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By gynepraio15 Febbraio 2017In Personale

tre mie gaffe a caso

Qualche giorno fa ho letto questo post in cui si parlava di gaffe. Paola Maraone, per inciso, è una delle persone più diverse da me eppur più rassicuranti che io conosca al mondo. Rassicurante nel senso che se voi pensate di avere una vita complicata, di lottare contro i mille impicci che la sorte vi mette sul cammino, di avere tutto il peso del mondo sulle spalle, Paola sta comunque messa peggio di voi eppure ride sempre, trova il tempo di scrivere e lo fa peraltro molto meglio di tutte le altre.

Siccome la mia bio recita “campionessa mondiale di gaffe”, ho accolto l’invito a raccontare alcune selezionatissime perle.

GAFFE #1: l’orologio, aka insulti a caso

Questo è il classico caso in cui so che sto per fare un passo falso ma continuo, continuo, continuo perché The Show Must go on. Non mi bastava aver litigato apertamente con una certa persona (è la seconda descritta in questo post, non fate quella faccia perché il 99% di voi ci avrebbe litigato dopo 3 minuti) creando una clima di drammatico imbarazzo dove ho coinvolto altre 2 persone di cui una festeggiava il compleanno: non sono un tipo riguardoso ora che ho 34 anni, immaginatevi a 19 cos’ero.

Quando dopo anni sono stata costretta a rivedere questa persona, il mio subconscio era evidentemente ancora assetato di vendetta. Osservando il vistoso orologio indossato dalla mia amica F. -metallico, sbarluccicante, bombato, molto diverso dal suo stile consueto- decisi che dovevo assolutamente scoprire da dove arrivasse. Avrei potuto chiederle: “Dove l’hai preso?” e invece le ho chiesto se gliel’aveva omaggiato la Nasa, perché sai, sembra uno di quei satelliti meteorologici anzi no, pareva proprio la dependance della stazione orbitante Skylab 2. Decisi di ignorare gli sguardi costernati degli altri, e rincarai la dose mettendomi a cantare “This is Ground Control to Major Tom“.

Indovinate chi gliel’aveva regalato, e chi stava esattamente dietro di me. Era l’occasione giusta per seppellire l’ascia, e invece.

gaffe

Scusa David

 

GAFFE #2: il presepe, aka disprezzo a caso

L’altra mia dote straordinaria è esprimere le opinioni con imbarazzante brutalità e sempre, sempre, sempre dinanzi alle persone sbagliate. In occasione di una delle mie prime visite a casa della famiglia del mio fidanzato, il discorso cadde sulle decorazioni natalizie (questione che, se non si fosse capito, io tendo a prendere con grande serietà) e sull’eterno dilemma che da sempre spacca l’opinione pubblica, la grande faglia che separa a metà il nostro Paese, il duro confronto tra fazioni antagoniste: Alberisti contro Presepisti. Interrogata sull’argomento, avrei potuto lasciar parlare Michele. Oppure dire “Albero” e abbassare gli occhi. Oppure fingere di non aver sentito e andare in bagno. Avevo mille opzioni, tutte migliori che dire “No, il presepe è così kitsch” davanti al marito di una sorella di Michele che è tipo il capo mondiale del movimento del Presepe Libero e che allestisce un presepe grosso come un vivaio, forgiando fiumicelli di carta stagnola, costruendo fontanelle ad energia solare, andando nel bosco a trafugare muschio selvatico. Dopo questa figura di merda, avrei potuto stare zitta e sperare che se ne dimenticasse, e invece ho cercato di aggiustare il tiro dicendo “Non kitsch proprio nel senso di brutto, più nel senso di vecchiotto, polveroso, no?”. Ho taciuto solo quando mi ha spiegato che il suo presepe includeva le statuette centenarie dipinte a mano dal suo trisavolo emigrato in Belgio a fare il minatore, che durante l’anno lui custodiva in un forziere tipo quello dei Pirati insieme all’anello di fidanzamento di sua madre e una ciocca di capelli del prozio morto in un Gulag.

gaffes presepe

No, sai, è che il presepe fa tanto kitsch

GAFFE #3: il fidanzato, aka apprezzamenti a caso

Questo talento vale anche nel caso di opinioni positive, eh! Insieme ad un’amica, entro in un negozio di abiti sito in Chivasso. Ci aggiriamo silenziosamente tra le relle di felpe, magliette, pantaloni finché io non vedo un ragazzo biondo e straordinariamente carino che sta guardando la sezione abiti da uomo. Il giovine si dirige verso di me, mi passa davanti ed esce dal negozio. Attendo a malapena che si richiuda la porta e, con la grazia di un camionista slovacco dopo 18 ore di guida ininterrotta, produco un sonoro “Ah però, parliamone” in direzione della mia amica, L’apprezzamento è accompagnato dal classico gesto dondolante della mano che possiamo verbalizzare in “tanta roba, ma tanta tanta”. Non contenta, aggiungo un lascivo “Ma tu chi sei, ma diccelo un po’, ma dove vai, ma torna qui!”, con un tono à la Andrea Roncato nei panni di Loris Batacchi. É con grande eleganza che la proprietaria del negozio mi dice: “É il mio fidanzato”.

Raccatto la mia amica ed esco dal negozio, ma prima le faccio sportivamente i miei complimenti: “ben fatto, brava”.

gaffe batacchi

Io che faccio apprezzamenti su maschi a caso

E ora, per favore, raccontatemi le vostre.

svgRaccolta Duemila: forza, correte in edicola!
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svgLe vite degli altri

11 Comments

  • AliceOFM

    Febbraio 15, 2017 at 11:30 am

    La risonanza, aka “dare la mano a caso”.
    Il medico allunga il braccio verso di me, io faccio per dargli la mano e il nanosecondo successivo capisco che il suo gesto non aveva nulla di cordiale: voleva la mia cartella clinica.

    Il salone della Montagna, aka “pacche sul sedere a caso”.
    Vedo mio padre concentrato davanti ad uno stand, mi avvicino di soppiatto e gli tiro uno schiaffo sul sedere con tutta la poca forza che ho in corpo, così, per farlo spaventare. Si gira. Non ha la barba, ergo non è mio padre. Scappo.
    Ora mi giustifico con un “avrò avuto nove anni”.

    Il campo estivo, aka “offese a caso”,
    La mia migliore amica – non una delle più belle ragazze che abbia conosciuto – in una sera di crisi adolescenziale, scoppiò a piangere in tenda.
    “Ma cosa c’è?”
    “Sono brutta e bassa”
    “Ma nooo, daiii, bassa non puoi dire di essere bassa”
    Seguì un pianto di ore (oggettivamente era alta, bella…non tutti i gusti sono alla menta).

    Comunque dài, la tua gaffe numero 3 non è poi così tremenda. La due invece sì 😀

    Alice

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    • gynepraio

      Febbraio 16, 2017 at 11:00 am

      La numero 3 stavo per rifarla stamattina al nido, tipo che mentre svestivo Elia è passato a fianco un tizio e la mia mente ha pensato quasi ad alta voce “Ma guarda qui che bel paparino” e mi sono fermata mezzo secondo prima che lo sentisse tutto il mondo

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  • Lucia

    Febbraio 15, 2017 at 12:12 pm

    Primo Natale nel nuovo ufficio, la capa mi chiede di mandare mail di auguri a tutti i clienti. Stufa delle solite immagini di alberelli/regali/renne, scandaglio goggle images alla ricerca di qualcosa di più originale. Trovo una foto di un alberello di natale disegnato nella neve fresca con delle punte di scarpe che si intravedono: perfetto! Mando la mail e la giro alla collega tutta soddisfatta: “visto che foto carina? Eh?”, collega mi guarda sbalordita, ri-guardo la foto sul suo PC: l’alberello è stato disegnato sulla neve facendo la pipì… Ok, la visualizzazione dei colori sul mio schermo era un po’ sbilanciata. Mai più mandata una mail di auguri!

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  • Lara

    Febbraio 15, 2017 at 1:32 pm

    Gita fuori porta con una coppia di amici e picnic incluso, dubbi su cosa portare da mangiare: “Ma sì, diciamo alle mamme di preparare qualcosa!” —> entrambi orfani di madre.

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    • gynepraio

      Febbraio 16, 2017 at 10:57 am

      Ne annovero un paio anche io su parenti deceduti, mi pare di ricordarne anche sul gatto. Tipo “che faccia, ti è morto il gatto?” e cazzo era morto davvero.

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  • c

    Febbraio 15, 2017 at 1:41 pm

    La mia preferita è quando è arrivato il collega nuovo e siamo scesi al bar.
    Alla cassa lui tira fuori i soldi e io comincio il teatrino: “Ma no, ma dài, ma ti pare…”
    finché interviene il pietoso barista: “Guarda che ha pagato solo il suo.”
    #vaicosì

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    • gynepraio

      Febbraio 16, 2017 at 10:56 am

      Buahahahahaha!!! Ma la figura comunque se l’è fatta il collega, nuovo e pure tichio

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  • ilaria

    Febbraio 19, 2017 at 12:41 am

    Incontro nell’ufficio di mio marito Alex Zanardi, già senza le gambe, in sedia a rotelle. Dopo aver scambiato qualche parola dico che sono passata a prendere mio marito per andare all’ikea, dovevamo comprare delle cose un po’ ingombranti e, dovendo portare mio figlio e annesso passeggino, mi serviva aiuto. “Perché sai Alex, portare il passeggino è come non avere le braccia, non so mai dove mettere le cose”. Mentre parlavo e mi rendevo conto di cosa stavo dicendo e soprattutto chi avevo di fronte, pregavo affinché si aprisse una voragine sotto i miei piedi per scomparire.

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    • gynepraio

      Febbraio 23, 2017 at 11:59 am

      Oddio, la figura di merda con celebrity ha un fascino tutto speciale.

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