Su una recente story di Instagram mi ero offerta di divulgare il mio straordinario sapere in tema di shopping online, con tanto di sondaggio dal quale è emerso che siete tutti lì in attesa di ricevere i miei consigli come passerotti appena nati aspettano a becco spalancato che mamma passera gli agevoli un verme. È stato solo dopo attente riflessioni che mi sono accorta di aver fatto una promessa troppo baldanzosa e di essermi spacciata per esperta di una materia sulla quale non sono in verità così ferrata. Che è poi il criterio su cui ho fondato tutto il mio percorso universitario e professionale, diciamo.
Io sono dell’idea che i capi vadano preferibilmente provati prima di essere acquistati, quindi continuo a privilegiare i negozi fisici tradizionali rispetto a quelli online; a questo va aggiunto che odio corrieri, trasportatori, postini. Dinanzi alla parola “reso” rabbrividisco sempre e comunque, anche se è gratuito.
Per cui ho deciso di trasformare l’idea originale “Post sugli acquisti online” in “Post sugli acquisti ragionati” mettendo a frutto 5 lezioni sullo shopping apprese a mie spese, nel senso figurato ma soprattutto economico del termine. Siccome lo sproloquio potrebbe essere lungo, ho deciso di inserire in un successivo post “di servizio” le liste e le risorse utili per procedere effettivamente con gli acquisti.
Lezioni sullo shopping #1: il de-cluttering è inutile senza re-clustering
Da fine 2014 il mio guardaroba è stato protagonista di un periodico decluttering: almeno 2 sessioni annuali, primavera e autunno, sempre precedute da una settimana della vergogna (Una tradizione che ha avuto inizio qui). Ecco quello che avevo osservato:
- possedevo pochi capi di alta qualità evergreen e ne mancavano all’appello parecchi
- possedevo troppi capi di bassa qualità soggetti a rapida usura o dismissione: i miei capi di bassa qualità venivano indossati solo 1 o 2 volte a stagione (è scandaloso, lo so) perché erano semplicemente troppi
- anche pochi usi erano sufficienti a rovinarli (perché di scarsa qualità) o a stufarmi (perché troppo modaioli oppure scelti solo in preda all’hype da shopping e quindi mi stavano male)

A proposito di cose che metti una volta
Dividendo il mio budget in cluster omogenei, direi che era inizialmente: 75% cluster fast fashion, 25% cluster capi durevoli. Siccome l”obiettivo non era eliminare per poi tornare a spendere con gli stessi pattern malati di prima, ma ridefinire le modalità di acquisto, ho ripensato i cluster: 25% fast fashion, 25% usato (fast o durevole), 50% capi durevoli. Poi, ho stilato una lista di capi irrinunciabili che volevo possedere: molti di essi li ho già comprati in questi anni, altri spero di trovarli a breve (la lista di questi capi sarà nel prossimo post).
Lezioni sullo shopping #2: non bisogna essere snob
Ovviamente continuo a comprare nel fast fashion, ma solo capi modaioli che so di voler indossare per una sola stagione. Ad esempio, quest’autunno ho comprato:
- pantaloni pie-de-poule alla caviglia
- stivaletti rossi visibili da Marte
- baschetto da ragazzetta al primo anno di Belle Arti
Quando dico fast fashion, non intendo solo HM, Mango, Zara, Bershka, Stradivarius: io abbandono ogni remora ed entro pure da Pimkie, Terranova, Promod, Tally Weill e compagnia cantante. Se cerco una determinato articolo che mi stia bene e costi il giusto, sinceramente del brand me ne frego. Bisogna entrare e allenare l’occhio a cercare ciò che serve.
LEZIONI SULLO SHOPPING #3: andate al MERCATo
I mercati sono l’unico luogo dove trovi contemporaneamente capi durevoli e capi fast. Per quanto riguarda i mercati tradizionali, io ne ho tre di riferimento su Torino dove, ad esempio, ci sono banchi che vendono ottimi pull in lana Merino’s, quelli dei maglifici biellesi di una volta per intenderci, che non si trovano da nessuna parte. Ma ci sono delle miracolose variabili impazzite: nel mercato di piazza Santa Giulia, che posso assicurarvi è tutto tranne che vasto e bello, c’è sempre un signore che vende abiti usati a prezzi compresi tra 2 e 4 euro. La maggior parte dei capi, pur essendo in ottime condizioni, sono brutti: tuttavia, in mezzo al mucchio se ne trovano di bellissimi. Io ho comprato due camicie in seta, un paio di jeans, due gonne 100% lana: sono tutti abiti vintage e inutilizzati. Ne sono certa perché non hanno neppure un segno di usura, sono persino “rigidi” quasi fossero inamidati, e soprattutto hanno quelle etichette old-fashioned scritte in font anni ’70.

Camicie in seta vintage
Insomma, quei brand che non esistono più, tipo “Lara Intimo” oppure “Derossi confezioni”. La lezione che ne traiamo è che il mercato è assai meglio del supermercato: la verdura è più buona, vi regalano il prezzemolo e magari trovate pure le camicie di seta.
LEZIONI SULLO SHOPPING #4: USATA MA TENUTA BENE
Anche i mercati vintage sono un pozzo infinito di articoli usati ma in ottime condizioni, se non decisamente nuovi: ad esempio, una mattina mentre cercavo di far dormire quella scimmia urlatrice di mio figlio passeggiando per piazza Vittorio Veneto ho comprato la cintura rossa di Joan Collins a 10 euro. Si tratta di un capo assolutamente stagionale quindi non l’avrei pagato di più, ma è in 100% pelle ed è nuova di zecca. Quest’estate ho comprato una borsa di paglia e un wrap dress a pois da francese sporcacciona (cit. Rock&Fiocc), pagandolo un euro. Pura poliestere, ma nutro la speranza che l’estate prossima non dovremo più vestirci come mungitrici di Provenza e potrò quindi metterlo in pensione senza soffrire.

D’estate francese, d’autunno texana
Per cui certo, Dio benedica Depop, ma toccare l’usato con mano è un’altra cosa: la domenica mattina uscite a fare colazione e andate per mercatini. Diventate amiche delle signore che vendono le borse griffate, dite loro che cosa vi serve e vedrete che riusciranno pure a procurarvelo.
Lo stesso discorso vale per i negozi di moda second-hand che lavorano in conto vendita: io stessa ho venduto dei capi tramite loro e noto che viene sempre fatta un’attenta selezione all’ingresso. Non vengono accettati articoli contraffatti, troppo usurati, fuori moda o troppo bizzarri. Per portare degli esempi, in un negozio di questi ho comprato un cappotto cammello 100% cachemire e degli stivaletti Max Mara color cuoio entrati di diritto tra i miei capi del cuore.

Cappotto cammello in cachemire, stivaletti color cuoio
Nel prossimo post includerò la lista dei negozi vintage, dei mercati rionali e dei mercati vintage domenicali torinesi.
LEZIONI SULLO SHOPPING #5: anche quando non serve
Questo principio è sbagliato dal punto di vista microeconomico: qualsiasi esperto di economia domestica sconsiglia di creare scorte di prodotti che non ci servono o che deperiscono solo perché siamo innamorati dell’idea di risparmiare. Quasi sempre immobilizziamo denaro, che potrebbe anche solo essere anche solo tenuto in banca e fruttare un minuscolo interesse. Questo insegnamento è vero quando si tratta di cibo, ma per i vestiti sono disposta a fare un’eccezione. A volte si trovano cose:
- fuori stagione. A luglio ho comprato al solito mercato di Piazza S.Giulia dei bellissimi pigiami a maniche lunghe, che sto usando in queste settimane. Se mi fossi basata sul buon senso e sulla temperatura esterna, avrei dovuto tirare dritto ma alla fine credo di aver fatto un’ottima scelta.

Il tenerone, signori
- diversissime da quello che si stava cercando. Io volevo tantissimo un cappotto, ho trovato dei jeans dopo 10 anni che non ne compravo un paio. É la serendipità, e non è un male di per sé.
- perfette per fare regali di Natale o compleanno. Invece di farvi prendere dalla fregola natalizia, quando andate per mercatini guardate nei banchi che vendono abiti, accessori oppure oggetti di design. Si risparmia e si fa sempre un’ottima figura
- non propriamente necessarie. Ma in un Paese occidentale nel 2017 cosa lo è, sinceramente?
Dopo questa provocatoria e retorica domanda, vi mollo e vado ad aprire al corriere perché è arrivato il mio pacco di Uniqlo, ciao, è stato bello.
12 Comments
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Erica
Ottobre 26, 2017 at 10:22 am
Molto interessante! Vorrei avere anch’io la possibilità di girare per più mercati, mercatini e negozi fisici ma abitando fuori Milano l’investimento di tempo per andarci è sempre un problema. per questo mi affido molto più all’online. Però concordo, chi può farlo lo facciaaaaa invece di entrare solo nei tristi centri commerciali! 😉
gynepraio
Ottobre 30, 2017 at 3:43 pm
Centri commerciali solo ad agosto per via dell’aria condizionata
Occhineri
Ottobre 26, 2017 at 2:22 pm
appena inizierò il cambio di stagione dovrò fare un bel decluttering anche io!!
cmq è vero i mercatino sono sempre un’ ottima idea!!
gynepraio
Ottobre 30, 2017 at 3:44 pm
(buttare via l’inutile, tra l’altro, è un rito liberatorio per l’anima)
Occhineri
Novembre 13, 2017 at 10:48 am
infatti!! ogni volta che do via tutte le cose che non uso provo un senso di liberazione!!
Marta
Ottobre 27, 2017 at 3:36 pm
“Mungitrici di Provenza”.
Rido da un’ora.
Un saluto da una tua recente ma già fedelissima lettrice,
Marta
gynepraio
Ottobre 30, 2017 at 3:45 pm
Grazie Marta, spero tornerai a breve a leggere!
Giusy Famiglietti
Ottobre 28, 2017 at 7:53 pm
Utilissimo e condivisibilissimo!! conosci il negozio Vintage di via Pomba…
CHA.RLY Vintage&flowers?
gynepraio
Ottobre 30, 2017 at 3:46 pm
No, ma sto giusto cercando un luogo dove spendere i miei ultimi pennies
Jennifer
Ottobre 29, 2017 at 7:20 pm
Io da ex Torinese ormai delocalizzata oltremanica attendo con ansia il prossimo post, magari sotto Natale potrò sfruttare qualche tuo suggerimento 🙂
Comunque quanto amo i mercati…sono tra le cose(poche) in assoluto che mi mancano di più qui!
gynepraio
Ottobre 30, 2017 at 3:46 pm
Come desideravi, post pubblicato!
Carlotta
Novembre 26, 2017 at 4:35 pm
Be’ quando andavo regolarmente alla Crocetta facevo un sacco di acquisti intelligenti al mercato di quest’ultima… Concordo con la fast fashion che non sia solo Zara, Mango etc…io da Camaieu e Promod ho comprato dei capi basici e di buona composizione. Non sono mai stata da Uniqlo come bisogna regolarsi per le taglie?
Carlotta