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By gynepraio27 Ottobre 2014In Personale

la doccia in piscina

Quando ho cominciato ad andare in piscina, ne ho scelta una low budget. Una di quelle piscine anni ’80, manutenute il minimo igienico indispensabile ma fedeli a se stesse. Se c’è una cosa che ho imparato guardandomi ogni mattina allo specchio, è che non ci si può levare di dosso 10 anni con un paio di lavoretti di ristrutturazione.

Idem per le piscine. Macchie di umidità alle pareti, che annualmente vengono ridipinte ma che si presentano puntuali coi primi freddi, asciugacapelli adeguati alla 626 ma pur sempre vecchi e rugginosi, armadietti ridipinti ma divelti, addetta segreteria con la ricrescita, tipo bidella. Sembra una scuola elementare, infatti mi aspettavo di trovarci il crocifisso e il ritratto di Cossiga.

doccia in piscina

Questa è la piscina che frequento io

Tutto questo understatement perché non avevo voglia di finire in un posto fighetto, ben tenuto e scintillante. Se avessi scelto una piscina pulitissima, dotata di ogni comfort e di un impianto elettrico a norma non avrei avuto nessuna scusa per fare quello che faccio sempre dopo la pratica sportiva: asciugarmi alla bell’e meglio e andarmene a casa a farmi la doccia. Ebbene sì, io non mi faccio la doccia in piscina. Quando questa cosa è venuta fuori nel corso di una conversazione con alcuni amici, è stato tutto un “Ma come, stolta? La doccia post nuotata è il piacere più grande e meritato che tu possa provare, ma come fai a perdertelo, sportiva dell’ultima ora che non sei altro, parvenu della piscina, anatema anatema.”

Per rispondere a costoro, ho elaborato una complessa risposta che suona come: Scusa ma io sono abituata a usare 7 prodotti detergenti diversi, mi passo la Clarisonic sul decolléte, mi avvolgo i capelli in un turbante mentre fa effetto la maschera, nel frattempo mi strofino tutta con un guanto di crine per togliermi uno strato di pelle, sovente mi depilo le ascelle e mi levigo le piante dei piedi con una cazzuola da muratore. Uscita dalla doccia mi tampono vigorosamente in ogni orifizio, passo 7 prodotti idratanti diversi, mi titillo i timpani col cottonfiocc, poi devo asciugare i capelli e piastrarli bene se non sembro un cespo d’alghe del mar Morto. Capisci che questa liturgia igienica è troppo complessa per replicarla in un umido spogliatoio, peraltro pieno di funghi, miceti, spore, virus e batteri che me li sento già camminare addosso. Inoltre sotto la doccia canto, non credo che agli altri questo faccia piacere, che dici? Produco matasse di capelli grosse come un pugno, non c’è manco la scopa per raccoglierle, che brutto, non trovi?

In cuor mio, so che questa è una scusa: potrei espletare tutte queste abluzioni nelle altre 6 occasioni settimanali in cui mi faccio la doccia, e limitarmi, in piscina, a farne una più rapida ed essenziale. Mi sono sempre vergognata di dire la vera motivazione per cui non faccio la doccia in piscina.

Mi imbarazza vedere tutta quella nudità esposta come al mercato. Tutte quelle tette, di ogni taglia, texture, consistenza, con quei capezzoli grandi o piccoli, in tutte le nuance dal rosa al bruno. Le panze da birra, i rotoli, le maniglie dell’amore, i sederi grandi, i sederi secchi, i piedi e le relative unghie, spesso ingiallite o con lo smalto sbeccato.

Quella delle piscine non è nudità statica, come quella che vedono gli studenti di medicina in obitorio. No! E’ nudità che fa cose. S’increma le cosce, si tampona l’interno gluteo prima di infilarsi discutibili mutande sbarluccicanti, si piega a novanta gradi per raccogliere un pettine, fa scorrere un roll-on sui peli delle ascelle, si passa un asciugamanino tra le dita dei piedi alla ricerca di pelle morta o altri innominabili materiali organici.

Ma soprattutto, è un tripudio di vagine in bella vista. Alcune completamente depilate, altre metà metà, altre terribilmente nere e cespugliose. Io di solito sto accucciata sotto un asciugacapelli, con lo sguardo basso. Per la pena del contrappasso, a fianco a me siede sempre la nuotatrice più disinibita. Nell’unico istante in cui alzo gli occhi da terra, mi ritrovo il suo gattaccio a 5 cm dalle pupille.

E istantaneamente, so già quali incubi farò quella notte.

svgClaudia Mori ci insegna a discutere
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svgaspettare che passi: la medicina del Gynepraio

13 Comments

  • Renato

    Ottobre 27, 2014 at 8:51 am

    E io che pensavo che le piscine mi facessero un po’ schifo per l’acqua. L’asciugamanino tra le dita dei piedi no, non lo dovevo leggere.

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    • gynepraio

      Ottobre 27, 2014 at 11:23 am

      Mi spiace, ti ho rovinato la giornata

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  • Latiz

    Ottobre 28, 2014 at 9:04 am

    SI però secondo me non parli a sufficienza dei prodotti di bellezza che usi..ti pare che io- tua coetanea- non conosco differenze tra creme idratanti e creme cazziemazzi e tu arrivi bella bella e ne usi a profusione.
    La frase “.. non ci si può levare di dosso 10 anni con un paio di lavoretti di ristrutturazione” era per me, eh?
    Il tuo integratore..devo prendere il tuo integratore..
    Tchuss

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    • gynepraio

      Ottobre 28, 2014 at 1:03 pm

      Gioia, io prima degli integratori devo mandarti delle formine da biscotto: controlla l’email che ti ho appena scritto!

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  • siboney2046

    Ottobre 29, 2014 at 5:05 pm

    Oh mio dio, hai risvegliato in me un trauma infantile/adolescenziale. Avevo rimosso perché odiavo la piscina. Adesso sento tutto il dolore addosso, soprattutto negli occhi!

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    • gynepraio

      Ottobre 30, 2014 at 8:26 am

      Dovresti tornare e rivivere il trauma per superarlo. Io lo faccio ogni anni con gli sci ed è un appuntamento fisso con la Valeria bambina che piange col moccio al naso

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  • Agnese

    Ottobre 30, 2014 at 5:17 am

    Che sollievo…anche io ho sempre preferito fare la doccia a casa, ma non avevo mai razionalizzato il mio disagio cui tu ora dai senso e addirittura descrivi nei suoi dettagli. Sei una grande. Grazie….

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  • Pentapata

    Luglio 4, 2015 at 8:27 am

    hai un problema, lo sai vero? 😀 😀 🙂

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    • gynepraio

      Luglio 4, 2015 at 7:01 pm

      Mi rendo conto che sia invalidante dal punto di vista sportivo e pratico, ad esempio non potrei andare a nuotare in pausa pranzo come fanno alcune mie colleghe.
      Io ho anche provato a farmi la doccia lì, ma ho notato che poi rimango infelice e di malumore fino a sera.
      Meglio di no.

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  • super-super-man

    Dicembre 21, 2015 at 7:22 pm

    interessante racconto… e capisco l’orrore di alcune visioni raccontate, ma dico io di donne ben fatte ce ne saranno pure? poi dai non è il caso di stare a guardare il pelo pubic… il capello! ci sono donne che magari non fanno il tempo a depilarsi sempre di corsa ecc.. p.s. cmq potresti diventare ricca facendo dei video la dentro 😀

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  • Speedingheart

    Settembre 23, 2016 at 4:08 pm

    Alla vigilia della mia prima lezione di nuoto per adulti (!) mi stavo aggirando sull’internet alla ricerca di un’idea/pretesto/giustificazione per fare la doccia a casa e questo tuo vecchio post è stato provvidenziale 🙂

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    • gynepraio

      Settembre 25, 2016 at 12:38 pm

      Quando ti servono scuse deboli ma ben argomentate, non esitare a chiedere.

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