Discovery Channel Novembre 2016: SANTONI &CO
Come alcuni sapranno, ho spedito Michele mi sono fiondata in libreria ad acquistare “Le ragazze” di Emma Cline appena uscito. Prima di dire la mia su quest’opera -stranamente un’opinione che in diverse persone mi hanno chiesto!- ci tengo a precisare che il mio giudizio è intriso di un brodo primordiale di invidia. Emma Cline è più o meno quello che vorrei essere io: californiana, ventisettenne, piena di talento e dotata di capelli naturalmente ondulati. Eppure mi mostrerò superiore e non cederò all’istinto velenoso di insinuare cose tipo “Ah ma di certo l’editor gliel’ha riscritto da capo”, come facevano i detrattori di Paolo Giordano nel 2008. Sarò onesta. Questo libro, oltre a raccontare una storia incredibilmente originale, è prossimo alla perfezione linguistica: credo di non aver mai osservato un uso così rivoluzionario di quelle abusatissime figure retoriche note come metafore e similitudini. La storia parla di Evie, una ragazza di buona famiglia che nell’estate del 1969 vive presso la comunità mistico-religiosa fondata dal santone Russell.

Accattatevill’
Emma Cline è super intelligente perché scrive di ciò che conosce: la vicenda che racconta è così poco “storica” e così tanto “umana” che non deve nemmeno fare ricerca bibliografica, o sforzi di credibilità. Si limita a tratteggiare il contesto menzionando alcuni modelli di automobile e programmi TV in auge all’epoca, ma per il resto potrebbe essere il 1987 o il 2004. Emma Cline scrive di un’epoca di cui non sa niente perché non c’era, ma di un caso di cui probabilmente sa tutto: la difficoltà di essere adolescenti, deluse dai coetanei, arrabbiate con i genitori, desiderose di crescere e scoprire il mondo, sessualmente confuse, curiose e vulnerabili. Sullo sfondo, una California assolata, caliginosa, fatta di strade sterrate e furgoni sgangherati che sollevano polvere: probabilmente quella in cui Emma Cline è cresciuta. Io non so cos’altro suggerirvi se non leggerlo e sperare che scelgano una brava attrice emergente per la trasposizione filmica che certamente ne faranno.
Siccome io non sono una che si fissa sulle cose, “Le ragazze” mi ha lasciato addosso una morbosa curiosità nei confronti del santoni e delle comunità mistiche. Come fanno ‘sti signori a convincere gli adepti a vivere tutti insieme, a farsi intestare i loro beni, a farsi dare ragione incondizionata? Come inducono le belle giovani a fare sesso furibondo con loro? Carisma, direte voi. Mentre mi arrovellavo in questi pensieri, nei pochi minuti lasciati liberi dal pianto pre-dentizione di mio figlio, mi sono imbattuta in un documentario Netflix intitolato “Holy Hell” che racconta di una comunità New Age fondata negli anni ’80, sempre in California. Le differenze rispetto alla comunità descritta ne “Le ragazze” sono evidenti: no droghe, no alcool, poca promiscuità, nessun reato. In compenso, vi prometto grande divertimento: tutti i protagonisti sono vestiti come George Michael nel video di Wake me Up (se maschi) o come Jane Fonda nelle videocassette di aerobica (se femmine). Il santone è un francese di nome Michel, lo stereotipo della pazzah, autore di sodomie, estorsioni di denaro, raggiri vari ed eventuali, che dal 60 minuto in poi si sottopone a così tante operazioni chirurgiche che verso la fine potreste tranquillamente scambiarlo, che so, per mia zia Wilma buonanima. Io ho riso molto, e ne avevo bisogno, perché l’ho visto una mattina alle 5 con Elia appeso al collo.
Ma tornando alla mia curiosità, sapete cos’avevano in comune il santone di Le ragazze” e quello di “Holy hell”? Una vena artistica incompresa. Russell-chiamami-bel-tenebroso vorrebbe fare il cantante, Michel-sono-una-pazzah il performer, ma non riescono a realizzare questo sogno perché il loro talento, evidentemente, non era granchè. Il loro spirito istrionico si sfoga manipolando il prossimo.
Costo: 18 euro (prezzo di copertina)
Discovery Channel Novembre 2016: TURBANTE
Erano anni che volevo un turbante da ricca signora col barboncino, uno di quei copricapo grinzosi con una decorazione sbarluccicante in mezzo alla fronte. Quando l’ho detto a Michele, ha cercato di strapparmi l’anello di fidanzamento. Per il quieto vivere ho taciuto, ma qualche giorno fa il desiderio si è ripresentato prepotente quando sono passata davanti a La Volpe Scalza, un negozio che da 2 anni vedo quotidianamente perché sta sotto casa mia e che vende parrucche, turbanti e soluzioni coprenti per donne affette da alopecia. É gestito da una ragazza straordinaria che della sua condizione particolare ha fatto una missione, e che mi è stata subito molto simpatica. Insomma, non solo ho comprato un turbante, ma l’ho comprato senape, cioè uno dei colori che, insieme al viola e all’arancio. avevo fatto voto di dismettere definitivamente. Perché qui siamo coerenti, signori. Oltre ai marchi che producono turbanti (sì, esistono aziende specializzate in questo), potete concordare con La Volpe Scalza un colore o un tessuto particolare. Secondo me è anche un bellissimo regalo di Natale, in alternativa al solito pidocchioso berretto di lana col pon-pon. Questo modello di turbante somiglia tantissimo alle ghette di Elia: si infila in testa e si avvolgono i due lembi intorno alla fronte. Poi si inizia a cantare vecchie chansones francesi e a fumare sigarette alla vaniglia col bocchino.

Bella e gialla
Costo: 30 euro il modello che ho io.
Discovery Channel Novembre 2016: VINTAGE STOREs
Non sto scoprendo l’acqua calda, compravo abiti usati e crivellati dalle tarme già al Gran Balôn nel 1997. Ma recentemente ho scovato due boutique che sono i miei nuovi luoghi del cuore ove rintanarmi per sfuggire alla crudeltà della vita. Ho comprato un cappotto cammello nuovo con le tasche ancora chiuse, motivo spigato, in lana e cachemire, con bottoni, avvitato. Insomma, tutto quello che quest’anno non è trendy. Eppure non me ne pento, oh no, perché quando voi dovrete portare alla Caritas i vostri cappotti grigi a uovo senza collo e con le maniche a tre quarti, io gongolerò felice nel mio cappottone sempreverde.

Bello bello in modo assurdo
Costo: guardare non costa niente. Il cappotto in cachemire costa 130 euro
4 Comments
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Alessandra
Novembre 30, 2016 at 10:57 am
Il cappotto è una meraviglia e i cappotti a vuoto informi e senza collo stanno male al 90% della popolazione bipede. Turbante, che te lo dico a fare!
Clizia
Novembre 30, 2016 at 7:35 pm
Ciao, i meccanismi psicologici dei seguaci delle sette hanno sempre interessato molto anche me. Ti consiglio questo articolo che trovo illuminante
http://www.massimopolidoro.com/blog/quando-il-mondo-non-finisce-ne-parlo-alla-festa-dellinquietudine.html#.WD8L2rLhCM8
gynepraio
Dicembre 1, 2016 at 6:38 pm
Grazie, l’ho appena letto! Agghiacciante, comunque.
Giulia
Dicembre 5, 2016 at 11:00 pm
le ragazze letto e ammirato. stile grandioso e argomento interessante.
sul turbante ho riserve, me lo studio un po’mi sa… complimenti per il cappotto cammello!