Film 3
Still Alice, still Valeria
Pensare ai possibili scenari della mia morte, nuova frontiera dell’autolesionismo. Grande classico, Charlie di Lost che, mentre il livello dell’acqua si alza progressivamente in un ambiente sigillato, apprende che i suoi amici cadranno vittime di un grave complotto, ma non può dirglielo perché, appunto, sta annegando.
Segue a ruota l’incubo di svegliarmi nel cuore della notte mentre dei malviventi stanno girando per casa. Oltretutto, mica muoio battendomi contro i ladri che vogliono sottrarre le mie candele Ikea da 1,99€ e i miei stracci di Zara presi in saldo, bensì di crepacuore, attanagliata dall’idea della mia proprietà privata calpestata da sconosciuti (ciao Verga! ciao Mazzarò!).
Ma di tutte le paure, la più grande è avere una malattia mentale. Come molte altre splendide ventenni mie coetanee, dedico circa un’ora della mia giornata a bistrattare il mio povero corpo perchè brutto/ grasso/ pallido/ flaccido/ malfunzionante/ peloso, mentre considero la mente come un cane da guardia, un vigile urbano, una bidella, una portinaia. Una che sta lì, fa il suo dovere, senza infamia e senza lode, spesso sottopagata. In pratica, do per scontato il privilegio di essere me stessa. Quello che ti viene meno quando arriva una malattia mentale, che ti infligge giorno dopo giorno delle piccole umiliazioni, dei microtraumi -non ricordarsi una parola, non riuscire a legarsi le scarpe, non trovare il bagno-. E i traumi non sono constatazioni amichevoli, sono dolori. Credo che il malato mentale, nei suoi momenti di lucidità, provi nostalgia per il vecchio sé.
Sarà che, pur essendo bella come un angelo di Victoria’s Secret, ho erroneamente (altro…)
Banana, ovvero rivalutare i bambini ciccioni
Chi mi conosce sa che derido tantissimo i bambini ciccioni. Sì: migliaia di euro anni di psicoterapia e sedute dal parrucchiere sfogliando “Riza” di Raffaele Morelli buttati alle ortiche. Grasso = viziato = pesaculo = goffo = zimbello —> bullismo pienamente giustificato. Potrebbe essere il bambino più adorabile e brillante del mondo. Potrebbe semplicemente avere dei problemi di salute e/o una madre iperprotettiva. Nulla da fare, mi viene istantaneamente voglia di dargli gli schiaffetti in fronte al grido di “Ciccio bomba cannoniere”.
Subito dietro ai bambini ciccioni, troviamo quelli che pisciano fuori dal vaso. Questo eccesso di realismo mi è arrivato presto, purtroppo: la mia ambizione è stata ridimensionata il giorno in cui, moralmente pronta a diventare la nuova Nadia Comaneci, mi sono fratturata un braccio durante un esercizio di ginnastica artistica. Non capita a tutti di vedere un sogno infrangersi a soli 9 anni, ma forse è stato meglio così: avevo così poco talento che non mi avrebbero ammessa nemmeno a “Ginnaste: vite parallele”, figuremose alle Olimpiadi.
A completare la triade, troviamo quelli che ci credono tanto. Gli ostinati, i caparbi, gli irriducibili, cioè quelli che, oltre ad avere un grande sogno, si adoperano attivamente per raggiungerlo incuranti del giudizio altrui. Quegli ottimisti sognatori pieni di energia, spirito guerriero, volontà. A loro riservo un sapiente mix di invidia, sprezzo e compatimento, di solito accompagnato da esortazioni tipo “Stai calmo”.
Incredibile quindi che sia riuscita a non detestare visceralmente Banana, (altro…)
Carina, eh, ma con quei capelli
Non ho mai pensato di avere un animo nobile, e infatti ho riso spesso di qualche altrui disavventura, non sapendo che, in tempi neppure così lontani, mi sarebbe capitato di viverne una simile. Tamponamenti automobilistici (ma cosa piangi in mezzo alla strada, sposta quella macchina dall’incrocio, sciocca), gli scivoloni e capitomboli (buahahahaha, svampa, se non sai camminare coi tacchi metti le Birkenstock) e con l’alcol (stomachino da cincillà, 5 shot e già sente le voci come Giovanna d’Arco). Salvo poi, nel giro di poco tempo, distruggere l’auto, farmi una intera rampa di scale col culo e finire vomitando per strada con perfetti sconosciuti a reggermi la fronte.
Al mio buggeramento non sfuggono anche i protagonisti di film (Llewyn, cosa ti fai maltrattare da Jean che si vede lontano un miglio che è una zoccola), libri (Hans, dimmi per favore cosa ci vedi in Maria, è una cattolica integralista, a te ne serve una più bohémien) e soprattutto spot televisivi.
Dopo una vita passata a deridere quelle con le perdite urinarie in ascensore, la camicia che si strappa dopo il candeggio, la dentiera che si stacca alla festa di Capodanno, la macchia di mestruo sulle braghe bianche, avrei dovuto aspettarmi la vendetta della sorte. (altro…)