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By gynepraio14 Marzo 2016In Personale

isabo’: essere crafter in Italia

In un mio vecchio post facevo riferimento alle persone “mani di merda”, espressione materna per identificare chi rompe, spacca, sporca, squaglia tutto. Ma mia madre non si è fermata lì: ha coniato anche le “mani d’oro”. Che, in una famiglia come la mia, dove si chiama il falegname per mettere due tasselli, identifica tutta l’ampissima categoria di persone che sanno: scolpire, limare, trapanare, assemblare, decorare, fresare, rammendare e financo guarire le malattie con il solo ausilio di 10 dita. Fate i grattini sul collo? “Manidoro” pure voi. Create i mostriciattoli di pasta zucchero per i cupcakes? Bravi i miei “Manidoro”. Siete Irina Palm? “Manidoro”, di diritto. Avete il pollice opponibile? Tutti “manidoro”.

Insomma, il rispetto per i crafter io ce l’ho proprio nell’imprinting genetico.Mi reco ai mercatini dell’handmade con gli occhi traboccanti di ammirazione. Immagino questi giovani Manidoro nella loro stanzetta, illuminati da un raggio di luce naturale, intenti a fondere-intagliare-segare-cesellare-cucire. Tutto questo per dire che sono andata da Isabella, meglio nota come Isabo’ (con l’apostrofo) e mi sono fatta spiegare TUTTO del suo lavoro di creatrice di borse in stoffa. L’ho fatto con la grazia che mi contraddistingue, cioè con la scusa di vedere il suo nuovo laboratorio-atelier-in-zona-Regio-Parco-dotato-di-divano-rosa mi sono piazzata lì 2 ore e l’ho esasperata di domande.

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Questo divano. capite?

Isabella è laureata in architettura e ha imparato a cucire dal 1999 sulla Singer appartenuta a sua nonna. Sta ancora nel suo laboratorio e la usa regolarmente, anche se gliene ha affiancata un’altra. Nel 2005 ha creato il marchio Isabo’, che è un esagono. Isabella è ossessionata dagli esagoni, ammette.

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Una certa passione per gli esagoni

Le sue creazioni sono borse e portafogli realizzati in materiali molto spesso di recupero: stoffa, ecopelle o fintapelle, talvolta anche vera pelle. Ogni pezzo è unico: è fatto a mano con dettagli quali la fodera interna, la cerniera o i bottoni che possono variare anche all’interno dello stesso modello. I suoi prodotti sono venduti sull’e-shop Dawanda (che è come Etsy e My Little Market, ma tedesco) ma soprattutto nei mercatini dell’handmade. Che sono un’occasione di networking, di osservazione e di collaborazione. A Isabella, sorprendentemente, piace davvero andare ai mercati, chiacchierare con le vicine di banco, anche quando fa freddo, anche quando fa caldo, anche quando bisogna arrivare presto per allestire il banco. “A me piace stare con gli altri crafter”. Perché, apprendo, esistono in Italia moltissimi crafter che condividono un background accademico e una storia professionale simili. Spesso sono persone con una formazione universitaria che, insoddisfatti o impossibilitati a intraprendere una carriera classica, decidono di far fruttificare le proprie passioni. Hanno sviluppato uno spirito imprenditoriale e aperto una partita IVA. Possiedono (o acquisiscono da autodidatti) skill di fotografia, post-produzione, grafica, programmazione, advertising, social media management. Devono dedicare del tempo al monitoraggio della concorrenza, all’analisi delle tendenze e delle tecnologie. Tutto questo, però, in autonomia.

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Una delle macchine per cucire di Isa

Isabella segue personalmente tutto il processo: la ricerca, il concept, la progettazione su Autocad, la scelta delle materie prime, la produzione vera e propria. Ma anche il naming, gli shooting e la relativa condivisione, la creazione della sales page, la spedizione, la fatturazione, la burocrazia. Cura il suo blog, e i canali social. E’ chiaro che il crafter, almeno fino a quando il suo volume d’affari non cresce, non può delegare quasi niente. Ne fanno le spese la vita privata, o la produttività in senso stretto. Anche su questo scopro difficoltà. Il crafter non produce in serie ma neppure on-demand: ogni articolo è realizzato in piccole quantità, piccole quando il buon senso, l’intuito o la cabala suggeriscono. Questo significa che: se ne produci troppi pezzi, ti restano sul groppone. Se ne produci troppo pochi, perdi vendite. Non puoi urlare a spron battuto che sul tuo e-shop ci sono le pochette perché ne hai fatte 10, e prima di riuscire a farne altre 10 ci vorranno settimane e la gente che le vuole comprare oggi non sappiamo se domani avrà tempo/voglia/soldi per tornare sul tuo e-shop. In preparazione a un mercato, devi prevedere una certa varietà di articoli, ma non puoi nemmeno prepararne un container perché poi al mercato ti tocca scaricarli, allestire il banco, stare attenta che non te li rubino, ritirare quelli invenduti e riportarli a casa.

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Mercatini dell’handmade in cui Isabò era fieramente presente

Insomma, la vita del crafter, come quella del freelance, include molti momenti di solitudine. Sarà per prevenirli che l’atelier di Isabella è all’interno di un appartamento in cui lavorano altri freelance. Ma adesso veniamo alla parte che mi piace di più, cioè quella in cui io decido che cosa è bellissimo e cosa no e vi offro consigli-rigorosamente-non-richiesti.

NU BO

Shopper in ecopelle o fintapelle dalla forma a uovo disponibile in molti colori, che ad ogni stagione viene riproposta in nuance diverse. La mia petizione a Isabo’ è che ne proponga una versione in vera pelle che userò come borsa-necessaire per il bambino: quelle in dotazione con i passeggini, scusate, mi ricordano le orride cartelle Mandarina Duck.

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Le Nu Bo’ in tutti i colori dell’universo

BABACCI

No, non sono puntaspilli nè paraspifferi. Sono dei cuscini-pupazzi (che in piemontese si dice “babacci”, oppure “babaciu” se arrivate proprio dall’alto Canavese) zoomorfi, stampati su cotone biologico. Ideali per la stanza dei bambini. Sono disponibili in 12 personaggi, divenuti anche un video promozionale. Io personalmente ne prenderò un assortimento sui toni del grigio-bianco per la stanza del bambino.

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I babacci appena prodotti

una nuova stagione-summer bo’

Totes con fondo in pelle color tabacco, manici in cuoio e corpo in tessuto stampato a mano con timbri vegetali.

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Le Summer Bo’

POSTINE

Sono delle pochette realizzate con pellami di recupero. Non vi piace la pochette? C’è pure il manico (ovviamente asportabile).

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Postine monocolori e bicolori

DOVE POTETE TROVARE ISABO’
  • email: isa.borse.in.stoffa@gmail.com
  • sito: www.isa-bo.it
  • instagram: https://www.instagram.com/isa.bo/
  • facebook: www.facebook.com/isaborseinstoffa
essere crafter in italia

Questa è Isabo’

NOTA STORICA SU MANIDORO

“Manidoro”, prima di diventare una categoria umana, è stato per molti anni una persona specifica: il nostro vicino di casa tuttofare, cui mia madre ricorreva per qualsiasi lavoro di bricolage. Sua moglie era chiamata “la signora Manidoro” e i suoi figli “i ragazzi Manidoro”. Quando un brutto tumore se lo portò via a neppure sessant’anni, mia madre annunciò; “Per cena arrangiatevi, stasera alle 6 vado al rosario di Manidoro”.

svgSolo un po' di paura
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svgFilm recenti che valgono la pena

4 Comments

  • incorporella

    Marzo 14, 2016 at 12:24 pm

    Io posso vantare nientepopodimeno che una Isabo’ d’epoca in tela stampata, più una mirabolante NU BO fresca fresca di compleanno.
    Mitica Isa e mitiche Bo’, compagne di banchetti a Spaziale Festival per tanti anni (io portavo i libri, essendo geneticamente una manidimerda).

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  • alice

    Marzo 15, 2016 at 11:22 pm

    Isabo’, compagna di classe del liceo, manidoro per eccellenza anche in modellato e disegno. Qualsiasi tecnica le riusciva bene: precisa, attenta, dotata. Come lo é adesso con le sue creazioni. ❤

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  • taurus_littrow

    Marzo 30, 2016 at 2:05 pm

    Io ho concluso la mia carriera di crafter attaccando paillettes al vestito di pattinaggio.
    Ora sono votata alla falegnameria e sto modificando/facendo i mobili per la casa nuova.

    In entrambi i casi mi sono infilzata le dita spesso e volentieri

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    • gynepraio

      Marzo 30, 2016 at 7:34 pm

      Brava, modificare i mobili è advanced crafting. Io niente, pianto chiodi, ma nulla di più

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