Blog 19
instamonth maggio 2015
Bentrovati a Instamonth Maggio, l’appuntamento con il superfluo ma pur sempre colorito report delle foto che ho pubblicato su Instagram nel mese appena concluso, opportunamente divise in famiglie e collage. Perché le riepiloghi? Perché ogni giorno che dio manda in terra ogni tanto ho la sensazione che il tempo mi passi tra le mani senza che io faccia nulla per godermelo. A fine mese, ripercorrere ciò che ho vissuto -tipicamente istanti significativi, altrimenti non li avrei fotografati- mi serve a farmi recriminare meno, a essere più riconoscente, a proiettarmi verso il “bello a venire”. Questo è il lato romantico, mentre quello prosaico è che vorrei che mi seguiste su Instagram, razza di miscredenti.
Quindi, a noi.
#copenhagen. La prima cosa importante che ho fatto è visitare Copenhagen e -a parte essermi sentita bassa, grassa, malvestita e oltremodo povera- mi è piaciuta da morire. Ho anche scritto un post sull’irragionevole tasso di ottimismo degli abitanti di questa città.

Dall’alto a sx: parco divertimenti Tivoli, Stattua della sirenetta, ciliegio in fiore, bici col contropedale, altalena hippie a Christiania.
#books. Grandi passi avanti!!! Giubilo e speranza! Ho letto 2 libri dopo che mi ero paralizzata tutto aprile sulla raccolta di racconti “Da dove sto chiamando”. Perché ti fossilizzi su Raymond Carver, gran maestro del racconto, visto che -tranne rarissimi casi come questo– non hai mai amato un racconto che fosse uno, pezzo di cretina che non sei altro?
Il volemosebene in versione corporate
Giorni fa lessi questo post, con il quale sono in gran parte d’accordo. Sono felice di aver avuto una adolescenza Internet free: la prima connessione in casa mia arrivò nel 1999 ed io usavo soprattutto l’email, visto che all’epoca avevo una sorta di storia a distanza con un ragazzo che stava trascorrendo un anno di liceo negli USA. Del resto non erano ancora arrivati i servizi salvadenaro (e-commerce, e-booking), né quelli ludico-intrattenitivi (downloading, blog e social network). Con l’email potevo essere grafomane, e scrivere cose old-fashioned come le lettere: del resto, ero una studentessa secchiona di Liceo Classico. Ancora mi mangio le mani e maledìco il mio snobismo, se penso a che presentazione memorabile avrei messo insieme durante l’orale di maturità, se avessi saputo usare Powerpoint o Keynote e fossi stata meno retrò. Insomma, il web per me è arrivato proprio nel momento giusto: sono anche riuscita per un paio d’anni a fare gli squilli e mandare sms con le k al posto delle ch. Non mi sono persa niente, insomma.
Penso però che se fossi nata 10 anni prima alcune cose sarebbero andate meglio: il mio conto corrente, ad esempio. Parlo da privilegiata, che non è stata disoccupata un solo giorno, mai stata vittima degli stage non pagati, dei contratti a progetto, dei finti rinnovi e di tutti quegli abusi con cui altri miei coetanei hanno fatto già i conti. Premetto che non voglio lamentarmi della gamba sana, ma semplicemente riferire quanto ho osservato in 10 (Cristo, dieci, veramente?) anni di lavoro dipendente.
Non è raro che alcune persone, certamente animate da sincero altruismo, mi chiedano com’è possibile che io (con le mie doti! Con il mio percorso formativo! Con la mia esperienza pregressa!) non sia diventata una top manager, e continui ad avere un ruolo e una retribuzione modesti (NDR con modesti intendiamo sufficienti a vivere dignitosamente ed entro la soglia della povertà, ma non a elaborare piani di lungo periodo o fare fronte a gravi imprevisti). Che domanda candidamente fuori luogo, no? E’ come andare da una che corre 10 km al giorno, si nutre di insalata scondita e chiederle come mai resta grassa come un ippopotamo. (altro…)
Instamonth Aprile 2015
Credevo di no, e invece mi sto divertendo pure su Instagram. Sarà che ho cominciato a seguire dei profili interessanti, sarò che il numero dei miei followers è cresciuto (ovviamente parliamo di cifre ridicole, ma da qualche parte si deve pure iniziare), ma ci ho preso gusto. Sono arrivata a pubblicare anche 2 foto al giorno. E sì, i nuovi filtri mi piacciono. Ecco a voi Instamonth Aprile.
#food. Siccome io dico la verità e nient’altro che la verità, non me la menerò dicendo che in questo mese mi sono preparata alla prova bikini con una disciplina rigida e impeccabile. Non dirò nemmeno che ho fatto qualche strappo alla regola, o che ho ceduto alla mia golosità. Dirò la verità, cioè che ho mangiato come un rinoceronte bulimico, sono ingrassata di 2 kg e mi sto ammazzando di drenanti al sapor di alghe&morte. E’ stato deleterio un weekend di visita da parte dei genitori di voi-sapete-chi, forieri di cibi proibiti nel Gynepraio. Per mascherare la mia vergogna, ho fotografato anche cibi sani, tra cui un cavolo romano che ha ottenuto più likes di qualsiasi mio selfie degli ultimi 3 anni.

Area cibi grassi: torta cioccolato&pere, colazione con cheesecake, muffii ai semi di papavero, mix di crescioni&piadine. Area cibi magri: cavolo romano, bacche di goji, mix di muesli&cereali per colazione
#casa. Nel mese di aprile, abbiamo scampato una tragedia annunciata:
Quando ho aperto un blog
Il 4 giugno del 2013, durante la pausa pranzo, in ufficio, comprai per 18 USD questo dominio. Quando ho aperto un blog, era uno dei momenti più brutti della mia vita perché la storia che stavo vivendo si avviava inesorabilmente alla fine. Nell’aria c’era tensione. Non era una tensione che si poteva palpare: diciamo pure che si poteva tagliare con una mannaia. Eravamo due foglie aggrappate su un ramo in attesa che uno dei due prendesse la decisione di chiudere. Spoiler: non fui io.
Non racconto nulla di nuovo dicendo che, quando (quella che credevi) la storia a più alto potenziale amoroso dell’universo mondo ti si sgretola tra le mani, si sta malissimo. Specialmente se non l’hai voluto tu, specialmente se ci avevi investito l’anima, specialmente se sei insicura non hai la spina dorsale drittissima ed è facile instillarti dubbi. Il risultato è che si guarnisce la torta dell’abbandono (che di per sé è già tanta roba da mandare giù) di alcune glasse decorative: il sentirsi una buona a nulla, ad esempio. C’era una voce subdola, dentro di me, che mi diceva che se fossi stata più carina, intelligente, simpatica, brillante, indipendente, magra, ___________ (aggiungere aggettivi a vs scelta), sarei stata capace di trattenere a me una cosa così bella, no? Quantomeno, non sarei stata scartata come un sacco di abiti sgualciti destinato alla Caritas, ecco.
Ma le disgrazie non vengono mai da sole: non c’erano solo l’abbandono e l’inutilità. C’era anche una rabbia antica, violenta, barbarica: “Come osi tu fare questo a me, a questi 60 kg di fortuna magicamente capitati nella tua vita? Possa tu morire contorcendoti in preda al senso di colpa e all’istinto impellente di mangiarti le tue stesse, colpevoli, stupide mani”. L’alternanza tra crisi d’autostima e delirio di onnipotenza (che Dio ve ne scampi) non solo mi attirava gli sguardi costernati di amici&famigliari convinti che fossi una povera squilibrata, ma (altro…)
la mia personal opinion sui personal blog
Indubbiamente, un corso di content management, scrittura creativa o narrativa mi farebbe bene e mi piacerebbe pure, ma non sono pronta a prendere anche questo toro per le corna. Per compensare il fatto che non dedico alla mia formazione il tempo e le energie che essa richiederebbe, leggo tantissimi e-book, pdf, opuscoli, newsletter, che parlano di blogging.
Dopo un anno di lettura attenta e onnivora, posso affermare che tutto questo materiale è prodotto a servizio dei blog con scopo di lucro. Blog corporate, ma anche blog di imprenditori, consulenti, professionisti, artigiani, la cui finalità è attirare un potenziale cliente con contenuti “interessanti” per poi dirottarlo garbatamente verso beni o servizi a pagamento. Da marketer, continuo a pensare che i blog siano uno strumento eccezionale per parlare di sé e del proprio business, e che se ben gestiti possano davvero fare la differenza in termini di credibilità e solidità della relazione. Un ottimo esempio è questo, che fa parte di un progetto di comunicazione studiato, coeso e molto sinergico.
La maggior parte dei guru di web marketing dà consigli assolutamente sensati: scegli una nicchia tematica, delinea il profilo del tuo lettore tipo, scrivi cose interessanti per chi ti legge, esprimiti con chiarezza e per paragrafi, offri delle call-to-action irresistibil, pubblica con frequenza regolare. Altri propongono (altro…)
Instamonth Marzo 2015
Continuano i miei pazzi pazzi esperimenti su Instagram, aiutati questo mese da 2 importanti accadimenti:
- L’ingresso di un nuovo specchio del selfie, acquistato in saldo in un Brico Center e strategicamente collocato nella seconda -attualmente inutilizzata- camera da letto.
- L’arrivo della primavera, che sicuramente mi rende socievole come Venerdì quando vide Robinson Crusoe, ma che offre maggiori opportunità di uscire. Laddove uscire significa andare a correre al mattino presto senza rischiare l’assideramento, e quindi fotografare pezzi di città disabitata. Inizierei quindi l’instamonth marzo da lei.
#torinoèlamiacittà. Angoli del centro di Torino, fotografati all’alba e col fiatone. Pur non essendo una brava paesaggista, sono le foto che hanno ottenuto più like, assai più dei miei selfie. Ne deduciamo che la mia città è molto bella? O che io sono un soggetto così così? Preferisco pensare la prima.

Ponte della Gran Madre, Conservatorio G.Verdi, Insegna burlona di agenzia immobiliare, Piazza San Carlo
#selfie. In effetti, ho molto da imparare. (altro…)
Gynepraio: About&Contacts
Campionessa mondiale di gaffes, vago raminga nella selva oscura dei rapporti interpersonali. Se non ho un’opinione, me la invento. Razzolo demmerda male, ma dio come predico bene. Scrivo su www.gynepraio.it, un blog in cui si parla delle cose importanti della vita, come l’amore e le unghie.
Inizialmente doveva bastare così. Questo blog, infatti, nacque come un posto in cui (s)parlare liberamente del prossimo nascondendomi in un confortante e modesto anonimato. Ma poi il narcisismo ha avuto la meglio e questo proposito, come la maggior parte delle mie buona risoluzioni, è durato una settimana o poco più.
Tanto vale dire la verità. Mi chiamo Valeria, ho 35 anni e vivo a Torino. Preferisco mangiare che cucinare, parlare che ascoltare, dirigere che eseguire, scrivere che leggere. Non sono un mago dei Social Network, ma ho un account Twitter, una fanpage e un profilo personale su Facebook
Mi ostino a fotografare angoli di casa, angoli di torte, angoli di città, angoli di selfie e caricarli su Instagram con didascalie improbabili. L’unico che non fotografo è Voi-Sapete-Chi, il mio fidanzato innamorato -in ordine crescente- di me, della Juventus e della sua privacy. Per Elia, il nostro bambino nato a giugno 2016, faccio delle piccole eccezioni. Per dire, ho pubblicato una foto del suo collo adiposo.
In questo blog ho incanalato la mia propensione a dire sempre quello che penso, sforzandomi però di dirlo bene e non più di 2 volte a settimana. Non sono una ereditiera russa: nel mio tempo lavorativo (o extra-gyneprativo, a seconda dei punti di vista), sono l’addetta marketing di una start-up che si occupa di home decor. Se non ci credete, potete verificarlo sul mio profilo Linkedin. In un fortune cookie cinese ho trovato un biglietto che diceva: “Il tuo nome diventerà famoso”. Che dire: se non dovessi farcela con la scrittura, speriamo almeno non sia per un fatto di cronaca nera.
Mi si può contattare via email all’indirizzo: gynepraio@yahoo.it oppure attraverso questo form.
Per collaborazioni, aziende e agenzie, puoi richiedere il mio mediakit scrivendomi a gynepraio@yahoo.it
Instamonth Febbraio 2015
Circa un mese fa ho avuto l’ardire di impegnarmi di più su Instagram. L’obiettivo era ed è quello di abituarmi a vedere il bello, almeno per 5 minuti al giorno, e di rendere il non-bellissimo almeno decente. Il secondo obiettivo era, rivedendo gli scatti, di trovare dei trend e quindi comprendere quali cose mi piacciono o eccitano il mio traballante senso estetico.
Against all odds, ho mantenuto fede a questo proposito per un altro mese intero, quindi ecco qui il mio Instamonth Febbraio 2015.
#farecose. Ovvero io che esco dalle mura di casa e porto il mio culone in giro per la città.

Degustazione di tè presso Namastè, acquisto cosmetici lowcost, corsa mattutina, passeggiata al mio ex-liceo, camminata sul lungo Po che sembra Lochness, spesa alla spina presso Negozio Leggero
#throwbackthursday. Ovvero foto recuperate dai miei archivi pre-instagram, esposte al pubblico ludibrio (grazie a Dio solo di) giovedì.

Ammazzarsi di spaghetti, abbracciare bambini senegalesi con il desiderio di rapirli, cavalcare dragoni balinesi, scendere scale indiane usate come stendibiancheria: solo di giovedì
#ootd. Una volta mi fotografavo molto di più davanti allo specchio, e questo mi aiutava a capire cosa c’era di migliorabile nei miei outfit. In occasione del decluttering ho indossato per tre settimane i miei vestiti peggiori. Credetemi, non era il caso di fotografarli. E poi niente, sono diventata una persona più forte e matura, l’apparenza mi annoia, la moda pure, il narcisismo è la malattia del nostro secolo. (altro…)
instamonth gennaio 2015
E’ innegabile che io abbia una passione per i social media: ne ho scritto in due occasioni (qui e qui) e li utilizzo regolarmente. Ho capito i meccanismi che li regolano, e penso siano tutt’altro che banali. Buona osservatrice, pessima utente: non sono sintetica, elaboro costrutti troppo complicati, sono incostante e anche inspiegabilmente timida. Ci sono alcune talentuose persone che padroneggiano la tecnica (l’arte?) di “scrivere breve” e di “scrivere lungo”, e riescono a comunicare il proprio sé (professionale, artistico, personale, emotivo) in 140 o 1400 caratteri, senza perdere in stile e coerenza. Ma io no, e devo dire che -considerata la mia sindrome da prima della classe e la mia propensione alla frustrazione disperata- la sto prendendo piuttosto bene.