Discovery channel gennaio 2018: The end of the f***ing works
Lo sapete che non guardo serie TV con grande frequenza, per svariate ragioni: non scarico illegalmente, non ho Sky ma solo Netflix, non sono costante e soprattutto perdo i sensi intorno alle 21:35. Ma per questa serie Netflix ho fatto un’eccezione per tre validissimi motivi: gli episodi durano 20 minuti, sono solo 8 puntate e soprattutto ci sono dei protagonisti adolescenti. Alyssa e James sono due diciottenni provenienti da famiglie diversamente ma analogamente sciagurate che sono protagonisti di una fuga nell’Inghilterra rurale: l’occasione sarà gradita per commettere una nutrita serie di reati e innamorarsi davvero (ora scusate, ditemi: questa mia sinossi non è mille volte meglio di qualsiasi altra abbiate mai letto?).
Io amo le storie i cui protagonisti sono adolescenti problematici, mi piace l’umorismo nero se ben dosato, sopporto il sangue e amo le brughiere: qui dentro c’è tutto, garantito. In più si assiste alla lenta ma progressiva genesi del sentimento -che nella fattispecie è amore- in individui dall’emotività molto traballante, diciamo. Un amore speciale dove c’è poca passione, ma tanta vicinanza, compagnia, solidarietà, sopportazione, sacrificio, protezione.
Insomma, in mezzo a situazioni surreali se non decisamente irrealistiche, c’è una costante di purezza e autenticità che a me ha fatto sentire bene. Oltre ad avermi tenuta sveglia fino alle 23:00.
Inoltre, i due protagonisti hanno l’abitudine di chiedersi “Coooosa?” anziché “Cosa c’è?” o “Qual è il problema?”. Lo sto facendo anche io, per risparmiare tempo.
Costo: zero se avete Netflix e se non ce l’avete mettetevi per favore d’accordo con i vicini di casa, la nonna e la zia e vi costa 4 euro al mese a testa.
Discovery channel gennaio 2018: il sacco nanna
Dopo il mio faticosissimo coming out su Instagram Stories, in cui spiegavo come ho insegnato a Elia a dormire tutta la notte, credo che sia doveroso spiegare quale ruolo ha avuto il sacco nanna dell’economia dell’operazione. Se vostro figlio scalcia come Furia Cavallo del West, è probabile che ad un certo punto si scopra e che lo sbalzo termico abbia qualche nefasta conseguenza su di lui. Tipicamente, potrebbe prendere freddo e acchiapparsi un bel malanno. Studi condotti dall’Università Mondiale della Statistica Empirica dimostrano che ciò tende ad accadere in una di queste occasioni:
- la notte precedente la partenza per la vostra onerosissima settimana bianca sulle Dolomiti, chiaramente senza diritto di rimborso né recesso
- la notte precedente la sua festa di compleanno alla quale dovevano intervenire 48 bambini con relativi genitori e per il quale avevate prenotato un spettacolo del Cirque du Soleil
- la notte precedente l’unico giorno di ferie che vi siete prese dal 2012 e che volevate destinare a quel mare magnum di tasks noti come i cazzi miei
Nel secondo caso, semplicemente, si sveglia, piange, desidera essere ricoperto ma l’occasione è spesso gradita per pretendere acqua, latte, coccole, ninna nanne o un mix delle precedenti. Il sacco nanna risolve questo problema perché lascia le braccia e gambe libere di muoversi ma mantiene una temperatura costante.
Prima che Elia nascesse, avevo acquistato un sacco nanna estivo per lui, ma nel giro di pochi giorni aveva cominciato a fare molto caldo e non me la sono sentita di usarlo: quando è stato troppo grande per entrarci, l’ho venduto. Pensavo che non sarei mai più tornata sull’argomento ma una mattina, sull’onda della disperazione da carenza di sonno, sono entrata in un negozio di usato per bambini e ne ho comprato uno invernale a ben 12 euro. La svolta: il piccolo non solo lo ha accettato ma lo ama, ma a volte lo abbraccia, lo coccola, lo accarezza. A quel punto ne ho comprato un altro che alterno quando il primo è in lavaggio, sempre usato che qui mica stiamo allevando il Piccolo Lord.
Io credo che il sacco nanna abbia contribuito attivamente al buon sonno di Elia e suggerisco a voi tutte di provarlo, madri che mi avete scritto dei messaggi strappalacrime dicendomi che non dormite da 3 anni. Se, una volta fatto il testi, desiderate fare un investimento, mi sono informata molto approfonditamente e il brand migliore si chiama Gro. Sono bellissimi, differenziati per età e per tog, l’unità con cui si misura la capacità di un rivestimento di trattenere il calore (si parte da 0,5 tog = stanza calda o stagione estiva fino a 3,5 tog = stanza fredda o condizioni climatiche estreme). I prezzi non sono esagerati: 50 euro per una coppia di sacchi nanna di alta qualità mi sembra un prezzo ragionevole. Altrimenti, ne trovate a bizzeffe da IKEA, Kiabi e qualsiasi altra insegna di articoli per bambini, anche se forse non si tratterà di cotone egizio pettinato a mano da un’artigiana vergine, ecco.
Ultimo dettaglio, non meno importante, in caso di viaggi o trasferte il sacco nanna è comodissimo perché occupa meno spazio di coperte+lenzuola.

Questo è di Ikea
Costo: variabile, su milioni di canali diversi
Discovery channel gennaio 2018: l’arte del REWORDING
Avevo già parlato di reframing nella mia recensione de “Il metodo danese per crescere bambini felici ed essere genitori sereni”. Il reframing consiste nel cambiare o ridimensionare il significato di un fatto o di una esperienza descrivendolo e interpretandolo diversamente: un esempio tipico di reframing è “separare l’intenzione dal comportamento”. Cioè immaginare qual era l’obiettivo “desiderato” dietro a un certo gesto ci aiuta a comprendere il gesto anche qualora esso sia per noi dannoso o molesto, e quindi a provare meno fastidio. L’obiettivo non è giustificare un comportamento o deresponsabilizzare chi l’ha compiuto, ma interpretarlo, non farsi destabilizzare e soprattutto studiare le mosse successive. Sembra un pensiero da Sun-Tzu, ma capire che un collega cattivo in realtà ha solo paura aiuta molto nel ridimensionare la gravità dei dispetti che ci fa e nello studiare una contromossa intelligente, no?
Il genitore che cerca di non incazzarsi o vedere nei comportamenti scriteriati del proprio figliolo un’indole diabolica, inconsapevolmente, fa reframing. I capricci sono un modo per imparare a esercitare la volontà, il pianto è un modo per incanalare la frustrazione, la violenza sugli oggetti è un modo per comprendere il meccanismo di causa-effetto. La tentazione sarebbe quella di dire che il piccolo è un tiranno isterico distruttivo, ma nella maggior parte dei casi non è vero.
Fratello del reframing è il rewording, o riformulazione: consiste nel dire o chiedere le cose in un modo non offensivo, né aggressivo, né traumatizzante, né pessimista. Il che non significa solo essere educati o gentili, ma proprio evitare accuratamente i vocaboli che puzzano di condanna, etichetta o giudizio morale. Ci sto provando tanto, da un po’, utilizzando il mio interlocutore preferito cioè il mio bambino. È una pratica difficile e spero davvero che sul lungo periodo avrò un qualche ritorno perché mi costa una fatica incredibile, specialmente al mattino alle 8 meno 10 quando cerco di cambiarlo per uscire e urla come se lo stessi scuoiando.
- stai facendo una cosa sbagliata —> non sono d’accordo con quello che stai facendo, non mi pare una buona idea
- non ci penso nemmeno —> preferisco di no
- sei cattivo —> ti stai comportando da monello
- smettila di urlare (detto urlando, ovvio)—> adesso ti lascio qui nella tua stanza e quando ti sei calmato torni da me (usata stamattina alle 8:00)
- fai come ti dico io —> non ci sono alternative, purtroppo (questa quando si dibatte per non essere imbragato nel seggiolino auto)
Il ricorso alle grida, con un bambino, oltre a costituire un pessimo esempio, secondo me finisce con lo svilire l’urlata che è uno strumento importante da usare nelle situazioni di emergenza o di pericolo. Sono lontanissima dall’essere una madre calma, ma ci sto provando anche perché stiamo avvicinandoci ai terrible two e non vorrei entrare in un incubo semestrale. C’è un altro concetto importante che mi sta guidando nel decidere come agire nei confronti di mio figlio -e anche delle altre persone- che è l’intended outcome, sul quale sto riflettendo da quando ne ha parlato Virginia. Ma ne parlerò nella newsletter di febbraio perché sarò mica scema che mi brucio tutti gli argomenti ora.

Chucky la bambola assassina, l’alter ego dei figli quando ti fanno disperare
Costo: solo un po’ di insulti e frecciatine da parte di nonni, zii, cugini e sconosciuti che hanno studiato pedagogia all’Università della Vita e che mi suggeriscono di punirlo o abbaiargli contro