Decluttering 3
Io non sono una minimalista
Dopo l’exploit relativo alla pulizia del mio armadio, la mia fame di sapere non si è affatto placata: la questione del minimalismo continua ad affascinarmi moltissimo. Laddove affascinare, nel Gynepraio, significa “suscitare un torbido incanto, tipico delle cose che sono solo apparentemente alla tua portata”. Ad esempio mi affascinano i trekking in Nepal, le mezze maratone, Infinite Jest di Foster Wallace, le conserve homemade, i tutorial di qualsiasi genere. Non c’è nessun motivoper cui io non possa camminare sull’Himalaya, finire un capolavoro di 1300 pagine o farmi gli smokey eyes, però poi alla fine, anche agevolmente posta nelle condizioni di scegliere, faccio altro. Ci siamo capiti, direi.
Ad allontanare da me il concetto di minimalismo, c’era un tunnel cognitivo nel quale credo siano cadute anche altre femmine bellissime e boccalone come la sottoscritta. Un stile di vita minimalista non ha niente a che vedere con lo stile minimalista, che identifica una corrente estetico-architettonica degli anni ’60 che oggi viene impropriamente riciclata citata ad ogni più sospinto. Basta insomma che ci siano righe bianche e nere, stoviglie candide, mensole con 3 libri e una candela, cabine armadio semivuote —-> there we have minimalismo.

Niente comodino per appoggiarci un libro, in compenso uno specchio per contemplarsi appena svegli. Tutto torna
Un’ambiente minimalista stimola il riposo, la riflessione, la pulizia mentale, il riconoscimento delle priorità. A giudicare dall’inglese meravigliosamente no-frills di Anuschka di Into-Mind, aiuta anche la chiarezza espositiva e linguistica.
Il fatto che (altro…)
Fare decluttering significa soffrire
In vista del trasloco dalla casa vecchia a quella nuova, avevo già smaltito gli oggetti inutilizzabili regalandoli, buttandoli o scambiandoli con generi di prima necessità. Non ci ho guadagnato ma si sarebbe comunque trattato di scatole in più da avvolgere nel pluriball, imballare, trasportare e ridisporre.
Siccome io sono il tipo di persona tronfia e beata che “corro 10 km —-> sono praticamente pronta per la maratona di New York” e “ho buttato via quattro stronzate —-> San Francesco d’Assisi chi?”, mi sono documentata sul minimalismo. Su suggerimento di questa blogger, ho letto da cima a fondo un bellissimo sito che si chiama www.into-mind.com, curato in un inglese cristallino -minimalista?- da una ragazza berlinese.
Dei vari blog in tema “minimal life” è quello che affronta con maggiore dettaglio il decluttering del guardaroba e la sua ricostruzione in chiave minimalista. E’ noto che (altro…)
Decluttering for real spendaccione
Voi persone coscienziose state tutte a biascicare di decluttering, di decrescita felice. Differenziate le unghie nel sacchetto dell’umido, comprate detersivi alla spina, bevete acqua dal rubinetto, fate la spesa con borse di tela e, quando strappate le foto di vecchi amori badate bene a non gettarle nel bidone della carta.
Volete liberare spazio nel vostro armadio senza necessariamente riempirlo? Ritenete necessario azzuffarvi con delle semisconosciute onde evitare di farlo con le vostre amiche del cuore? Organizzate uno swap party.
La redazione di Soft Revolution mi ha lasciata delirare sull’arcana scienza di organizzare feste in cui non ci si conosce ma ci si scambia la cosa più santa del mondo. No, gente, non il sangue. Nemmeno i baci o l’anello d’oro. Parlo di VESTITI.
Potete leggerlo qui Swap party: cos’è e come funziona. Vi prego solo di notare che un mio articolo è stato inserito nella categoria Moda: e se è successo a me, ALLORA VALE TUTTO.