
Quando finisce un amore
Quando finisce un amore, ognuno si dispera per un motivo diverso. Una mia amica, stimata e plurititolata professionista, ritrovatasi sola al termine di una storia molto importante, mi disse che le si sconquassava l’animo all’idea di dover fare da sola tutti i bonifici, e poi, cazzo, non sapeva bene dov’erano la cartellina in cui custodiva fatture e scontrini per il Modello Unico. Un’altra mia amica era terrorizzata all’idea di non andare mai più a letto con nessuno, che l’ex ci aveva messo una vita a capire come farla venire quindi lei escludeva matematicamente di trovarne un’altro intenzionato a rifarsi tutto l’iter di scoperta. Anche io, sotto sotto, penso che se dovessi separarmi non troverei mai più nessuno disposto a farsi carico della mia valigia piena di problemi: non lo dico per mancanza di autostima, mi limito a constatare la realtà dei fatti. Non mi volevano nemmeno prima, quando ero giovane e nullipara, figuriamoci adesso.
Ci scompensiamo tutti per motivi diversi, spesso prosaici. Quando finisce un amore, sei scoglionato: se hai speso tempo, soldi, firmato contratti e sottoscritto finanziamenti, è legittimo preoccuparsi e sbuffare. Sei già tutta ammaccata per la separazione, e ti tocca pure la solfa di conti correnti, borsellini elettronici, tu ti tieni il Folletto e io il Bimby. A proposito di bimbi, la fine di un amore, anche nella più rodata e democratica delle coppie, comporta una revisione delle responsabilità, un’altro ménage, altri problemi che si aggiungono alla già citata delusione dovuta all’abbandono.
Alcuni anni fa scrissi a Enrica Tesio che, quando iniziai a leggere il suo blog e appresi delle sue vicende, avrei voluto aiutarla, e alleviare le sue difficoltà pratiche facendo da baby sitter ai suoi figli, o facendole la spesa, perché oltretutto non hai nemmeno la patente, Enrica, ma spiegami come cazzo fai. Lei mi rispose che il sovraccarico “pratico” derivante dalla sua condizione di single non la turbò quanto il senso di fallimento dovuto alla fine di una storia: il pensiero di aver avuto una cosa bella e di non essere stati (entrambi, ciascuno a suo modo) capaci di mantenerla in vita.
Adesso ho anche io un bambino e una routine più complicata di allora: ma credo che, se dovessi restare sola, nemmeno io mi fare spaventare dagli impegni, dall’agenda scombussolata, dagli incastri funambolici. L’homo sapiens è dotato di grande capacità di organizzazione e adattamento e io, modestamente, ne possiedo più della media. Non è presunzione, sto solo -per una volta tanto- constatando un mio pregio. Può anche darsi che che sia semplicemente maturata e abbia guadagnato un’indipendenza di pensiero che prima non possedevo.
Penso che non mi affliggerebbe nemmeno il senso di fallimento. Dopo il dispiacere, proverei un sacco di rabbia e di desiderio di rivalsa, di ora te la faccio vedere io come spacco il mondo così impari la prossima volta a lasciarmi andare, che si sappia in giro che il fallito sei tu e non certo io. Butterei via un po’ di roba, taglierei i capelli e cambierei i quadri alle pareti, per festeggiare. Se c’è qualcuno dell’Ariete saprà comprendermi, noi funzioniamo così (avevo anche scritto un post in merito).
In sostanza, penso che, dopo la fine un amore riuscirei comunque a tirare insieme le fila della mia vita. Ma mica solo io, eh! Tutti, se ci soffermiamo a pensare razionalmente, sappiamo che ameremo e saremo amati nuovamente, forse addirittura in un modo migliore (“incondizionato e maturo” come dicono gli psicologi) e più completo. I più previdenti hanno già una lista di persone dalle quali gradirebbero farsi amare. Sforzandoci, riusciremmo addirittura a individuare 3 o 4 motivi per cui fare a meno di quella persona potrebbe persino rivelarsi un’ottima idea e arrivare a vedere il lato positivo.
Ma in ogni amore importante, anche se era una bolla adolescenziale, anche se è finito a schifio in mezzo ai piatti che volano, esiste un elemento di unicità, una cifra distintiva che ha molto a che vedere con il modo in cui l’altro ci faceva sentire. Quello è ciò che non torna: non riusciremo mai più a provare quella sensazione perché essa è funzione della persona che se n’è andata. Non ci sentiremo così mai più.
È il suono di questo mai più che ti fa svegliare di soprassalto nel cuore della notte, mica l’ansia da letto vuoto.
PS Ieri sera, leggendo “Storie della buona notte per bambine ribelli” nella vana speranza di addormentarlo, mi sono imbattuta nella biografia di Maya Angelou. Mi sono ricordata di una citazione che mi ero segnata anni fa nelle note del telefono nell’attesa di riuscire a utilizzarla opportunamente: “I’ve learned that people will forget what you said, people will forget what you did, but people will never forget how you made them feel.”
PS Qui non è finito niente, eh, sono solo riflessioni.
Valentina
Gennaio 7, 2019 at 9:57 am
io mi sto disperando perché è finito qualcosa che in realtà era appena iniziato. Vale lo stesso o sono troppo patetica? 🙂 è la sensazione di quello che potrebbe essere a mandarmi fuori di testa, il pensiero che lui non ci abbia dato una chance e io invece so che c’è un grande potenziale. Ok, scusa se ti ammorbo ma le tue parole oggi hanno fatto più segno del solito. Nonostante questa esplosione di depressione, ti auguro un buon anno nuovo. Valentina
Valentina
Gennaio 7, 2019 at 10:29 am
Ciao Valentina, mi chiamo Valentina e leggendo il tuo commento per un attimo ho pensato di avere le traveggole: sembra proprio che l’abbia scritto io! Sono più i meno nella tua stessa situazione, però in più so di avere fatto un errore madornale e ora lui ha incontrato un’altra. Ma la cosa che più affligge e mi fa piangere di rabbia, è la consapevolezza che veramente c’era qualcosa di buono ma che non c’è stato modo di svilupparlo.
Valentina
Gennaio 7, 2019 at 1:11 pm
ah ma anche io mi crocifiggo di sensi di colpa, eh! Mi ripeto che passerà, passa tutto, ma lui volevo che restasse. Ogni tanto provo a concentrarmi sui motivi per cui non avrebbe funzionato, ma la verità è che non me ne frega niente, mi interessano di più i motivi per cui sarebbe potuta andare bene. E ovviamente prego affinché un uccellino gli dica “hey cretino, chiama Vale, torna da lei!”.
Che ti devo dire, in bocca al lupo a noi!
Elisa
Gennaio 27, 2019 at 9:59 pm
Valentina e Valentina piacere, sono nella vostra stessa situazione. Dopo un.mese lui ha deciso di troncare, per una motivazione a mio parere ridicola e risolvibile. Quello che mi dispera da una parte e mi fa arrabbiare dall’altra è che ha affondato tutto il salvabile. E ce ne era parecchio. Però, per quanto io ora sia a pezzi, so che si è in una relazione perché c’è la voglia da entrambe le parti e non si può elemosinare nulla. Quello che dovete pensare è “se avesse voluto me, sarebbe con me. Punto”. Si dice che i migliori inizi arrivino dopo i peggiori finali. Auguro a tutte noi il meglio. Un abbraccio!
Noemi
Gennaio 16, 2019 at 3:54 pm
Ciao Valentina, ti capisco! La chance mancata, quello che poteva essere ma non è stato è una sensazione davvero deprimente.
gynepraio
Gennaio 31, 2019 at 10:31 am
No, non sbagli. Ma sappi che la nostalgia peggiore è quella per qualcosa che non c’è mai stato.
Buon anno anche a te, sono certa che dal 7 gennaio le cose sono già migliorate!
volevofarelarockstar
Gennaio 7, 2019 at 11:12 am
Quello che mi manda più fuori di testa del fatto di essere più o meno (a volte più a volte meno) single da parecchio tempo, è che devo guidare sempre io.
gynepraio
Gennaio 31, 2019 at 10:20 am
Ma infatti fai come la Tesio, rinuncia alla patente.
giulia
Gennaio 7, 2019 at 11:57 am
lacrimuccia
gynepraio
Gennaio 31, 2019 at 10:20 am
(rosa)
Cristina
Gennaio 7, 2019 at 11:59 am
L’ultimo PS dovevi metterlo prima!!! sono andata avanti con il magone per tutto il post: ci si preoccupa qui!
gynepraio
Gennaio 31, 2019 at 10:19 am
Scusami! Però dai, disseminare il panico è comunque divertente.
Elisa
Gennaio 7, 2019 at 3:10 pm
Sono dell’Ariete, presente, funzioniamo proprio così! Mi viene anche da dire che se è stata una storia particolarmente scombussolata, non proveremo qui quel fottuto senso di niente, per me è stato così!
gynepraio
Gennaio 31, 2019 at 10:19 am
#natiperdaretestate
Erica Regalin
Gennaio 9, 2019 at 5:10 pm
Un post pieno di grinta che può sicuramente aiutare chi ha vissuto la fine di una relazione. Da ventenne, ho avuto esperienze minori e l’unica relazione vissuta, perdura fino ad ora. Una cosa che ho compreso, è che eventi come quelli descritti comportano un grande cambiamento che ci porta a crescere (anche se ci sentiamo già “vecchie”). La cosa più difficile è sfruttare le circostanze per migliorare noi stesse e riorganizzare le nostre vite.
gynepraio
Gennaio 31, 2019 at 10:18 am
Vedo che hai centrato il punto!
Roberta
Gennaio 11, 2019 at 1:35 pm
Io penso che se dovesse finire, mi distruggerebbe il senso di colpa verso mio figlio, vittima della nostra incapacità.
gynepraio
Gennaio 31, 2019 at 10:18 am
Anche io sarei molto dispiaciuta. Va però detto che penso che una famiglia atipica/monogenitoriale felice sia preferibile a una tradizionale costellata di tristezza.
Francesca
Gennaio 12, 2019 at 10:18 am
Ciao Valeria, ti leggo e seguo da tanto apprezzando ciò che scrivi ma è la prima volta che commento. Come al solito, secondo me, hai centrato il punto. Grazie dei tuoi pensieri condivisi e così ben scritti, mi hanno spesso aiutato a mettere a fuoco il nocciolo degli argomenti trattati e comunque è sempre un grande piacere leggerti.
gynepraio
Gennaio 31, 2019 at 10:17 am
Grazie a te per le tue parole e il tuo tempo!