
É finita l’esogestazione, so what’s next?
Il ragazzino due giorni fa ha compiuto 9 mesi. Contestualmente, io sono tornata signorina. Fine dell’esogestazione, inizio del distacco.
Il che mi riporta a quando frequentavo il corso pre-parto con le ragazze fricchettone pazzerelle e per la prima volta ho sentito la parola esogestazione. Che sarebbe, per chi non ha fatto il classico oppure per chi durante le ore di greco dormiva, la sorella meno celebre dell’endogestazione: i primi 9 mesi di vita extrauterina al termine dei quali gli infanti sono pronti al distacco. Mi trovavo nella fase in cui ero già stufa di essere incinta da dentro, per cui quando mi hanno detto che per altri 9 mesi sarei stata incinta da fuori mi si è dipinta in volto questa espressione.
L’ho prontamente repressa perché nei corsi pre-parto va di moda cagarsi sotto per il parto e dichiararsi pronte&scialle per il dopo e vi guardano storto se dite che 24 h di dolore fisico non vi spaventano affatto confrontati con 18 anni di ininterrotto supporto fisico-psicologico-emotivo di un essere che poi devi lasciar andare nel mondo nella certezza che di sicuro ti deluderà, farà cazzate o quanto meno si vestirà in modi molto disdicevoli. Quindi mi sono ridipinta in volto l’espressione da madre estatica che avevano tutte le altre, che era più o meno questa.
In sintesi, durante l’esogestazione il bambino manifesta tutta la sua sconvolgente -e peraltro comprensibile- nostalgia per la vita intrauterina: desidera solo mangiare, essere continuamente cullato/tenuto in braccio e dormire, con ritmi possibilmente decisi da lui. Salvo reali problemi di salute, non esistono disagi neonatali che non si risolvano prendendo in braccio la creatura: per cui, non mi stancherò di dirvi di comprarvi una fascia e imparare a usarla.
Come sta lui. Bene, direi. Pesa 10 kg, è lungo 76 cm. Per chi non ama i bambini, ma s’intende di cani: è tipo tenere in braccio un grosso corgi. Ha solo due denti aguzzi, piuttosto inutili alla masticazione trovandosi nell’arcata inferiore. Questo non gli impedisce di infilarsi in bocca qualsiasi cosa: per dire, la settimana scorsa mi sono distratta un nanosecondo e si è infilato in bocca una fragola intera, di quelle spagnole, enormi e palesemente transgeniche. Ho dovuto estrargliela forzatamente dalle fauci con l’indice a uncino, facendolo protestare disperatamente perché lui voleva mangiarsela tutta intera.
Al nido dicono che è contento, mangia come un lupo e caga come un dinosauro. Potrebbe dormire di più, ma se è intelligente presto capirà quant’è salvifico l’atto di spegnere il cervello per 12 ore. Il mio momento preferito è quando lo vado a prendere al nido, gli faccio ciao da dietro la porta a vetri e resto a guardarlo agitando la mano come in un acquario finché l’educatrice, impietosita, me lo porta tutto sgambettante e sorridente. A riprova della sua intensa attività gastro-intestinale, ogni sera mi viene reso anche un viluppo di vestiti inzaccherati di cibo e liquidi organici.
Non ha ancora imparato a gattonare, ma è in una fase di wandering composta di rotazioni, traslazioni o combinazione delle due. Usando l’addome come fulcro, ruota anche di 360 gradi tipo breakdancer. In altri casi, si fa cilindrico e rotola come un salame giù per una collina. Compiendo inconsapevoli calcoli vettoriali, riesce sempre ad arrivare da A a B, dove A è “tappeto comodo su cui dovrebbe stare” e B è “spigolo vivo, presa elettrica non protetta, supporto per vasi IKEA facilmente rovesciabile, ruota di passeggino cosparsa di Escherichia Coli“.
Alcuni giorni fa ho insacchettato i suoi vestiti per regalarli alle amiche gestanti e mi sono stupita che potesse entrare in quelle tutine piccolissime. Mi sembra impossibile che pesasse così poco, che mangiasse solo latte, che non sapesse ridere né tenere gli occhi aperti, che frignasse in quel modo ritmico. Elia adesso piange da bambino grande, con le lacrime: apre la bocca in silenzio, carica i polmoni di aria e poi esplode in un urlo belluino. Questo accade quasi sempre perché si ficca (da solo!) in qualche tunnel cognitivo. Ad esempio, oggi si è rifugiato sotto un tavolino da caffè in plexiglass trasparente e cercava di afferrare con le mani la ciotola che c’è sopra. Era così frustrato che si è messo a piangere e abbiamo dovuto dargli un biscotto per placarlo.
Come sto io. Abbastanza bene. Io non sono un tipo molto simbiotico, per natura, e ho trovato il distacco più “strano” che difficile. I primi giorni in cui ero sola, avevo una specie di perenne batticuore, come quando sei uscita di casa di corsa e sai di aver dimenticato qualcosa. Ai semafori mi giravo a controllare i sedili posteriori e trasalivo vedendo che non era nel seggiolino.
Siccome mi sentivo stanca, ho fatto le analisi del sangue ed è risultato tutto a posto: semplicemente, sono successe troppe cose in troppo poco tempo. In bambino, il cambio di lavoro, alcuni problemi famigliari. Devo solo accettare che le ore di sonno arretrate non mi verranno mai restituite e sperare che le cose vadano progressivamente a posto. Il mio nuovo lavoro mi piace tantissimo: non so fare niente, vado per tentativi, spesso mi fanno domande tecniche e io così.
Sarà la fortuna della principiante, ma io -campionessa mondiale in lamentazione compulsiva- non mi sono ancora mai lagnata. Meglio, direte voi, hai più energia per fare altre cose! Per fare un po’ di sport, ad esempio. Ho detto che a maggio mi iscrivo in palestra, vi dirò come va. Con ogni probabilità la odierò furiosamente, ma qualcosa per il mio culo lo dovrò pur fare. Oppure potrei usare quelle energie per trasformarmi di nuovo in un essere pensante, quindi leggere, andare a mostre, vedere dei film o delle serie. Il pur sempre valido il progetto di scrivere il romanzo dell’anno, mi sa che lo posticipo.
Stefistro
Marzo 13, 2017 at 3:22 pm
Oltre al massimo livello di comprensione per il sacchetto pieno di vestiti cambiati al “ritiro” dal nido (il mio oltre che cagare come un dinosauro, quando si attacca al biberon o bicchiere per beve trangugia come un cammello disidratato e stacca tutto in una volta il dispositivo di abbeveraggio quindi litri di acqua sulla maglia e suda a livelli astronomici, risultato anche due cambi al giorno), anche per me la fine dell’esogestazione è stata molto simile, con la differenza che al nido del mio comune li prendono solo dai 9 mesi quindi per noi ha coinciso il momento distacco, nido e ripresa del lavoro per la mamma.
Ale adesso ha 1 anno e due mesi (non mi piace 14 mesi perché sa molto di parmigiano reggiano) e per noi la questione sonno al nido, che inizialmente era l’unico punto di attenzione posto dalle tate, è migliorata incredibilmente dopo il Natale, quindi a 11 mesi, quando hanno tolto il pisolino al mattino ed al pomeriggio ha iniziato con 2 ore e mezze filate e pesanti di sonno (tanto per dire scorsa settimana sono dovuta andarlo a prendere prima per andare a fare il vaccino e non sono riuscita a svegliarlo in nessun modo… Un sasso).
Buon proseguimento senza nessun tipo di gestazione ora… Un abbraccio Stefi
Elena
Marzo 15, 2017 at 4:18 pm
Ahhhh l’ esogestazione! Al corso per parto ce ne hanno parlato fino allo sfinimento, e io, ovviamente, pensavo “eh sì, le solite cavolate! figurarsi se un nano dovrà metterci nove mesi per abituarsi a questo mondo”. Ed invece, il karma mi ha punito e ha fatto coincidere perfettamente il tutto: primi tre mesi inferno in terra come in gravidanza, secondo trimestre si sta bene ma si inizia a sentire un certo peso, ultimi tre mesi oddio ma ce la farò?
Però per me i dieci mesi della pupa (che ora ha quasi un anno) hanno segnato la svolta: basta allattamento (mai preso biberon, una stanchezza fisica e mentale che non sarei mai riuscita ad immaginare), svezzamento ben avviato (yuppie) e inizio del lavoro ( parte time, non per scelta mia ma comunque un distacco). Insomma riesco a gestire meglio anche i miei spazi. Sul distacco non ho pianto come una mammola ma piuttosto fa sicuramente un certo effetto.
Sul what’s next non so cosa rispondenti, qui ormai si gattona come fulmini, ci si tira in piedi, si tira/ butta all aria tutto… Però posso dirlo: SI STA DECISAMENTE MEGLIO! tanta stanchezza anche ora ma mai rifarei i primi sei/sette mesi..
Comunque sei una grande, oltre alla nascita del bimbo hai anche cambiato lavoro e affrontato problemi personali! Ci credo che tu sia stanca!
Beh allora non posso che augurarti in bocca al lupo per tutto e di goderti la fine dell’ esogestazione 🙂
gynepraio
Marzo 18, 2017 at 1:18 pm
Crepi il lupo! Comunque credo che i primi mesi in cui sono piccolissimi e maneggevolissimi ce li potremmo godere con maggiore consapevolezza al secondo giro (-risate registrate-).
Laura
Ottobre 17, 2021 at 7:00 am
Leggo solo ora il tuo post che mi è piaciuto molto. Non so neanche se il blog (è un blog? Vanno ancora di moda i blog nel 2021?!) è ancora attivo…
Comunque, e quando al primo giro te ne escono due di bambini?! Le risate registrate non bastano