Posta del Cuore Gennaio 2020
Posta del Cuore Gennaio 2020: giuggiolina
Giuggiolina ha 34 anni, convive con il suo compagno e si occupa di traduzioni presso un’agenzia. Grazie al suo contratto a tempo indeterminato, ha anche acquistato una casa che si trova vicino al lavoro, che amava e considerava un progetto a lungo termine. Alcuni mesi fa ha avuto un upgrade di ruolo che però non è stato accompagnato da un aumento retributivo; il suo capo, che prima stimava, ha piani ambiziosi che però applica in modo confusionario e ha nominato un vice che gestirà al suo posto le risorse umane. È possibile che l’ufficio si sposti rendendo più complessi gli spostamenti di Giuggiolina.
Lei è demotivata e infelice, vorrebbe andarsene, ma per via del mutuo non può permettersi colpi di testa. Si chiede se sia meglio resistere o tentare la sorte altrove. Io spezzerei una lancia a favore dei tuoi vertici aziendali: i grandi cambiamenti organizzativi sono una spina nel fianco per tutti, sia per chi li gestisce che per chi li subisce. C’è una inevitabile componente fisiologica di fastidio: i benefici possono realizzarsi e manifestarsi nel corso di mesi se non anni, specialmente se si tratta di organizzazioni complesse (diciamo dai 20 dipendenti in su). Io sono stata 5 anni nella stessa azienda e posso dirti che dal primo giorno all’ultimo era cambiato praticamente tutto. Sono passata dal fare quasi 50 ore alla settimana e finire le riunioni alle 19:45 a farne 40 esatte e andare a casa puntuale (per effetto del mio essere diventata più brava + significativi cambiamenti organizzativi che hanno agevolato le decisioni), quindi le cose si erano evolute e non poco! Se non pensi che il tuo capo sia un incapace, io gli darei il beneficio del dubbio.
Quanto ad fonti di “fastidio collaterali”, io attribuirei meglio le responsabilità: l’aver acquistato una casa vicino al luogo di lavoro è stato un azzardo tuo al 100% e io ti sconsiglio, se mai ti capiterà di trovarti in queste condizioni, di considerarlo un parametro valido per la scelta della tua residenza. Come direbbe un agente Tecnocasa con le scarpe a punta: determinante è la vicinanza ai mezzi pubblici, non la prossimità all’ufficio. Se, cambiando sede aziendale, tu e i tuoi colleghi dovrete modificare la vostra routine e i tempi/costi di spostamento, potete chiedere un aumento una tantum oppure la compensazione tramite un benefit, ad esempio i buoni pasto: a me è successo, quindi non è una ipotesi impossibile. In secondo luogo, vista la natura del tuo lavoro, ti invito caldamente a richiedere uno o più giorni settimanali di smart work: se non possono lavorare da remoto i traduttori, sinceramente non so chi al mondo possa farlo! Questo ti permetterebbe di staccarti periodicamente dall’ufficio -che mi sembra sia poco piacevole in questi giorni- e rendere più sopportabile questa fase di transizione.
Quanto al mancato riconoscimento economico, temo si tratti di una prassi piuttosto comune seppure desolante: se posso dare un consiglio a te e a tutti i neoassunti, è bene richiedere sempre una comunicazione scritta delle promesse verbali specialmente se questi accordi vengono presi in fase di inserimento e possono essere inseriti nella lettera di assunzione. Queste dichiarazioni non sono propriamente impugnabili perché non sono contratti, ma se vuoi rivalerti hai almeno qualcosa da mostrare a chi di dovere. Appellarsi alla buona fede non è stupidità né leggerezza, è semplicemente una cattiva idea.
Siccome però mi sembra che i rapporti siano buoni e che vanti un credito almeno “morale” nei loro confronti, usalo per contrattare e ottenere altro: io partirei dallo smart work che potrebbe migliorare la qualità della tua vita e farti risparmiare qualcosa. Nel frattempo, prenditi qualche mese per verificare l’avanzamento dei cambiamenti organizzativi (vanno avanti? hanno delle ripercussioni positive?) e guardati attorno, facendo con calma. Per esperienza, trovare un nuovo lavoro presuppone uno shift mentale (rifare CV, profilo Linkedin, attivare reti di contatti) e richiede tempo specialmente se, come mi pare di aver capito, sei un tipo abitudinario. Il mutuo potrai rinegoziarlo se necessario, affronta un problema per volta.
Suggerimento di lettura: Il filo di Rame, il blog della traduttrice Silvia Turato, che parla delle sue letture, del suo lavoro e della sua vita personale. Lei lavora da casa, potrebbe essere una buona fonte di ispirazione per un nuovo lifestyle.
Posta del Cuore Gennaio 2020: smarties
Smarties ha 33 anni e da 4 anni ha un fidanzato-prima-amico conosciuto ai tempi dell’università con il quale convive felicemente e rispettosamente. Smarties è però soggetta a periodi di profonda e destabilizzante tristezza: il suo ragazzo è attento, sensibile, collaborativo, acuto, solido, paziente, fine. Una perla rara, non fosse che Smarties sente di non essere parte di una coppia da grandi progetti. Lui ha un lavoro full-time, molte passioni, una famiglia lontana eppur pressante. A lei sembra di essere confinata ai ritagli di tempo, di essere single senza i benefici o di essere talvolta un “contorno” o un accessorio agli impegni che lui crea per sé.
Ne hanno discusso più volte ma lui ribadisce il bisogno di avere tempo per sé: Smarties sembra concordare sulla correttezza e sulla legittimità di questo bisogno di indipendenza, ma trova che generi tra loro una distanza avvilente. Si chiede quindi se abbia senso imitarlo e creare una vita “solo sua” rinunciando a questo bisogno di unione in nome dei molti altri benefici che trae dal suo amore.
Cara Smarties, so che sembra strano a dirsi ma io sono stata una fidanzata richiedente e bisognosa come te, anzi ancora di più. Sono sempre stata autonoma dal punto di vista pratico-esecutivo, ma sapevo di essere sempre al traino delle iniziative del mio di allora ragazzo e di non avere una vita extracoppia davvero mia, mi sentivo povera di interessi e di risorse. C’era qualcosa di vero in questa visione di me, e ovviamente c’era anche qualcosa di “gonfiato” e indotto da una mancanza di autostima (stiamo parlando di quasi 15 anni fa, perdio) ma la sostanza è che io pativo di questo disequilibrio perché ero fondamentalmente invidiosa della sua vita più piena della mia, dei suoi rapporti meglio coltivati, del suo maggior livello di appagamento generale, del suo manifesto “non aver bisogno” di me quanto io ne avevo di lui. Ovviamente non gli dicevo che ero invidiosa ma gli scassavo le palle all’inverosimile, apparendo più infantile e bisognosa di quanto non fossi realmente. Ça va sans dire, non avevamo solo questo problema, ma molti altri che non sto a enumerarti (leggi qui la mia risposta a Susanna) ma che mi sembra non siano i vostri visto che a livello di progettualità e sguardo sul futuro mi sembrate piuttosto sincroni.
Negli anni ho capito che era molto più sano il modo in cui lui gestiva il suo tempo, i suoi interessi e i suoi rapporti; ho anche realizzato, a malincuore, che la sua adolescenza è stata più completa della mia (che però mi sono divertita mooooolto di più: vedi, in qualcosa ho vinto pure io!) e che aveva fatto esperienze che a me sono mancate totalmente. In un certo senso, continuo a ispirarmi a lui: dopo che ci siamo lasciati, ho scoperto che quel suo bisogno di coltivare interessi e rapporti altri dalla coppia era l’atteggiamento giusto anche per me. Per farti un esempio, l’importanza che do agli amici e al cosiddetto me-time ora, che ho 37 anni e un sacco di impegni e doveri, è superiore a quello che ci dedicavo a 25 anni quando avevo un’agenda vuotissima, ed è tutto merito suo.
Quello che potresti chiederti, prima di tutto, è se l’indipendenza del tuo ragazzo non ti generi invidia e non ti porti a giudicarlo in modo più severo del necessario: perché se pensi che, sotto sotto, “stia meglio lui”, potresti provare a imitarlo e vedere se gli equilibri di coppia si ridefiniscono. L’obiettivo non è dargli una bella lezione o escluderlo dalla tua vita pensando sistematicamente ai cazzi tuoi per dare sfoggio di libertà: significa ripensare al tuo me-time e a come può renderti più felice e forse ancora più simile alla Smarties di cui lui si è innamorato. Se questo test non funziona, allora sei padrona di rompergli l’anima fino a ottenere ciò che desideri.
Suggerimento di ascolto Storytel: “Storia della mia ansia” di Daria Bignardi, la vicenda di una coppia atipica dove forse gli equilibri sono simili ai vostri (pero però che il tuo ragazzo non sia proprio come Schlomo, eh). Puoi ascoltarlo da mobile, letto dalla voce dell’autrice registrandoti da questa landing page che ti darà diritto a un mese di fruizione gratuita.
Posta del Cuore Gennaio 2020: marianna
Marianna ha perso suo nonno proprio quest’anno: un uomo burbero, apparentemente poco affettuoso, ma in verità il pilastro della famiglia. Questo nonno ha insegnato a Marianna il valore dell’indipendenza, le ha pagato gli studi quando necessario e ha contribuito alla sua formazione.
Marianna vive fuori casa dall’età di 19 anni, sta facendo un dottorato che l’ha portata già a 3 traslochi e si è scoperta non più solo figlia bisognosa di aiuto ma adulta alla quale si appoggiano gli altri: la mamma che vive lontano dal papà, la nonna che vorrebbe compagnia, il fidanzato -anch’egli dottorando- con il quale si trasferirà nuovamente. Marianna si chiede se faccia bene a restare lontano, ad assistere alla sua vita che prende il volo mentre sua mamma è spesso sola e sua sorella arranca nel lavoro, a sognare una carriera poco tradizionale e un matrimonio con un ragazzo con cui non ha mai avuto un legame “classico”?
Marianna, io penso che se sei venuta su così indipendente, coraggiosa, sognatrice e anticonvenzionale forse questi sono insegnamenti che hai appreso nella tua famiglia, no? Sono in qualche modo dei valori connaturati al vostro clan, o sbaglio? Non serve scomodare un dottorato in scienze sociali: chi cresce in un luogo in cui la fiducia nelle proprie capacità, il sogno, la tensione a un obiettivo sono poco importanti, raramente persegue una carriera o uno stile di vita che lo porteranno a volare alto. Per quale motivo, tu che sei probabilmente stata educata a onorare te stessa e le tue doti, dovresti pensare che il tuo posto sia un luogo che non ti piace, a fare cose che non ti appagano, a intrattenere rapporti che non ti soddisfano? Hai diritto a vivere le vita che ti sei costruita e che evidentemente ti fa rende felice. La tua famiglia sa bene che non sei là, dall’altra parte del mondo, a intrecciare canestrini di paglia, ok? Sanno che stai lavorando al futuro che ti sei scelta e che esso tendenzialmente non comporta rischi per la tua incolumità fisica.
Il senso di colpa della lontananza e dell’insufficienza “pratica” ce l’ho pure io che vivo a mezz’ora da mia madre e vorrei fare molto di più per lei, eppure non lo faccio presa da altri doveri o piacere. Sono sicura che mia madre, che mi ha cresciuta sperando che fossi indipendente e felice, non mi vorrebbe al suo fianco a spingere il carrello della Coop con lei, salvo che non sia realmente necessario.
La vera sfida di voi fuori sede sta nel trovare maniere nuove e creative per compensare la distanza fisica in altri modi: i regali, le visite last minute e a sorpresa, le telefonate via Skype. Saprai tu come fare, in base alle dinamiche di casa che sicuramente conosci meglio di me.
Suggerimento di lettura: l’intervista apparsa sul Corriere ai genitori di Carola Rackete. Forse abbiamo qualcosa da imparare dai popoli del Nord, in termini di indipendenza e maturità.
3 Comments
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brigi
Gennaio 17, 2020 at 3:25 pm
io vorrei essere come Marianna, e invece sono come lo stereotipo che lei crede di dover adottare.
Cristina
Gennaio 20, 2020 at 10:15 am
Ciao Valeria, mi sono resa conto che dopo Ottobre non ho più ricevuto la newsletter, non le hai pubblicate o sono finita nella lista nera? Vorrei continuare a riceverle. Grazie mille e scusa se ti ho scritto qua
gynepraio
Gennaio 20, 2020 at 10:48 am
Ciao Cristina, a novembre e dicembre non sono state inviate newsletter quindi è normale che tu non l’abbia ricevuta. La newsletter di gennaio risulta regolarmente inviata al tuo indirizzo il 14-01 quindi ti chiederei di controllare nelle cartelle Spam e nella cartella “Promozioni” di Gmail dove spesso finiscono le newsletter.
Siccome sono addormentata, l’oggetto è “newsletter ottobre” anche se era gennaio, ma tu non preoccuparti, è quella giusta.