
Le mammine pancine e l’allattamento a termine
LE MAMMINE PANCINE SPIEGATE IN QUATTRO PAROLE
Martedì scorso, a cena, cercavo di spiegare il Signor Distruggere e le mammine pancine ripiene d’amore a delle amiche che non seguivano la pagina. Per fortuna, pochi giorni dopo un’altra amica mi ha segnalato una disamina del fenomeno molto ben fatta -ancorché, da snob quale sono, ho istantaneamente pensato che la fonte non fosse molto rassicurante- che vi linko qui e vi suggerisco di leggere attentamente.
Dico “per fortuna” perché la spiegazione che ho fatto io durante la cena è stata lacunosa e sinceramente incomprensibile: “Niente, le mammine pancine sono quelle madri morbosamente attaccate ai figli che li allattano fino a 4 anni, che bevono il frullato di placenta e bruciano gli assorbenti sul balcone, capito? Ma sì, quelle che vendono online i gioielli a forma di vulva fatti con il latte materno! Dai, su, avete capito.”

Io in uno dei miei rari ritratti pancini con ricrescita
MA QUESTE MAMMINE PANCINE FANNO COSÌ RIDERE?
Ci sono persone cui gli screenshot del Signor Distruggere fanno ridere a crepapelle: tipicamente, sono gli uomini e le nullipare. A me, che sono donna e un bambino ce l’ho, provocano un mix di sorriso, fastidio epidermico e dolore sordo alla bocca dello stomaco. Indiscutibilmente alcune gag, soprattutto quelle a sfondo sessuale, sono esilaranti: il primo premio va alla signora che temeva di essere rimasta incinta di un ex fidanzato lasciato anni prima il cui sperma sopito si sarebbe miracolosamente svegliato nei meandri delle sue tube. Il fastidio epidermico è dovuto all’essenza di punteggiatura e agli errori sintattico-grammaticali che le signore inanellano ogni due parole.
Ma il dolore è la parte peggiore. Le mammine pancine sono donne ignoranti, superstiziose, prive delle principali nozioni di fisiologia, che hanno nella maggior parte dei casi un pessimo rapporto col proprio corpo e vivono ansiosamente la coppia. Sono abbastanza certa che risiedano in zone disagiate e che non siano economicamente indipendenti. Ma soprattutto sono donne sole. La maternità è un’esperienza complessa, la vita adulta è complessa, i rapporti interpersonali sono complessi. Queste donne sono certamente stupide, ma sono soprattutto sole: non c’è nessuno che spieghi loro ciò che non sanno, che le prenda per le spalle e dia loro una bella scrollata.
Sono state lasciate sole dai genitori, che non le hanno educate e che assistono alla loro deriva senza reagire: se mi mettessi a praticare il free bleeding, mia madre se ne fotterebbe che ho 35 anni e una laurea, e mi gonfierebbe di schiaffi. Sono lasciate sole da mariti e compagni, indifferenti alla loro ritrosia sessuale e ai loro riti sciamanici: se bruciassi un assorbente sul balcone per favorire la fertilità, Michele disporrebbe un TSO. Queste donne non hanno interlocutori e persone fidate: sottopongono i loro dubbi a un gruppo Facebook chiuso che include donne come loro, anziché telefonare a un’amica, fare una scappata in consultorio o cercare informazioni su Internet ricorrendo a fonti autorevoli.
Forse non sono sole, ma si sentono sole. E io le capisco: me li ricordo certi pomeriggi estivi, troppo caldo per uscire, un sonno incommensurabile addosso, una gran voglia di avere una conversazione leggera ma tonificante con qualcuno nell’attesa che arrivassero le terribili 17:30 -l’ora delle coliche serali, ndr-. I miei genitori erano al mare, le mie amiche al lavoro. La vita delle neomamme è piena di questi momenti, che si superano solo con l’aiuto di una rete. Non il www, io dico proprio un rete di mamme, amiche, zie, sorelle, ostetriche.
SIAMO TUTTE MAMMINE PANCINE
Ma, come metteva in evidenza Valentina qualche giorno fa, sembra che l’etichetta di mammine pancine ripiene d’amore sia pronta a essere appiccicata ovunque.
Mi sono sentita così anche io, quando qualche giorno fa un collega mi ha detto che io parlo un sacco di Elia. Davvero lo faccio? Davvero sono diventata priva di argomenti? Davvero racconto le sue gag come se fossero divertentissime? Come se la maternità ti condannasse a un quid di rincoglionimento al quale non puoi sottrarti, nonostante la buona volontà. Nonostante io non mi senta morbosamente attaccata a mio figlio, né gelosa, anzi io stia fondamentalmente scalpitando dalla voglia di averlo grande, parlante e senziente per portare le nostre interazioni a un livello ancora più maturo.
Sarebbero scelte da mammine pancine anche quelle prassi che genericamente etichettiamo come “alto contatto”: l’allattamento a richiesta/a termine, il babywearing, il cosleeping, l’autosvezzamento? Io le ho praticate, in versione light e secondo necessità, tutte quante. Le ho interrotte quando sono diventate inessenziali al benessere di Elia, oppure si sono convertite in una fonte di stress per me.

Prove generali di baby wearing in pigiama
L’ALLATTAMENTO A TERMINE
Io credo però che di tutte queste scelte, la più coraggiosa sia l’allattamento a termine. Ne parlo proprio adesso perché si è appena conclusa la Settimana Mondiale dedicata all’Allattamento Materno e mi sono posta molte domande in merito. Io credo nella scienza e non posso ignorarne i benefici: se -come nel mio caso- si ha fin da subito latte in abbondanza e si è in buona salute, penso che non provare neppure questa esperienza sia un peccato. Esiste una esigua minoranza di donne che è sinceramente felice di allattare e che ne trae una sensazione di beatitudine&relax: sono gli ormoni, baby. Esiste un’altra esiguissima minoranza di donne cui l’allattamento non pesa: per dire, io ne conosco una sola. Essa si aggira per il mondo con due bambini abbarbicati addosso con la grazia di una vestale, ragion per cui io la considero una figura mitologica come Giovanna d’Arco.
Io vorrei dire che il problema non è l’allattamento: io non ho mai provato vergogna ad allattare in pubblico, l’atto in sé non mi ha mai provocato dolore né fatica. Ma all’allattamento si accompagnano una serie di conseguenze secondarie: non si dorme, perché i risvegli notturni sono affare squisitamente materno, ci si sente perennemente riarse e accaldate, la routine è scandita da un bisogno non tuo che (ancorché prevedibile e ben schedulato!) non è posticipabile/delegabile e t’impedisce di disporre liberamente del tuo tempo.
Io non sono dotata di grande spirito di sacrificio: ho spesso sbuffato con lo sguardo da martire paleocristiana e ho tirato un enorme sospiro di sollievo quando è finita. Non mi sono mai sentita una mammifera in contatto con la mia natura primigenia e non ho amato particolarmente il sentirmi insostituibile (anche perché io, hello, per mio figlio sono già insostituibile). Sono probabilmente una persona tagliata con l’accetta, ma nei sentimenti ambivalenti non sto a mio agio: non avrei saputo reggere a lungo l’equilibrio tra “sono stanca” e “sento di doverlo fare” come racconta Silvana Santo in questo post.
Allattare a termine è una scelta coraggiosa ma più percorribile se ci si prende una lunghissima maternità e se si hanno orari di lavoro elastici (ma anche così non è una passeggiata, come racconta Enrica Crivello in questo video), circostanze che nel mio caso mancavano. Chissà, forse con queste condizioni avrei amato di più l’allattamento.
Per verificarlo, l’unico modo è fare un altro figliahahahahahahahaahahahahahah! No, non sono proprio una mammina pancina.
Elena
Ottobre 9, 2017 at 12:31 pm
Ciao Valeria!
Bell articolo, come sempre!
A me pare però che il signor distruggere a volte esageri su molti punti, io voglio sperare che alcune conversazioni siano dei fake, ci voglio credere!
Comunque… Sarò stata sfigata io ma la rete di cui tu parli ho cercata e trovata spesso e volentieri in pochissime persone con un po di sale in zucca. Quando Costanza era piccolo ero attorniata o da mamme che avevano un bambino che mangia/cagA/dorme mentre io uscivo di casa con due occhiaie da panda o, al centro mamme più vicino, erano tutte come descrivi tu… Co sleeping, allattamento fino a cento anni, fascia fino a tre quattro anni.
Ora, io ammetto che siano scelte e che ognuno può far quello che vuole ma se poi quello diventa l unico modello auspicabile di maternità proposta in un consultorio… Ecco… Anche no! Mi sembra poi che queste mamme pancine guardino proprio male e giudichino le altre! Ora, io me ne sbatto ma i primi mesi cavolo se era dura, mi sentivo veramente una madre di ….
L allattamento poi… Eh vabbe! Io ho avuto tanto latte, bambina vorace CHE NON HA MAI E DICO MAI VOLUTO LATTE ARTIFICIALE E BIBERON.
forse per inesperienza ho aspettano troppo, o lei era così e punto ma l allattamento per me è stato MOLTO faticoso e quando ha finalmente iniziato a mangiare ho fatto una festa.
Perché queste cose non si dicono chiaramente? Tutti ti fanno una testa tanta, ti dicono che il latte materno è oro ma alla mamma chi ci pensa? A me NESSUNO e dico nessun operatore mi ha mai detto nulla della fatica psicologica e mentale di tutto ciò. Sarò stata naif e non l ho immaginata ma non so se la rifarei.
Un abbraccio
gynepraio
Ottobre 9, 2017 at 6:07 pm
Della “fatica” non parla davvero nessuno, perché troppo scoraggiante: la conseguenza sarebbe un ulteriore abbandono dell’allattamento al seno in favore di quello artificiale anche laddove non sarebbe necessario o opportuno.
Io credo che il sistema sanitario italiano, sul fronte dell’ostetricia, viva un spaccatura interna che rende difficile farsi un’idea obiettiva delle cose e di come saranno i mesi post-parto.
Io non mi sono avvalsa dell’aiuto di una ostetrica, ma credo che rimanga il modo migliore -ancorché costoso e privato- per ricevere una assistenza personale. Molte ostetriche sono fan sfegatate dell’alto contatto e premono in un senso, altre sono del modello nazista e pretendono la doppia pesata ogni 4 ore, ma le migliori sono pronte a decidere insieme alla puerpera come organizzarsi e strutturare l’allattamento: le si sottopone a colloquio e, in base a intuito+curriculum si sceglie.
Per dire, se avessi avuto una ostetrica a mio servizio mi sarei fatta forza e avrei imparato da lei a usare il tiralatte, invece di pettinare le bambole, rimandare e restare fregata dalla mia stessa pigrizia e avere un bambino che a 16 mesi non ha mai preso un biberon!
Elena
Ottobre 9, 2017 at 6:40 pm
Fregata numero due!! Abbiamo avuto esperienze molto simili, io da quando mia figlia si è staccata dal seno ho iniziato ad andare di yogurt e latticini e ciao, il latte ho provato quello di mucca ma è l unica cosa che odia e mi son messa il cuore in pace, non la vedrò mai bere latte e amen.
Comunque penso che questa esperienza mi sia servita per capire che forse avrei dovuto appunto essere più preparata sul tutto, c’è molta poca informazione su molte cose. Secondo me si è passati troppo velocemente dagli anni ottanta in cui se il bambino non si attaccava in mezzo secondo allora via di biberon all esatto opposto… Allatta senza fine. A una puerpera appena uscita dall ospedale si dice ” allatta ogni volta che lo chiede e quando il bambino vuole si staccherà”. I primi periodi ok pero a dieci mesi non ha bisogno di mangiare ancora dal seno sto bambino, dai! E tutti… Eh ma vai a sentimento, fino a quando lui vorra! E grazie al cavolo!!Ora, ribadisco, secondo me bisognerebbe aiutare si ad allattare ma soprattutto preparare la mamma PSICOLOGICAMENTE a quello a cui andrà incontro, non farlo è un’ ingiustizia per noi donne. Molte rinunceranno, altre secondo me saranno almeno consapevoli a quello a cui andranno incontro e si prepareranno e sceglieranno cosa è meglio per loro e per loro figlio
francesca
Ottobre 9, 2017 at 1:15 pm
Capisco i tuoi sentimenti nei confronti dell’allattamento perchè sono gli stessi che ho provato io, “sospiro di sollievo quando è finita” compreso. Non capisco invece come si possa sorridere o addirittura ridere leggendo i post delle mamma pancine, non so se siano effettivamente sole, di sicuro sono estremamente ignoranti, di una ignoranza che non pensavo possibile nel 2017 in un paese “civilizzato” come ci si aspetterebbe che l’Italia fosse. A me fanno spavento, ho passato l’intera durata di lettura del post che hai linkato con la bocca aperta e gli occhi spalancati per l’incredulità
gynepraio
Ottobre 9, 2017 at 5:59 pm
Mi spiace averti traumatizzata, e una parte di me spera che alcuni di quei post siano dei fake, delle bufale giganti nate per divertire. Ma temo non sia così.
Sabrina g.
Ottobre 9, 2017 at 2:13 pm
Ciao. Sono venuta a conoscenza del fenomeno mamme pancine da un post sul blog di Clio make up. Mi hanno inorridito. Non sono mamma ma bruciare assorbenti e definire il ciclo come un mini aborto, sono atteggiamenti ignoranti e squilibrati a mio avviso.
gynepraio
Ottobre 9, 2017 at 5:58 pm
Quello di Clio è proprio il post che ho linkato all’inizio. La vedo proprio come te.
sabrinag.
Ottobre 9, 2017 at 11:00 pm
Si, ho visto il link ma non sono riuscita ad arrivare in fondo a quel post, mi fa troppo schifo, nel senso che ci sono affaremazioni di queste mamme che mi fanno stare male. Il tuo post invece, cita pochissime stranezze ed è ben scritto come sempre!
gynepraio
Ottobre 13, 2017 at 12:50 pm
Ehi, grazie, che carina.
Cecilia
Ottobre 9, 2017 at 4:31 pm
Ciao,
complimenti per il blog, leggo sempre. Quanto mi manca Torino, sob.
A proposito del Signor Distruggere: io spero ci risveglieremo presto dalla sbornia collettiva che ce fa sembrare tanto brillante quello che fa. Intendiamoci, nessuna simpatia per la caterva di stupidaggini dei post condivisi nei gruppi, ma la pubblica gogna come soluzione – perchè siamo tutti più intelligenti, bravi, acculturati di loro e quindi possiamo scatenare la nostra violenza simbolica su di loro – non ci rende in nulla migliori delle autrici dei post. Poi a me fa anche specie che lui sia un uomo.
gynepraio
Ottobre 9, 2017 at 5:57 pm
Infatti di questo interesse morboso, se fossi in lui, parlerei con la mamma, o con l’analista.
annaracchia
Ottobre 10, 2017 at 9:52 am
Non conoscevo il signor Distruggere, nè avevo mai sentito la definizione di “mammine pancine”. Non capisco chi possa ridere di quei post, sono orribili, grotteschi, angoscianti. Mi mancava l’aria mentre li leggevo. A me hanno fatto tanta tanta pena. Ad alcune, se sono vere, e non penso di esagerare, dovrebbero portar via i figli per le mostruosità che ho letto sul rapporto con loro.
Giupy
Ottobre 10, 2017 at 11:55 pm
Spno una donna senza figli, pero’ il Signor Distruggere mi fa un po’ lo stesso effetto che fa a te. Certo, alcuni post fanno oggettivamente ridere perche’ certe cose non le leggevamo piu’ da Cioe’ nel 1995, e altri sono palesemente dei fake. Ma il piu’ delle volte il tutto mi sembra condito da un vago maschilismo machista: perche’ ce la prendiamo con queste donne? Donne che, come dici tu, sono sole, e ignoranti. Sono messe da parte da mariti che non le soddisfano a letto e se ne fregano dei figli. Hanno madri e suocere peggio di loro che se non le ignorano le tiranneggiano. Non c’e’ nulla da ridere, questo fa vedere come la nostra societa’ sta andando a scatafascio. E soprattutto non vedo il vantaggio nell’entrare nella vita privata di questa gente, nel sezionare metaforicamente i loro corpi e i loro cervelli, al solo scopo di sentirci un po’ piu’ liberi e moderni noi. E invece Nnn facciamo altro che terrorizzarci all’idea di maternita’, perche’ rinforza l’idea che o sei la donna arida senza figli, o sei la mammina pancina idiota che parla solo di cacca, e non esiste nessuna via di mezzo. Come suggerivo in un post, forse sarebbe meglio andare a trollare i nazisti, che queste qui https://giupyingermania.blogspot.de/2017/09/angela-martin-e-i-nazisti.html
gynepraio
Ottobre 13, 2017 at 12:52 pm
Io spero che il Signor Distruggere sia partito, almeno agli esordi, con un intento di denuncia e divulgazione, e che solo in un secondo momento gli sia sfuggita la situazione di mano.
Io sospetto ci siano dei fake, ma in certi casi ci sono addirittura delle espressioni dialettali così ben rese che può averle scritte solo un nativo…
Vladina
Ottobre 12, 2017 at 12:19 am
Pare che molti post siano confezionati ad arte, e già questo è motivo di disagio, ma anche a me quel che disturba davvero è la risata cattiva, crudele, che di fondo se la prende con chi chiaramente non ha i mezzi. È come perculare qualcuno perché è povero. E questo è al di sotto di ogni dignità.
gynepraio
Ottobre 13, 2017 at 12:46 pm
Anche secondo me, c’è molto compiacimento e poca solidarietà.
Angela
Ottobre 12, 2017 at 5:42 pm
Non conoscevo l’esistenza delle mamme pancine e de “Il signor Distruggere”. Sono costernata da entrambi, davvero.
gynepraio
Ottobre 13, 2017 at 12:46 pm
Mi spiace averti scoperchiato questo vaso…
Daniela
Ottobre 13, 2017 at 9:23 am
Ho conosciuto il signor Distruggere e le mamme pancine pochi mesi fa, all’inizio una risata me la strappavano anche, specie le storie più bizzarre, ma a forza di leggerle e, soprattutto di leggere i commenti che seguono, tutta questa storia mi ha lasciato un senso di tristezza e pena infinita. A me dispiace sinceramente per queste donne, e mi auguro sempre che si tratti di una super trollata, ma ne dubito. E mi spiace anche quanto tutto ciò stia svilendo l’idea di maternità, allattamento, cura dei bambini. Io non ho potuto allattare, ho avuto mia figlia ricoverata in terapia intensiva dalla nascita per 20 giorni, ma mi sarebbe piaciuto almeno provare e nutro una sincera stima per chi riesce, nonostante il dolore e le critiche o prese in giro costanti, a portare avanti l’allattamento fino alla fine. La condizione di madre, specie agli inizi, è legata a una profonda solitudine, penso semplicemente che bisognerebbe cercare di essere più empatici e umani nei riguardi degli altri, soprattutto quando parliamo di condizioni di evidente disagio. Io in tanti momenti mi sento sola, ma so che ho persone su cui contare (mio marito in primis, ma anche la.mia famiglia, le amiche, mamme e non), ma queste donne su chi possono contare? A me tutto ciò fa solo tanta tristezza.
gynepraio
Ottobre 13, 2017 at 12:45 pm
Anche a me, anche se devo dire che in certi casi leggo nelle parole di queste donne una certa aggressività per cui -unitamente alla tristezza, certo- un paio di schiaffi ben assestati glieli mollerei.
Elena
Ottobre 13, 2017 at 3:01 pm
Ciao Valeria, ti seguo su ig e tempo fa anche su snapchat ma non avevo mai letto il tuo blog. Io sono mamma da 8 mesi e da pochissimo sono rientrata al lavoro. Un lavoro lontano da casa purtroppo.
E riflettevo con mio marito proprio ieri sera sull’allattamento. Ho allattato al seno per poco più di 5 mesi e per fortuna anche con orari umani. Poi non ce l’ho più fatta, ero distrutta, le poppate duravano ore, mi sfiancavano e io iniziavo ad odiarle. E con non poca fatica sono passata all’artificiale. Con la gogna che ne è derivata, come puoi immaginare.
Io capisco che l’allattamento al seno sia quanto di meglio ci sia per un bambino, ma ragionandoci, una madre al limite della sopportazione è decisamente peggio del latte artificiale.
E ora che sono rientrata al lavoro, con l’orario ridotto per “allattamento”, cosa farei se dovessi veramente allattare a richiesta? Come è possibile in un’ora allattare tuo figlio e rientrare in ufficio?
Insomma, latte, babywearing e compagnia cantante…ogni madre credo ami suo figlio più della sua stessa vita.
E questo basta.
Un caro saluto 😉
gynepraio
Ottobre 16, 2017 at 10:14 am
La vedo come te, e penso che tutte le madri -incluse le Pancine- agiscano convinte di fare il meglio per i propri figli.
Laura
Ottobre 15, 2017 at 6:59 am
Un bell’articolo, tranne per il fatto che subito all’inizio cadi anche tu nel tranello di voler appiccicare un’etichetta alle donne anche tu: “Nullipare”. (Dal dizionario: donna o femmina di animale in età feconda che non ha mai partorito).
Io mi ritengo una donna e non un animale che non ha partorito e quando leggo i post di “Distruggere”, ho le tue stesse reazioni anche se non ho figli perché non ne ho mai voluti. Ciò non significa che siccome non sono stata ingravidata da qualcuno, impresa che non richiede di certo una capacità superiore, non possiedo quella parte di comprensione per cui “le mamme certe cose le sanno”.
Auguri per tutto.
gynepraio
Ottobre 16, 2017 at 10:13 am
Io non credo di aver scritto “tutte le nullipare” né tanto meno penso di aver pronunciato una frase ridicola come “non puoi capire perché non hai figli”. Ho detto che tra i fan del Signor Distruggere ci sono prevalentemente nullipare e uomini.
Se hai interpretato così la mia frase -unica tra le migliaia di persone che hanno letto o commentato questo post- mi dispiace, ma non desidero che mi si mettano in bocca cose che non ho mai detto, scritto né pensato.
Laura
Ottobre 16, 2017 at 1:01 pm
Probabilmente perché tutte le donne che hanno commentato qui, sono madri e quindi non si sono sentite chiamate in causa.
Mi spiace ma è per logica conclusione che leggendo “chi ride a crepapelle somigli uomini e le nullipare”, fa sottointendere che queste ultime, etichettate come mammiferi che non hanno partorito, siano impossibilitati a capire che oltre le risate c’è qualcosa di più serio, in quanto non hanno partorito.
Hai messo su un blog pubblico, pertanto soggetto ad opinioni da parte di chi si trovi a leggere, altrimenti fai anche tu come le pancine: “Niente kritike solo complimenti” 😉
Laura
Ottobre 16, 2017 at 1:02 pm
Probabilmente perché tutte le donne che hanno commentato qui, sono madri e quindi non si sono sentite chiamate in causa.
Mi spiace ma è per logica conclusione che leggendo “chi ride a crepapelle somigli uomini e le nullipare”, fa sottointendere che queste ultime, etichettate come mammiferi che non si sono riprodotti, siano impossibilitati a capire che oltre le risate c’è qualcosa di più serio, in quanto non hanno partorito.
Hai messo su un blog pubblico, pertanto soggetto ad opinioni da parte di chi si trovi a leggere, altrimenti fai anche tu come le pancine: “Niente kritike solo complimenti” 😉
Ofelia
Novembre 10, 2017 at 1:59 pm
A me Il signor Distruggere non piace per nulla, perchè ridicolizza l’ignoranza, al di là del fatto che siano temi “femminili” e riguardanti spesso la maternità o la coppia. Trovo orribile strumentalizzare l’ignoranza (vera o verosimile che sia) per il successo personale.
Alessia
Gennaio 18, 2018 at 6:16 pm
L’allattamento….tanto odiato con la prima figlia, vissuto come sacrificio, esperienza faticosa, da non poter delegare a nessuno…e tanto amato col secondo figlio, 3 anni ancora allattato…quell’amore e il legame che si crea che poche mamme conoscono.
E rimpianti di non averlo fatto anche con la prima.
Difficile giudicare coerentemente quello che non si conosce, che non si vive sulla propria pelle.
Ognuno da il meglio di sé per i propri figli. Quasi sempre.
Mara
Luglio 18, 2019 at 6:50 pm
ok..grazie a questo post ho scoperto l’esistenza del “flusso libero”..vabbè non so perché ultimamente il web mi porta a scoprire cose che abbrutiscono la mia vita
però nullipare davvero non si può sentire, un semplice “senza figli” forse è un pochino più educato..sai com’è
saluti
gynepraio
Luglio 19, 2019 at 9:37 am
Grazie per il tuo contributo, ma “nullipare” non è una parola che ho inventato io: è linguaggio scientifico. Ti assicuro che ci rimangono male anche quelle che partoriscono dopo i 35 anni che vengono definite “primipare attempate”.