Mia madre è una buona cuoca e, avendo studiato e vissuto all’estero, cucinava cose che adesso sono normali ma che nei primi anni ‘80 erano davvero speciali, tipo i toast alla francese e il pollo al curry. I miei sono golosi e poco severi, e acquistavano anche cibi non propriamente sani come il Nesquik, il gelato, il tè solubile, i biscotti industriali.
Ma mai, mai, mai, è stato comprato un vasetto di Nutella. Non ho mai avuto i bicchieri di Titti, dei Looney Tunes, dei Puffi. I miei compagni di classe, anche quelli poveri con tanti fratelli, sì. I miei cugini sì. I bambini della pubblicità, sì.
Persino mia nonna, grande fan del passato di verdura 4 sere su 7, quando andavo a casa sua mi dava un paio di fette biscottate con la Nutella per merenda. Ovviamente ne avrei volute di più, ma temevo mia nonna come i soldati temevano Rommel, e non osavo chiederne ancora; prenderla di nascosto era escluso, perché la metteva in un ripiano in alto e comunque stava sempre in cucina a vedere le telenovelas con Grecia Colmenares e Andrea del Boca.
In segno di protesta, dichiarai che preferivo i biscotti.
Quando avevo 5 o 6 anni andavo con mio padre al Balôn, un mercato dell’usato che si tiene a Torino ogni sabato mattina. Sempre nello stesso punto, c’era il banco dell’asta alimentare. In realtà era una normalissima vendita, ma il gestore si esprimeva come un banditore davanti alla folla di clienti, parlando in un megafono.
Diceva, che so: “Collana di 7 salami cacciatorini all’aglio, chi li vuole, 10.000 lire, chi li vuole?” Una voce gridava “Li prendo” e lui “Aggiudicato, alla signora in ultima fila”.
Quella volta che il banditore annunciò: “Vasettone da 1kg di Nutella, buonissima, 15.000 lire, ripeto 15.000 lire, chi li vuole?”, rimasi incredula quando mio padre rispose “A me”. Non rimasi incredula, mi correggo. Io mi sentii come Charlie quando trova il biglietto d’oro di Willie Wonka.
Quando arrivai in macchina, mi misi a compitare:
Enne
Uuuuu
Tiiiii
“Mamma, com’era fatta la E?”
“E’ quella lettera che sembra un pettine con 3 denti”
“Ma denti dritti?”
“Sì, amore, dritti”
“Questi a me sembra che vadano un po’ qua e un po’ là, guarda!”
“Eh sì, hai ragione, amore, questa è una K”
Mi avevano comprato la Nutkao. In segno di protesta, dichiarai che preferivo la marmellata.
L’assenza di Nutella non mi ha raddrizzato il carattere. Continuo a fare questioni di principio, a protestare per qualsiasi cosa, a cedere all’autoconsolazione, alla nostalgia per ciò che non c’è e mai ci sarà.
Mi ha solo insegnato a desiderare ardentemente, a non accontentarmi delle briciole e a rifuggire dai surrogati.
PS Oltre alla guerra, alla fame e alla cacca, ci sono poche cose che annullano le differenze tra esseri umani. Non importa se è magra, bella, ricca, eterosessuale, lesbica, povera, brutta, bella: c’è stato un momento in cui ogni donna si è ritrovata sola, piangente, seduta a un tavolo di cucina davanti a un vasetto di Nutella. Volevo solo dire ai detrattori del marketing e ai crociati dell’olio di palma che certi prodotti non sono solo un mix inanimato di grassi saturi, ma il simbolo di un sentimento collettivo che va preservato e onorato. Almeno per qualche giorno, mostrate rispetto e dateci tregua.
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Ce
Febbraio 17, 2015 at 8:38 am
We’re on the same page girl.
“Ma mai, mai, mai, è stato comprato un vasetto di Nutella. Non ho mai avuto i bicchieri di Titti, dei Looney Tunes, dei Puffi. ” Mi sento capita. MAI COMPRATA. Quando andavamo a fare la spesa con mia madre ci provavamo a lasciarla scivolare con nonchalnce nel carrello ma l’occhio di falco per i “potacci” non ce l’ha mai fatta fare franca. I bicchieri però li avevamo. Mia zia li sbolognava, i miei cugini erano consumatori industriali (loro sono quelli che mi facevano infrangere le regole e a 8 anni ho mangiato la nutella per la prima volta, mica scherzi).
Adesso dopo sei mesi di convivenza con il mio ragazzo ci sono ancora lotte al supermercato. Il Secco include pure colpi bassi del genere:”se la compri devi smetterla di lamentarti di essere grassa” o altri commenti tipici da “detrattori del marketing”. Tutte argomentazioni/minacce/richieste combattute con grande ehm…coerenza logica dalla sottoscritta:”smettila di essere mia madre!”.
(Inspiegabilmente, tuttavia, una volta al mese si presenta con panini già pronti, crepes strabordanti o direttamente con il cucchiaino.)
sproloqui a parte, volevo solo commentare per ringraziarti. Il ricordarmi che non ho avuto un’infanzia così atipica ha grande valore terapeutico. e perchè mi fai ridere (dovrebbero seguire copiosi complimenti data l’ardua impresa ma evitiamo va).
gynepraio
Febbraio 17, 2015 at 8:55 am
Ti immagino ridere sguaiatamente con i denti neri di Nutella. Grazie a te, con questa immagine mi hai ribaltato la giornata.
Paola
Febbraio 17, 2015 at 3:40 pm
A casa mia mai na’ schifezza, oltretutto mia mamma era terrorizzata dal contenuto della nutella e se capitava che l’assaggiavo di nascosto mi sentivo subito male e correvo pentita da mammà. Oggi a casa mia non manca mai io ne faccio un uso moderato, ma per la ciccia, altrimenti il godimento massimo è col cucchiaio da minestra. Mio figlio invece disdegna i miei dolci e ne fa incetta, e si lo so che contiene il peggio ma per una volta lasciateci in pace.
gynepraio
Febbraio 17, 2015 at 6:46 pm
Invece a mia mamma dei grassi non fregava niente: mi cuoceva la milanese nel burro. Ma la Nutella non era nelle sue corde, evidentemente. Va detto che da quando vivo da sola non ne ho mai comprato nemmeno un vasetto…