 2014 at 8:21 am
Adesso mi hai incuriosita…
siboney2046
Maggio 13, 2014 at 4:38 pm
Ti confesso la mia stessa antipatia nei confronti dei romanzi sebbene di Maupassant ne abbia letti molti. Forse apprezzo solo i racconti francesi!