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By gynepraio26 Ottobre 2020In BabyPersonale

Essere genitori, essere sfigati

In questo periodo mi sento quasi in colpa per il fatto che, se qualcuno mi chiede come sto, rispondo “bene”. Poi, subito dopo, ritratto dicendo “bene, date le circostanze, ovvio”. Il punto è che dopo tanti mesi senza senso, prevedibilità, ritmo, routine, ho accolto con gratitudine la parvenza di normalità estiva e la ripresa della scuola. Eppure.

So che per chi non ha figli -e forse tra chi mi legge molti non ne hanno- la prossima frase sembrerà una boutade, ma credetemi, non lo è: l’intero funzionamento della nostra macchina famigliare si regge sul presupposto che mio figlio non si ammali e possa frequentare la scuola un numero ragionevole di ore al giorno per permettere a me e a suo padre di lavorare. Ma non solo: anche per darci quel respiro o di distacco che ci consenta di essere professionalmente produttivi e creativi, per poi tornare al nostro ruolo di genitori con rinnovato entusiasmo. Nella difficoltà, sono fortunata perché ho un bambino solo e una logistica agevolata, ma sono completamente sprovvista di piani B e, sebbene cerchi di vedere il lato divertente di questa precarietà, ho tantissima paura. Sono privilegiata perché la scuola di mio figlio sta funzionando abbastanza bene: nonostante questo, tutto il giorno e tutti i giorni, c’è una parte di me che ha paura. Ogni volta che sento pronunciare la parola DPCM sento un brivido di puro terrore lungo la spina dorsale.

Essere genitori, essere giudicati

Tutti i genitori con cui ho parlato condividono la mia visione: alcuni addirittura si sentono degli eroi sfortunati. Il che, per quanto mi riguarda, è una delle vulgate sulla genitorialità più sbagliate e tossiche che ci siano (la conosco bene perché che per un certo periodo me la sono bevuta anche io e l’ho propinata a chi mi circondava).

Ma, a ben pensarci, meno male che qualche genitore riesce a raccontarsela così: almeno, sentendosi parte della setta di “noi pazzi coraggiosi e visionari che abbiamo fatto figli” uno si conforta, si sente meno solo e non si concentra sulla triste realtà.

Dall’altro lato della barricata, ci sono quelli che ignorano o minimizzano il problema, contribuendo quindi a diffondere un’altra orribile visione nota come “il genitore inetto e lagnoso”: ho letto su Twitter un tizio compiangere i “poveri insegnanti” che a settembre avrebbero dovuto ereditare schiere di bambini imbarbariti e lobotomzzati da genitori che negli ultimi 6 mesi non erano stati capaci di gestirli. A fare da coro, commenti velenosi in cui si accusava il genitore medio di “lamentarsi di figli che ha voluto, mica te l’ha ordinato il dottore” o “non avere voglia di prendersi cura dei propri figli”. Tutto questo alimenta lo stereotipo per cui essere genitore ti rende uno sfigato, limita la tua libertà e ti ostacola professionalmente.

Essere genitori, essere sfigati

La mia previsione, al termine di questa pandemia, è che i genitori ne usciranno penalizzati. A parità di preparazione, le persone con figli risulteranno sempre meno competitive, saranno considerate dalle organizzazioni una palla al piede, una zavorra, un investimento a perdere. Il discorso si aggraverà per le madri, statisticamente più coinvolte nei lavori di cura e organizzazione. Poiché l’operato delle persone con figli impatta anche quello delle persone senza figli (che possono essere colleghi, collaboratori, superiori, dipendenti, clienti, fornitori che si relazionano con essi), l’inefficienza dei genitori ha dei riverberi ad ampio spettro e conseguenze negative su tutta l’organizzazione che, ovviamente, si lamenterà dei collaboratori con figli intravedendo proprio nell’avere figli la radice di questa ridotta produttività.

Questa cosa mi fa ribrezzo, perché è ormai dimostrato che la genitorialità è un’esperienza che migliora i professionisti -indipendentemente dal genere- e che certamente non li penalizza a livello intellettuale né umano. La mia esperienza in merito è positiva. Ho visto molte donne -inclusa me stessa- cambiare completamente e in meglio dopo l’arrivo di un figlio: sviluppare un nuovo senso delle priorità e del tempo, guadagnare in autostima e senso di onnipotenza, divenire più accoglienti ed empatiche. Non me ne frega niente di risultare pedante e presuntuosa: nonostante l’età e le innumerevoli puntate di Bing che mi sono sorbita, mi sento molto più creativa e generativa di quanto fossi a 25 anni. E -a dispetto delle preoccupazioni e delle migliaia di ore di sonno saltate tra il 2016 e il 2017- mi sento anche più brillante della media dei 25enni che conosco e ai quali mi sento di poter fare ancora dei discreti culi, professionalmente parlando.

Gli stessi 25enni che si guardano attorno e maturano l’idea distorta che fare i genitori sia solo una gran rottura di cazzi, un’esperienza tutta abnegazione e sacrificio, sicuramente posticipabile se non direttamente evitabile. Ed io, su questa cosa, vi giuro che non ci domo la notte.

essere genitori essere sfigati

Io quando sento quelli che dicono che la maternità rincoglionisce

PS non ho niente contro chi ha 25 anni, era solo un numero a caso per dire giovane.

svgPosta del Cuore n.4
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svgFrom the Blog: il mio manuale per Zandegù

27 Comments

  • Kiara

    Ottobre 26, 2020 at 11:36 am

    Ahahhaha, ho riso veramente di gusto davanti a questa eloquente immagine animal-genitoriale 😀
    Scherzi a parte, analisi lucida e puntualissima, che mi ha fatto pensare a quanto questa devastante pandemia, complice una crisi che è ormai uno status quo, abbia ribaltato gli oggetti del contendere:
    ai tempi del mio corso preparto, enne(mila) anni fa, le (poche) 25enni vicine di futon si bullavano del fatto che la loro sì, che era l’età giusta per figliare, mica come noi altre cariatidi…! E sino a qualche anno fa di questi discorsi se ne sentivano – al di là del fatto che dal punto di vista biologico ci stanno pure.

    Adesso, io credo, i 25 anni hanno una gran strizza, e se ti guardi attorno non gliene si può fare manco una colpa. Ciò detto, riti voodoo e fioretti come manco in quaresima anche qui perché scuole con annessi & connessi logistici non chiudano. Giuseppì, ci siam capiti!

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    • gynepraio

      Novembre 4, 2020 at 12:48 pm

      Niente, Giuseppy non ci sta ascoltando molto.

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  • Martina

    Ottobre 26, 2020 at 3:14 pm

    Riflessione puntuale, proprio ora che ci riaffacciamo a qualcosa di simile a quanto vissuto pochi mesi fa. Verrà un giorno in cui noi Gen X inventeremo dei software che bloccheranno l’accesso ai dati dei nostri cari figli zavorra. I beneamati Millenials dovranno pagare profumatamente per targhetizzarli… Rivincite futuristiche venite a noi.

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    • gynepraio

      Novembre 4, 2020 at 12:47 pm

      Ti sento pericolosamente esaltata, ahahahah

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  • Dorina

    Ottobre 26, 2020 at 5:18 pm

    Non sono molto prolifica, quindi dico solo analisi perfetta. Hai verbalizzato i miei stessi pensieri.
    Geniale!!!!

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  • giulia

    Ottobre 26, 2020 at 11:21 pm

    Madre di un bambino di tre anni , volutissimo (pma è un aborto tardivo ). Separata . Medico . Covid. Credo che una combinazione più micidiale non esista . Sono tornata al lavoro che aveva un anno con grande entusiasmo . Non mi sono risparmiata , se ci stava da fare ore in più sempre fatto . Poi la separazione un ex marito molto assente , un bambino che ha particolarmente biosgno di rassicurazioni . Non ho oreso permessi , malattie bambino nulla, facendomi aiutare dai miei e dalla baby sitter . Idem nei primi mesi della pandemia . Ma ora sono stanca sfinita . Vorrei preservare i miei e la loro salute , ma ma mi chiedono ogni giorno di più , ogni giorno ore in più ogni giorno incarichi in più con la scusa che siamo 4 gatti e quindi sfruttiamo chi lavora . Fanno leva sui miei sensi di colpa e sulla mia disponibilità , facendomi sentire una nullafacente in una situazione molto simile ad un mobbing perverso . Non so come uscirne se prendermi i permessi che mi spettano e pensare di più a mio figlio che ha solo me , con un padre che lo tiene 6 notti al mese e tanto biosgno di aiuto

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    • gynepraio

      Novembre 4, 2020 at 12:46 pm

      Io ti direi di agire secondo coscienza, e non solo secondo senso civico. Ti abbraccio.

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  • Quevedista

    Ottobre 27, 2020 at 11:34 am

    Secondo me molta della narrazione negativa che sta attorno alla genitorialità nasce proprio dai genitori. Riflettevamo tempo fa io e mio marito che praticamente nessuno dei nostri amici spende delle parole positive sull’essere genitori, sull’avere figli, ecc. Ci sentivamo un po’ perplessi a riguardo, anche perchè si tratta tendenzialmente di gente prolifica, ma la sensazione che avevamo è che si faceva figli perchè si doveva. Boh! Io e mio marito abbiamo avuto una figlia un paio di anni fa, che è morta quando aveva 5 giorni per un’infezione insorta alla nascita. Ovviamente questo fatto ha ribaltato molte delle nostre convinzioni e ci ha catapultato in un modo alternativo, se così si può definire, dell’essere genitori. Ci è stato detto da un professionista che in quei 5 giorni abbiamo vissuto un’intera vita dell’essere genitori: abbiamo accolto, abbiamo accompagnato ed abbiamo lasciato andare. Forse dovremmo dire ai nostri amici di lamentarsi di meno perchè così fanno passare la voglia agli altri di fare figli? Ad ogni modo, a noi la voglia non è passata, ma ci sono sorte tante domande a riguardo, soprattutto al modo in cui al giorno d’oggi si affrontano le difficoltà, o comunque, la fatica.

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    • gynepraio

      Novembre 4, 2020 at 12:44 pm

      Alessandra, mi dispiace moltissimo, di cuore. Spero che nel porvi domande e rivedere le vostre priorità sia comunque rimasto spazio e apertura per una nuova esperienza di genitorialità. C’è bisogno di essere autentici e forti, per avere bambini, e qualcosa mi dice che voi lo siete.

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      • Quevedista

        Novembre 16, 2020 at 11:47 am

        Grazie mille per questa bellissima risposta, Valeria! Per fortuna l’esperienza altrui di genitorialità, ma soprattutto la nostra, non ci ha portato ad una chiusura, anzi. Speriamo solo che possa essere messa in pratica presto! Un abbraccio.

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    • Francesca

      Agosto 22, 2021 at 4:40 pm

      è così, narrazione totalmente negativa da parte di chi è genitore, ti fa passare la voglia. Nella mia azienda i genitori si lamentano moltissimo dell’avere figli, una lagna continua, un castigo divino. A me è passata la voglia di farli! E dire che avevo scelto quell’azienda proprio con l’intenzione di avere bambini una volta “sistemata”.
      Confermo che si fa figli perché si deve, a quel punto non se li godono nemmeno. Che triste umanità.

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      • Maria Angela Iaconis

        Agosto 24, 2021 at 6:00 am

        Noooo dai:) anche io
        Ero
        Nella tua fase. Ora ho un urlatore di 10 mesi. Lo adoro

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  • Emina

    Ottobre 27, 2020 at 12:19 pm

    Mi sento proprio così..e sono felice che qualcuno in tre minuti riesce a riassumere il mio disagio..
    Sono mamma, autonoma e piuttosto esaurita

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    • gynepraio

      Novembre 4, 2020 at 12:42 pm

      Resisti, che non è finita purtroppo. Ti abbraccio

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  • Eci

    Ottobre 27, 2020 at 6:11 pm

    Non ho 25 anni ma 28, non penso assolutamente che fare i genitori sia solo una gran rottura di cazzi, però quando leggo articoli come questi un sacco di paura all’idea di fare figli in futuro per la mancanza di supporto (materiale e morale) che tu stessa hai menzionato. Ha senso?

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    • Emina

      Ottobre 27, 2020 at 6:59 pm

      Fare figli se lo si desidera ha sempre senso. A volte li guardi e capisci che puoi andare avanti grazie a loro.
      Te lo dice una a cui il figlio è arrivato in un momento in cui nemmeno ci pensava.

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    • gynepraio

      Novembre 4, 2020 at 12:41 pm

      Ha senso, dopodichè ci sono metodi e strumenti per farcela comunque. Sicuramente ridurre le aspettative nei confronti delle istituzioni, già in partenza, è triste ma secondo me la consapevolezza è importante, in questi casi.

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  • Daniela

    Ottobre 28, 2020 at 9:53 am

    Di sicuro questa pandemia ci ha messo di fronte ad una realtà che le recenti generazioni di genitori, precedenti alla nostra, non hanno vissuto. In ambito lavorativo la mia disponibilità in tempo è minore rispetto magari a quella di una ‘venticinquenne’ certo sarebbe opportuno essere valutati in base alla produttività. Sono pienamente d’accordo con il fatto che essere genitori ci da qualcosa in più al massimo, di sicuro non in meno. Sta anche in noi favorire gli ambienti che lo riconoscono. Altro discorso è come vediamo l’essere genitori, la maggior parte di persone che denigrano questa posizione sono i genitori stessi, nel nostro caso è stato meraviglioso per noi scoprire che non ci trovavamo d’accordo con nessuno di quelli che voleva avvertirci di quanto fosse terribile, in ormai quasi tre anni anzi ci siamo sempre resi conto di quanto fosse bello. Anche questo secondo me è sempre legato ai punti di vista e alle scelte che si fanno.

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    • gynepraio

      Novembre 4, 2020 at 12:40 pm

      Scoprirsi fuori dal coro o lontani dalla narrazione mainstream è così bello, a volte. Sono contenta per voi!

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  • Alessandra

    Ottobre 28, 2020 at 10:00 am

    Hai scritto quello che pensavo da settimane. Grazie.

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  • polly

    Novembre 1, 2020 at 2:46 pm

    La mia esperienza è un po’ diversa dalla tua: sola, tre figlie adolescenti, sul lavoro un’enorme comprensione da sempre (no, diciamo la verità: un’enorme comprensione da quando lavoro prevalentemente con uomini. Paradossalmente chi crede nello stereotipo della madre che prima di tutto si occupa dei suoi figli, ti rende la vita meno difficile delle altre donne che sanno che un’altra scelta è possibile e infatti loro l’hanno fatta).
    Dicevo, esperienza di vita diversa, ma stringi stringi, il succo è quello: mi si vuole ubiqua, ho la responsabilità di tutto. Purtroppo, gli adolescenti tendono a rendersi ancora meno indipendenti dei bambini: è ancora mia la responsabilità dei compiti e dei voti alle superiori, dei dispositivi e della connessione funzionante per la dad; lo psicologo dice che non devo mandare la bambina da sola, il dentista idem, i passanti pontificano sull’inettitudine dei genitori dei ragazzi assembrati per strada. Qualunque cazzata facciano, so che la pagherò io, moralmente e in solido. In tutto ciò, esco di casa alle 8.30, torno alle 19, sembra che lo faccio perché sono ambiziosa e poco materna, e le mie figlie mi accusano di non sapere cucinare.

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    • gynepraio

      Novembre 4, 2020 at 12:39 pm

      Le ragazze sono specializzate in recriminazione e colpevolizzazione: io ho reso noto a mia madre che mi sono vergognata per anni perché alle elementari mi dava per merenda un panino a forma di culo (lei si alzava prima per imbottirlo, scaldarlo al forno, avvolgerlo nella pellicola, infilarlo nello zaino).
      Però per quello che vale, ti dico che sei e sei stata per me un modello in molte occasioni, anche se forse inconsapevolmente.

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  • Serena

    Novembre 2, 2020 at 11:52 am

    Tutte risposte belle e profonde, come il post. Parole di donne consapevoli e autodeterminate, se si può dire. Il mio augurio a me stessa: non commiserarsi mai e pretendere il supporto che serve, da mariti, istituzioni, datori di lavoro e tutti.

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    • gynepraio

      Novembre 4, 2020 at 12:27 pm

      E’ meno difficile di quanto sembri! A presto

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  • monia ferrato

    Novembre 8, 2020 at 2:00 am

    io di figli non ne ho ….sono “solo” una zia, ma voglio fortemente sperare che questa brutta esperienza che stiamo vivendo a livello socio – sanitario ed economico possa essere il grimaldello che fa saltare qualche porta e che in quella porta ci possa entrare qualcuno che con grano salis inizi davvero delle politiche più competenti a livello emotivo. Perchè a volte i cambiamenti non voluti ma imposti impongono accelerazioni ai processi e voglio sperare che la famiglia e i lavoratori con famiglia possano al fine di tutto ciò vedere il loro lavoro riprogrammato ed essere catapultati in un realtà migliore.

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