Posta del cuore dicembre 2017
Posta del cuore dicembre 2017: Clara
Clara ha un ragazzo del quale è innamorata e con cui sta vivendo i primi magici mesi di relazione. Il problema è che, nonostante siano coetanei e arrivino da un percorso universitario simile, Clara percepisce questo ragazzo come incredibilmente avanti rispetto a lei: più preparato, più talentuoso, più eclettico, più motivato. Il suo timore è che un giorno lui si accorga di questo divario e la lasci per la sua inadeguatezza.
Ora, Clara, siamo realistici: ci sono molte probabilità che nella vita voi due vi lasciate, perché sono ahimé sempre più numerose le storie d’amore che finiscono in niente. Ma la buona notizia è che vi lascerete per altri motivi, non certo perché lui usa meglio gli acquerelli di te, ecco.
Quello che voglio dirti è che, oltre alle doti intellettuali e ai talenti artistici, ci sono molte altre voci che marcano la distanza tra due persone: l’intelligenza emotiva, la bellezza, la simpatia, l’empatia. Te ne ho dette solo alcune, ma l’elenco potrebbe essere lunghissimo. Quindi, mentre tu lo guardi estasiata intento a suonare l’ukulele coi piedi, lui si sta domandando come mai una ragazza bella come te sta con uno bassetto come lui. Mentre tu lo veneri mentre costruisce sculture neoclassico col tappo in fildiferro dello spumante, lui si chiede come faccia tu a essere così amabile con i suoi parenti che lui getterebbe nel pozzo.
Ci siamo capite? Non sottostimare la tua capacità di farti amare e nemmeno la sua capacità di apprezzarti nella tua totalità; ma soprattutto non riduciamo -il plurale è anche un’autoesortazione- il confronto tra due individui alla conta delle loro doti intellettuali (o dei loro successi monetizzabili, peggio ancora!) ma cerchiamo di considerare l’individuo come una persona completa e complessa. L’amore passa per molte vie: l’ammirazione e la stima sono solo alcune tra le più “facili”.
Suggerimento di lettura: L’anno del pensiero magico di Joan Didion. É sconsideratamente triste, ma parla di una famiglia e di una coppia i cui membri fanno lo stesso lavoro (gli scrittori), sono diversi, ugualmente famosi -forse lei di più- ma si rispettano e spalleggiano autenticamente.
Posta del cuore dicembre 2017: infojobs
Infojobs è una neomamma trentenne appena rientrata al lavoro dopo una lunga maternità che si sente demotivata dal suo ruolo, a suo dire poco stimolante e privo di opportunità di crescita. D’altro canto, è restia a cambiare lavoro giacché conta su un contratto sicuro e tutelante che le farebbe assai comodo nel caso di una seconda gravidanza che tra non molto vorrebbe tentare. Cara Infojobs, il tuo caso andrebbe valutato con un’obiettività di cui io, non conoscendoti, non dispongo. Io ti invito a chiederti due cose, principalmente:
1-quanto è importante il lavoro per te? Ha un ruolo davvero “motivante” nella tua vita? Non c’è nessun trabocchetto in questa domanda, perché io penso si possa essere un buon lavoratore senza essere un appassionato lavoratore. Ci sono un sacco di persone che fanno “discretamente” il proprio lavoro senza trarne un grande piacere e che lo considerano un modo per guadagnare a sufficienza per potersi concedere un certo stile di vita, oppure che volutamente lavorano poche ore per disporre di tempo libero da dedicare ad altre attività (la famiglia, la casa, uno sport etc.). Per citare la mia posizione, io non sono una workaholic ma sono curiosa e mi piace imparare cose nuove; per me, la discriminante tra un lavoro che mi piace e uno che mi rattrista la fanno la varietà, l’autonomia decisionale e soprattutto l’intelligenza delle persone che lavorano con me. Quali sono le tre aspettative principali relative al tuo lavoro?
2-quante oggettive possibilità hai di trovare un lavoro dipendente analogo o migliore dell’attuale? Devi essere realistica, perché -ti dico il mio caso, eh- se vivi a Milano e ti occupi di consumer marketing, probabilmente non ti sarà difficile cambiare lavoro. Se vivi a Torino, è già più dura. Ma se vivi a Macerata o a Nuoro, è ancora più improbabile. Per scoprire questo, ti devi mettere in gioco: rispondi a degli annunci, candidati, renditi visibile. Vai a vedere com’è là fuori: male non ti farà. Al massimo verrai scartata, scarterai a tua volta, in ogni caso creerai relazioni e ti farai le ossa.
Quanto al tuo dubbio di iniziare un nuovo lavoro da quale poi assentarti dopo poco per via di una maternità, io ti direi di smetterla di autosabotarti e condannarti agli stereotipi. Puoi essere un’ottima lavoratrice per un po’, poi mollare il tiro e magari lavorare da casa, poi puoi tornare in ufficio, arrancare qualche settimana e ridiventare un’ottima lavoratrice: smettiamola di considerarci un investimento a perdere, una sorta di cavallo bolso e zoppo con l’handicap del senso di colpa preventivo. Hai un tuo innegabile valore intrinseco e hai margini di miglioramento. Quando poi inventeranno un altro modo di fare i figli che non sia tenerseli dentro 9 mesi, sparaflasharli fuori e vivere altrettanti mesi con un koala appeso addosso, beh, allora ne riparleremo.
Suggerimento di lettura: tutti i post di Valentina Santandrea che narrano la sua straordinaria storia personale. Madre single tre volte (ripeto: TRE) e stimata professionista, con un background famigliare sicuramente complesso e una curiosità di vivere fuori dal comune.
Posta del cuore dicembre 2017: delicatessen
Delicatessen ha un’amica d’infanzia con la quale sente di non avere più nulla in comune: ad aggravare questa presa di coscienza, c’è una sorta di fastidio epidermico che la assale quando sono insieme e che la spinge a pensare di essere arrivata al capolinea. Delicatessen parla di “sopportazione” e questa scelta semantica rende bene la sua esasperazione.
Cara Delicatessen, sono cose che accadono a tutti, prima o poi. Ma la cosa importante che tutti tendiamo a dimenticare è che la fine di un’amore o un’amicizia non annullano né sminuiscono ciò che c’è stato prima. I vostri anni vissuti insieme rimangono comunque belli, importanti e formativi, anche se in un modo o in un altro avete scelto di andare in direzioni diverse. Io penso che nessun rapporto paritario debba essere basato sulla pietà, sul senso di colpa, sul ricordo, sulla consuetudine e che ci debba essere un fondo di stima reciproca (ci sono alcuni rapporti che esulano da questa mia pseudoregola, e infatti non sono paritari!).
Puoi scegliere di dileguarti con eleganza, che significa rarefare gli incontri: è un comportamento soft, che minimizza gli scontri e le occasioni di confronto diretto. Non ti darà l’occasione di vuotare il sacco e di dire alla tua amica quanto ti dispiace. In alternativa, puoi cercare o creare un’occasione di confronto, e dirle cosa pensi e cosa ti fa soffrire. Probabilmente è più affettuosa la seconda scelta, anche se credo che vada effettuata senza troppe aspettative: con la volontà di esprimere ciò che si ha dentro, più che con l’idea di cambiare la realtà delle cose. Ecco, io non ho mai conosciuto nessuno che sia “cambiato” perché un’amico gli ha fatto notare che le cose non vanno: forse, al limite, potrai agevolare una presa di coscienza.
Suggerimento di lettura: Piccola Dea di Rufi Thorpe, che racconta l’amicizia tra due ragazze cresciute nello stesso quartiere ma approdate a vite che più diverse non si può.
2 Comments
Leave a reply Annulla risposta
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Elisa
Gennaio 2, 2018 at 7:37 pm
Mi è piaciuta la tua risposta a Delicatessen…io mi sono allontanata da diverse amiche d’infanzia (recentemente ma anche dall’inizio del liceo) e,tranne un paio di casi in cui sono stata delusa da persone a me care,l’ho trovato un processo doloroso,ma naturale. E l’attuale assenza di affetto per quelle persone non ha modificato la gioia delle esperienze fatte insieme. Un saluto Valeria,bel blog
gynepraio
Gennaio 3, 2018 at 5:09 pm
Grazie per aver letto il post, a presto!