Canzoni 3
Sanremo 2015, autori dove eravate
Parlare degli artisti a Sanremo è un po’ come parlare dei bambini maleducati al ristorante: è colpa dei bambini in minima parte, quelli da biasimare sono i genitori che non li hanno educati.
Ecco, se gli artisti sul palco di Sanremo sono semisconosciuti propinati come celebrità (io sapevo chi era Lara Fabian, ma si è trattato di un caso) o incapaci di compitare le parole (Grignani biascicava, Nesli aveva il fiatone di mio padre quando porta su i fardelli dell’acqua minerale), o palesemente troppo freschi di talent (Lorenzo Fragola, parlo con te) la colpa di chi è? Del cantante? O di chi li seleziona nella rosa dei potenziali partecipanti? O di chi li prepara all’esibizione? Io penso che il cantante -supportato da autori, manager, advisor vari- si possa candidare liberamente. Ma se non è in grado di stare in una categoria o di sostenere 3 minuti di esibizione rimanendo presente a se stesso, un comitato di selezione dovrebbe accorgersene e annunciargli: “Per te Sanremo finisce qui”.
Poi, ammesso che il cantante sia meritevole di stare nella categoria dei big e sappia gestire il palco, se la sua canzone è orribile in termini melodici e contenutistici (i.e. ha una musica inascoltabile e/o parole messe insieme con lo sputo) con chi dobbiamo prendercela? Con l’interprete, che peraltro quasi mai ne l’ha scritta, oppure
Claudia Mori ci insegna a discutere
Oltre a quelle di natura prettamente sessuale, ci sono alcune arti femminili che vanno apprese fin dalla più tenera età. Nel mio personalissimo podio delle irrinunciabili abilità che ogni donna moderna deve possedere, ritroviamo:
- L’arte del fuffa-making, cioè ottenere grandi risultati estetico-scenografici con limitati sforzi e investimenti, impressionando gli astanti
- L’arte di parlare con i doni, estremamente utile sotto le feste o per intimidire la controparte
- L’arte di frignare e tornare a casa col risultato in tasca. Se sulle prime due mi sento piuttosto ferrata, su quest’ultima riconosco di avere molto lavoro da fare. Ancora -stolta me!- affronto le discussioni con voi-sapete-chi pensando che un atteggiamento dolce ma maturo, risoluto ma democratico sia la chiave per affermare le mie ragioni e piegarlo al mio volere. Leggo i manualetti di self-help, mi bevo la storiella “Donne da Venere, uomini da Marte”, quando invece basterebbe ascoltare lei, la maestra, la moglie del maestro: Claudia Mori. A voi il video, e mi raccomando il volume.
cosa voleva dire guccini con vedi cara
C’è questa abitudine, tristemente maschile, di immaginare che la distanza che separa una persona in grado di amare da una incapace sia puramente intellettuale. Come a dire, tu sai amare perché sei un animo semplice mentre io ti amo alla speraindio perché la mia intelligenza mi condanna a ciò. La mia anima è troppo tormentata perché io possa abbandonarmi a cose come la tenerezza, la progettualità oppure, udite udite, le questioni pratiche. Son troppo impegnato a farmi domande, quindi vedi di non scassare il cazzo. Un esempio molto calzante, secondo me, è Vedi Cara di Francesco Guccini, una canzone apparentemente d’amore che ho cantato a squarciagola ad almeno 5 concerti tenutosi all’allora Palastampa. Ma in cui, anni dopo, ho trovato un inno al narcisismo maschile, cioè ad uno dei veri grandi mali del nostro tempo. (altro…)