
Come superare la fine di un amore
In più di un anno su Snapchat, la domanda che mi è stata rivolta più spesso è: come superare la fine di un amore? Non so come mai riteniate che io possa saperlo e -spoiler- probabilmente non lo so, ma negli anni mi sono fatta molte volte questa domanda. Ovviamente io non ho la presunzione di spiegare a nessuno come superare le proprie ferite, specialmente se gravi e profonde: ognuno sa dove sta la radice della propria sofferenza e valuta se e con chi approfondire il tema. Io, parlo, più banalmente, di rimettersi in piedi e di ritrovare la voglia di vivere.
Come superare la fine di un amore: RIACQUISTARE LA PROSPETTIVA.
Il dolore sembra un’esperienza nuova ogni volta, come mangiare un cibo messicano piccante. Si crede di essere preparati, e invece la lingua brucia sempre come il primo giorno. Eppure non è che uno dei dolori che si proveranno nella vita: il ricordo della gravità di un dolore viene sempre dimenticato o soppiantato da un dolore più forte. Il trauma del primo fidanzatino che in seconda media ci ha lasciate sembrava insuperabile, invece quando in terza media ci ha lasciate il secondo fidanzatino è stato ancora peggio. Poi al liceo, quando ci ha lasciate quello là è stato un inferno, ma mai quanto all’università ci ha lasciate quell’altro. Riguardandoci indietro, il dolore della prima media era una bazzecola confrontato con quelli a venire. Probabilmente, anche il dolore che stiamo vivendo adesso, tra qualche tempo, ci sembrerà molto più sopportabile.
Come superare la fine di un amore: CAMBIARE ASSIOMA.
Purtroppo ci hanno allevate (uso il femminile non a caso) insegnandoci che “se c’è l’amore la vita è bella, se non c’è l’amore la vita fa schifo”. Io credo che vada completamente ribaltato questo paradigma: “se c’è l’amore la vita è molto più bella, ma se l’amore non c’è o non c’è più la vita comunque non è malaccio.” Perché la verità è che l’amore è una delle cose che rende felici, ma in assenza d’amore si può arrivare a stare piuttosto bene. Ciò che chiamiamo rosa continua a profumare soavemente anche se noi siamo single. Scusa Shakespeare, non mi è venuto in mente niente di meglio.
Come superare la fine di un amore: LE RESPONSABILITÀ.
Nel momento in cui si rimane single e per un lasso di tempo ragionevole, è legittimo attribuire a un altro (il lasciante) la responsabilità del proprio dolore: “Quell’infame mi ha provocato questa sofferenza invalidante ed è tutta colpa sua”. Dopodiché se noi decidiamo di sprecare la nostra vita in una spossante inerzia, in una desolata solitudine e in una totale indifferenza nei confronti della bellezza che c’è nel mondo, purtroppo la responsabilità è nostra. Quando, acquisita maggiore lucidità sulla situazione, ti rendi conto di aver sprecato nella sofferenza intere settimane, mesi (o addirittura anni) in cui avresti potuto essere non dico contenta-come-una-pasqua ma abbastanza-felice-e-bendisposta, vi assicuro che girano parecchio le palle. Perché non c’è nessuno da incolpare per il tempo sprecato, purtroppo.
Come superare la fine di un amore: TUTTO DA FARE.
La fine di un amore lascia l’amaro in bocca, ma spesso lascia anche altro: più tempo libero, più denaro, più autonomia decisionale. Se c’era in ballo una convivenza, c’è anche più spazio. Io stessa, dopo la fine di una storia importante, sono rimasta sorpresa di quante serate e domeniche avevo a mia completa disposizione, di com’era grande la scarpiera, di com’era bello allargarsi. Non mentirò dicendo che ero eccitata e scoppiettante, ma riprendermi spazi e tempi è stato piacevole. Fare cose da sola è stato bello, cogliere sfide che in coppia non avrei accettato per timore del giudizio, concedermi alcuni lussi gratuiti che prima mi erano proibiti. Se volete degli esempi personali: in corrispondenza della fine di storie importanti ho fatto un’esperienza di turismo-lavoro volontario in Senegal, ho seguito un corso di snowboard, ho aperto un blog, ho invitato stuoli di femmine per scolarci litri divino e fumarci (in casa, oddiooooo) mille sigarette parlando male di tutto il creato.
Dopo la fine di una storia, ho potuto finalmente mangiare schifezze da asporto sul divano guardando TV spazzatura*. Vi pare poco? Per me, fare il cazzo che si vuole è un piacere ampiamente sottovalutato.

Io che mi dedico a fare schifo sul divano
Come superare la fine di un amore: NIENTE DA PERDERE.
La tristezza di fondo che accompagna la fine di un amore è una costante, un rumore di fondo che non si azzera se non con il tempo: questa cosa va accettata. Insomma, dal lato A c’è “essere di fondo un po’ tristi e non avere nessuno da abbracciare quando viene sera” mentre dal lato B c’è “essere di fondo un po’ tristi e non avere nessuno da abbracciare quando viene sera, ma dare un senso ai propri giorni godendo di quello che il mondo mette a disposizione”. C’è davvero bisogno di spiegare perché B è meglio di A? Dopo che ci si è concessi il giusto quid di inerzia, rammollimento, pensieri crepuscolari in posizione fetale, bisogna farsi un po’ di violenza e scuotersi.
Come superare la fine di un amore: 10 step
Siccome i settimanali femminili vi hanno ormai drogate di liste, eccola qui
- lavorare meglio. Su di me non funziona tantissimo, ma su alcune sì. Concentrarsi sul lavoro produce stanchezza positiva, consente di pensare meno, a volte genera qualche soddisfazione e magari pure qualche soldo
- godersi la rete. State con gli amici: autoinvitatevi a casa loro, invitateli a cena a casa vostra, andate a fare shopping, spalmatevi sulle sdraio della piscina tutta la domenica e chiacchierate fino a levigarvi la lingua
- ampliare la rete. Magari non dovete ricontattare proprio gli amici delle medie, ma quelli che non vedete da mesi presi dal logorio della vita moderna sì. State con le persone, scoprite dov’è andato il mondo mentre eravate ripiegate sul vostro fidanzamento
- organizzare un viaggio. In un resort dove quel l’ex taccagno non vi portava, o nell’ashram di Rishikesh dove vi sarebbe piaciuto recarvi, basta che piaccia a voi. Se è un piacere che vi siete negate per anni, sarà bellissimo
- praticare uno sport. Avete bisogno di produrre endorfina e stanchezza positiva. Che sia recuperare uno disciplina nota oppure sperimentarne una nuova, l’importante è appassionarsi e incanalare energia. Compratevi una bici.
- fare qualcosa di artistico-creativo. Cucito, cucina, disegno, fotografia, découpage: purché sia qualcosa che vi dia soddisfazione, che vi consenta di esprimervi. Resta sempre la vecchia opzione: aprite un blog.
- fare cose da soli. Andare al cinema, a teatro, al museo, in biblioteca, al planetario. Provare ristorantini e bistrot. Fare cose belle per sé, senza aspettare di avere qualcuno con cui farle. Mi autocito, come Woody Allen
- concentrarsi sul corpo. Osservate una scrupolosa routine igienico-estetica. Si tratta di un moto egoistico utilissimo: oltretutto, tempo ne avete e dal bagno non vi caccia nessuno.
- fare decluttering. Non c’è momento migliore per ripulire la casa della fine di un amore. Nei sacchi neri che porterete alla Caritas non ci saranno solo i maglioni infeltriti, ma anche un carico di frustrazione di cui potrete dirvi sicuramente libere.
- fare volontariato. Se concentrarvi su voi stesse non vi basta e proprio non ne uscite vive, vi tocca ridimensionare la gravità della vostra situazione. Dedicarsi a chi ha bisogni più essenziali dei nostri è il modo migliore per farlo
*che vi devo dire? Stavo con uno che non amava mangiare sul divano guardando un film. No comment, grazie.
Lella_lel
Luglio 11, 2017 at 12:28 pm
Da esperienza personale commento che la mia vita in libertà è diventata così intensa e ricca (con tutte le esperienze e le conoscenze che mi ha permesso e permette di fare) che penso “guai a chi me la tocca”…ora per me la parola “fidanzato” crea istantaneamente un guinzaglio psicosomatico che stringe intorno al collo 😛
gynepraio
Luglio 13, 2017 at 2:46 pm
Ecco, così forse è troppo (ma anche nei picchi di massima felicità del mio fidanzamento, certe libertà da single mi sono mancate un sacco)
Letizia
Settembre 14, 2019 at 8:25 am
Ciao Valeria,
Potresti lasciarci il nome dell’associazione con la quale hai fatto il viaggio di volontariato in Senegal?
Ne avrei estremamente bisogno
Grazie!
gynepraio
Settembre 14, 2019 at 2:28 pm
Certo! Si chiama Renken Onlus (se cerchi qui sul blog dovrebbe esserci un articolo dedicato proprio all’esperienza)
Laura
Novembre 2, 2021 at 11:49 am
Arriva al momento giusto.
Grazie ❤
Carola
Novembre 2, 2021 at 12:40 pm
Sempre attuale, averti letta prima!
mi sarei risparmiata troppi mesi a piangermi addosso
Io mi son messa a fare ceramica, tra altre amenità☺️
Alessandra
Aprile 27, 2022 at 6:37 pm
Che bello leggere queste parole. Anche per me arriva al momento giusto. Grazie <3
gynepraio
Aprile 27, 2022 at 9:30 pm
Grazie a te per il tuo tempo!
Rachele
Dicembre 26, 2022 at 8:57 pm
Lasciata da quasi 4 ore. Prima storia, dai 19 ai 24 anni,5 anni. Lui appena tornato dal primo mese di lavoro all’estero. Ci sto sotto una cosa assurda
Lalala
Marzo 6, 2023 at 2:25 pm
Come va adesso? Io lasciata ieri con un bel “non so se ti amo ancora”. Help