discovery channel marzo 2016: Impacco piedi al burro di karitè
Alcuni si ricorderanno dell’esplosione di felicità che mi diede ricevere da mia madre il Velvet Soft Roll del dottor Scholl. L’illusione di morbidezza e velluto che sa donarti, purtroppo, è effimera. Perché se, come nel mio caso, hai i piedi piatti, l’unico modo che le tue estremità inferiori hanno di incazzarsi con la sorte e col tuo DNA fallato è quello di indurirsi, produrre callosità e altre simili carinerie. Aggiungici i tacchi oppure lunghe camminate, e voilà lo zoccolo di gnu è pronto: mi ero quasi rassegnata ad avere i piedi di Tilda Swinton, quando mi sono ricordata che esiste il burro di karité Equilibra, che in 3 anni non avevo mai provato. Perché? Perché mi dava l’idea di un prodotto da fricchettone-che-si-fanno-i-cosmetici-homemade, perché l’avevo provato in Senegal e trovavo che puzzasse, perché mi sapeva di una cosa a lungo assorbimento e io sono più il tipo ragazza che parte sul cavallo dei suoi calzoni. Ma mi sbagliavo su molti punti: questo burro non è uguale a quello senegalese perché è inodore, non è spremuto e imbottigliato ma è arricchito on olio di karitè e di jojoba. La sua texture non è morbida: per intenderci, non cede sotto la pressione del dito ma la superficie va “intaccata” (a tale scopo c’è anche una palettina nella confezione). Una volta prelevata una piccola quantità, si scalda tra le dita e si rivela un burro. Io lo metto sui piedi la sera -quando so di non uscire- insistendo un po’ sulle piante e sulle aree critiche. Se devo fare cose e non mi va di lasciare orme burrose per casa, m’infilo dei prestigiosi calzini senza cuciture o, come amano dire le commesse di Intimissimi “taglio laser”, che non segano la caviglia e la circolazione. Se mi restano le mani un po’ unte, me le passo su gomiti e ginocchia.

Nel doppio fondo della scatola c’è la spatolina
Prezzo: circa 7,40 € per 100 ml, che durano un’eternità.
discovery channel marzo 2016: Gratitude Journal
Ho letto dei Gratitude Journal su diversi blog e ho deciso di provarci (Chiara di Machedavvero ci ha addirittura fatto un video da 6 minuti). E’ un mese che la sera, a letto, mi spremo per trovare 3 cose belle che sono accadute durante la giornata, per le quali provo gratitudine e sono felice. Il che, mediamente, è facile: se ho visto un film al cinema, se ho fatto un piccolo acquisto, se ho cucinato una cosa nuova che non avevo mai fatto ed è venuta bene, se ho iniziato un libro. Cerco di non essere ripetitiva: per esempio, io amo mangiare e quindi è facile per me gioire per cose tipo “cena al ristorante stellato”, “cucinato torta di mele”, “take away vietnamita”. La sfida è provare gratitudine anche per qualcosa che non sia il mero appagamento di un desiderio, ma semplicemente degli accadimenti vicini a noi: una bella notizia, un risultato ottenuto, un complimento ricevuto, una scoperta involontaria. Riempire un Gratitude Journal, per noi occidentali che abbiamo una vita ricca di stimoli e bellezza, non è assolutamente difficile. Il Gratitudine Journal si può tenere anche con un’app, ma secondo me cartaceo è più bello e romantico. Se siete consumatrici di Activia Danone c’è una raccolta punti che ve ne fa arrivare uno a casa. Io però (che grazie a Dio in bagno ci vado già e che per di più mi faccio lo yogurt in casa) uso uno dei quadernini artigianali di Paper-O che mi ha regalato Michy per Natale.

La sera: siero, contorno occhi, olio cuticole e gratitudine
Costo: 3,50 € il quaderno, la gratitudine è free.
discovery channel marzo 2016: Snapchat
Avevo tantissimo bisogno di un nuovo social? No, in verità no. Però in questo caso ci sono delle differenze rispetto a tutti gli altri: è una piattaforma di condivisione di microvideo da 10 secondi, che, vista la brevità, non possono che essere artigianali e, a mio modesto parere, non meritano una post-produzione. Questo limite da “buona la prima” porta con sé alcune interessanti implicazioni:
- non fare cagare. Per quanto mi riguarda, impossibile perché registro quasi sempre mentre cammino o sto ferma al parcheggio, quindi sicuramente il risultato è esteticamente pessimo. Snapchat ti aiuta a superare l’ansia da selfie su Instagram: i filtri esistono ma sto cercando di farne a meno in nome di una maggiore normalità. Anche perché , e questa è la cosa buona, dopo 24 ore i video si autodistruggono.
- non dire cazzate. Perché ogni video dura 10 secondi al massimo e sarebbe auspicabile, qualora esso sia accompagnato da un discorso, che l’ultima parola non fosse ogni volta miseramente troncata: quindi, concetti brevi e ben distribuiti su 10 secondi. Snapchat non è per chi ama i giri di parole, ma per chi prende un concetto e lo sa spezzettare in sottoconcetti.
- avere senso della misura. I video sono potenzialmente infiniti: cioè se ne possono registrare tantissimi di seguito, e comporli in ottica di storytelling. Il problema è che non tutte le storie, IMHO, sono degne di essere narrate. Quindi, se registri mezz’ora di snapchat consecutivi sull’argomento “il mio smalto preferito”, ti conviene accertarti che ai tuoi followers l’argomento stia proprio tanto, ma tanto a cuore. Spoiler: a me non sta molto a cuore.
Per quanto mi riguarda, sto ancora sperimentando. Privilegio alcuni argomenti troppo effimeri o deboli per meritarsi un intervento lungo (per quello c’è il blog) o durevole (per quello c’è FB). Cerco di parlare di microquotidiano, ma sono apertissima ad affrontare altre sfide. In ogni caso il mio account è questo, se mi seguite non m’offendo.

Quella del profilo è una gif, non una foto
Costo: free, anche se sottrae tempo e il tempo, si sa, è denaro.
2 Comments
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taurus_littrow
Marzo 30, 2016 at 2:02 pm
Solo a me l’idea del gratitude journal fa venire i brividi?!
Cosí come penso di essere l’unica che non usa/non ha capito come si usa Snapchat.
Olé.
gynepraio
Marzo 30, 2016 at 7:38 pm
Su Snapchat ti do ragione, ma se ci tieni a esplorarne le potenzialità e capirne il funzionamento puoi alternativamente: leggere i post del caro vecchio Aranzulla oppure studiare un molto più friendly video realizzato da Sonia Grispo (https://www.youtube.com/watch?v=zciRWGnYTH4).
Quanto al gratitude journal, è un esperimento ma credo che, per il tempo che richiede, possa dare grandi soddisfazioni. Prova, al massimo smetti.