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By gynepraio15 Novembre 2016In BabyPersonale

L’elogio dell’imperfezione ci ha stufati

Per via del mio noioso approccio accademico alle difficoltà della vita, ho seguito molte lezioni per apprendere nuove abilità: dal classico corso pre-parto al massaggio infantile, dalla musica neonatale alle tecniche di drappeggio delle fasce. Mi sarei anche iscritta a un corso di lallazione proattiva, o ipnosi in culla, o salcazzo, non fosse per l’inconveniente che queste iniziative portano con sé: l’inserimento, praticamente di default, in un gruppo Whatsapp dedicato.

Sono inclusa in  3 gruppi tematici, dai quali ricevo una media di 150 messaggi al giorno -e pertanto tutti opportunamente silenziati.- Non scrivo mai, perché trovo la qualità degli interventi così scandalosamente scarsa che mi sentirei in dovere di alzare il tono con qualche provocazione, facendomi detestare in mezzo secondo.

E no, non parlo della rassegna iconografica delle foto più buffe o carine, alla quale non escludo un giorno di partecipare. Ma certo, compagne di corso, continuate pure a inviare foto di “faccetta sporca di omogeneizzato” o “abitino di volant uguale a quello di mamma”, poverine! Aspetto solo il momento giusto per sfoderare i miei assi nella manica: foto di Elia che rigurgita live e video di Elia che ridendo piscia nella vaschetta da bagno dove l’avevo appena lavato.

Non mi innervosiscono nemmeno tanto le gare di abilità neonatale: Ernesto si gira da solo sulla schiena, Domitilla dorme 12 ore consecutive, Kevin dice WYOMING ruttando. Mio figlio, a parte pesare come un bambino di un anno e avere unghie a rapidissima ricrescita, al momento non ha grandi doti ma confido che apprenderà a cavarsela nel mondo comunque.

Nemmeno il mercimonio di gadget per l’infanzia mi dà fastidio, anzi! Se vi interessa ho un sacco nanna Grobag a righe, mai usato, da vendere. Sarei anche interessata a comprare un lettino da viaggio purché corredato di materassino ortopedico e soprattutto di istruzioni di montaggio intelligibili.

Ah, se avete un passeggino Babyzen e ve lo state tenendo in cantina, siete stronze perché ho appena acceso un leasing per comprarlo nuovo dopo averne cercato uno usato su tutti i siti di annunci dell’universo mondo.

Ma torniamo a noi: quello che dà l’orticaria, che mi fa salire il crimine, che mi fa venire i pugni nelle mani è l’elogio dell’imperfezione materna. “Ehi, ce l’ho messa tutta e ho fatto un bambino: adesso posso essere una tenera pasticciona, per favore?”. Il pregiudizio nel quale alcune mie colleghe si adagiano come in una comodissima poltrona king size, è che la condizione di madre ti consenta una rilassatezza dei costumi che da nullipara ti era vietata. Prima dei bambini, sì che ero figa! Gamba liscia, capello cotonato e camicia inamidata, ma ora che vuoi farci? Pelo incarnito, pinza in testa e tuta in triacetato. Non funziona così: è un giochetto sporco, quello di attribuire ai poveri bambini innocenti la vostra sciatteria. Tra la figa imperiale e il cesso a pedali intercorre un universo di infinite possibilità: esploratelo. Per concedersi una doccia veloce, farsi una treccia e cazzuolarsi in faccia un velo di trucco di vogliono 15 minuti*. Per lavare anche i capelli e fare la piega, aggiungetene altri 20. Dall’estetista basta starci 1 ora al mese: se, come me, non avete nessuno che vi tenga la creatura, semplicemente ve la portate dietro. Idem per il parrucchiere: i cinesi di via Vanchiglia ti fanno la piega in 15 minuti e non occorre neppure prenotare. O forse forse forse che queste neomamme pelose e spettinate fossero sciatte e pigre pure prima? Forse che l’orrido germe della rilassatezza dei costumi ce l’avessero già dentro?

elogio dell'imperfezione

Andate dai cinesi di via Vanchiglia e vi sentirete così

Ma la mia catilinaria, amiche, non si ferma qui: dopo quella di sentirvi giustificate, la peggiore delle convinzioni che potete autorifilarvi è di bearvi nella vostra imperfezione. Amiche, credete a me: condividere su Whatsapp foto del vostro soggiorno disseminato di giocattoli, decorato di macchie e financo infestato dai roditori non vi rende più simpatiche. L’ironia è simpatica, Nino Frassica è simpatico, le imitazioni sono simpatiche, anche le barzellette sui carabinieri possono essere simpatiche. Voi no. Io sono pronta a sedermi a un tavolino per comprendere le ragioni di un repubblicano che vota Trump, ma no, non sento solidarietà nei vostri confronti. Per riportare alla decenza una casa di 90 mq ci vogliono 20 minuti: cambiare l’aria, fare i letti, raccattare cose fuori posto. Se non avete 20 minuti, uscite da uno dei gruppi Whatsapp in cui siete iscritte et voilà, li troverete di sicuro. Per gli altri lavori fondamentali (caricare la lavatrice, svuotare la lavastoviglie, fare la spesa, preparare da mangiare…) potete coinvolgere una suocera, una colf, mariti e compagni. Se il vostro compagno non è capace di caricare una lavatrice, si tratta di un problema pregresso che vi portate dietro da prima di diventare madri, e dovreste a tal proposito darvi delle bacchettate sulle nocche da sole.

elogio dell'imperfezione

Questa vulgata della mamma imperfetta è uno dei principali deterrenti alla riproduzione delle giovani donne italiane. Fare la madre nel nostro Paese non è un’impresa così appetibile né dalla forte carica aspirazionale: “non c’ho il congedo di maternità”, “i nonni vanno in pensione a 70 anni e non mi aiutano”, “gli asili comunali costano un occhio e comunque sono ultima in graduatoria”, “il bonus bebè non mi spetta”. Se oltre a uscire indenne da questa lista di contro, mi tocca pure trasformarmi in una simpatica pasticciona con le Crocs, allora no grazie, mi compro un gatto.

Con questo ipocrita  elogio dell’imperfezione -spesso rinforzato da una certa mitologia propinataci dalla TV- contribuite a diffondere uno stereotipo riduttivo: che la maternità sia sostanzialmente un tour de force durante il quale non ci si lava, non ci si pettina, si vive in una porcilaia e si parla solo di cacca.

Mentre invece l’unico grande inconveniente, che mi sento di avallare al 100%, è uno sola: non si dorme un cazzo. Per il resto, è un’avventura bellissima.

*cronometrati stamattina

PS Prima che mi si avventino addosso 200 madri adirate, io non mi reputo perfetta. In questo momento ho i fagiolini da pulire, i capelli ispidi e le unghie che urlano pietà: potevo risolvere almeno 2 di questi problemi nel tempo utilizzato per scrivere questo post, ma la voglia di dire la mia era troppo superiore rispetto a quella di essere carina. É colpa mia, Elia non c’entra niente.

svgInstamonth Ottobre 2016
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svg"Il libro della vita": da morti non si sta poi malaccio

36 Comments

  • Giulia

    Novembre 15, 2016 at 9:39 am

    applauso!!

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  • sabrina g.

    Novembre 15, 2016 at 9:50 am

    Interessante punto di vista.Non sono ancora mamma ma ho amiche che hanno avuto figli, e non le ho mai viste ridursi a sciattone, con la casa sporca da far schifo. Comunque quella foto di Giselle la detesto: fermati un secondo ti prego almeno finché allatti!! mi viene in mente una signora che ho visto nel negozio dove lavoro: guardava le relle dei vestiti con il bimbo attaccato al seno…un attimo di calma per l’infante, no?

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    • Lara

      Novembre 15, 2016 at 9:59 am

      l'”attimo” di calma per l’infante è tutto il resto della giornata. (no, magari non nel caso di giselle, ma di una comune mortale sì.) quindi se ho l’appuntamento dal parrucchiere e il pupo vuole mangiare per 15 minuti 15 nell’arco di 24 ore a lui dedicate sarà lui ad adattarsi, crescerà bene lo stesso.

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    • gynepraio

      Novembre 15, 2016 at 7:46 pm

      Diciamo che di solito, prima di uscire, mi organizzo per farcirlo e nutrirlo come un tacchino del Ringraziamento onde evitare che gli venga fame proprio mentre mi sto provando una maglia…

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  • Francesca

    Novembre 15, 2016 at 9:59 am

    Post da standing ovation! Bravissima 🙂 Io di figli non ne ho, ma sono un po’ stufa che le mie conoscenze pargolo-dotate mi apostrofino in continuazione con un “eh beh certo, tu senza figli lo puoi fare” ogni volta che dico che sono andata dal parrucchiere o dall’estetista o in generale quando mi prendo del tempo per me.

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  • Lara

    Novembre 15, 2016 at 10:05 am

    è la sindrome da bridget jones, quella canaglia che ok è un sacco simpa, ma intanto si truccava e metteva la pancera. questa tendenza di allearsi al ribasso, mentre ci si tira reciprocamente delle pacche sulle spalle, madonna che mamme mattacchione e pazzerelle che siamo, noi che abbiamo i capelli sporchi e un piede nel brodo vegetale, a cui in qualche strato del mio subconscio tenderei con moto spontaneo, in realtà mi ha fatto andare nella direzione diametralmente opposta. casa sempre in ordine e ciclici momenti di “ripristino”, personale e ambientale. io ho sempre voluto essere una mamma figa, che già c’avevo delle occhiaie così e i chili del post partum, non crogiolarmi nella sciatteria da “inverno in casa con bambino piccolo” mi è sembrato il minimo per mantenere un minimo di allineamento tra quello che ero e l’immagine che volevo avere di me stessa. non ci vuole moltissimo. se ci sono riuscita io può riuscirci chiunque, giuro.

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    • gynepraio

      Novembre 15, 2016 at 7:48 pm

      L’idea malvagia è che, siccome tanto figa fighissima non riesco ad esserlo, alla fine tanto vale rinunciare anche al minimo di decenza. E invece ce la si può fare tranquillamente.

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  • Elena

    Novembre 15, 2016 at 10:28 am

    STANDING OVATION! quanta verità! Le chat di whatsapp sono una cosa scandalosa! Nella beata ingenuità ho dato il mio numero a un gruppo mamme. Poco dopo in uno scatto di nervoso mi sono tolta perché delle gare fra mamme sfigate non me ne importa una mazza.
    La cosa che più mi infastidisce poi è il fatto che se dici “ma, si, io riesco ad andare dalla estetista una volta al mese” ti ridono pure in faccia o ti fanno sentire una madre degenere perche lasci il bambino per una cosa “superflua”. Eccoli li gli sguardi giudicanti perché se sei madre ti devi sacrificare, non puoi fare shopping per te ma solo per il tuo cucciolo, e se ti ritagli dieci minuti per metterti il correttore e il mascara “beata te che hai tempo”. Io il ritratto della madre martire non lo sopporto.
    Secondo me si è persa proprio la prospettiva della maternità. Il bambino ormai DEVE essere il centro della tua vita. Una volta nato resetta tutto e vivi per lui.
    No.
    Ho il sacrosanto diritto di vivere la mia vita non solo in funzione di mio figlio ma di viverla al meglio CON lui.
    Un abbraccio
    (Ps.se si dormisse di più sarebbe tutto perfetto. Diamoci tempo.)

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    • gynepraio

      Novembre 15, 2016 at 7:50 pm

      “Beata te” mi sembra una baggianata. A me viene da rispondere “Domani stiamo insieme tutto il giorn e ti faccio vedere io, questi 60 minuti come farli saltare fuori”.

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  • Cristina

    Novembre 15, 2016 at 10:39 am

    Guarda, con un secondo figlio ho visto che riuscivo a fare molte più cose che con uno solo. Ci vuole molta organizzazione e una lista di priorità: per portare il grande all’asilo insieme al neonato magari uscivo in tuta e struccata per comodità, ma il tempo per lavarmi l’ho sempre trovato

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    • gynepraio

      Novembre 15, 2016 at 7:51 pm

      (io in tuta e struccata anche senza figli…)

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  • virginiamanda

    Novembre 15, 2016 at 10:59 am

    Io credo che la gente abbia bisogno di scuse.
    Essere mamme è una Scusona, universalmente riconosciuta. Secondo me (come dici tu), molte non avevano voglia di uscire, truccarsi, sistemarsi, avere una vita sociale che imponesse presentabilità neanche prima.
    Io non mi trucco, per il semplice fatto che sono già molto figa di mio (la vita è ingiusta, ho una pelle stupenda e l’incarnato rosa. Però ho la panzetta etilica, naturalmente, perché la perfezione non è di questo mondo) ma quando esco con una delle tizie menzionate mi trucco PER FORZA.
    Ma la mia non è cattiveria, è pedagogia.
    Ti abbraccio, sappi che non ti ho mai immaginata in versione mammysciatty 😉

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    • gynepraio

      Novembre 15, 2016 at 7:52 pm

      Grazie per la fiducia. Qualche giorno lo sono stata, ma solo all’inizio.
      Poi ho ripreso le BPI (buone pratiche igieniche)

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  • Giulia

    Novembre 15, 2016 at 11:01 am

    Questo post mi rincuora un pochetto.
    Sono all’ottavo mese abbondante di gravidanza e da domani inizio il congedo di maternità. L’idea di avere dei figli mi ha sempre terrorizzato soprattutto per questa tendenza generale a dipingerla come un ergastolo senza sconti di pena, ergastolo comminato solo alla madre però, perché i papà, poveretti, avranno pur diritto a qualche sacrosanto momento di sfogo. Quindi la gravidanza l’ho passata tra sbalzi d’umore degni di un bipolare in scompenso.
    Ancora una volta, grazie per essere una voce fuori dal coro.
    Giulia

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    • gynepraio

      Novembre 15, 2016 at 7:53 pm

      Andrà tutto superbene. E ora da brava, adagiati in poltrona e fatti servire come lo scià di Persia.

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  • bianca

    Novembre 15, 2016 at 11:39 am

    Ma se una è sciatta e pelosa è un crimine contro l’umanità? Non finiamo sempre in quel donna che giudica altra donna per robe che dovrebbero essere scelte personali? Trapela un’aggressività da questo post che mi sembra davvero eccessiva rispetto al tema trattato. Quello su cui io rifletterei è invece: non è che a molte frega davvero poco di essere “fighe”, danno priorità ad altro, però si sentono in dovere di usare questa condizione di mamma come giustificazione perché sanno che gli è richiesto socialmente di prestare attenzione all’ordine, al capello, al trucco ecc?

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    • gynepraio

      Novembre 15, 2016 at 8:01 pm

      Sciatteria e pelosità sono scelte rispettabilissime, al pari delle mie unghie da apprendista tornitore. Le contesto se diventano effetti collaterali della maternità: una condizione peraltro fisiologica e antica quanto il mondo, che da noi viene appunto trattata come una malattia.
      Le donne cui non interessa essere fighe perché in possesso di un’autoconsapevolezza ammirevole non attendono la maternità per scoprirsi disinteressate all’apparire, e non la usano come una giustificazione.
      Nell’ampia gamma delle scelte personali non mi permetto obiezioni di sorta: semmai è la divulgazione attiva del mito della mamma spettinata che mi fa adirare. É uno stereotipo che fa male alle mamme, e alle donne in generale.

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  • Incorporella

    Novembre 15, 2016 at 11:43 am

    Parliamo del dramma di quelle che non hanno nemmeno un figlio a cui dare la colpa, al massimo il catalogo Einaudi…

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    • gynepraio

      Novembre 15, 2016 at 7:53 pm

      Alla fine ognuno si crea il capro espiatorio che gli fa più comodo. Il mio sono gli ormoni

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  • Martina

    Novembre 15, 2016 at 12:06 pm

    Penso di amarti.

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  • Un Salto in Alto

    Novembre 15, 2016 at 7:28 pm

    Applausi, applausi e ancora applausi. Pur non avendo figli mi trovi d’accordo su tutta la linea. Mi hai anche tranquillizzato sul fatto che qualche mamma con tutti neuroni apposto esiste ancora, perchè mi sento circondata da neo-mamme, che sembra che col parto abbiano perso in un colpo solo dignità, capacità cognitive e buon gusto.

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    • gynepraio

      Novembre 15, 2016 at 7:54 pm

      Portale a passeggio e stai loro vicina, vedrai che rinsaviscono.

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  • sabrina g.

    Novembre 18, 2016 at 10:06 am

    Conunque è un ot forse ma…quanto odio la frase “quando avrai figli capirai, finché non ne hai, no.”

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    • gynepraio

      Novembre 18, 2016 at 10:54 am

      In effetti come possiamo capire la solitudine della Cristoforetti, non essendo a nostra volta mai state sole nello spazio.

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  • Beatrice

    Novembre 18, 2016 at 10:17 am

    Oooh che liberazione! Finalmente qualcuno che dice le cose veramente come stanno. A me tutta questa storia dell’immolarsi per l’infante sull’altare della tuta in triacetato e delle crocs con pinza in testa (the horror, the horror!) ha sempre puzzato.
    Io non sono per la cura maniacale del solo sé, ma una parvenza di decenza non ci vuole niente a raggiungerla. E ho diverse amiche incinta adesso – per fortuna sono immune alla pressione sociale di sfornare pargoli allo scoccare dei 30 – per le quali temo un cotanto destino. Ma per una fondamentalmente perché è di animo scatto già di suo, per altre temo la trasformazione in godzilla casalingo a momenti. Chiamami Anti femminista l, anche se ho fatto la mia tesi di laurea sui gender studies quando qui nessuno manco sapeva cosa erano, ma per me essere presa sul serio come donna non fa rima con essere una sopravvissuta a Kobane.
    Ma mica per un uomo, il discorso “sennò perdi il tuo compagno ” mi irrita, ma ore noi stesse in primis.
    Mia sorella è una di questi carri armati macinati grossi, per la quale avere tempo per sé equivale a non adempiere appieno al ruolo di moglie e Angelo del focolare. Io rabbrividisco.
    Spero solo ce ne saranno sempre di più di mamme come te, ossia che non si abbrutiscono con la scusa del pargolo.
    E sì, i gruppi di whatsapp – di qualsiasi sorta – sono il male assoluto.

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    • gynepraio

      Novembre 18, 2016 at 11:00 am

      In realtà, un po’ io penso anche ai compagni. In ottica di reciprocità, s’intende.
      Se mi son messa in casa un tipo atletico e curato, e nel giro di un anno mi ritrovo sul divano un beluga con la barba di 3 giorni io sinceramente mi incazzerei, ecco.
      In questo senso, un minimo di decenza serve a mantenere un profilo non dico alto, ma almeno onorevole: altrimenti, finisce che VALE TUTTO.

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      • Beatrice

        Novembre 18, 2016 at 11:11 am

        Sì assolutamente: ma infatti inteso come rispetto reciproco. Ho la fortuna di avere accanto una persona che tiene alla cura di sé e fa lo stesso con me, senza ovviamente essere troppo invadente sennò sai dove lo mando.
        Pure io mi incazzerei se nel giro di un anno questo mi si dovesse trasformare nel mostro in ciabatte che gira in casa senza meta con la tuta. Altrimenti, come dici tu, varrebbe tutto. E mantenere un profilo onorevole è un atto di amore nei nostri confronti.

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  • Maddalena

    Novembre 18, 2016 at 10:24 am

    Come sempre offri un’analisi puntuale e arguta. Dal canto mio, la ripresa “estetico-igienica” ha subito un boost “grazie” all’essere dovuta tornare in ufficio il giorno in cui mio figlio ha compiuto 5 mesi. Ufficio creativo e quindi dove un look easy è bene accetto, ma quantomeno è richiesta una parvenza da essere umano e magari devi evitare il maglione con le ombreggiature di rigurgito, ecco. Ci ho messo pochissimo a calarmi nuovamente nella vita di prima e il resto è venuto da sé.
    Se anche io condanno senza appello l’auto-compiacimento e il voler trovare eroismo a tutti i costi nell’abbrutirsi, vorrei però spezzare una lancia in favore dell’abbrutimento consapevole e a “tempo determinato”. Questo perché anche anni fa quando la maternità non era nemmanco nell’anticamera del mio cervello, ho tratto un inspiegabile giovamento da un breve periodo di abbrutimento conseguente, per esempio, a periodi di depressione o delusioni d’amore. Paradossalmente, abbrutirmi e mandare tutto a fare in quel posto (anche esteticamente parlando) mi ha giovato e mi ha dato modo di riprendermi più in fretta del dover dimostrare a tutti che “ehi raga, sono già tornata in pista come e meglio di prima!”, che trovo una stonata forzatura tanto quanto il lasciarsi andare ad libitum. Insomma, per me se una neo-mamma vuole concedersi un paio di mesi di perdita della dignità e del buon gusto è un suo sacrosanto (volevo dire “stracazz…” ma mi sono trattenuta) di diritto, esattamente come lo è per ciascuna persona che affronta un periodo di stravolgimento emotivo fisico e pratico che magari non c’entra nulla con la maternità o l’avere figli.
    (sono Maddalena la solita di Snapchat, FB e compagnia cantante…)

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    • Maddalena

      Novembre 18, 2016 at 10:29 am

      Sono sempre io. Aggiungo che invece io ho trovato più condanna sociale in un atteggiamento che mi appartiene, cioè il continuare a spendere per se stesse e non solo per il bambino. A me è sempre piaciuto lo shopping, la moda. Ovviamente non faccio mancare nulla a mio figlio (ha un armadio ben più fitto del mio, ovviamente a lui non frega un bel nulla di come è vestito….) ma è ancora così piccolo (9 mesi) che nonostante sia zeppo di giochi noto che preferisce giocare, per dire, col cucchiaio di legno. Quindi compro sì vestiti e giochi fighi per lui, però ecco, da un lato mi dico che certe cose le apprezzerà più avanti e allora ci scappa la it-bag per me. Senza particolari sensi di colpa, aggiungo. Peccato che il resto del mondo mi guardi come se fossi il remake vivente della mamma crudele di “Profumi e balocchi”, canzonetta degli anni Trenta, che comprava tutto per sé lasciando al figlio i giochini scassi delle patatine…

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      • Beatrice

        Novembre 18, 2016 at 10:37 am

        Ciao Maddalena, non ti conosco ma già da come parli sono d’accordo con te. Per me il prendersi cura di noi stesse ha tante facce e varie sfumature, e lo shopping è una di queste. Penso e spero che siano passati i tempi – molto anni 60-70-80 credo) in cui si appena si diventava muadri si doveva lasciare tutto ciò che era stato prima di noi e assumere questo ruolo zitte e a capo chino. Manco fosse un lavaggio di cervello stile Harekrishna.
        Io vedo lo sguardo di disapprovazione negli occhi altrui quando una mamma decide di fare come te, e mi dà tanto ma tanto fastidio. Soprattutto mi dà fastidio che le maggiori detrattrici e persone pronte a giudicare le donne siano le donne stesse. Ho sempre pensato che il nostro volerci sbranare a vicenda per dimostrare di essere le più brave – il gene secchione ce lo abbiamo un po’ tutte – sia la nostra rovina.
        Ma se ti può far piacere, io sono pienamente d’accordo con te. Le fantasie pseudo anni 30′ in stile mater familiae del fascismo le lascio volentieri ad altre.

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      • gynepraio

        Novembre 18, 2016 at 10:49 am

        Come se ci fosse bisogno di darti ragione… Diciamo che il senso di colpa -per qualsiasi cosa o quasi- me lo sono scrollato di dosso con due anni di sedute dalla psicologa, ma tutte le volte che mi riassale mi faccio questa domanda: “Ma Elia cosa preferirebbe, una mamma conciata come l’Onorevole Malvestiti oppure una mamma carina?”
        Sarà mica scemo ‘sto bambino, ovvio che vuole una mamma carina.

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    • gynepraio

      Novembre 18, 2016 at 10:53 am

      L’imbarbarimento domestico, i capelli indistricabili, il pigiama che cammina da solo, la dieta a base di muschi e licheni è doverosa quando è una scelta legata al bisogno di leccarsi le ferite. E credo che nessuna ragazza abbia potuto farne a meno, almeno qualche volta nella vita.
      Ma nelle neomamme in tuta io vedo autocompiacimento, come se fossero orgogliose appartenenti alla setta de Las Ciabattones (sto leggendo “Le ragazze”, ormai le sette sono la mia nuova passione).

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  • Manuela

    Gennaio 4, 2017 at 12:44 pm

    Sarò fortunata ma conosco solo mamme che si incirano a vincenda per trovare tempo per se stesse. Che si aiutano e che si supportano… che se la casa è un casino e tu non te ne fai un problema fa niente ma se ti fa stare male ti trovano mille soluzioni dalla babysitter di fiducia alla donna delle pulizie che viene anche una volta al mese se i soldi non ci sono. Io non sono mai stata una maniaca della pulizia e dell’ordine nemmeno prima e dire che con una dienne in casa le cose sono uguali non è proprio vero… il casino e il disordine peggiorano in modo esponenziale all’età del pargolo… quindi è normale sentirsi sopraffatte da alcune situazioni. Quando mia figlia è nata il tempo per la doccia, per il trucco o per la danza o la palestra lo dovevo creare perché lei voleva stare sempre addosso a me. Mi truccavo con lei in fascia. Andavo a danza attraversando milano in metro con lei in fascia e la sdraietta in mano… andavo in palestra quando il papà tornava dal lavoro. Dal parrucchiere ci andavo poco prima e ci vado poco ora. La ceretta me la facevo da sola prima e da sola ora… non credo sia questo il tipo di imperfezione di cui andare fieri o di cui si parla…. credo che la mamma imperfetta di cui tanto si.parla è quella che si permette di arrabbiarsi…. che si prende i suoi spazi che non si scarifica del tutto… che fa del suo meglio.

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    • gynepraio

      Gennaio 4, 2017 at 8:25 pm

      Sbagliare, perdonarsi i propri errori, sbroccare ogni tanto per me è un diritto inalienabile della persona, e non solo della mamma, ci mancherebbe.
      Il genere di mamma ci cui sto parlando invece tende a considerare la sciatteria una specie di condizione connaturata all’essere mamma, e a promuovere una immagine della maternità fuorviante, deprimente, riduttiva.

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