
Abituarsi a una vita nuova
Qualche tempo fa ho raccontato del percorso di orientamento professionale che mi ha condotto a lasciare il mio precedente impiego e provare a lavorare autonomamente. Non era esattamente un vedemecum su come diventare free lance: era più che altro il racconto senza fronzoli della strada che io ho battuto. Ho parlato dell’analisi, più che delle motivazioni profonde.
Negli ultimi 2 anni mi sono avvicinata ad altri universi professionali nei quali mai mi ero misurata: la scrittura per l’intrattenimento e la scrittura per il web. Ho fatto dei microprogetti retribuiti, ho pubblicato un romanzo, ho scritto -mentalmente- almeno un’altra dozzina di libri e podcast, mi sono formata, ho anche studiato. Ho provato -sempre mentalmente- ad accarezzare l’idea che questi progetti da collaterali potessero diventare centrali. Insomma, che potessero diventare un lavoro.
come diventare freelance: tenere Il piede in due scarpe?
Sono sempre stata una dipendente e ho sempre apprezzato -pur avendone approfittato poco, per fortuna- delle opportunità offerte da questa condizione: le ferie, la mutua, l’assicurazione sanitaria, i benefit. La soluzione più ovvia per non rinunciarvi sarebbe stata -a volte lo è- svolgere due lavori contemporaneamente, per testare la fattibilità del mio progetto professionale collaterale. Il punto è che il mio lavoro da dipendente era estremamente demanding (o richiedente se vogliamo fare i puristi della lingua italiana) e il mio ruolo non compatibile, a mio parere, con un part-time. Posto che fossi riuscita a negoziarlo e ottenerlo, mi sono chiesta: se ho serissime e croniche difficoltà a completare i miei compiti in 8 ore, come potrei farcela in 6? Sono forse 2 ore giornaliere sufficienti a esplorare le opportunità lavorative offerte dall’altro mondo?
STANCHEZZA cerebrale costante
Mentre lavoravo, dovevo essere lì al 101%; talvolta una vocina insistente nel retrocervello mi suggeriva un’idea brillante, magari me la appuntavo in una nota sul cellulare, ma quando arrivavo a casa ero troppo stanca per lavorarci su. In questo modo -oltre ad avere sempre un secondo cervello intento ad arrovellarsi su altro, con i rischi di distrazione e ipoproduttività che potete immaginare- posticipavo al weekend tutto l’extra, con il risultato estremamente prevedibile che non riposavo abbastanza e riprendevo il lunedì stanca quanto il venerdì sera. In più, nel tempo che decidevo di dedicare alla famiglia, ero poco propositiva. Per parafrasare quello che diceva spesso Cristina Polga: “sei come un barattolo con un tappo: basterebbe toglierlo per liberare molte energie”.
la FAMIGLIA
So di non aver dedicato alla famiglia e alla casa il tempo che avrei voluto. In particolare, con il passaggio alla scuola materna non sarebbe stato pensabile andare a prendere mio figlio alle 18:30. O forse sì, ma solo scegliendo nuovamente una scuola privata e limitando il gioco libero o le attività ricreative, che credo sia giusto includere nella vita di un bambino in età prescolare. Per dire, io non avevo mai portato mio figlio ai giardini perché quando lo recuperavo era sempre buio, o comunque tardi! Non navigavo nel senso di colpa, ma avevo la continua percezione che ci fossero opportunità di condivisione alle quali stavo dicendo no.
In conclusione, lo stimolo al cambiamento per me è arrivato quando alle ambizioni personali -finora tutto sommato contenibili- si è aggiunto uno stress ingiustificato ed esasperante, in una fase della vita in cui dei cambiamenti organizzativi e famigliari andavano definiti per forza.
COME diventare freelance: innanzitutto non distrarsi
La rivoluzione non riguarda solo la natura del mio lavoro, ma anche la vita privata e famigliare: tante cose tutte insieme, belle ma diverse. La mia giornata lavorativa è più corta, perché vado a prendere Elia verso le 16.30, quindi ho 2 ore secche in meno per lavorare: di questo aspetto ho tenuto conto quando, insieme a Cristina, ho stilato il budget. Mentre facevo i conti, però, ho tenuto solo in minima considerazione gli elementi di disturbo, gli imprevisti e il mio altissimo tasso di distraibilità, che è purtroppo figlio di uno stupido multitasking che mi porto dietro da troppi anni e che combatterò a colpi di liste e autobacchettate sulle mani. L’unica cosa che sto contenendo, bravina me, è l’ansia di sopravvivenza: in questo mi aiuta l’aver tenuto i piedi in 2 scarpe per un po’ di anni, cioè, banalmente, aver coltivato delle relazioni positive. Altrettanto utile è l’avere differenziato le mie attività, includendone alcune più circoscritte nel tempo insieme ad altre di medio-lungo periodo. Per raccontare come sta andando, ho preso ispirazione da un report redatto da Pinterest secondo il quale in autunno aumentano esponenzialmente le ricerche finalizzate a mantenere viva l’energia fisico-cerebrale tipica delle ferie (che quest’anno sono state lunghe, riposanti e ricche di nullafacenza!). Vi invito a leggerlo perché è una interessante ricerca sull’approccio al cambiamento: io l’ho usato come checklist per pensare agli aspetti della mia vita su cui sto apportando o apporterò modifiche.
ORGANIZZAZIONE
Rientrano qui le strategie volte a strutturare i flussi di attività ed evitare la dispersione di energie. In quest’area ho fatto un po’ di passi avanti.
- sostenibilità. La mia piccola novità è che sto usando la bici. Quanto agli sforzi di vivere una vita più green, ho raccontato in questo post in quali campi mi sto misurando.
- decluttering. A parte buttare via tutti i cosmetici vecchi, che era il mio obiettivo pre-ferie, sto andando avanti anche con il resto della casa: a piccole dosi, perché è un’attività che mi piace ma mi fagocita totalmente e potrei perderci giornate intere. Ho finalmente riordinato i files del Mac e creato delle cartelle ragionate: in questo mi aiuta avere un computer solo (mentre prima spesso salvavo sul pc dell’ufficio dei documenti che puntualmente perdevo, e altre simili amenità).
- finanze. Continuo ad avere un piano di accumulo (grazie Chiara Sinchetto per lo stimolo). Ho studiato i regimi fiscali, ho scelto una commercialista che mi piace, ho fatto simulazioni. Ho creato un file per controllare crediti e pagamenti, dei template per preventivi e fatture. Devo migliorare sul fronte dei costi e delle spese voluttuarie, ma no, non ditemi di usare il kakebo perché ci ho provato ma è troppo per me. Ho fallito anche con la 52 week challenge, shame on me.
ROUTINE
In questa famiglia rientrano le azioni ricorrenti: le routine sono l’organizzazione che diventa abitudine consolidata. Confesso di non capire quelle persone che riescono a compiere le stesse azioni ogni giorno perché a me, fondamentalmente, capita sempre qualcosa che mi manda a ramengo la routine e, se non capita qualcosa, ci penso comunque io ad autosabotarmi. Detto tutto ciò, sto facendo qualcosina anche io:
produttività. Sarebbe bello avere un home office come quelli di Pinterest ma per ora sono solo la regina della cucina. Quindi gli strumenti che sto usando sono sempre gli stessi che riepilogo qui sotto con relativi link Amazon. Forse non so spiegare come diventare freelance, ma almeno gli arnesi li ho tutti, apprezziamolo.
- planner settimanale che entra nella borsa del Mac e che porto sempre con me. Quello col migliore rapporto qualità/prezzo è di Tiger ma era sold-out già a fine settembre e io ho regalato l’unico che avevo comprato, stolta me.
- planner mensile per i contenuti editoriali che tengo a casa. Acquista
- mouse perché è troppo più comodo del touchpad. Acquista
- pad rosa per non rigare il tavolo e metterci sopra la tazza bollente. Acquista

Il mio desk diventa rosa pastello
Sto amando, ogni tanto, lavorare in qualche caffetteria o luogo fancy ma, a parte le biblioteche (che sono ergonomiche ma poco carine), riesco a starci poco. C’è sempre qualcosina che mi disturba: sedie e tavolo un po’ scomode, la luce, gli altri avventori, la musica, la temperatura, la connessione pazzerella. Una buona lista iniziale l’ho trovata in questo articolo di “Le strade di Torino”, al quale vorrei aggiungere Starbucks, la caffetteria del Centro Paideia e il Café Bloom. Mi piacerebbe scopiazzare dalle amiche smartworkers più esperte e operose, cioè trasferirmi a casa loro per lavorare insieme e nutrirmi del loro buon esempio.

La luce settembrina del Café Bloom
weekend. Le mie uniche abitudini del weekend sono i croissant il sabato e la maschera la domenica, ma sto facendo cose belle -anche se non abitudinarie!- con Elia per dare un senso a queste giornate senza scuola: gite e pranzi in campagna, al lago, in montagna, visto che il tempo è spesso stato bello. Spero di mantenere viva questa propositività anche col freddo: potrebbe essere arrivato il momento di andare a vedere qualche film d’animazione al cinema, per esempio! Sto condividendo su Instagram i luoghi che visito con Elia, che per forza di cose sono in Piemonte, e accetto con piacere ispirazioni da ogni fronte.

Una domenica pomeriggio a Introd
mattina. Io sono una morning person e non disdegno svegliarmi presto. Che bello sarebbe alzarmi alle 5, fare yoga, meditare e scrivere a mano una pagina del mio journal (???) ma lasciate che vi dica la verità: chi ci riesce, non ha figli piccoli oppure ha una casa enorme su due piani. Elia non ha un orario di risveglio regolare, ha il sonno leggero e la sua stanza confina con la cucina: se urto un mobile o mi preparo una tazza di tè lo sveglio, punto e basta. A quel punto sì, che la giornata inizia male, altro che esercizi di gratitudine.
Il mio unico gesto di benessere in questo momento è assumere il mio kit di integratori Vitamina (vitamina C, zinco, probiotici e rodiola) che è stato assemblato con l’obiettivo di mantenermi in forma e non ammalarmi visto che alla mutua ho ufficialmente detto addio. Vitamina è un’azienda italiana e gli integratori, anch’essi prodotti in italia, arrivano comodamente a casa in un kit della durata di 1 mese esatto: così per 30 giorni non dovete comprare niente e potete così concentrarvi sul task importante (=assumere regolarmente i prodotti). Hanno un prezzo molto competitivo (da 6 a 14 € a flacone) e, se volete, potete acquistarli con una riduzione del 20% col codice GYNEPRAIO20. Lo sconto è attivo su kit, acquisti “singoli” e sulle gift card: il mio consiglio è fare il loro test per determinare i vostri bisogni.
intrattenimento. Sto vedendo l’episodio di una serie TV durante la pausa pranzo: in questo momento, è il gesto più lussuoso e lussurioso che mi sto concedendo! Leggo, ma con una certa fatica, lo ammetto. Sto cercando di alternare ai romanzi anche delle opere più soft come graphic novel o poesie, che, per come sono fatta io, costituiscono un piacere meno impegnativo. In ogni caso leggo tutte le sere prima di dormire, quasi senza eccezioni.

Prestiti letterari della Locanda Leggera
POSITIVITY
In quest’area sono comprese tutte quelle azioni volte a migliorare l’accettazione di sé, il mantenimento di un orientamento positivo e ricco di gratitudine nei confronti della vita. Sul fronte dell’accettazione, che dirvi? Non ci sto pensando molto, e non perché sia diventata una persona consapevole o mi senta bellissima, ma semplicemente in questo momento non è una priorità. Non mi guardo molto allo specchio, e va bene così. Per non pensare alle rughe sulla fronte, ho tagliato la frangia.
Per quanto riguarda il mantenimento di un mindset positivo, sto facendo alcune cose che mi rendono felice e mi ricordano perché la scelta che ho fatto non è solo professionale: ogni tanto pranzo con qualche amica, ho speso un po’ di energie per un bel progetto no-profit (bravi ragazzi!), vado dalla psicologa tutte le settimane. Tento anche di cucinare piatti un po’ meno basic.

Ebbene sì, ho fatto la Pasta alla Norma
Una delle cose che mi ha più aiutata di questi tempi è stato incontrare quotidianamente mia mamma, durante la riabilitazione successiva all’impianto di una protesi all’anca. L’ho sempre vista allegra, combattiva e socievole: un esempio per le altre degenti e anche per me, nonostante la monotonia delle sue giornate e le limitazioni che sta subendo. In un momento in cui dovrebbe essere un soggetto demanding, rimane un soggetto giving. Grazie mamma per non essere come tutti gli altri.
OBIETTIVI
Se proprio devo darmene qualcuno, eccoli qui.
- carriera. Vorrei finire questo 2019 seminando contatti e impostando le cose per il 2020: sistemare il mio profilo Linkedin, iniziare ad autopromuovermi in modo un po’ più serio (poi magari una volta parliamo un po’ meglio di ciò che faccio). Vorrei guadagnarmi da vivere dignitosamente scrivendo per il web così da potermi permettere dei progetti ambiziosi: ne ho già firmati e avviati due rigorosamente top-secret, ma oltre a quello vorrei scrivere un altro romanzo.
- viaggi. Quest’anno vorrei fare qualche viaggio. Avevo già chiarito qual è la mia posizione in merito ai viaggi con i bambini: visto lo sforzo organizzativo/economico, e considerato che non ho particolari rimpianti o bucket list di viaggio da completare, da quando c’è Elia ho accantonato la questione, ma ora ha più di 3 anni ed è ufficialmente un bambino ragionevole. Ricorda tutto, è interessato e se vuole anche collaborativo. Desidero superare la mia barriera psicologica, mandare a cagare la paura della fatica e soprattutto studiare qualche sito di viaggi-famiglia per scegliere itinerari alla nostra portata.
- vita privata. Come dice la parola, stessa, è appunto privata. In questo caso, il mio unico obiettivo è ricordarmene sempre.
Lisa
Novembre 4, 2019 at 11:07 am
Per me sei l’esempio di come si dovrebbe scrivere per il web.
Vista da fuori, la tua vita nuova, sarà un crescendo sfavillante.
gynepraio
Novembre 4, 2019 at 12:21 pm
Speriamo, che qui ci si caga anche un po’ addosso.
Federica
Novembre 4, 2019 at 11:44 am
Un grande coraggio, che per una dispensatrice di contenuti di alto livello come te darà presto molti frutti.
Su un aspetto mi soffermo: anche io lavoratrice dipendente, da quando è nata la mia seconda bimba ho deciso di lavorare part time. Scelta consapevole, serena, compresa dalla mia azienda, che mi lascia quel giusto spazio VITALE per prendermi cura delle mie bimbe, della mia vita privata e di tutto il resto. Purtroppo però è dura constatare che il dedicare 8/10/12 ore al lavoro (aggiungendo gli spostamenti, in molti casi) sembra ancora una pratica infrangibile, nonostante le prime, timide politiche di poche illuminate aziende che volgono lo sguardo alle realtà del nord europa ( ad esempio lo smart working sta diventando una pratica diffusa anche da noi, vicino Roma, vivaddio). Il mio personale auspicio è che tutti (in particolare chi è un lavoratore dipendente), abbiano la possibilità di poter dedicare più tempo ad altro che non sia il proprio lavoro, nel senso stretto del termine.
gynepraio
Novembre 4, 2019 at 12:24 pm
Mi sto interrogando molto su questi temi, per cercare di capire se e quanto la responsabilità di questo sistema lavorativo stantio giaccia, appunto, sulle spalle del sistema stesso oppure se anche i lavoratori e le lavoratrici possano cambiare le cose in meglio. Ci penso molto, magari un giorno scrivo cosa ne penso.
Martina
Novembre 11, 2019 at 2:32 pm
Attendo con ansia! Mi interessa l’argomento. Complimenti per l’articolo, sei brava. Continua così!
Federica
Novembre 5, 2019 at 1:57 pm
Bene, lo aspetto! Sarà un’ottimo spunto riflessivo e terreno di confronto.
Grazie
Franci
Novembre 6, 2019 at 11:01 am
Sei veramente fonte di ispirazione e un spunto di riflessione. Leggere i tuoi post mi smuove sempre qualcosa, la stessa sensazione che si prova dopo una seduta dall’analista.
Grazie per quello che fai, continua così. Coraggio per il futuro!
Anna
Novembre 6, 2019 at 3:36 pm
Quanto mi piacciono le tue riflessioni e il modo in cui le esprimi! Conduciamo una vita diversa, eppure molti nodi che affronti sono gli stessi con cui mi scontro ed è veramente stimolante e immensamente utile trovarli qui, esposti con ordine, precisione, profondità e ragionevolezza. Il tuo stile scorrevole, “facile” (passami il termine) ma mai banale, rende poi la lettura un momento veramente piacevole. Grazie grazie grazie.
virginiamanda
Novembre 11, 2019 at 1:10 am
Ciao, non so perché ma mi è sembrato che nel post ci fosse una vocina di fondo che continuava a domandare: “Sto facendo bene?” Magari mi sbaglio, ma l’ho sentita un pochino.
Non so se sia quello che stai chiedendo, ma posso apportarti il mio contributo sotto forma di consigli pratici.
Io sono stata (in teoria sarei ancora, se ora non fossi nella beatitudine della non retribuita disoccupata nullafacenza da gravida) a partita Iva in tre posti: Spagna, Svezia e Australia. Conosco la sensazione di dover barcamenarsi e anche se è inebriante l’entusiasmo per ogni nuovo progetto e per potersi autogestire il tempo e la propria vita è anche frustrante e snervante dover fare mille conti e incastrare tempo, energia, scadenze…
Cosa ha funzionato per me? Due consapevolezze: avere un cliente grosso che mi garantiva il 60 % delle entrate mensili e sapere che il mio stipendio era aggiuntivo al bilancio familiare.
So che sembra triste e rassegnato da dire, ma è vero, per quanto mi impegni e lavori anche mille ore al giorno non raggiungerò mai neanche un terzo dello stipendio dell’altro in casa, per cui tanto vale conviverci e sentirsi meno pressione addosso.
Nel periodo in Spagna avevo mille progetti con almeno nove clienti diversi e vivevo continuamente sotto stress. Per questo ti raccomando (ma sarai già super organizzata in merito) di trovare il cliente d’oro e dedicare a quello la maggior parte delle tue energie, perché quello ti farà fare la maggior parte delle entrate. In Svezia e in Australia ero più grande e ho fatto così, ne ha giovato tutto il mio modo di lavorare (e di dormire la notte, pure!).
Lato routine: se non ce la fai ad alzarti alle cinque per fare il saluto al sole non importelo, chi se ne frega! Però per esempio puoi fermarti sempre nello stesso bar a fare colazione dopo aver lasciato tuo figlio alla materna. Aiuta a sentirsi parte di un “sistema organizzato” e ad avere quell’impressione di consuetudine che manca quando non si hanno colleghi. Dal punto di vista lavorativo, datti delle scadenze sempre uguali anche se non richieste, per esempio: ogni martedì alle 15 fai una mini chiamata alla tale azienda per aggiornamenti, ogni cinque del mese ti presenti/mandi una mail nell’altra azienda per “farti vedere” etc…
I bar come luoghi di lavoro non li trovo particolarmente stimolanti neanch’io, le biblioteche e le aule studio molto di più.
Ultima cosa: non so come sia la disposizione di casa tua, ma prova ad evitare il più possibile il tavolo della cucina. Quello deve rimanere lo spazio “privato” e di unione della casa e della famiglia, ed è un peccato per te doverlo sgomberare da appunti e fogli ogni pomeriggio. Prova a prendere un piccolo tavolo da mettere in camera da letto o corridoio, se non lo devi sgomberare il giorno dopo gli appunti e le idee saranno ancora lì ad aspettarti e sarai più produttiva.
Per concludere: per me non è mai stato un sollievo non poter prevedere in anticipo quanto mi sarebbe arrivato sul conto a fine mese, per cui anche se ho adorato scegliermi i progetti e i clienti, questo è l’aspetto che meno mi piace di tutta la vita da partita Iva. Spero che tu riesca a trovare un equilibrio migliore del mio!
Un abbraccio e in bocca al lupo