Post Image
By gynepraio19 Maggio 2014In PersonaleViaggi

Alla conquista dell’Olanda

Io l’avevo detto qui, che si sarebbe fatta una scappata in Olanda per festeggiare tardivamente i compleanni. Il viaggio è iniziato sotto un’ottima luce, la stessa che ho immortalato in un selfie che il mio professore di arte del liceo ha immediatamente accostato all’estasi di Santa Teresa (a suo parere più trombata che illuminata). Amsterdam è una città in cui ero già stata da bambina, di cui ricordavo solo il freddo atroce, le aringhe crude con lische e coda e gli anatemi di mia madre all’indirizzo dei ciclisti colpevoli di intercettare la sua traiettoria. Questa volta la temperatura era accettabile, l’aringa l’ho mangiata solo una volta e gli insulti dei turisti li ho subiti io visto che abbiamo girato quasi sempre in bicicletta. Siccome non ci si rimangia la parola e  qui avevo detto che trovo i diari di viaggio noiosi come una quaresima di pioggia, mi sono limitata alle solite 3 illuminazioni, sempre per restare in tema con la Santa Teresa.

Nulla da nascondere. Mi pare ovvio che una nazione che permette alle prostitute di fare self-marketing in vetrina non abbia nulla da occultare. Neanch’io, se fossi nata In Olanda, mi occulterei: c’è una spropositata quantità di donne e uomini belli, alti, sportivi, con il colorito sano e le chiappe di marmo di chi va sempre in bici. Sicuramente non devono nascondere nemmeno il loro ottimo inglese, la cordialità e professionalità. Nascondono così poco che il piano più basso delle case, generalmente adibito a zona giorno, è a livello del marciapiede: praticamente se alzi lo sguardo (il mio, badate bene, che sta collocato a circa 165 cm da terra), puoi facilmente vedere cosa succede dentro. Mmmmmh, quel ragazzino sta mangiando un Twix, ah no, scusa è un Bounty, ha il ripieno bianco. La mamma sta vedendosi un episodio di “Gilmore Girls”, lo so lo so, è quello in cui Lorelei guarda Casablanca con Luke. Forza Luke, baciala, non fare il pirla. Gli abitanti di Amsterdam spesso disconoscono l’uso delle tende e offrono lo spettacolo dei loro living con boiseire bianche, delle loro cucine rustiche e lampade di design. Le vetrate sono enormi e prive di imposte; le porte di casa sono sottili e fragili, ben più dello sportello del mio armadio delle scope. Si vede che non hanno paura, forse perché non fanno male.

Dove sono i vecchietti? Una sensazione simile l’ho provata al ritorno dal viaggio in Senegal: non avevo visto un anziano per 3 settimane. Dove con anziano intendo ultraottantenne, canuto, magari in carrozzella, con badante al seguito. Ad Amsterdam non c’era neppure un vecchietto. Che gli olandesi muoiano alla soglia dei 65 anni, piegati dall’artrite reumatoide da sovraesposizione a vento e pioggia? Ma Wikipedia mi informa che l’aspettativa di vita media in Olanda è di 79 anni, quindi dev’esserci un’altra spiegazione. Forse che gli Omega3 delle aringhe siano il segreto dell’eterna giovinezza e che gli-apparentemente-arzilli-sessantenni-in-bicicletta in realtà abbiano 80 anni? Ma direi di no. Probabilmente i quartieri centrali di Amsterdam sono roccaforte di giovani coppie, artisti, negozianti, turisti, operatori del turismo, gestori di coffee shop, prostitute, ristoratori: gli anziani, saggiamente, preferiscono tenersi lontano dal traffico e dai ciclisti assassini. Ho indagato e ho scoperto che tra gli anni ’60 e ’70 il governo Olandese ha creato delle enormi strutture residenzial-assistenzal-ricreative per anziani più o meno autosufficienti. Addirittura, sono stati costruiti dei quartieri ad accessibilità garantita (es. Moerwijk a L’Aia) dove gli anziani vivono in miniappartamenti indipendenti ma contano su un livello di assistenza costante, affidato a OSS, infermieri, medici, fattorini che consegnano la spesa. Svelato l’arcano.

Terapia dell’arte. Mi addentro in un terreno periglioso, perché non sono una conoscitrice di storia dell’arte (nonostante gli sforzi profusi da professore di cui sopra e nonostante molte mie amiche lavorino nel campo) e mi limito a visitare qualche mostra la domenica mattina. Oltre al Van Gogh Museum, ho visitato il Rijksmuseum, la struttura di Amsterdam che ospita i maggiori capolavori di arte fiamminga. Siccome sono anti-accademica, ho abbandonato voi-sapete-chi a litigare con l’audioguida e ho girato a modo mio, scoprendo che  Al momento è in atto una mostra parallela della quale mi sono innamorata e che si chiama Art is Therapy. Immaginate di essere il visitatore museale tipico: una persona in grado di apprezzare il bello, con una conoscenza media della storia dell’arte e delle tecniche pittoriche, delle macrocorrenti di pensiero e dei fatti storici legati ad un periodo artistico. Ma di non riuscire a dare un ruolo all’arte nella vita di tutti i giorni e non capire come essa possa renderci felici. insomma, immaginate di essere ME. Due filosofi inglesi viventi hanno selezionato 150 opere e 40 punti di interesse (la toilette, in coda alla cassa, il bookshop) e abbiano miracolosamente trovato il modo di calare quell’opera nella realtà quotidiana, indicando come quell’opera ci può liberare da un male dell’anima, come una medicina, una terapia, una psico-arte-terapia.

[metaslider id=4170]

 

 

Questi commenti sono scritti su economicissimi fogli di carta, simili a post-it giganti, con un linguaggio incredibilmente acuto e “witty”, semplicemente giustapposti all’opera. Riportano la malattia e il pregiudizio che intendono guarire: “Mi sento chiamato per stare in tv, il lavoro ordinario fa schifo”, “La mia vita gira intorno al business, al caos, a Twitter”, “Soffro di fragilità cronica, senso di colpa, doppia personalità e mi disgusto”, “Sono troppo ordinario perché a me accadano cose speciali”, “Sono rigido e non ho attitudine al rischio: e se va tutto male?”. C’è significato ovunque. Un armadio in legno intarsiato mirava a dimostrare che l’ordine e la cura della biancheria sono modi per onorare il dono della vita. Una natura morta rappresentante un pasticcio di carne è un epicureo invito a non disprezzare il consumismo ma a gioire dei piaceri corporali senza divenirne schiavi. Un paesaggio tropicale è una esortazione a non disprezzare il consueto in favore dell’esotico. Una casa di bambole suggerisce di giocare ed essere immaginifici come bambini. “La ronda di notte” parla di quanto sia bello condividere -anche le imprese rognose- anziché stare soli. “La sposa ebrea”  di quanto sia importante essere abbracciati e accolti con tenerezza dal proprio compagno.

Cosa stiamo aspettando a tappezzare di post-it i Musei Vaticani, gli Uffizi, Palazzo Ducale, mi chiedo io.

svgsveltine letterarie
svg
svglasciare andare: l'amore e la lavastoviglie

7 Comments

  • diamanta

    Maggio 19, 2014 at 6:48 am

    Oddio ma è sparito il mi piace qua da te, o te sei là e io rimango fumata qua e non lo vedo più?
    E perchè mi chiede ancora i miei dati nonostante sia loggata a wp e mi obbligata a metter ancora nome cognome indirizzo, email e taglia del reggiseno?

    (comunque, si al solito, mi piace quello che scrivi 🙂 )

    svgRispondi
    • gynepraio

      Maggio 19, 2014 at 6:51 am

      il pulsante “mi piace” in fase di reinserimento, un po’ come il mio cervello! per l’ID dei commenti, chiedo ai ragazzi…

      svgRispondi
  • esse.

    Maggio 19, 2014 at 8:48 am

    gyne come ti ci sono sembrate le bici senza freni,che per frenare occorre pedalare all’indietro?
    io almeno presi in noleggio quella bici lì, madonnina che impressione.

    svgRispondi
  • gynepraio

    Maggio 19, 2014 at 8:50 am

    Io sono stata abitudinaria e ho preso la bici con freno a manubrio. Voi-sapete-chi, invece, ha preso quella che dici tu ma se l’è cavata benone. E’ bravissimo, del resto.

    svgRispondi
  • Emanuela

    Maggio 20, 2014 at 8:45 am

    Sono fresca fresca da un we ad Amsterdam pure io. E ovviamente mi ritrovo in quello che scrivi.
    Sono andata a trovare un amico che è andato a lavorare ed abitare là: apparte il clima, non rimpiange nient’altro dell’Italia. E credo che sia difficile dargli torto!

    svgRispondi
  • gynepraio

    Maggio 20, 2014 at 12:13 pm

    Ti dirò che un esperimento lo farei anche io, magari 6 mesi

    svgRispondi

Leave a reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

archivio