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Posta del Cuore Aprile 2018

POSTA DEL CUORE aprile 2018
Posta del Cuore Aprile 2018: jane fonda

Jane Fonda studia all’università e lavora quasi full-time presso un parente, sottopagata e in conflitto con la di lui moglie. Non ama il lavoro che svolge che è ripetitivo e poco gratificante. Ha tentato di ridiscutere la sua posizione con il datore-parente, senza ricevere un riscontro ma teme di doverselo tenere caro finché non si laurea e non si trasferirà.

Jane, ti sei risposta da sola: se hai appurato che non ci sono alternative percorribili, tieniti stretto questo lavoro, metti il pilota automatico e usa le ore di segreteria -che, forse sbagliando, non penso sia un compito che ti tiene impegnata 8 ore consecutive- per sottolineare e riassumere libri dell’università, fare schemi, compilare CV, stilare liste dei luoghi di lavoro in cui vuoi candidarti, organizzare le prossime vacanze. Tappati il naso e resisti, se, come già detto, sei sicura di non trovare di meglio al momento.

Mi permetto però di dirti che puoi migliorare l’approccio con il tuo datore che è tuo parente ma è pur sempre un essere umano: anche se vi vedete di rado, non puoi fare le tue rimostranze o presentare richieste via SMS! Lo chiami al telefono e gli chiedi di farsi trovare in un certo luogo a una certa ora: prepari il discorso prima, porti delle prove e avanzi delle proposte. So di parlare come Matusalemme, ma se c’è una cosa che mi turba di molti giovani d’oggi -Jane Fonda, non sto parlando espressamente di te, ovvio!- è che sono contemporaneamente sprezzanti dell’autorità e incapaci di rapportarsi con essa alla pari. Un capo, pur essendo più anziano/autorevole/potente è una persona con la quale mediamente si può parlare, ci si può confrontare e mettere d’accordo.

Se tu ritieni la tua paga inadeguata, non lasciare a lui la decisione di adeguartela perché fingerà di dimenticarsene: fai una richiesta e motivala portando a esempio del meriti, dei risultati o anche solo dei termini di paragone. Se sai che lui è sensibile alla questione “denaro”, proponigli una riduzione di orario: magari preferisce fare a meno di te, che non sborsare soldi. A te resterebbe più tempo per studiare, laurearti ed emanciparti prima. Insomma, non è una guerra ma una contrattazione, la prima di una lunga serie tra l’altro.

Consigli di lettura: questa serie di post sulla gestione della carriera l’ultimo dei quali spiega come verificare e dimostrare l’inadeguatezza del proprio salario. Sono in inglese e fanno riferimento al mondo lavorativo statunitense ma sono utili, ben argomentati e ricchi di risorse (ad esempio, uno script da seguire per chiedere un aumento!)

Posta del Cuore Aprile 2018: bibliotecaria

Bibliotecaria, 8 anni fa ai tempi del liceo, conobbe un ragazzo ed ebbe con lui una tenera relazione platonica che le servì a riprendersi da una delusione ma che si concluse perché Bibliotecaria era lusingata sì, ma non innamorata. Negli anni hanno entrambi avuto altre storie ma si sono sentiti e visti di rado, con una certa comprensibile freddezza da parte di lui.

Ora Bibliotecaria è single e lui no: lei ci pensa quotidianamente e medita di contattarlo con la scusa di restituirgli un libro, ma è frenata perché non sa se lui le serbi rancore e non vuole nuovamente agire mossa da egoismo. Bibliotecaria ti dirò alcune verità che sai già:

  • ovviamente ti serba rancore, l’hai allontanato tu! Sicuramente non trafigge ogni sera una bambola voodoo col tuo volto, ma non ha esigenza di rivederti. Non dopo 8 anni, non dopo che tra voi non è accaduto niente, non ora che è fidanzato
  • è un buon ragazzo, visto che non si è comportato da zerbino masochista cercando di ricontattarti nonostante un tuo originale rifiuto. In un mondo di gente che non capisce un cazzo ed è convinto che se la donna dice NO in realtà intende SÌ mi sembra un ottimo risultato

Io penso che tu sia affezionata a lui, che abbia dei ricordi positivi di quel tipo di benessere che ha saputo farti provare (magari anche un po’ edulcorato e sublimato dal ricordo?) e che tu abbia semplicemente il desiderio di provarlo di nuovo, e lui è di fatto la persona più a portata di mano che tu abbia.

Se ti va di vederlo, fallo: non è un ragazzino di 16 anni, probabilmente non gli causerai un trauma in seguito al quale entrerà in seminario! Sono anche abbastanza sicura che non soffrirà né piangerà né si arrabbierà. Fagli una improvvisata nel negozio in cui lavora e ridagli il suo libro. Fermati a fare quattro chiacchiere, osservalo, osservati, poi torna a fare la tua vita.

I miei pronostici sono che lo troverai simpatico come 8 anni fa, ma con zero brividi come 8 anni fa. Magari diverrete amiconi, ma lascia scegliere a lui stavolta.

Consigli di lettura: “Un giorno” di David Nicholls, dove due studenti, dapprima amici, si scoprono amanti e innamorati a vent’anni di distanza

Posta del Cuore Aprile 2018: DEPRE

Depre ha 25 anni e proviene da una famiglia tradizionale composta da genitori affettuosi che si prodigano per i figli; al contrario, il suo ragazzo è figlio di una donna affetta da un disturbo depressivo che spesso si disinteressa di lui e non provvede ai suoi bisogni pratici ed emotivi. Anzi, al contrario richiede cure e attenzioni, prende medicine, non lavora e spesso si lamenta.

Depre è un tipo attivo, proattivo e ottimista: come diceva Berlusconi 10 fa, appartiene al partito del fare. Da un lato, è dispiaciuta che il suo ragazzo, onesto e lavoratore, non riceva l’affetto e il supporto che meriterebbe; dall’altro, è infastidita da un atteggiamento in cui vede del dolo e dinanzi al quale teme di non riuscire più a stare zitta e trattenersi.

Purtroppo la depressione, quella clinica e diagnosticata, è una brutto germe che contamina la vita di chi ne soffre e delle loro famiglie. Io penso che, nonostante l’effetto distruttivo sulla vita del figlio, esista tra di loro una sacca di affetto che tu non conosci alla quale lui attinge nei momenti in cui gli tocca farsi forza e sopportare la situazione. Spero che, negli anni, abbiano entrambi sviluppato un loro linguaggio per continuare comunque a volersi bene e dirsi le cose che contano. A questo linguaggio, a questa riserva di affetto tu non hai accesso, e puoi purtroppo giudicare solo da ciò che vedi.

Se ho capito correttamente, a te urta la lamentela perché la trovi un atteggiamento vittimista e immotivato: il punto è che questa persona sta davvero male, di un male che per noi due è evanescente e intangibile ma che lei prova realmente. Lo sforzo di empatia e immedesimazione che è richiesto a noi “sani” per comprendere il malessere dei “depressi” è enorme: io, per esempio, non so compierlo. Quindi, prima che il tuo fastidio diventi incontenibile e che tu compia qualche gesto del quale potresti pentirti, forse è meglio ridurre al minimo la frequentazione di quella casa: il rischio non è tanto offendere la signora, ma ferire suo figlio. Arriverà un momento in cui se ne andrà di casa e a quel punto sarà lui a decidere come gestire il rapporto con sua mamma.

Consigli di lettura: “Le Correzioni” di Jonathan Franzen, i cui protagonisti sono affetti ognuno da una diversa -ma non meno distruttiva- forma di depressione

PS ho veramente citato Berlusconi? Ma datemi fuoco cazzo

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6 Comments

  • momo

    Aprile 23, 2018 at 11:31 am

    Chi serba rancore dopo 8 anni?? Fiondati a restituire il libro! La delusione più grande che puoi ricevere è che tutto quello che hai idealizzato era, appunto, solo un’illusione. O magari no, ma non lo saprai mai se non provi.

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    • giulia

      Aprile 24, 2018 at 3:43 pm

      BEH BEH! c’è gente che lo serba eccome! Ma si puo tentare

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      • gynepraio

        Aprile 24, 2018 at 3:45 pm

        Io lo serbo. Diciamo che dopo due o tre anni non è autentico rancore bruciante, ma sicuramente non me lo sono scordato. Come dice Maya Angelou, “le persone possono dimenticare ciò che hai detto o fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire”.

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      • momo

        Aprile 24, 2018 at 3:54 pm

        Passati otto anni, dopo una relazione platonica? Speriamo sia meno esagerato di così il tipo =)

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  • PenSgigna

    Aprile 27, 2018 at 10:25 am

    Due rancori diversi: da adolescente, il mio primo fidanzatino (diciassettenne) mi sfancula letteralmente perchè “non ero abbastanza per lui” immaginatemi a quindici anni che cosa potevo capire di quella frase… ci sono rimasta sotto per parecchio … tantissimo tempo, anche se subito dopo mi misi con un altro ragazzo, non mi mancavano i corteggiatori ed avevo una vita sociale piena, il modo in cui mi fece sentire non lo scordai così facilmente, anche se siamo rimasti “amici” quel rancore sottile del ”non mi hai trattata in maniera adeguata quindi forse non valgo così tanto” non mi ha abbandonata per un bel pò di anni… ed anche nelle altre storie ho cercato profondamente il modo in cui lui mi faceva sentire quando invece stavamo bene. Rancore numero due: (ventiseienne) mi lascia dopo un tentativo di convivenza lasciandomi un biglietto a casa come nei film! Mi sono sentita malissimo , ma quando, dopo circa un anno di singletudine, ho trovato l’uomo che ho sposato … quel rancore mi è scivolato addosso quasi come non fosse successo a me….!!!! Sarà stata l’età più matura, o il fatto di aver trovato una persona in cui mi riconoscevo di più… mi ha fatto superare tutto, o forse mi ha fatto capire che la sua era stata la decisione più saggia, quella di andare via.

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    • gynepraio

      Aprile 30, 2018 at 9:05 am

      Cito anche per te la grande Maya Angelou: le persone possono dimenticare ciò che hai detto o fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.
      Come darle torto.

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