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By gynepraio15 Maggio 2017In Personale

Anne of Green Gables ci insegna a gestire gli haters

Sabato mattina Elia ha ritenuto opportuno svegliarmi alle 5:30 e richiedermi una colazione anticipata seguita dal suo special treat favorito cioè l’addormentamento in braccio con copiosa perdita di bava, reciproco surriscaldamento cutaneo e relativo innalzamento della temperatura corporea, seguito da intenso formicolio del braccio coinvolto fino a perdita totale della sensibilità e/o principio di necrosi dell’arto. Ma cosa sono questi inconvenienti dinanzi all’opportunità di sedermi in silenzio davanti alla TV e vedermi in solitaria il primo episodio di “Chiamatemi Anna”, l’adattamento Netflix di Anne of Green Gables altrimenti nota come Anna dai Capelli Rossi?

anna of green gables ci insegna a vivere

Ero già senza parole dinanzi alla bellezza della sigla* iniziale, ma poi non ho potuto fare a meno di guardare tutto l’episodio completamente imbambolata, rapita dalla bellezza dei paesaggi canadesi, dalla fotografia sublime, dalle credenze disseminate nella casa di Marilla e Matthew, dal punto di rosso dei capelli della protagonista.

Anne of Green Gables è una bambina assai sfortunella: senza genitori, sballottata dall’orfanotrofio a famiglie adottive dove lavorava come tata e per di più secca e rossa di capelli. Eppure è intelligente, acuta, ciarliera, osservatrice, entusiasta, irrequieta e sempre pronta a meravigliarsi. É un cuor contento come Pollyanna ma è impertinente e spesso inopportuna come Pippi Calzelunghe.

É veramente un personaggio rotondo, con momenti di rabbia, vanità, vendetta, gaffes e passi falsi clamorosissimi, alternati a esplosioni di tenerezza, acume e umanità. Anna si fa strada e trova il suo posto nel mondo sgomitando e andando per tentativi, con sporadicissime botte di culo e l’handicap dei capelli. Anna è una di noi.

Anna è così avanti che non deve nemmeno andare dalla psicoterapeuta per migliorare l’autostima: nel primo episodio una vicina di casa impicciona si permette di esclamarle in faccia che è brutta, secca e sgraziata. Le più attente, ma anche le meno attente, ci ritroveranno esattamente una dinamica social: la pioggia di commenti cattivi e non richiesti che arriva puntuale dinanzi a una foto, un video, una affermazione. A volte, arriva anche in assenza di provocazioni.

Anne of Green Gables, che è una di noi e quindi potrebbe essere Anna di Tor Bella Monaca, ha una vera reazione da mercatara: “Ma come ti permetti, non vedi che io sono una persona come te? Ti farebbe piacere se ti dicessi che sei vecchia, grassa e brutta?” Poi, però, tornata a casa Marilla le impone di chiedere scusa oppure la caccerà di casa. Marilla è un po’ la social media manager di Anna, che le dice che se non la pianta di rispondere ai flame sono guai e salta il contratto. Anna, con la spocchia dei suoi 13 anni e delle sue chiome di fuoco, le fa il gesto dell’ombrello e le dice che mai, mai, mai e poi mai chiederà scusa alla vicina cafona.

La ragazzina fa la pazza ancora qualche ora finché non incontra Matthew, il fratello di Marilla. Che parla poco, ma quando dice lo fa a ragion veduta: per Anna, è una via di mezzo tra un talent scout, un coach e un consulente d’immagine. Matthew le dice la cosa più vera e saggia del mondo: “Tu hai ragione, ma devi chiedere scusa e dimostrare che sei migliore di lei. Arriverà il giorno in cui i commenti degli altri non ti faranno né caldo né freddo, e lì sarai davvero grande.”

Allora, finalmente convinta, Anna si fa forza e va a chiedere scusa alla vicina: indossa la migliore delle sue facce di bronzo e si produce in un lungo mea culpa ricolmo di un pentimento falso come una moneta da 3 euro. E solo quando ha riguadagnato la fiducia della vicina cattiva, costringendola addirittura ad ammettere di essere stata troppo dura e diretta, le lancia la stoccata finale: “Grazie, grazie, grazie per il suo perdono! Non vedo l’ora di ignorare categoricamente tutto quello che lei dirà nuovamente”.

anne of green gables

Spero che lo sfoggio di saggezza di Anna, unito alle validissime motivazioni di cui sopra, vi spingano a vedere l’intera serie.

*a mio parere la sigla più bella di tutte le serie di tutti i tempi è e rimane quella di True Blood

NOTA: Netflix non mi ha pagata, né tantomeno invitata alla première come invece avrei giustamente meritato.

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4 Comments

  • Paola

    Maggio 17, 2017 at 12:04 am

    Devo ancora trovare una sigla all’altezza di true blood 🙂 Appena ho tempo mi guardo almeno il primo episodio di questa serie, la tua descrizione la rende molto interessante rispetto ad altre – certe volte basta avere lo spirito giusto per apprezzare determinate cose!!
    https://paoladallago.com/

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  • Antonia

    Maggio 21, 2017 at 2:03 am

    Sono corsa a guardare la serie e Anna mi ha conquistato. L’ho guardata tutta d’un fiato in un paio di giorni.
    Stupenda
    Incredibilmente, anche se sono ben lontana dalla sua terribile vita di orfana, mi sono rittovata in molti atteggiamenti tipici di chi deve difendersi da certe sofferenze.
    Grazie per averla consigliata.

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    • gynepraio

      Maggio 22, 2017 at 9:26 am

      Spero che anche la seconda serie sia all’altezza. E quei paesaggi, quei paesaggi…

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