
Posta del Cuore aprile 2020
PREMESSA
Con la Posta del Cuore Aprile 2020 ho chiuso alcuni casi vecchiotti, anche email che stavano lì da mesi e che mi spiaceva lasciare senza risposta. Ne ho tantissimi in attesa e altrettanti continuano ad arrivare: ne approfitto per chiedervi se abbia senso impostare diversamente la rubrica, ad esempio rispondendo a più casi in modo breve oppure intensificando la frequenza (che attualmente è di 1 al mese) rispondendo magari a una domanda ogni settimana. Insomma, se avete delle idee scrivetemi nei commenti o privatamente. A presto!
Posta del Cuore aprile 2020: bettina
Bettina ha 24 anni, è fidanzata e innamorata da 7 (!!!) ma ha da poco flirtato con un ragazzo straniero conosciuto anni prima, che è ovviamente bello e piacevole: altrimenti, che so, Bettina avrebbe guardato qualcuna delle dirette Instagram che ci sono in questo momento anziché chattare con lui.
Sono geograficamente distanti, lui vorrebbe che lei andasse a fargli visita manifestando la voglia di vederlo: Bettina partirebbe pure (ma dove vai che c’è la quarantena?) ma teme di andare in crisi vedendolo e di tornare depressa alla sua vita di sempre. Non sa cosa fare e non riesce a prendere una direzione, soprattutto non riesce a concepire questa sua sbandata all’interno della serietà della storia che sta vivendo.
Bettina mi ha scritto tanto tempo fa, quando ancora non si parlava di lockdown quindi, secondo me, in questo momento si è definitivamente tolta la voglia di andare in capo al mondo a visitare l’amante e sta fremendo perché da mesi non riesce a dare un bacio al suo ragazzo ufficiale. Ma, come avrete capito, le lettere che ricevo sono spesso l’occasione per fare dei comizi e dunque non mi priverò certo di questo lusso.
Io penso che le sbandate/i cali di attrazioni/i dubbi lancinanti che sono normali anche tra adulti maturi e consapevoli, lo siano a maggior ragione quando si è così giovani e ci si è privati del privilegio del dubbio tipico dell’adolescenza e post-adolescenza. Io non sono una psicologa, non sono una terapeuta ma mi limito a osservare e riportare gli schemi che ho visto ripetersi: chi ha avuto un’adolescenza molto “ragionevole” (o poco farfallina, a seconda di come vi piace vederla), la sua fase pazzerella (o molto farfallina) se la vive dopo. Dopo, però, diventa un po’ tardi: non tardi da tutto è perduto fine dei giochi, ma tardi da tutti si aspettano che abbia messo la testa a posto e invece mica tanto. Io non incoraggio nessuno alla promiscuità sessuale: per me il privilegio del dubbio non si manifesta nell’andare a letto con molte persone -o non solo- ma nell’interagire con molte persone, nello scoprire nuovi modi di comunicare, di condividere, nuovi approcci alla vita, al futuro, alla coppia. Formare il gusto, forgiare i desideri e le aspettative è un processo lungo che si alimenta di acquisizioni progressive, talvolta dolorose, ma più spesso stimolanti e divertenti: non è un iter che si interrompe a 24 anni, per fortuna, ma va avanti tutta la vita. Mi limito solo a dire che la fascia 15-25 è quella in cui si impara di più e meglio, senza troppo spargimento di sangue.
Suggerimenti di visione: Shtisel, una serie israeliana attualmente disponibile su Netflix. Il personaggio Lippe Weiss, un uomo che come la maggior parte degli ebrei ortodossi si è sposato a soli 19 anni, abbandona moglie e figli e a una relazione con una donna non ebrea. Il discorso con cui spiega alla moglie come si sente è notevole (in realtà tutta la serie è deliziosa).
Posta del Cuore aprile 2020: scarpina
Scarpina fa l’educatrice di asilo nido da 18 anni per la stessa azienda, dalla quale si sente considerata come un mero numero. Ha cambiato struttura, management e colleghi con grande pazienza; ha visto peggiorare l’atteggiamento dei genitori diventati sempre più pretenziosi e l’unica fonte di gioia è costituita dai bambini.
Non stima colleghi e superiori che ritiene incompetenti e leccaculo, detesta i genitori maleducati, pensa che il proprio stipendio sia misero e vorrebbe cambiare aria, ma ha 45 anni e timore di lasciare un tempo indeterminato.
La situazione è dura e me ne rendo conto: proverò a smontare le tue obiezioni a partire da quella legata alla tua età. Lavorerai almeno fino a 75 anni quindi sei ampiamente in tempo per reinventarti altre 3 carriere. So che molti dipendenti provano disprezzo per datori, colleghi, ambiente, sistema e addirittura clienti, e lo capisco perché sono stata una dipendente per molti anni e ho avuto la mia buona dose di insofferenza nei confronti di tutte le categorie che ho citato. Però sai, bisogna capire se la tua insofferenza è circoscritta all’organizzazione o alla posizione.
Quando mi sono sentita a disagio con l’organizzazione, ho addirittura cercato di cambiarla dall’interno (che tenera. eh!) ma, purtroppo le strutture non si cambiano quasi mai dal basso e, in assenza di un management illuminato, raramente i dipendenti possono operare un miracolo. Io ho visto delle organizzazioni cambiare radicalmente e in modo anche apprezzabile, ma non sono rivoluzioni ma sempre processi pluriennali. Ci vogliono fede e pazienza. In alcuni casi è possibile che sorga un piacevole “microcosmo” all’interno di un’azienda poco vivibile: significa creare un piccolo gruppo di lavoro molto coeso e quasi autosufficiente nel quale stare tutto sommato bene. Alcuni ci riescono: forse può essere una soluzione anche per te?
Se persiste, come nel tuo caso, l’insofferenza verso l’organizzazione si supera andandosene via: ma devo dirti che tutte le aziende belle si somigliano mentre le aziende di merda fanno ognuna schifo a modo suo (semicit). Ci si può illudere: basterà cambiare azienda e certe brutte dinamiche non si presenteranno più! Tendenzialmente è vero ma solo per una manciata di anni: le cose cambiano e, prima che tu trovi nuovi motivi d’insofferenza, passano un po’ di primavere. Se hai la fortuna di fare un lavoro per il quale c’è molto turnover, o di lavorare in una città dove c’è molta domanda, sei a cavallo! Basta cercare e trovare un altro lavoro ogni 4 o 5 anni e teoricamente puoi andare avanti così tutta la vita, ad abbandonare la nave prima che coli a picco.
Diverso è se lavori per un settore con poca domanda e/o nella città sbagliata… Per farti il mio esempio: lavoravo nel marketing di prodotto che è un’area professionale affollata ma con un buon turnover, però in una città che ha fame di ingegneri e in cui ci sono poche aziende con un dipartimento marketing strutturato. A 35 anni, con la prospettiva di lavorarne altri 40 almeno, ho calcolato che avrei dovuto cambiare almeno 10 aziende e io, al momento, 10 aziende della mia città per le quali avrei voluto lavorare non saprei citartele! Certo, se anziché a Torino stessi a Milano o Londra non mi sarei preoccupata di questo, ma si dà il caso che la mia vita sia qui.
Se però la tua repulsione va nei confronti del ruolo subalterno rispetto a responsabili che non stimi, potresti valutare di essere responsabile di te stessa: fai l’imprenditrice. Chi è un imprenditore se non una persona che pensa di saper prendere le decisioni meglio degli altri? Apri un nido tuo, crea un asilo aziendale, stipula convenzioni: trova delle socie, condividi la responsabilità e l’investimento. Fatti carico di tutto.
Io non ne ho esperienza diretta, ma penso che produrre valore sia una grande soddisfazione e che creare lavoro sia una missione. Se lo fai con dei soci che stimi, l’arricchimento deve essere enorme. Se questa prospettiva è troppo rischiosa per te, temo purtroppo che dovrai restare dove sei e trovare soddisfazione in un angolo di mondo che non sia il tuo lavoro. Non è impossibile, io ad esempio per farcela ho aperto un blog.
Suggerimenti di visione: “Self-made” serie breve su Netflix che racconta la storia di Madam C.J Walker, la prima imprenditrice milionaria afroamericana. Questo per dire che ci sono situazioni in cui aprire un’impresa è l’unico modo per fare le cose a modo proprio.
Posta del Cuore aprile 2020: marina
Marina ha 29 anni, un bel lavoro e una bella famiglia d’origine. Qualche mese fa ha chiuso una storia di 4 anni di comune accordo col suo ragazzo riconoscendo serenamente delle incompatibilità gravi. Da allora ha perso la concezione del tempo, si sente di vivere in un presente nebuloso, è distratta e di umore altalenante.
Non sa come uscire da questa situazione sospesa. La mia risposta è che se ne esce da soli, dopo un po’: non è una questione di volontà. Io penso che si abbia tutti il diritto di fare un po’ schifo per qualche mese, dopo che una storia è terminata: nel fare schifo rientra avere abitudini sregolate o anche un tantino autodistruttive, un umore perennemente nero, improduttività, svogliatezza, carenza di sonno o narcolessia e tutte le manifestazioni esteriori tipiche di un disagio interiore. Hai perso una parte di te, forse non te l’hanno strappata, però prima c’era e ora non più. Non c’è niente di male a fare schifo, ogni tanto. Quasi tutt*, una mattina, si svegliano e sono colt* dalla voglia di invasare le piante o fare la parmigiana a 5 strati, et voilà senza neppure rendersene conto smettono di fare schifo.
Io ad esempio ho fatto molto schifo per qualche mese e poi una mattina mi sono cucinata il tacchino con la verdura e ho capito che avevo finito di fare schifo. Però sai, se penso al periodo in cui facevo veramente schifo, un po’ mi manco e a volte vado a rileggere le cose che scrivevo all’epoca.
Mi rendo conto che quella che ti sto dando -e che spesso do ad altre persone- sia una soluzione poco soddisfacente e non autoconclusiva: lascia che il dolore faccia il suo corso. Avviene una separazione, ci si abbrutisce per un po’, ci si scuote e si torna alla vita più ammaccati ma più consapevoli. Magari questo loop dura pochi mesi, in alcuni casi dura anche anni, ma a mio parere non è mai tempo sprecato a meno che tu non trasformi l’essere triste in un lavoro full-time e smetti di fare qualsiasi altra cosa. Se un giorno ti rendi conto di essere diventata la tua tristezza, allora chiedi aiuto.
Suggerimenti di lettura: “La tettonica delle placche” di Margaux Motin, una graphic novel divertente. Meglio ridere, non hai mica ammazzato nessuno. La protagonista inizia la sua vita dopo la conclusione di un grande amore (è autobiografica!)
Posta del Cuore aprile 2020: bonina
Bonina ha 20 anni e studia tantissimo perché ha scelto un corso molto impegnativo. Ha conosciuto la scorsa estate un amico di suo fratello che ha frequentato con grande felicità reciproca: questa storia nascente supera anche il test delle vacanze separati, wow, stiamo andando bene! Quando si rivedono, lui confessa di aver ricevuto la dichiarazione di una sua amica che lo ha mandato in crisi. Piange, dice di non volere una storia seria e di sentirsi bloccato dal fatto che suo fratello sia un amico. Bonina lo invita a chiarirsi le idee, perché è saggia, ma ora soffre atrocemente per il rifiuto e pensa che mai più troverà qualcun altro visto la vita che conduce per via dell’impegno accademico.
Sorvolo volutamente sulla parte di “mai più”, “altra persona”, “sola per sempre”, “amore dei miei vent’anni” perché se c’è una cosa che ho capito è che l’amore si ripresenta sempre, come la primavera o come un piatto indigesto. Si presenta persino alla porta di chi non lo vuole e non se lo merita, quindi non farmi dilungare sul tema. Arriveranno altri amori.
Preferisco citare una frase di “Via col Vento” (che è un film obsoleto, sudista e irrispettoso nei confronti delle minoranze ma che fa parte del nostro immaginario) detta da Mami: “Quello che uomini dire e quello che uomini pensare essere due cose, e a me non parere che lui avere chiesto di sposarti!”. La più grande consapevolezza che ci regala Mami è che c’è uno scollamento fisiologico tra quello che i nostri interlocutori pensano e quello che ci restituiscono. Però stai serena, tu non ti sei mica inventata niente: gli piacevi e stava bene con te, è accaduto davvero. Solo che dietro la sua manifestazione esteriore di affetto c’era una posizione interiore traballante. Come facevi a capirlo? Non lo so.
Forse con maggiore esperienza amorosa si sviluppa un maggiore intuito? Forse a tua volta impari a proteggere la tua fiducia e la concedi più lentamente? Può darsi! Oppure resterai fiduciosa e tenera come adesso, ma avrai altri interlocutori più onesti di quest’ultimo? Anche questo è possibile.
Il grande rischio della comunicazione interpersonale è, fondamentalmente, non capirci un cazzo. Ma io non ti auguro di indurirti o frequentare solo stinchi di santo, ma più che altro di accettare questo rischio endemico di fraintendimento in nome di un bene superiore: come accetti il rischio che cada l’aereo che ti sta portando alle Mauritius, o che la mela che addenti contenga un vermetto.
Suggerimento di visione: “500 giorni insieme” (500 days of summer) dal quale desumiamo che non solo le donne ma anche gli uomini non capiscono un cazzo. Ah poi, ovviamente, Via col Vento.
Lisacher_
Aprile 29, 2020 at 10:42 am
Una bella lettura anche questo mese! Ok, le risposte sono articolate e perciò lunghe ma non riesco ad immaginare ormai questa rubrica diversamente, con risposte più brevi. Sarei sicuramente più contenta di leggerne due appuntamenti al mese
gynepraio
Maggio 1, 2020 at 1:55 am
Grazie mille!
giulia
Aprile 29, 2020 at 2:57 pm
io lo scrivo tutte le volte e anche questa, MA QUANTO CAZZO SEI SAGGIA
fosse per me la posta del cuore la potresti fare tutti i giorni
(no sul serio, falla una volta a settimana)
gynepraio
Maggio 1, 2020 at 1:55 am
Provo, vediamo quanto duro nei miei buoni propositi
Frap
Aprile 30, 2020 at 2:36 pm
Piace molto, ma non riesci a fare aprire i tanti link interessanti che inserisci in un’altra scheda che se no poi non mi ci raccapezzo più?
gynepraio
Maggio 1, 2020 at 1:55 am
Cercherò di ricordarmene, ma se leggi da desktop e usi un mouse basta cliccare sulla rotellina anziché sul tasto sx e te li apre automaticamente in un’altra scheda. Se usi un Mac, clicca e contemporaneamente premi il tasto command.
Giorgia
Aprile 30, 2020 at 3:48 pm
Ciao Valeria,
Seguo questa rubrica (e il blog in generale) con grande interesse ormai da anni. Nel caso decidessi di aumentare la frequenza della Posta del cuore, fidati, sei tu che fai un favore a noi lettrici.
gynepraio
Maggio 1, 2020 at 1:52 am
Grazie mille per l’incoraggiamento!
Chiara
Maggio 1, 2020 at 2:12 pm
Sempre molto bello leggerti 🙂 anche secondo me le risposte lunghe contribuiscono all’identità di questa rubrica, ma se ne aumentasse la frequenza sarebbe un sogno!
Poi mi chiedevo, ma il commento di Mami “Quello che uomini dire e quello che uomini pensare essere due cose”, vale anche al contrario? Un uomo che a voce ti dice che non è sicuro di voler stare con te, ma nei fatti è sempre presente, interessato, e premuroso, come bisogna interpretarlo?
gynepraio
Maggio 16, 2020 at 4:43 pm
Ma poi ti pare che io riesco a essere breve? Figurati.
Io a uno che non si sente di impegnarsi ma trova il tempo di mettere le mani avanti, le mani gliele metterei in faccia ma ho un problema con questo atteggiamento, sono troppo di parte.
Valeria
Maggio 1, 2020 at 4:53 pm
Ciao articolo appena letto grazie a rock&fiocc! Molto interessante, sarebbe bello leggerli più spesso.
gynepraio
Maggio 16, 2020 at 4:43 pm
Ci si prova, dai!
Grace
Maggio 1, 2020 at 10:34 pm
Mi piace sempre quello che scrivi quindi voto anche io per rubrica con risposte lunghe e frequenza incrementata.
Già che ci sono, grazie per la dritta su Shtisel, l’ho adorato! E mi sono rifatta gli occhi (wow), il che non guasta mai.
gynepraio
Maggio 16, 2020 at 4:41 pm
Proveremo (plurale maiestatis) a garantire maggiore frequenza!
Giulia
Maggio 2, 2020 at 12:42 am
Arrivata qui grazie a Rockandfiocc che ha parlato di te tante volte… come ho fatto a non ascoltarla prima? Non saprei. Vado volentieri a recuperare un po’ di quello che mi sono persa fin’ora!
Ps: a me che ho solo 20 anni tornano molto utili e soprattutto rassicuranti queste parole sull’amore della vita perché mi rendo conto che forse alla mia età non si ha una completa visione della vita amorosa reale.
Un bacio, ciao!
gynepraio
Maggio 16, 2020 at 4:41 pm
Buona lettura allora, e in bocca al lupo!
Silvia
Maggio 14, 2020 at 5:12 pm
Cara Valeria, la tu posta del cuore è sempre molto interessante. Mi piace leggere le tue risposte che, proprio perché lunghe, riescono ad essere esaustive, e chi ti scrive non si vede “liquidare” in poche righe come fanno altri. Perciò, ben venga se vorrai aumentarne la “dose” e farla diventare settimanale!!
Buona giornata,
Silvia.
gynepraio
Maggio 16, 2020 at 4:37 pm
Ci proverò, giuro!