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Posta del Cuore n.3

 
Posta del cuore n.3: Alice in chains

Alice ha 25 anni e nell’agosto 2019 è partita per trascorrere un semestre in un città latinoamericana dove si è divertita e ha ricevuto grande accoglienza. A una festa ha conosciuto un ragazzo del posto, che le è parso molto diverso dagli altri incontrati finora: comunicano, stabiliscono grande connessione, trovano punti in comune, lui la invita a visitare una località turistica, si baciano e si tengono per mano.

Il weekend va anch’esso bene, turismo e romanticismo, attenzioni e complimenti. La loro storia continua e, durante una fuga al mare lui le chiede di mettersi insieme, gesto old fashioned che Alice apprezza molto: accetta, si sente amata e libera di esprimersi. All’aeroporto, quando Alice deve tornare, piangono disperati pur sapendo che a breve si sarebbero rivisti poiché lui aveva già acquistato un volo. Purtroppo, con l’avvento del lockdown, l’incontro è saltato a data da destinarsi.

Alice e il suo ragazzo si sentono regolarmente nonostante il fuso, continuano ad amarsi ma lei resta piena di domande sul senso di questo amore a distanza: chi di loro lascerà il proprio Paese? L’amore dura tutta la vita oppure no? E se poi te ne penti (semicit.)?

Allora, qui con il tema delle relazioni a distanza cadete male. Se mi chiedi come la vedo io, ecco la risposta: è durissima, richiedono maturità e resistenza, uno su mille ce la fa ed è dura la salita. Io non lo farei, perché sono una persona molto richiedente, soprattutto dal punto di vista fisico, ma anche perché devo tenere a bada il mio decisionismo e la mia pericolosa tendenza a fare di testa mia: per spiegarmi meglio, io fatico a ragionare in ottica “democratica” pure quando il compagno ce l’ho sotto gli occhi, figurati se sta oltreoceano. Ma questa, come puoi capire, sono io.

Secondo altri, però, alcune condizioni tra cui la distanza e la barriera linguistica (e tu, bingo, le hai entrambe!) aiutano a mantenere alta l’attenzione, a ridurre il dialogo inutile e quindi i litigi, spingono a esprimersi chiaramente, a concentrarsi sull’essenziale, stimolano a ricercare il tempo di qualità, insegnano a essere meno gelosi e possessivi. È vero? Non lo so, dipende molto dalla propria indole: io ho bisogno anche dello small talk, dei pomeriggi passati a non fare niente, dei baci dati un po’ per svogliatezza e abitudine. Però, di nuovo, questa sono io: conosco una ragazza spagnola mia coetanea -e al tempo tua coetanea-, che ha vissuto 5 anni di università lontana dal suo ragazzo seppur nello stesso Paese (12 ore di autobus, che sono quasi peggio di 10 ore di volo) vedendolo solo a Natale, Pasqua e in estate e forse 1 altra volta l’anno se c’erano i venti a favore. A me pareva un Calvario, eppure per loro era normale: lei ha scelto liberamente di frequentare quell’università e non un’altra, lui non si è opposto, in tutti quegli anni non si sono mai lasciati né traditi, dopo la laurea si sono sposati e ora hanno due figli. Possiamo dire che questa Julia è più matura e centrata di me? Probabilmente sì, ma preferisco dire che, semplicemente, è un’altra persona.

Quindi gli aspetti cui prestare attenzione sono le tue aspettative: in termini relazionali e in termini professionali. Se pensi di poter sopportare i side effects della distanza, ti ritieni dotata di sufficiente propensione al rischio e hai fiducia nella tua capacità di raccogliere i cocci dopo eventuali delusioni, provaci. 

Suggerimenti di visione: “L’appartamento spagnolo”, film sull’Erasmus. Ci troverai una insopportabile Audrey Tatou, ma molte riflessioni sulla distanza.

POSTA DEL CUORE N.3: PEZZENTE

Pezzente, 20 anni, a 16 ha conosciuto il suo ex. Ci sono stati diversi tira e molla dai quali lui è tornato sempre più convinto e innamorato di prima. A ottobre 2019 è però Pezzente a lasciarlo, dopo aver iniziato l’università.

Questa separazione dura ben 1 settimana dopodiché Pezzente torna con lui dilaniata dal dolore. Sarà però la distanza forzata del lockdown, durante il quale Pezzente non avverte alcuna nostalgia, a indurla a mettere la parole fine a questo rapporto. Adesso è pentita e non capisce a quale se stessa credere: quella che era convintissima di stare senza di lui o quella che vorrebbe corrergli incontro? Deve attendere le risposte del tempo?

Cara Pezzente, come dicevo prima ad Alice, tutti i tipi di amori hanno dei downside. Se quelli a distanza si alimentano di ricordi e astinenza, gli amori di prossimità (specie se adolescenziali) creano molte “stampelle emotive” cui è difficile disabituarsi. Le relazioni stabili e durature non consistono solo nel sostenersi e farsi compagnia, ma hanno l’indubbio vantaggio di appagare il bisogno di sicurezza, che in alcune persone è più sviluppato che in altre. Io, ad esempio, ce l’ho bassissimo.

Quindi, di nuovo, si tratta di tue priorità: se hai la pretesa -a mio parere legittima visto che hai 20 anni- di provare del coinvolgimento autentico, penso che tu possa benissimo uscire dalla tua zona di comfort, sopportare per un po’ la nostalgia canaglia che ti assicuro, dopo un po’ passa. In caso contrario, torna sui tuoi passi: ognuno nell’amore cerca ciò che vuole, e non sono così sicura che la mia posizione “amore = coinvolgimento e batticuore” sia effettivamente più utile, realistica o nobile della tua.

Suggerimenti di visione: “La vita di Adele”, uno dei miei film preferiti in assoluto. Non c’è niente in comune tra la tua storia e quella della protagonista, ma credo che il bisogno di amore/sostegno che ha Adele nei confronti di Emma sia esemplare di quanto ti ho scritto.  Avevo anche scritto una recensione, quando lo vidi. Lo trovi su Amazon Prime Video, se non sei iscritta puoi farlo da qui e avere un mese gratis.

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POSTA DEL CUORE N.3: BANANA

Banana ha 21 anni, studia farmacia e a fine 2018 inizia a frequentare in leggerezza un tizio con cui inizialmente c’era solo sesso, ma dopo qualche mese Banana e il ragazzo si avventurano fuori dal letto per concedersi qualche caffè. Costui non risveglia grande entusiasmo in Banana: pochi interessi, piatto, scarso fascino eppure essa decide comunque di passarci del tempo. Entro breve lei si stufa della sua pigrizia, lui confessa di non voler sottostare ai suoi desideri perché non è sicuro di questa relazione. Il poveretto, facendo ricorso alle sue misere risorse, si sforza di cambiare atteggiamento per poi, periodicamente, tornare a essere il passivo di sempre. Banana regge questo andamento per qualche volta, dopodiché lo scarica.

Adesso però è arrabbiata con se stessa per non riuscire ad accettare che lui, semplicemente, non sia la persona di cui lei ha bisogno nonostante provi comunque dell’affetto e si siano frequentati per quasi 2 anni.

Allora, Banana, se ho capito la questione è questa: ti rode tantissimo che questo poveretto sia potenzialmente in grado di essere il tuo ragazzo ma che, per suoi limiti personali che non possiamo ignorare, non ci riesca. Non ti dirò che “se veramente ci tenesse a te, si sforzerebbe e ti verrebbe incontro” perché se amare fosse tutta una questione di flessibilità e volontà io -che immodestamente ritengo di possedere queste doti in discrete quantità- a quest’ora vivrei un amore da sciogno e invece. È possibile modificare alcuni comportamenti, rivedere delle routine, ma per cambiare occorre scardinare dei meccanismi profondi e degli ingranaggi che in questo caso mi sembrano oliati, tranquilli, a posto così: in altre parole, avere un interlocutore brillante è un bisogno tuo, non suo! Lui sta benino così, non cambierebbe per te e forse nemmeno per un’altra.

Probabilmente questo ragazzo è un buon diavolo e apprezzo che fin da subito si sia mostrato per il pantofolaio che è (esiste una specie peggiore: quella dei viveur-ma-solo-prima-di-fidanzarsi). Probabilmente ti vuole (e gli vuoi) pure bene. Penso anche che abbia qualcosa da dire e da dare, ma non a te. Non metterlo e non metterti in croce per questo.

Suggerimenti di ascolto: “Il senso di una fine”, romanzo di Julian Barnes che ho ascoltato da poco su Storytel. Il protagonista e narratore Tony è un giovane -poi divenuto uomo- che si autodescrive e si autopercepisce come “semplice”, “mediocre”, “di normale intelligenza” contrapposto alla genialità e all’acume filosofico dell’amico Adrien. Però ecco, Tony campa ottant’anni mentre Adrien si suicida poco più che ventenne. Puoi ascoltarlo su Storytel: registrandoti da questo link avrai un mese di ascolto gratuito

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