Post Image
By gynepraio20 Luglio 2015In Personale

Il genere pop fa bene al cervello

L’altro giorno ho letto questo articolo condiviso da questa blogger per poi scoprire che l’autrice del post è la cugina di una mia amica del liceo. Rapidissime riflessioni in sequenza:

  • Che belle cose ci sono sul www…
  • Guarda te com’è piccolo il mondo!
  • Com’è che leggo così poco?

Anche io, come Marta, sono arrivata a 20 anni leggendo solo libri di autori defunti classici. Complici certe idee snob-retro-d’antan da studentessa secchiona di liceo classico avevo deciso che tutto quello che bisognava sapere l’avessero già messo nero su bianco prima degli anni ’20, dopodiché era stato solo un maldestro scopiazzare e rimescolare tipo gioco delle 3 carte nulla di nuovo era più stato prodotto. Leggevo tantissimo, anche perché praticamente vivevo  sui mezzi pubblici, ma Carver o Eugenides non li avrei affrontati mai e poi mai.

All’università avevo meno tempo per leggere, quindi ho dovuto gerarchizzare i miei gusti. Un po’ come nelle rieducazioni alimentari, ho cominciato a introdurre nel mio reading mix anche altri tipi di opere, e da lettrice bulimica (solo un genere, enormi quantità, tutte in una volta) sono diventata una lettrice onnivora (stili differenti, più libri anche contemporaneamente, sessioni brevi). Ne ho beneficiato tantissimo: i cambi di registro tipici del passaggio da un genere all’altro sono un esercizio cerebrale-emotivo che mi ha aiutato a comunicare meglio con le persone diverse da me. Occupandomi di marketing, fare ogni tanto un tuffo nei fenomeni pop è per me una forma di aggiornamento professionale. Per questi e per molti altri motivi (e.g. ho bisogno di divertirmi e rilassarmi) ogni tanto mi concedo con grande soddisfazione un po’ di chick-lit, pseudosaggi divulgativi, manualetti di self-help.

genere pop

Tipo che quando vado a donare il sangue non dovrei leggere Houellebecq

Se qualcuno cerca di farmi sentire nel torto, mi spiace, non ci riesce: un po’ perchésono in grado di ribattere (anzi, visto il mio modo di argomentare, è probabile che alla fine della conversazione il mio interlocutore vada a comprarsi quel libro alimentando il mio delirio di onnipotenza marketing), un po’ perché, come scrive giustamente Marta, sul piatto della bilancia pesa molto di più perché quel libro piace a me, rispetto a perché non piace a te.
Perché tra te e me c’è una differenza: io quel libro l’ho letto, e tu invece no. Quindi il mio piacere cheap è motivato, il tuo disprezzo nobile è campato in aria. L’unico modo per liberarsi da questo razzismo culturale –cos’è il razzismo se non denigrare fenomeni distonici rispetto al nostro sentire?– vista l’impossibilità di leggere 24/7 ed essere pertanto in grado di disquisire su ogni opera partorita dall’umano ingegno, è allargare le orecchie e chiedere al nostro interlocutore perché quel libro gli sia piaciuto. Oppure, come ho fatto io, chiedermelo da sola.

Valeria, perché le è piaciuto leggere certe porcherie immonde tipo il ciclo di Sex & The city?

Mah, vede, mi piacciono le storie che richiamano la realtà, in cui riesco a sentirmi a casa, mettermi in pantofole e allungare i piedi sul divano. Quando sono stanca, lascio perdere i romanzi ambientati in luoghi ed epoche fantastiche. Prediligo quelli collocati in una dimensione spazio-tempo nella quale mi trovo a mio agio, con personaggi che potrebbero essere miei amici nella realtà.

Ok, ma qui parliamo di protagoniste che prima se la grattano tutto il giorno, poi scrivono romanzi da milioni di copie, infine sposano uomini ricchissimi…La realtà va a farsi benedire, non trova?

Guardi, la verosimiglianza non è poi così fondamentale. Non mi disturbano le trame che si sviluppano per espedienti letterari vari (assurdità, coincidenze, serendipità, persino divina provvidenza). Poi mi fa tantissimo ridere Samantha.

Valeria, mi dica invece, perché si è infognata in mostri di cellulosa come “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” o “50 sfumature di grigio”?

Ha presente quando non hai voglia di mangiare cibi a lunga masticazione, e invece ti va un bel frappè fatto con le polverine? Queste opere sono frappè letterari: m’insegnano cose che non so, ma le pre-masticano, le pre-digeriscono e me le sbattono nero su bianco già pronte all’assimilazione. Io di bondage non sapevo niente, per dire. Ho letto anche L’Intestino felice e La Dittatura delle abitudini, sa? Ormai sulla cacca e sui circoli virtuosi sono preparatissima.

MI tolga una curiosità: perché si è sciroppata dei libri inflazionati come “Il Profeta”, “l’alchimista” o “il Piccolo Principe”? Non mi dica che ci ha trovato dentro chissà quali nozioni…

Il caso qui è diverso: mi piacciono i libri che dicono cose che so già, ma me le espongono molto bene, in un modo più seducente e completo. Se le cose sono dette bene, riesco a sentirle più mie: che vuole, sono fatta così.

Adesso per favore non mi dica che si commuove pure!

Guardi, sinceramente piango come un vitello e mi incazzo pure. Per dire, Bridget Jones e certi personaggi della Allende li inviterei a prendere un tè. Si figuri che ultimamente mi sono praticamente innamorata di Vincenzo Malinconico. Ma questo mi succede anche con i libri di un certo spessore, non creda: sono morta d’invidia per quelle fighe di Lenore Beadsman e Micol Finzi Contini. Ci sono certi personaggi che vorrei abbracciare e dirgli che mi dispiace davvero tanto, tipo che a Dave e Toph Eggers gli preparerei la colazione tutte le mattine per essere sicura che non mangino solo schifezze.

Insomma, lei è una tenerona, la candidata ideale per leggere un libro di Fabio Volo.

Ci ho provato, anche in tempi non sospetti! Era il 2004, ero in un ostello a Philadelphia, c’era una copia di questo romanzo, “Un posto nel mondo”, lasciato lì da un altro backpacker e ho passato la serata a leggerlo. Mi sono sentita a casa, ok. Ma non mi ha insegnato niente di nuovo, non ha detto niente di risaputo in modo originale, non mi ha smosso emotivamente, non mi ha fatto ridere.

GUARDI CHE QUEL LIBRO E’ USCITO NEL 2006, NON PUO’ AVERLO LETTO NEL 2004.

Sarà stato “Esco a fare due passi”. Lo confesso: ho dovuto googlarlo, me l’ero dimenticato completamente. E’ che i libri di Fabio Volo sono tutti uguali. Anzi, me lo lasci dire con le parole di un altro genio della cultura pop: i libri di Fabio Volo mi paiono una cagata pazzesca.

Quindi vuol dire che c’è un pop di serie A e un pop di serie B?

Sì! No! Forse! Boh. Mi lasci stare, io gliel’avevo detto che ero una studentessa secchiona di liceo classico.

svgcar* ragazz* che ti domandi se lavorare gratis
svg
svgMessico, ovvero Gynepraio goes latina

8 Comments

  • marghe ✿

    Luglio 20, 2015 at 11:45 am

    …a un certo punto ho iniziato a chiedermi: ma se piace a tutti ci sarà un motivo? e infatti spesso è piaciuto anche a me…
    Ultimamente mi sono data ai libri per bambini, sto diventando una collezionista praticamente, ma devo trovare il tempo di leggere fantozzi!

    svgRispondi
  • gynepraio

    Luglio 20, 2015 at 4:20 pm

    Non smetterò mai di dire che dentro Fantozzi c’è tutto il male e il bene del genere umano. Di tanto in tanto rileggo l’episodio in cui il rag. Ugo porta Mariangela al concorso di bellezza, e improvvisamente le angherie che mi fanno colleghi e conoscenti mi paiono dei simpatici grattini sul collo.

    svgRispondi
  • Barbs LeCupcake

    Luglio 21, 2015 at 12:20 pm

    Ma quanti insight interessanti. Io ho paura di cominciare un libro che non mi piacerà. Essendo da ‘un libro alla volta’ e da ‘devo assolutamente finire quello che comincio’ capirai che se qualcosa va storto tutto il mio sistema si ingolfa e mi troverai qui tra vent’anni a cercare di leggere, chessò, Gli indifferenti (che tralaltro una mia cara amica mi ha regalato e dovrà pure essere aperto, un giorno)

    Barbs

    svgRispondi
    • gynepraio

      Luglio 22, 2015 at 1:39 pm

      Superbello gli Indifferenti, un personaggio femminile inetto a vivere che prenderesti a schiaffi. Anche io ero una da un libro alla volta, e poi ho provato a leggere i racconti (che sono facilmente parcellizzabili), le poesie e i minisaggi-manuali, e sono diventata più multitasking nella lettura.

      svgRispondi
  • siboney2046

    Luglio 21, 2015 at 11:43 pm

    Concordo sul pop di serie B. Ho letto ben due libri di Volo e per fortuna li ho già rimossi!

    svgRispondi
    • gynepraio

      Luglio 22, 2015 at 1:42 pm

      Giulia, non ce la posso fare. Non lo sopporto in nessuna delle sue vesti di autore-attore-regista-conduttore.
      Ad aggravare il fastidio, l’alone di sopravvalutazione che lo precede.
      Fa a pari con Gramellini, ma avevo scritto anche di costui…

      svgRispondi
  • Iconiglinonrichiesti

    Luglio 22, 2015 at 11:02 pm

    Letto, apprezzato e sottoscritto, Valeria!
    Come ti ho anticipato, l’argomento mi sta a cuore. A mio avviso, tre sono le categorie di soggetti:
    -gli pseudointellettuali, che si sentono in dovere di snobbare ‘il commerciale’ -qualunque cosa esso sia- senza se e senza ma, vomitando addosso a chiunque quei tre quattro titoli ricercati che dovrebbero avvalorare il loro status intellettuale (?!). In genere, purtroppo, provengono da studi universitari di tipo umanistico: ‘leggere bene’ è prima ancora che una tautologia, un dovere.
    Lo sforzo di snobismo è tale che ‘certe cose’ (esempio 50 sfumature, Volo) manco osano citarle, sia mai che è roba contagggiosa, salvo ovviamente parlarne con motti e lazzi, facendo sfoggio di sottile e hipsteriana ironia.
    -i servi della gleba, sentono sul collo il giudizio dei figuri di cui sopra, dei quali postulano e temono, per inspiegabili ragioni, la superiorità intellettuale. Di regola, provengono dalle fila di discipline non ‘letterarie’: forti degli studi liceali, salvaguardano la loro ‘reputazione intellettuale’ (?!?) enumerando nella lista dei Preferiti solo e soltanto grandi classici, quelli della lista letture del ginnasio, per intenderci.
    A ‘culo parato’, si affiancano agli pseudointellettuali nel condannare il deprecabile ‘commerciale’.
    Avendo basi e convinzioni meno solide, il contegno snob regge meno: sprecano energie persino per criticare le saghe erotiche, o i romanzi rosa serial. Si sentono dei critici letterari. Già.
    Terza categoria residuale: comprende i VERI intellettuali, che leggono ciò che gli piace e fottesega del mondo e di far sapere cosa leggono; quelli che seguono l’onda, apprezzando e condannando a seconda di quanti like porti accasa; gli ignari, che leggono sereni anche la biografia di Davide Mengacci e sono convinti che sia ‘un bel libro’…
    e infine quelli come noi, che con un po’ di supponenza definirei ‘i consapevoli’
    E qui mi collego al tuo articolo, molto azzeccato.
    Perché, con un diploma classico nel cassetto, una bella laurea incorniciata e un tesoretto letterario nel cuore, ci sdraiamo in terrazzo con Volo, Moccia (così suona anche male), Sophie KInsella e quant’altri?
    Semplice:
    1-perché fottesega.
    2-perché ci piace
    3-perché ce lo possiamo permettere.

    In attesa di tue, ringraziandoti, come sempre, per i bei momenti tra le pagine di Gynepraio.
    Francesca de Iconiglinonrichiesti

    svgRispondi
    • gynepraio

      Luglio 23, 2015 at 10:58 am

      D’accordissimo. Alla fine la cultura migliore non è quella enciclopedica nè quella settoriale, ma è quella eclettica.
      Che, tra l’altro, è quella che ti garantisce di condurre una conversazione “normalmente interessante” col numero più ampio di persone possibile, di non annoiarti, di appassionarti a qualcosa di diverso dal tuo pettinatissimo giardinetto. Quest’estate mi butto sugli ebook di marketing e branding, vediamo se il genere tecnico-soft mi piace. Un abbraccio!

      svgRispondi

Leave a reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.