
Attività contro la frustrazione da quarantena
Ho volutamente intitolato questo post “Attività contro la frustrazione da quarantena” per prendere le distanze dalla positività tossica che si è respirata in giro nelle ultime settimane, in base alla quale avrei dovuto intitolarlo “La quarantena è bella se sai come massimizzarla”. Sto cercando di non lamentarmi -anche se la mia indole mi porterebbe in quella direzione- perché devo mantenere un profilo decente (non alto eh, decente) nei confronti, in primis, delle due persone che vivono con me in questo momento. Ma in realtà sono frustrata.
Appartengo a quella frangia di persone che non sta sfruttando queste settimane per diventare la versione migliore di se stessa. Non sto imparando a usare un software, non sto facendo community building, non sto migliorando la mia comunicazione professionale su LInkedin. Non sto seminando per quando uscirò e ricomincerò a fatturare, non sto inventando entusiasmanti progetti da proporre ai miei clienti né mi sto portando avanti per il futuro. Non sto recuperando i libri arretrati, continuo a detestare la pratica del binge watching e a pagare 3 servizi streaming senza guardare quasi niente. Ho 4 numeri del New Yorker arretrati e leggo solo le vignette.
Non ho seguito webinar o dirette Instagram: ça va sans dire non ne ho organizzata nemmeno una. Sono un caso miracoloso, tipo la vecchietta ultra ottantenne che ha sconfitto il Coronavirus ed è uscita dall’ospedale sulle sue gambe. “Instagrammer con più di 500 follower che non ha mai fatto una diretta”, sembra una notizia di Lercio.
Ah no! In un attimo di intensa ispirazione ho disegnato sul retro di un printable della Pimpa -aiutandomi con freccette, crocette e simboli stenografici ormai incomprensibili anche a me stessa- la trama di un romanzo che, con sole 2 settimane di delay, ho trasformato in un abstract di 20 righe per la mia agente. Gli altri allevano pasta madre, io cucino sempre e solo le quattro cose che so preparare da quando avevo 17 anni: pan mejno, banana bread, torta 7 vasetti e pane alla birra.
Il motivo è molto semplice: da oltre 6 settimane ho in casa un bambino di neanche 4 anni che, pur essendo collaborativo e complessivamente tranquillo, necessita di attenzione e manifesta gelosia nei confronti dei device tecnologici con i quali ambirei a svolgere tutte le attività di cui sopra. Non geloso come gli innamorati, direi più geloso come l’inflessibile Dio Jahvè: se accendo il computer e ci sto attaccata più di 15 minuti, si avvicina, mi si intrufola sotto l’ascella e inizia a toccare compulsivamente il tasto BLOC MAIUSC con quelle dita che poco prima reggevano un biscotto o frugavano in una narice. Io, pur di interrompere lo scempio, spengo il computer e mi rassegno a costruire la stazione di polizia dei Lego. L’alternativa, se vogliamo ancora più sadica, è che mi chiede di usare il mio computer per fare lezione di inglese o guardare “The fantastic Mr Fox” di Wes Anderson, sapendo che sono contenta che le due cose gli piacciano e quindi, cuore di mamma, gli dirò di sì: così facendo, mi ritrovo con un po’ di tempo per lavorare ma senza computer su cui farlo.
Quindi sono giunta alla conclusione che:
- nelle ore in cui lui dorme, lavoro. Non faccio le dirette, non parlo, non giro gli esilaranti video di cui ho in mente lo script da anni, ma faccio cose silenziose e introspettive. Questo post lo sto scrivendo alle 11:30 di sera; domani sarò rincoglionita, ma, diciamocelo, stando in casa, non è che mi servano le energie cerebrali di un premio Nobel.
- nelle ore in cui lui è sveglio ma si intrattiene diversamente, faccio attività -intellettuali e non- parcellizzabili cioè suddivisibili in piccoli lotti. Non fraintendiamoci, io sono una da grandi opere, che ama dedicarsi ai progettoni senza doversi interrompere, ma in mancanza dei cavalli trottano anche gli asini.
Insomma, questa è la mia proposta per uscire dalla frustrazione della quarantena: non perseguite sogni, ma solide realtà. Prendete un obiettivo macro e spezzettatelo in piccoli risultati alla portata della vostra agenda, del vostro span di attenzione e del ritmo al quale vi girano le palle. Perché quando l’altro giorno ho cercato di spiegare cose significhi avere un bambino in età prescolare per casa 24/7 E ANCHE tentare di essere produttivi e centrati, ho ricevuto molti commenti solidali da persone che pur avendo tutti i numeri per trasformare l’isolamento in una grande opportunità semplicemente non ci riescono perché sono frustrati, spaventati, stanchi, annoiati. Amici, non siamo soli! Questi suggerimenti sono anche per voi.
Attività contro la frustrazione da quarantena: subtasking
A livello lavorativo, avevo già scritto un articolo sul subtasking all’inizio del 2018. Magari ve lo leggete da voi, mi limito solo ad anticipare che il concetto di “prendi il problemone e fallo a pezzettini” si applica anche e soprattutto al lavoro.
Nell’articolo ci sono strumenti classici e tool informatici -entrambi gratuiti- per mettere in atto questo metodo che rivoluzionario non è ma che, mi permetto di affermare con grande sicumera, è l’unico che funziona. Chissà, poi magari vi piace un sacco e d’ora in poi diventa la vostra Bibbia! Ve lo auguro.
Attività contro la frustrazione da quarantena: riordinare
Anche se la parola evoca rivoluzioni copernicane, imprese militari, scenari bellici e post-atomici, è una delle attività più rateizzabili del mondo. Dovrebbe prevalentemente concentrarsi su 3 aree, a loro volta ben suddivisibili
armadio. Resta valida la mia Bibbia del decluttering e la guida alla settimana della vergogna: sicuramente gli step 1 e 2 (epurazione e selezione) possono essere compiuti in casa, in quarantena e, se non siete pulitrici di armadi croniche come me, sono quelli che vi daranno i maggiori risultati. Rome wasn’t built in a day e anche un armadio si può fare a colpi di mezz’ora per volta: oggi una cassettiera, domani una scarpiera, dopodomani una cassapanca. Se ci mettete una settimana o due, va bene lo stesso. Poi passate all’armadio dei bambini, alla biancheria di casa…
archivio. Questa è più dura, ma serve tantissimo: oggi mi è venuta la famosa fregola amministrativa, perché devo ravanare sul sito dell’INPS, fare il 730 e mi sembra di non avere niente sotto controllo.
- Prendete l’archivio delle scartoffie e, se è un bailamme, dividetelo: io uso una catalogazione basic che include “fatture per dichiarazione dei redditi” (a sua volta divise per anno), “bollette per spese domestiche” (divise per anno e per utenza), “auto” (RCA, bolli, parcheggio residenti), “referti sanitari”, “tasse”, “multe”. Spero che non siate scemi come me e che quest’ultima cartella non vi serva.
- Scegliete dei dossier carini o un sistema di archiviazione che funzioni
- Se siete bravissimi, digitalizzate tutto il possibile usando lo scanner o l’utilissima applicazione gratuita Notebloc e salvate tutto nel
computer. Se avete come me lo stesso PC dal 2014 è il momento di fare quanto segue:
- repulisti dei files inutili. I superstiti vanno quindi riorganizzarli in cartelle, rinominati e backuppati (il 31 marzo era il World Back Up Day!). Io l’ho già fatto a ottobre e la mia vita è davvero migliorata.
- pulizia della casella di Posta e creazione delle sottocartelle
- analisi delle newsletter alle quali siete iscritti avendo cura di non cancellarvi dalla mia (anzi, iscrivetevi!). Vorrei suggerirvi di usare unroll.me ma al momento non stanno erogando il servizio in Europa quindi procedete manualmente
- Suggerisco infine di creare un account su LastPass, un password manager per salvare tutte le credenziali e recuperarle.
Sono operazioni potenzialmente lunghissime o brevissime, ma, concorderete con me, si possono fare in piccole rate, ascoltando della musica e interrompendosi ogni tanto.
tecnologia. Questo è il momento per fare un bello scatolone di Commodore 64, Nokia 3310, videoregistratori, floppy disk, aspirabriciole, cavi spaiati e via dicendo che ovviamente andranno smaltiti presso un ecocentro non appena possibile. Chissà, magari rinvenite qualche tablet ben funzionante e vi va di donarlo alla Onlus I folletti, che li rende disponibili ai malati di Covid-19 che si trovano in isolamento e non possono comunicare con i famigliari. Le istruzioni per procedere sono tutte qui! Invece, se un tablet non ce l’avete ma volete contribuire comunque alla causa e aiutare i degenti a comunicare con le loro famiglie, potete donare al progetto “Più vicini meno soli” organizzato da Per Nia Onlus: l’obiettivo è acquistare dei kit (composti da 3 iPad 10″ Wi-fi;
+ 7 smartphone con SIM illimitata) da donare ai 5 ospedali più impegnati sul fronte della pandemia.
tutto il resto. Categoria residuale in cui rientra tutto ciò che non avete mai catalogato e ripulito. L’armadio delle scope e dei detersivi? Quello dei cosmetici? Nel mio caso la bestia nera era la cucina, perché non mi ero mai veramente dedicata a ciotole, contenitori, tupperware, servizi di piatti e simili amenità. Ho buttato della farina di sorgo rosa, cos’è il sorgo, diamine? Combinando decluttering e pulizie profonde ci ho messo 4 mattinate, ma direi che non mi sta inseguendo nessuno.
Attività contro la frustrazione da quarantena: bellezza
peli. Ho provato a sciogliere la cera in gocce del Negozio Leggero, ci ho messo 90 minuti per 2 polpacci e 2 ascelle ma il livello di soddisfazione e di risparmio hanno raggiunto vette inesplorate. Ho fatto una serie di Stories di recap su IG, non sto a dilungarmi. Provateci, potete fare oggi l’inguine, domani le ascelle, dopodomani i polpacci…
capelli. Se non fossi quell’inetta che sono, forse farei qualcosa per coprire i capelli bianchi ma ho deciso che no, me li tengo perché sono ancora gestibili, e che me ne preoccuperò quando uscirò da qui. Però ne sto approfittando per:
- evitare la piastra e quindi sfibrarli meno. Non devo avere la piega aplomb, mi preoccupo che siano puliti e senza nodi; pertanto sto asciugandoli naturalmente e portandoli prevalentemente raccolti in uno chignon.
- lavarli meno e quindi sgrassarli meno. Non esco, sudo poco, non sto usando il casco della bici e quindi ho i capelli oggettivamente meno bisognosi di essere lavati. Sono riuscita a rarefare gli shampoo a uno ogni 3 giorni e mi piacerebbe riuscire a mantenere questo ritmo.
- farli crescere. Prima dell’estate li vorrei biondi, più lunghi e vorrei liberarmi della frangia, che col caldo diventa davvero una spina nel fianco. Non è difficile, li sto semplicemente ignorando.
- fare impacchi pre-shampoo. Avevo già parlato delle maschere Mermaid+Me, che richiedono un tempo variabile ma possibilmente lungo di applicazione pre-shampoo. Quale momento migliore di questo: mentre la maschera agisce sui capelli, potete continuare la vostra vita indoor senza limiti.
pelle. Su questo fronte sono bravina, da anni faccio una maschera settimanale e cerco di essere clemente con la mia faccia cadente. Ma in questi giorni ho fatto altri passi avanti:
- mi trucco poco -sempre, eh, ma poco- e facendo esperimenti col Glassy di Espressoh per recensirlo a breve
- uso la Clarisonic (con la spazzolina delicata) tutti i giorni: un rituale al quale avevo già dedicato una recensione anni fa. So che l’ossigenazione in casa è scarsa e che chi vive indoor ha la pelle spenta, ma anche chi vive in una città inquinata e asfittica pure non se la passa male, quindi cerco almeno di tenere i pori molto puliti
- faccio maschere nutrienti a lunga applicazione, cioè che si possono tenere addosso anche 5 o 6 ore. La migliore secondo me è la Maschera all’Argan di Equilibra, di cui avevo scritto entusiasticamente già nel 2017, che è un’abbuffata di nutrimento per la faccia. La bustina è una monodose generosissima, la pelle ci mette molto a mandarla giù: ça va sans dire, la potete accoppiare alla maschera per capelli Mermaid+Me. Il vantaggio nascosto è che sarete inquietanti e i vostri figli vi eviteranno.
Attività contro la frustrazione da quarantena: FITNESS
Tutti i fitness guru dell’Instagram fanno allenamenti gratuiti in diretta, denotando tra l’altro un’apprezzabile generosità perché sono un servizio che normalmente erogano a pagamento. Sono certa che siano circuiti bellissimi ma io non posso staccare e dire “Uellà ciao, io dalle 10 alle 11 c’ho calisthenics con la Wanda”. Semplicemente, non posso. Ma ho rimediato alternando due attività: la serie primaria di Ashtanga (che però non vi consiglio di fare da autodidatta) e alcuni circuiti brevi sul canale Youtube di FixFit. In generale io non amo gli esercizi ad alto impatto, a maggior ragione se sono fuori allenamento e ho pochissimo fiato: in questo canale c’è una playlist interamente dedicata ai circuiti senza salti che si possono addirittura fare a piedi nudi. Le “viste” e le inquadrature della trainer che esegue gli esercizi sono sia frontali sia laterali: in questo modo è più facile controllare la posizione e autocorreggersi. In più non c’è musica tamarra e lo speaker (che non è la trainer) è un’ottima guida nell’esecuzione. Alterno un circuito total body da 30′ con un circuito solo gambe da 20′ + 10′ addominali. Ci sono anche delle sessioni di pilates da 40′, per quei giorni in cui proprio non si ha voglia.
Se nel 2014 avete comprato la Bikini Body Guide di Kayla Itsines, questo è il momento per tirarla fuori! Purtroppo per essere davvero efficace andrebbe combinata a giorni alterni con una mezz’ora di bici o di corsa, ma magari avete la cyclette o il giardino dei Finzi-Contini davanti a casa. Avevo anche scritto una guida!
Attività contro la frustrazione da quarantena: INTEGRAZIONE
Io sono una che integra, da sempre. In questo periodo, ho composto con il team di Vitamina il mio “mix for quarantine” che vi vado a descrivere:
- vitamina D3: se ne è fatto un certo parlare per diversi motivi, arrivando addirittura a ipotizzare che l’ipovitaminosi D sia concausa del rapido diffondersi del Covid-19. Quello che so è che: sto uscendo un’ora a settimana, non ho un giardino né un terrazzo ma solo un lungo e stretto balcone dove non è pensabile esporsi adeguatamente al sole primaverile. Meglio provvedere.
- ginseng: lavoro meno di 4 ore al giorno, in quel limitato lasso di tempo vorrei performare. Il ginseng promette questo
- magnesio: per stabilità e umore. È necessario che aggiunga altro?
- rodiola: è adattogena, cioè dovrebbe aiutarmi nel lungo e complesso processo di adeguamento alla situazione stressante in cui ci troviamo

Il mio kit appena arrivato fresco fresco
I kit di Vitamina, che possono essere assortiti tramite un test oppure composti a vostro piacimento arrivano a casa in 72 ore (=non affolliamo le farmacie!) contenuti in un bell’astuccio di cartoncino riciclato e illustrato, accompagnati da un portapillole a 4 scomparti. Si tratta di prodotti Made in Tuscany e ovviamente notificati al Ministero della Sanità, le cui confezioni sono pensate per durare 1 mese esatto e possono anche essere consegnati regolarmente su abbonamento. Last but not least, hanno un prezzo molto competitivo.
Prezzo che, grazie al codice sconto GYNEPRAI020, si riduce di un piacevole 20%. Questa operazione, che è #adv vale sempre e comunque, sia sui kit sia sui prodotti singoli.
Attività contro la frustrazione da quarantena: cultura e sapere
- Se vi fa piacere ascoltare un audiolibro mentre riordinate, archiviate, spalmate e fate mille crunch, c’è Storytel: un grande e curatissimo servizio di audiocontenuti in streaming di cui sono autrice e sostenitrice. Potere usufruire di un intero mese di prova registrandovi da qui
- Se ancora non l’avete fatto, potreste leggere il mio romanzo, anche in versione ebook per non scomodare i corrieri, o in versione audiolibro usando il mese di prova Storytel
- Se ci siamo conosciuti da poco, puoi leggere i miei post più letti dal 2013 a oggi
- Altrimenti potete leggere i saggi e romanzi recensiti nella mia rubrica “libri in 3 parole“
- Se proprio non avete un’opinione completa e rotonda sul mio conto, potete leggere tutti i numeri arretrati della mia newsletter all‘interno di questo archivio.
- Se vi va di ricevere ogni tanto delle buone notizie, potreste iscrivervi alla newsletter di Spiegamelo! il neonato Festival della Divulgazione che si terrà a Salsomaggiore Terme dal 24 al 27 settembre 2020. Ci sono sempre, sempre, sempre notizie positive. Arriva ogni venerdì
Attività contro la frustrazione da quarantena: DONARE
regalare una poesia, e aprire il portafoglio. Il Menù della Poesia è un progetto gestito da attori professionisti che anima eventi ricreativi e culturali. Durante questo periodo, hanno messo in piedi la campagna “Contagi diVersi”: potete ordinare e regalare una poesia per chi volete, che verrà recapitata telefonicamente e letta da una delle voci del team. Basta compilare il form per richiedere il servizio scegliendo la poesia dal menù che trovate qui sotto. È possibile ricompensare liberamente questo servizio con un bonifico di qualsiasi importo anche minimo: la cifra raccolta verrà devoluta all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Ecco qui il menù
inviare fiori e piante. Sono fan di Colvin, lo sapete: le loro consegne procedono, nel rispetto delle normative e delle buone pratiche di sicurezza, anche durante l’isolamento. Se volete mandare un bouquet o una pianta a parenti e amici lontani, potete farlo a un prezzo ridotto.

L’effetto sul destinatario è sempre notevole, parola mia
Elena Baudino
Aprile 10, 2020 at 12:52 pm
Grazie mille per i consigli. E buona Quarantena.
gynepraio
Maggio 1, 2020 at 1:58 am
Grazie a te, non frustriamoci
Paola
Aprile 10, 2020 at 2:31 pm
Che bel post, una sorriso di 11 minuti! Grande Valeria!
gynepraio
Maggio 1, 2020 at 1:58 am
Almeno non vi frustro
ale
Aprile 11, 2020 at 12:59 pm
top
gynepraio
Maggio 1, 2020 at 1:57 am
Grazie zia
Silvia
Aprile 13, 2020 at 9:09 pm
Bellissima newsletter! Brava Valeria!
gynepraio
Maggio 1, 2020 at 1:57 am
Grazie!
Valentina
Aprile 14, 2020 at 1:42 pm
La mia quarantena è differente (scusa, non riesco a non essere stupida), nel senso che ho maggiore libertà, vivendo in Germania, dove si può uscire (ma solo col proprio nucleo familiare o al massimo in 2). Di fatto io non esco, ma è quasi una scelta (obbligata: è tutto chiuso, dove vuoi che vada?), certo, se do di matto, prendiamo e andiamo a passeggiare nei campi immersi nel nulla, evitando di esporci (o di diffondere) pericoli. In più io mi sono autoreclusa a casa del fidanzato, a 90 km da casa mia, perché lui, invece, deve continuare a recarsi a lavoro. Quindi da un mese lo sto obbligando ad una prova di convivenza. In piena pandemia. Praticamente o ci sposiamo o ci uccidiamo. Questo però lo metto nella lista delle cose “positive”, che mi sforzo di vedere, insieme al tempo che ho (lavoro da casa, e al momento al 50%) e posso dedicare ai miei interessi, tipo cucirmi un intero guardaroba per l’estate dell’anno del caxxo. Non sono una che vede tutto con le lenti rosa, anzi, ma appena concedo un minimo di spazio alla frustrazione, cedo. e parte l’ipocondria e l’ansia da “quando tornerò casa? quando rivedrò la famiglia? saranno tutti vivi per allora?”. Ecco, meglio che mi concentri sul cucito. Dopo averti tediato con questo commento inutile, ti dico che questo post me lo sono riletta due volte, perché spruzza suggerimenti a ogni riga, e io amo il tuo modo così esaustivo di dare informazioni, suggerimenti. Sei sempre così completa laddove io faticherei a mettere insieme due idee due.
Grazie Valeria: per le idee, per lo stile inconfondibile e la tua ironia. Spero davvero che tutti possiamo lasciarci presto questo periodo alle spalle: ok vedere il buono, ma mi son rotta il caxx anch’io!
gynepraio
Maggio 1, 2020 at 1:57 am
Beata te che almeno sai cucire, io in quarantena attacco i bottoni forse.