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Posta del Cuore Dicembre 2018

POSTA DEL CUORE dicembre 2018
Posta del Cuore Dicembre 2018: sesto senso

Sesto Senso è una studentessa universitaria fuorisede fidanzata da 5 anni. 3 anni fa conosce in viaggio colui che decide essere l’amore della sua vita ma non tradisce il suo fidanzato; tornata a casa, continua a pensarci ma s’impone di non farlo, in questo agevolata dalla distanza. Sesto Senso s’impone di essere felice e fedele al suo fidanzato che però dopo poco la lascia per mettersi con una sua amica d’infanzia (stronzo, NDR).

Sesto Senso vorrebbe trovare consolazione dal suo amore a distanza, che però non le può fare visita (stronzo, NDR). Quando il grande amore si degnerebbe pure di fare una scappata da lei, Sesto Senso si rimette con il suo pentitissimo fidanzato: un ritorno di fiamma in sordina, perché lei è giustamente incazzata e umiliata. Al netto di una breve visitina del suo grande amore, ci sarebbero tutti i presupposti perché la sua storia ufficiale ricominci ma dopo un po’ il suo fidanzato si scoccia di comportarsi in modo esemplare; l’amore della sua vita, intanto, se ne va in Erasmus, pare divertirsi un sacco e al massimo sparge qualche like qua e là. Sesto Senso, per non farsi mancare niente, limona uno sconosciuto durante una festa. È confusa e deconcentrata.

Io veramente non so come esordire senza sembrare una vecchia zia, o senza sminuire cose che per te sono importanti, ma lo farò perché evidentemente nessuno ha osato prima di me. In tutto questa vicenda dalla quale nessuno esce pulitissimo (il tuo fidanzato che ti snobba ma ci ripensa, il tuo amante che t’apprezza ma non si presenta quando hai bisogno, tu che dai retta a entrambi anziché mandarli a cagare) ci sono alcune questioni di fondo che determinano il crollo di tutta la trama: sicuramente, la prima è il tuo avere 21 anni ed essere fidanzata da 5. So che è un modo aggressivo e garibaldino di affrontare il tema, ma, come credo di aver detto in numerose occasioni, è difficile tenere in piedi una storia quando si è adulti e si cambia (relativamente) poco, figuriamoci a vent’anni quando il processo di metamorfosi è vorticoso e incessante.

Lo so che i primi amori sembrano sempre grandi e unici, ma restando ancorata a questa storia con le unghie e con i denti non ti stai godendo niente della tua vita: il tuo essere fuorisede -beata te!-, l’essere giovane e relativamente priva di doveri, il diritto sacrosanto di sperimentare e guardarsi attorno che progressivamente verrà meno crescendo -in Erasmus avrei voluto mandarci te!-. Ma soprattutto la palestra di vita costituita dal non dover rendere conto a nessuno e il poter dire “mollatemi” perché tanto sto bene anche con me stessa.

La seconda è non considerare nemmeno l’ipotesi di stare sola: dalla tua email emerge il bisogno di prendere una decisione tra le alternative esistenti ma non si sente nemmeno l’odore della terza via. Che ti riassumo brevemente come: invece di passare i tuoi anni migliori a ricostruire una storia traballante con uno che ti ama a fasi alterne o a mettere in piedi una relazione con un altro che vive lontano e pensa a sé, inverti la rotta e pensa a te stessa. Crea una rete di rapporti a Milano -non sarà difficile, frequentando l’università-, esci, studia e fai le cose che ti piacciono. Veramente, non ti serve un fidanzato in questo momento.

Suggerimenti di lettura: “Ragazze Mancine” di Stefania Bertola. Ci sono due protagoniste femminili, di cui una poco più vecchia di te, che hanno da imparare e insegnare sul bisogno di stare sole.

Posta del Cuore Dicembre 2018: JEWISH AMERICAN PRINCESS

Jewish American Princess proviene da una famiglia che le ha insegnato l’importanza del lavoro e dell’ambizione, ma è fidanzata con un ragazzo povero e poco motivato a guadagnare di più e migliorare il proprio stile di vita. Questi proviene da una famiglia con maggiori difficoltà economiche e ha fatto un percorso accademico-lavorativo meno spendibile rispetto a quello di Jewish American Princess.

Ma il problema, più che le limitate opportunità economiche, è il suo atteggiamento poco proattivo: si accontenta di uno stile di vita ascetico, risparmia a oltranza, non cerca un altro lavoro, dimostra indifferenza o passività dinanzi alle opportunità che potrebbe cogliere o creare, visto che è intelligente, preparato e anche dotato di autostima. Ma il nostro San Francesco, sotto sotto, non disdegna né disprezza le belle cose che il denaro potrebbe comprare e vorrebbe concedersi e concederle una vita più agiata.

Jewish American Princess non ambisce a un milionario, ma a una persona con la quale condividere esperienze e scelte senza che si creino disparità e imbarazzi. Una persona che si prenda cura di lei anche dal punto di vista materiale, se necessario, e con la quale pianificare un futuro famigliare in cui le decisioni -mutui, gravidanze, investimenti- possano essere prese in situazione di parità. Il suo desiderio, ovviamente, non è rottamarlo ma scuoterlo nella giusta direzione.

Non posso darti torto e devo confermarti che un’attitudine divergente nei confronti del denaro può costituire motivo di contrasti all’interno della coppia: fai quindi bene a porti il problema. Emotivamente, in questa situazione parteggio per il tuo fidanzato: anche io ho un atteggiamento in generale sfiduciato verso il mondo del lavoro, e penso che difficilmente la mia carriera e la mia remunerazione da dipendente potranno migliorare molto nel corso degli anni. Non so se questo disfattismo sia conseguenza delle mie vicissitudini professionali o se, al contrario, abbia determinato le mie sorti: ne avevo parlato in tempi non sospetti  più di 3 anni fa. Le uniche differenze tra me e il tuo ragazzo, sono che io ho cominciato a lavorare presto e che la mia famiglia mi ha aiutata economicamente in alcuni passi quali l’acquisto della casa e dell’auto.

Quello che non comprendo chiaramente dalla tua descrizione è se questo ragazzo sia felice della natura del lavoro che svolge o se vorrebbe fare tutt’altro. Questo segna la differenza: nel primo caso è relativamente più semplice, mentre nel secondo caso si tratta di iniziare la dura transizione verso un’altra carriera. È un processo che conosco bene perché io stessa considero e riconsidero da anni l’idea di lasciare il lavoro da dipendente per iniziare un altro percorso, ma non ci ho mai veramente creduto (o forse non sono mai stata incoraggiata dalle persone che avrebbero dovuto farlo? Chi può dirlo) e mi sono cristallizzata in questa terra di mezzo in attesa che qualcuno che mi desse un calcio in culo.

Se pensi che lui sia pronto a spiccare il volo, sii tu il piede che dà quel calcio. Incoraggialo a mettere le sue doti in discussione e a elaborare una professionalità alternativa che, se anche non dovesse essere remunerativa, sarebbe comunque riprova di passione e diventerebbe una valvola contro la frustrazione provocata dal suo lavoro ufficiale. Che apra un blog, che scriva una newsletter o incida un podcast per divulgare ciò che conosce e ama, che collabori anche a titolo gratuito con riviste di settore (non ho tempo di fare ricerca, ma sono abbastanza sicura che un podcast non l’ha mai fatto nessuno!). Se è bravo e motivato, troverà modo di guadagnare dalla sua passione. Alla peggio si divertirà.

Se invece non ha voglia di iniziare un percorso nuovo e semplicemente desidera guadagnare di più, gli strumenti sono i soliti: una revisione del CV e una job search intelligente, magari con l’intervento di un career coach, un headhunter. Io sostengo l’idea che dovrebbe sentire un’altra campana, cioè che non puoi e non devi sollecitarlo con mille profferte di aiuto perché non gli “arriverebbe” il vero messaggio ma ci coglierebbe sicuramente delle sfumature che tu non vuoi dare! Una serie di incontri con un career coach potrebbe essere un bel regalo di Natale, no? Magari non l’unico, aggiungi qualcosa di tenero se puoi.

Suggerimenti di lettura: “Esercizi di filosofia” di Vittoria Baruffaldi, per capire e fargli capire che si può fare.

Posta del Cuore Dicembre 2018: FILOMENA

Filomena, dopo una depressione post-parto risoltasi positivamente anche grazie all’affetto di consorte e amici, vive un momento di incomunicabilità con il padre di suo figlio. Questa crepa si è aperta tempo fa: inizialmente,  nonostante i tentativi di Filomena di affrontare la questione, lui non ha dato troppo peso alle sue richieste, dimostrando di considerare assodato il loro stare insieme perché hanno un figlio e una casa. L’insoddisfazione di entrambi si è estesa anche alla vita sessuale e Filomena, sentendosi ignorata, ha iniziato una relazione con un altro uomo -che per giunta si dichiara innamorato e non demorde-.

Filomena, una volta interrotta questa liaison, ha confessato il tradimento al compagno (coraggiosa, NDR) che si è convinto a recuperare il legame ma Filomena, pur apprezzandone gli sforzi, non contraccambia pienamente questo intento e si interroga se a farla restare in famiglia sia amore autentico, oppure abitudine, paura del distacco, desiderio di preservare la felicità del figlio e bisogno di rassicurazione. Filomena “salva” suo marito, per le innegabili doti positive che ne fanno una perla rara, ma si domanda come risvegliare il desiderio sessuale che latita.

Filomena, io penso che virtualmente qualsiasi unione si possa recuperare, ma ci vogliono due requisiti: la simmetria e il timing. Simmetria significa che l’intenzione deve essere comune: uno dei due può anche sbattersi più dell’altro, ma il desiderio deve essere condiviso, l’obiettivo deve essere lo stesso. Se uno vuole recuperare e l’altro vuole temporeggiare, diventa dura. Qual è il vostro obiettivo? Le motivazioni profonde che ti/vi spingono a recuperare questa unione devono essere le stesse.

Il secondo requisito è il timing: bisogna acchiapparla in tempo. Per ognuno di noi c’è un determinato punto, lungo la linea del tempo, oltre il quale tutto è perduto. C’entrano la voglia, la tolleranza, l’abitudine, l’affetto, la stima (o la perdita della stima), la sopportazione, il rancore, la stanchezza, l’amore, la paura: tanti sentimenti che contribuiscono a determinare dove si trova questo punto, che può stare in una posizione diversa per ognuno dei membri della coppia.

La mia sensazione è che se uno dei due è già oltre quel punto, è difficile o quasi impossibile trascinarlo indietro (lo dice bene questa canzone che fa parte della colonna sonora del film “Once”). Penso che lui questo punto non lo abbia raggiunto: e tu? Sei già oltre?

Suggerimenti di lettura: questo post di Enrica Tesio che penso possa descrivere come ti senti. Esci a passeggiare, come dice lei

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