
Libri in 3 parole: Olive, ancora lei
Olive, ancora lei scritto da Elizabeth Strout ed edito da Einaudi arriva 10 anni dopo l’amatissimo Olive Kitteridge e ne è l’attesissimo seguito. Quindi rispondiamo subito alla domanda di rito: “è una pallida copia del primo?”.
Siccome la mia regola dice che si usano i propri canali di comunicazione per parlare solo delle cose belle e non per denigrare (ok, forse per Matteo Bussola ho fatto un’eccezione) confermo la mia posizione: questo seguito è assolutamente all’altezza di Olive Kitteridge, altrimenti non ne avrei parlato. Esattamente come dieci anni fa, mi chiedo se esista un genere letterario per designare un’opera a cavallo tra romanzo e raccolta di racconti, proprio come questo: una serie di vicende, in sequenza vagamente cronologica, con protagonisti diversi ma tenuti insieme da un fil rouge. In questo caso, le costanti sono due: la presenza di Olive Kitteridge -talvolta protagonista, talvolta comprimaria, altre volte solo menzionata- e lo sfondo di Crosby, piccola città balneare del Maine. Amici della letteratura, se questo genere ha un nome fatemelo sapere.
Il mio consiglio è quello di recuperare Olive Kitteridge e leggere poi questo seguito: non che la comprensione vi sia preclusa ma ci sono alcuni antefatti utili a interpretare meglio il seguito: il rapporto col primo marito e con il figlio, ad esempio. Se volete, potete anche fare una petizione su Change.org affinchè Netflix compri i diritti e trasmetta la strepitosa miniserie TV con Frances McDormand (la mia sosia, come molti amano dire) ispirata proprio al romanzo e che finora ha trasmesso solo Sky Cinema 1 per una settimana a gennaio 2017 e poi ciao, adios, goodbye.
Poi, se Elizabeth Strout vi piace e concordate con me sul fatto che sì, quel Pulitzer nel 2009 han fatto bene a darglielo, attaccate Mi chiamo Lucy Barton, uno dei romanzi più commoventi su cui abbia avuto il privilegio di mettere le mani.
LA STORIA
Eh, niente, se volete la storia basta una riga altrimenti finisco dritta dritta su uno spoiler: Olive Kitteridge, insegnante in pensione, moglie e quindi vedova del farmacista di Crosby, è alle prese con un nuovo e stavolta maturo amore. Attorno a lei, una piccola comunità di provincia costituita da coppie in sfacelo, famiglie sbandate, cittadini che tornano e altri che scappano. Ritroviamo suo figlio, sua nuora e moltissimi suoi ex allievi: Olive è stata infatti insegnante di matematica. In tutte le vicende, anche quelle delle quali non è diretta protagonista, la ritroviamo come comprimaria, fonte di ispirazione, personaggio a suo modo chiacchierato e amatissimo. Rimangono intatte le sue caratteristiche peculiari, direi quelle dell’antieroina perfetta: è burbera e ritrosa, fisicamente ingombrante, ma soprattutto diretta ai limiti della maleducazione. Se la conoscessi vorrei menarla, ma sulla carta le voglio bene.
olive, ancora lei: provincia
La bellezza pittoresca del New England, con tutti i topos che possiamo immaginare (aceri, foliage autunnale, balene, onde che scrosciano, banchi di alghe raccolti sulla spiaggia, odore salmastro) non basta a nascondere ciò che già ci aveva insegnato Angela Lansbury a Cabot Cove: è nel cuore della provincia, nel calore apparentemente rassicurante delle microcomunità che troverete i più laidi retroscena. Coppie che non si parlano da 25 anni e hanno suddiviso equamente la casa in cui ancora vivono col nastro isolante, famiglie borghesi in cui si sono consumati efferati delitti e terribili scandali, in cui si proteggono verità non dette e si alimentano antichi rancori. Sulla contrapposizione provincia vs città, piccolezza vs grandezza, prevedibilità vs mistero sono basati alcuni dei racconti più belli di Olive, ancora lei: questa dialettica riflette anche la storia personale dell’autrice, nata nel Maine ma in seguito risucchiata dal fascino di New York dove attualmente vive.
olive, ancora lei: convenzioni
Olive Kitteridge delle convenzioni se ne fotte. Non riesce a sostenere una conversazione “di facciata” senza dire almeno qualcosa di tranquillamente evitabile, detesta il pour parler, se interrogata apre bocca e dice la sua opinione senza freni, e solitamente non è una bella opinione. Spesso è diffidente, nei confronti delle novità e delle persone che non conosce. Ma, a differenza di quegli ipocriti che chiamano sincerità la loro straightforwardness quando invece è banale maleducazione, non si vanta della sua schiettezza: semplicemente non conosce un altro modo di essere. Si annoia alle feste, s’imbarazza agli eventi, detesta le folle e le manifestazioni fisiche di affetto.
Io non sono una psicologa ma ecco, se dovessi fare una diagnosi del profilo di Olive direi: Asperger. Olive, che ha un grande intuito e spesso legge oltre la superficie, ha una carenza di empatia che ogni tanto ti fa dubitare della sua buona fede (microspoiler: in questo romanzo, la vittima designata della sua ruvidezza è sua nuora).
olive, ancora lei: matrimonio
Molti dei racconti di Olive, ancora lei indagano le pieghe segrete dei matrimoni: ciò che si accetta per restare insieme, le ragioni che ancora tengono in piedi un’unione, ma anche il ruolo di eventi come il tradimento, la malattia fisica ma soprattutto quella mentale. Non sono pagine dedicate all’innamorarsi o al lasciarsi, ma a un’altra disciplina olimpica che la letteratura ignora perché poco sexy: l’esserci, l’adattarsi, il resistere e il restare nonostante tutto.
Olive, vedova dopo un matrimonio forse spento ma assai rassicurante, ritrova l’amore, con Jack, un professore universitari con il quale mette in piedi una storia d’amore piena di -stranissima- tenerezza. Tuttavia non smette mai di pensare al suo primo marito, Henry, e di interrogarsi sul ruolo che le spetta nella vita di Jack, rispetto alla sua prima moglie -defunta- e alla sua ex amante -viva e vegetissima-. L’amore maturo, o l’amore nell’età matura, si conferma uno dei miei temi favoriti e uno dei più difficili da trattare.
Se volete leggere Olive, ancora lei ve lo potete procurare in libreria oppure prenderlo su Amazon facendomi guadagnare una commissione.
PS se il tema “coppie di anzianotty che si amano nonostante tutto” vi piace, potete leggere anche la mia recensione di “Le nostre anime di notte” e magari vedervelo su Netflix
Ale
Aprile 28, 2020 at 3:48 pm
Ciao, sono molto felice perché ho appena fatto un collegamento! Mentre leggevo la tua recensione, continuavo a pensare a Olive Kitterige(ho visto la serie) e a chi mi ricordava: alla fine mi sono resa conto che mi ricordava Emerenc de “La Porta” di Magda Szabò, che ho finito da poco di leggere. E che per tutta la lettura de “La Porta” mi sono immaginata senza rendermene conto Emerenc come Frances McDormand in Olive Kitterige. Caratterialmente forse hanno qualche affinità, fisicamente anche, ma Emerenc è più vecchia, a occhio e croce.
Inconscio a parte grazie tante della recensione, mi ha fatto venire voglia di riprendere in mano tutti i libri, a partire dal primo.
gynepraio
Maggio 1, 2020 at 1:56 am
Che sinapsi, brava!