
Solo un po’ di paura
Tra le cose interessanti che sto facendo ultimamente, c’è un ciclo di incontri collettivi tenuti presso l’associazione PsicologInterzona. Il tema è “Sostegno e condivisione sulla genitorialità”. Perché ci vado? Perché mi fa piacere informarmi su temi che in un futuro non troppo lontano diverranno, diciamo, di grande attualità in casa mia. Perché sono incontri ad elevato valore aggiunto cui potrei in futuro non avere facile accesso -non tutti gli asili nido vantano proattività e attenzione su questi argomenti né dispongono di personale specializzato-. Perché giocare d’anticipo, conoscere le regole e il campo di gioco è il mio modo di gestire l’ansia e la paura, e se io “funziono” così non ci posso fare niente. Perché ogni incontro costa solo 5 euro, e voglio considerarlo un investimento sul mio benessere futuro. Perché si tratta di una associazione che opera a prezzi calmierati, perché la psicoterapeuta che li coordina è una mia amica e that’s what friends are for.
Lo schema dell’incontro prevede un’introduzione della moderatrice contenente vari input, cui seguono le domande dei partecipanti che possono portare la discussione in una direzione o un’altra. Io sto zitta (sì, proprio io) e ascolto perché non ho ancora casi da portare. No, non prendo nota perché il mio bisogno di controllo non va proprio assecondato in tutto.
Non si sentono storie di degrado, disagio, violenza. Ma è evidente che se hai generato un bambino buono come l’arcangelo Gabriele, o se hai un PhD in Pedagogia, non hai alcun bisogno di frequentare degli incontri serali in cui a) descrivi senza remore un tuo limite b) apri virtualmente le porte di casa per raccontare fatti appartenenti alla tua dimensione privata c) accetti di buon grado che un’estranea ti dia suggerimenti su come allevare il sangue del tuo sangue. In altre parole, le mamme e i papà che partecipano all’incontro riconoscono di avere un problema e anziché stare a casa a covare il problema si organizzano per imparare a risolverlo, il problema. Perché è intuibile, anche dalle persone tronfie e ignoranti tipo Salvini o Gasparri, che non basta seguire l’istinto ed essere genitore biologico di un bambino per non compiere scelte sbagliate, o commettere errori. Che non basta nemmeno seguire esempi positivi, ascoltare i consigli, leggere i manuali, per risparmiarsi la fatica. Perché, dal basso della mia ignoranza, mi sento di dire che rispetto a un tempo sono cambiati i genitori ma sono cambiati anche i bambini. Sono esposti a una serie di stimoli, modalità espressive, oggetti e tentazioni, che da un lato li agevola nello sviluppo di una intelligenza più acuta, ma dall’altro dà loro molte più abilità dialettiche, più potere contrattuale, più capacità potenziali di far soffrire -anche involontariamente- chi sta intorno a loro. E che alcuni strumenti tradizionali, come l’autorità, non funzionano nel modo meccanico in cui funzionavano 20 anni fa.

Bambina che ha interiorizzato il concetto gandhiano di resistenza passiva
La mia prima paura, insomma, è quella della frustrazione dinanzi all’imprevedibile. Del senso -reiterato e ricorrente- d’incapacità e inadeguatezza. Che potrebbe trasformarmi in una brutta copia di me stessa, o quantomeno in una persona di cui non sono particolarmente fiera (non che adesso lo sia al 100%, ma la sera prima di addormentarmi solitamente penso che sono una ragazza abbastanza felice e “adeguata”, ed è un rito che mi spiacerebbe interrompere).
Spesso, nel parlare con le mie amiche di cose su cui mi sento ferrata o in grado di dare un contributo -tipo non farsi fregare dagli stronzi-, non esito a smascherare la loro quota di responsabilità e quella dell’assente. Se necessario, sono anche pronta a prenderle per le spalle e scuoterle ripetendo in loop: ESCI DA QUELLA STANZA, DACCI UN TAGLIO, MOLLALO AL SUO DESTINO DI DESOLAZIONE, NON VEDI CHE TI FA SOFFRIRE E BASTA?
Ma quando si parla di figli non puoi offrire soluzioni facili, capite? Perché quando si tratta di carne della tua carne, frutto dei tuoi lombi nonché oggetto del tuo amore incondizionato, non puoi farla breve e dire basta, a posto così, io lascio. La paura che sento non è solo quella di non sopportare la frustrazione, ma di non sapere restare e amare nonostante tutto.
L’ultima paura che sento è quella di cadere vittima del giudizio altrui, esplicito o silenzioso. E ne ho paura perché a me è successo di minimizzare o banalizzare le difficoltà del prossimo, di individuare subito la causa dei mali e proporre rimedi. Non escludo di aver anche sfoderato la mia famosissima faccia giudicante, di cui trovate qui un esempio molto rappresentativo.
Incassare i giudizi negativi o gratuiti fa male quando sei andato a cercartela, figuriamoci quando hai agito in buona fede. Perché gli errori compiuti da un genitore, sarei pronta a giurarlo davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, non hanno alla base il dolo. Nascono da insicurezza, distrazione, stanchezza, fretta, anche ignoranza, ma non c’è cattiva volontà: nessun genitore prende la via sbagliata incurante del fatto che i suoi figli potrebbero soffrire (o anche solo essere meno “felici”) per via delle sue decisioni. E se un genitore sapesse anticipatamente quali conseguenze di breve e lungo periodo avranno i suoi passi falsi sui bambini o sulla coppia, si farebbe tagliare le mani piuttosto che commettere quell’errore.
Insomma, amiche, sappiate che rimembrarmi le mie inadeguatezze genitoriali rientrerà nella categoria “colpi bassi”. Se proprio dovete farlo, preparatemi la cena, fatemi le unghie, tenetemi il bambino un paio d’ore mentre vado dal parrucchiere e magari procurate che non finisca così.
PS Il titolo del post è una canzone di Nino Buonocore, cantante napoletano rimasto a margini della scena pop italiana per via di un rotacismo particolarmente molesto. Il suo è il classico caso di R troppo marcata per sembrare esotica (caso di Anna Oxa), e troppo poco esaltata per donare personalità (caso di Francesco Guccini).
AliceOFM
Marzo 7, 2016 at 8:45 pm
Un’opinione negativa su Gasparri e Salvini fa già di te una buona madre a prescindere (intrinsecamente parlando, crescerai un figlio libero da idee malsane).
A parte questa considerazione personale, io che ho sempre avuto i tuoi dubbi nell’ipotesi di un avvenire genitoriale (la mia opinione è basata quindi su un condizionale, non un futuro certo), ho trovato molto logico un ragionamento di una ex collega, ora ostetrica: un figlio è imprevedibilità e istinto. Sembra ovvio, ma poi ci si ritrova a leggere libri, e seguire corsi come i suoi nella speranza di scongiurare l’inaspettato e l’indecifrabile.
Lei, dal canto suo, tentava di preparare i genitori alle piccole “costanti” di un neonato, ma soprattutto di infondere fiducia, che è il sentimento di cui spesso madre e padre sono sprovvisti. La cosa principale è “interiorizzare” la propria fallibilità e il bisogno altrui di sottolineare gli errori; in poche parole l’unica certezza è che sbaglierai e soffrirari nonostante i corsi e i libri e le esperienze degli altri.
Quest’ultima cosa l’ho trovata deprimente, ma era seguita da tante cose belle che un bambino porta – ma a quel punto la mia attenzione era già crollata…
Alice
gynepraio
Marzo 18, 2016 at 3:27 pm
Alla fine, è così in praticamente in qualsiasi campo della vita. Semplicemente, rispetto a tutti gli altri campi in cui ti preoccupi della tua vita, c’è di mezzo la vita di un altro.
Lella
Marzo 8, 2016 at 3:38 pm
Penso che il lavoro più grosso alla fine tu lo abbia già fatto…su te stessa, crescendo e cercando di diventare una persona più consapevole. Uno psicologo può suggerirti come fare, ma in mia opinione la cosa più importante è che di base il genitore sia un adulto veramente tale. Keep calm and oommm on
gynepraio
Marzo 18, 2016 at 3:27 pm
Infatti sono qui che inspiro ed espiro, inspiro ed espiro…
Roberta
Marzo 18, 2016 at 11:41 am
Ho letto questo post mentre tenevo in braccio la mia piccola meraviglia dormiente e mi sono ripromessa di risponderti quanto prima; ci riesco soltanto adesso, scusami, rubando qualche minuto al mio lavoro in ufficio.
Sono mamma da quasi undici mesi. Lei, la mia piccola personale meraviglia paffuta, è stata voluta e cercata; è arrivata subito, prima di quanto ce lo aspettassimo (siamo stati molto fortunati), e da subito l’abbiamo adorata.
Siamo felici, immensamente felici, ma annientati, annullati. Non so se siamo stati noi particolarmente sfortunati (Lei non ha mai dormito granché e soprattutto è una bimba particolarmente piagnona ed esigente) o se è sempre così, non so se siamo noi stati inadeguati (ma credo che, ognuno a suo modo, lo siano tutti i genitori), ma tant’è… Ci siamo annullati in lei, mettendo da parte il noi, l’io. E questo è capitato particolarmente a me (la “mamma”), che per fortuna ho un contratto part time, ma riesco comunque difficilmente a barcamenarmi e dividermi fra tutto.
Ogni giorno è un giorno nuovo, i progetti a lunga scadenza si sono abbandonati da un pezzo e mi muovo a vista su praticamente ogni cosa. Dobbiamo trascorrere del tempo noi tre e noi due (come coppia) e dobbiamo mangiare bene; tutto il resto si fa quando e se c’è tempo.
Non voglio scoraggiarti, ma solo raccontarti la mia esperienza.
Ti sentirai inadeguata comunque e cominciare a lavorarci prima è già un ottimo punto di partenza per affrontare la sfida.
Non voglio scoraggiarti, ma s
gynepraio
Marzo 18, 2016 at 3:31 pm
Sono molto più contenta di questi resoconti realistici rispetto a certi racconti edulcorati che sento in giro. E temo che il navigare a vista sia un’arte che ho praticato poco nella mia vita, ma che per forza di cose dovrò apprendere. E non escludo che sia un bene, una tecnica che tornerò utile anche dopo…In bocca al lupo per tutto, vedrai che le cose miglioreranno per forza