
Come flirtare e smettere di perdere tempo
Io sono fuori dai giochi da anni, per carità, e mentre io ero qui che mi fidanzavo, fabbricavo un figlio, lo e allattavo e lo crescevo, lo educavo e intanto gestivo gli effetti di una pandemia su lavoro e la famiglia, qualcosina nella danza della seduzione è cambiato.
Fatte queste premesse, la mia percezione è che le persone non sappiano più come flirtare. Tuttavia, da fan del digitale, non mi sento di attribuire la colpa di questo fenomeno al mezzo, cioè la mia non è una posizione da veteroanalogica che preferiva quando i grandi amori nascevano in balera. Anzi, penso che la distanza di sicurezza della rete riesca ad agevolare alcuni passaggi e sciogliere dei nodi.
LA SEDUZIONE
Quella dell’avvicinamento è una dialettica bellissima costituita dallo scoprire le proprie carte e leggere quelle altrui secondo un ritmo crescente che si costruisce insieme. Lo dico visto che di relazioni ne ho avute un po’ e posso contare su una certa rappresentatività statistica: la seduzione è la parte in assoluto più divertente della costruzione di un rapporto. Cioè sì, certo, è bello cucinare la prima cena insieme seguendo i video di Giallozafferano (complicità), firmare un contratto 4+4 per un nido d’amore bilocale (romanticismo), girare l’India in due con i mezzi pubblici (scoperta), bellissimo anche avere un bambino e prendersene cura insieme (progettualità), però certi scambi arditi, quegli sguardi sorpresi e la tensione istintiva di quando ancora non ci si conosce sono adrenalina pura e non tornano, fine, basta, accettiamolo e stiamoci.
Mi accade spesso che un’amica single mi racconti la sua frustrazione dinanzi al fatto che le conversazioni -nate su Tinder e quindi connotate da una chiara funzione- con i match siano interminabili, insipide e soprattutto prive di qualsiasi plot twist. Ma questa vacuità è da attribuire all’interlocutore? Cioè, semplicemente, stiamo avendo una conversazione con una persona sciapa? Oppure, più probabilmente, c’è un problema di comprensione del testo? Se non ti diverti, se non senti una curiosità irragionevole e intemperabile, se non senti che stai tendendo le antenne e usando tutto il tuo intuito per arrivare dove vuoi, non stai flirtando, non stai seducendo: stai chiacchierando.
FLIRT VS CHIACCHIERA
Nel primo caso, mi susciti interesse; nel secondo, mi fornisci informazioni su di te. Che va benissimo, eh, ma sono due strade diverse e non è legittimo aspettarsi lo stesso esito. Sono certa che se io vi copia-incollassi qui sotto due conversazioni, una in cui si flirta e una in cui si blatera, le distinguereste subito. Nel primo caso, anche da spettatori, siete in grado di percepire una tensione tangibile e non vedete l’ora di sapere come va a finire. Se sei nel mezzo di un approccio con un match e non sai se state flirtando o solo chiacchierando, probabilmente state solo chiacchierando. Se stessi flirtando, te ne accorgeresti.
Il downside della chiacchiera è che spesso si trasforma in un’anticamera confortante e quindi in un comodo tunnel da arredare: non genera desiderio -al massimo incuriosisce, ma vi ricordo che anche un documentario sulle locuste può fare altrettanto- e non spinge all’azione. Azione non vuol dire per forza vedersi di persona, ma significa mantenere costante il ritmo incrementale, il crescendo che dovrebbe caratterizzare la seduzione: anche cambiare registro, innalzare l’asticella della conversazione, aprire una finestra nuova. La chiacchiera può assestarsi e stagnare a lungo nello stesso medio-basso livello di intimità, una sorta di stallo alla messicana potenzialmente infinito.
COME FLIRTARE: IL FATTORE TEMPO
Se ti annoi e non ti diverti: non stai flirtando. Qualcuno più riflessivo di me potrebbe ribattere che non ho pazienza, che sono incalzante, che vivo tutto come se fosse l’ultima partita a scacchi di Kasparov. È probabile. Tuttavia, dinanzi alla prospettiva di una conversazione mediocre, io continuo a preferire un libro o una serie.
Peggio ancora, alcune persone più ingenue o fiduciose leggono in questi scambi qualche promessa positiva: arrivano a illudersi che siano preludio ad altri più erotici scenari, e ci rimangono male se vengono ghostati. Basterebbe rileggere la conversazione per capire che c’erano in embrione tutti gli elementi per prevedere la piega che avrebbero preso gli eventi.
Per questo io penso che -con le persone che istintivamente ci piacciono, ovvio!- bisognerebbe esporsi di più, cioè limitare il tempo dedicato allo small talk e passare direttamente al livello successivo: nella mia scala di valori, è molto più prioritario accertarmi che tu ti sappia sintonizzare rapidamente sul mio registro e risponda a tono, piuttosto che sapere la razza del tuo cane o se hai già ottenuto il brevetto PADI Open Water. Se sei laureato con 110 e lode, ma non sai reggere una conversazione o non sai fare le domande giuste, io non ho niente da dirti anche se magari sei molto carino e a modo. Meglio saperlo prima, no? Tra l’altro, se avete chiare le vostre questioni dirimenti (le mie, se volete saperle: aspetto fisico, posizione geografica, stato civile e presenza di figli, posizione politica e situazione lavorativa, dialettica e padronanza della grammatica) non è difficile sbrogliarle velocemente, anche senza fare domande ma conducendo la conversazione con provocazioni ben poste. Una volta appurate le info essenziali, andiamo oltre, please.
In questo, gli approcci online sono notevolmente agevolati: non serve provare la scena allo specchio, chiamare l’amica motivatrice, calarsi le goccine di passiflora. Basta enunciare c hiaramente un mini-progetto che ci piacerebbe fare insieme alla persona con cui stiamo parlando: non un’esca, non il generico “chissà un giorno magari prendiamoci un caffè forse” ma un circostanziato “Ti va di andare giovedì alle 18:00 a vedere la mostra di Robert Doisneau?”
ESSERE RIMBALZATE BE LIKE
Dopo non so quante ondate di femminismo e stagioni di SATC, sento ancora ragazze dire che si vergognano a dichiarare i propri desideri per timore del rifiuto o della delusione. Certo, anche a me non piace che i miei inviti vengano rimbalzati. Ma una cosa che mi aiuta molto a superare l’ansia dell’esposizione e il timore del rifiuto è relativizzare la portata dei miei gesti. Se ti invito a vedere la mostra di Robert Doisneau puoi dedurre, fondamentalmente, 3 cose: che mi piace Robert Doisneau, che vorrei andare alla sua mostra e che ti ritengo una bella compagnia per andarci.
Non vuol dire che voglio mischiare i miei fluidi con i tuoi, che mi sono già tatuata il tuo nome sotto l’ascella, che desidero un figlio col tuo naso. Non significa che vado col primo che capita in preda a un desiderio sessuale incontenibile, che sono una sottona, che venderei un rene pur di avere un po’ di compagnia. Non vuol dire niente.
Idem, se mi rispondi francamente che alla mostra con me non ci vuoi andare, non significa che ti faccio schifo, che sul comodino hai una bambola voodoo con le mie fattezze che pungi con dei ferri da calza, che appena mi sarò girata aprirai un gruppo Telegram per ridere di me. Il tuo rifiuto non vuol dire niente.
Certo: se la mia proposta arriva dopo settimane in cui chattiamo sul nulla cosmico io avrò investito molto tempo ed energie mentali, mi sarò fatta mille film e ne avrò editato la sceneggiatura 17 volte. E se tu, come è tuo pieno diritto fare, mi rimbalzi, io ci resterò male: “ma come, dopo tutte quelle ore ad ascoltarti parlare del tuo brevetto PADI manco mi porti alla mostra!”. E poi, giù di banalità: “Non ci sono più i maschi di una volta!” “Ma possibile che non ci arrivi, cosa devo fare, mettergli la lingua in bocca?” quando, magari, quel poveretto semplicemente non era interessato come anche noi, spesso, non siamo interessate ad altre persone.
Vederla così, credetemi, è profondamente liberatorio.
BELLO IL FLIRT, E MADONNA SE CI VIVREI
Tornerò un giorno a flirtare? Chi lo sa, ma di certo quel giorno non è oggi. Ma continuo a credere che sia un’attività così adrenalinica, che il bungee jumping può accompagnare solo. Lo dice anche Daniela Collu, in questa breve citazione di “Bello l’amore, ma non ci vivrei” il suo libro a cuore aperto sull’amore e sulla sua capacità, nonostante tutto, di cambiarci la vita.
Scopriamo che la persona in questione è: scema, maleducata, fissata con l’Inter, dedita alla caccia, pateticamente legata a sua madre, fascista, bestia di Satana, sgrammaticata eccetera (mettete voi questi esempi in ordine di importanza, io non mi permetto), e perdiamo interesse in tempo di record. Decidiamo di non proseguire l’indagine, meglio così, settimane risparmiate, meglio scoprirlo prima che dopo aver speso i soldi della prima cena.
[…]
Oppure intuiamo che è intelligente, brillante, sempre sorridente con gli amici, profondo in un modo non pretenzioso, che ama viaggiare e la sua casa, da quello si può che si può vedere, lì sullo sfondo dei post, è carina e accogliente, che legge libri interessanti e che gli addominali non sembrano photoshoppati.
Cosa succede in questo caso? Prima di tutto che mi linkate il contatto, che lo voglio conoscere anche io, poi che si aprono le danze.
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Noemi
Ottobre 31, 2022 at 9:40 am
Bello questo pezzo, Valeria. Mi ci sono ritrovata, purtroppo (ma non sto a farla lunga spiegando perché).
Mi piace Doisneau, vidi una sua mostra una decina d’anni fa a Roma. Concordo e, da donna etero, a volte faccio fatica a capire il ragionamento che fanno alcuni uomini (non sto ad approfondire il viceversa) e cioè “ah vuole andare a vedere una mostra con me? Non starà mica scegliendo già l’abito da sposa?”.