Internazionale 3
Lamentarsi non solo il lunedì, ma tutta la settimana
L’iter ottimale della lagnanza dovrebbe essere questo: soffro per una cosa —-> mi concedo di latrare in libertà le mie disgrazie—-> ricevo solidarietà e/o inaspettati punti di vista —-> ho passato mezz’ora e vuotato il sacco del mio dolore —-> fine tempo lamentela, ritorno alle regolari attività.
Purtroppo non va mai così. La lamentela è reiterata, è una litania che si ripete, ad intervalli regolari, uguale a se stessa per temi e toni: è una sorta di confortevole divano sul quale ci piace accomodarci prima di prendere una decisione. Ad esempio, ho passato anni a lamentarmi di un fidanzato prima di lasciarlo, di essere pigra prima di correre, di essere grassa prima di seguire una dieta*. Quando ho smesso di lagnarmi di quelle cose, ho dovuto trovarne subito delle altre (ultimamente vanno per la maggiore: insoddisfazione professionale e doppie punte). Insomma, chi sono io per negarvi un po’ di comfort-complaining?
Vorrei quindi sapere dal popolo della rete perché, quando potreste dedicarvi a sviscerare argomenti very, very, very crunchy (la burocrazia, gli inceneritori, il carovita, lo strapotere delle multinazionali, il terrorismo, le unghie incarnite, le scie chimiche) continuate a lamentarvi del (altro…)
sangue avversario
Ho scelto discipline sportive non agonistiche e fortemente individuali: il nuoto, ad esempio, in cui sono sola come una cagna bagnata a fare avanti e indietro per una piscina piena di sconosciuti zitti e altrettanto bagnati. Vado in orari poco affollati, mi guardo bene dal parlare con qualcuno. Mi sono creata una routine snervante e dei mantra motivazionali a mio uso e consumo (dentro di me c’è una ragazza magra che vuole uscire, dentro di me c’è una ragazza magra che vuole uscire, dentro di me c’è una ragazza magra che vuole uscire…). Ma anche lo yoga, in cui non si può parlare, interagire e non serve guardare come e cosa fanno gli altri perché altrimenti ti distrai e sbagli.
Non seguo sport, perché devo già comprarmi 8 cappotti a stagione, mica posso permettermi anche l’abbonamento allo stadio (in più se mi abbono a Mediaset Premium, mio padre mi disereda). Poi perché sono troppo partigiana e se per caso mi confronto con uno del Toro -poco importa che sia una delle mie migliori amiche- poi mi tocca dirgli che con la sua fede calcistica mi ci pulisco il culo: io voglio gli scudetti -che sono e rimangono 31-, voglio vincere prima della fine del campionato, andare in centro a guardare il pullman dei giocatori e urlare come una bestia di Satana.
Idem con la politica, in primis perché è schifosa e fa male alla pelle (semicit.). Poi perché finirei con (altro…)
MACCHIANERA ITALIAN AWARDS: LA MIA SELEZIONE
Tutti i Festival di Cinema mi lasciano addosso una frustrazione tremenda. Prima di tutto perché non ci posso andare. È durissima sentirmi assolutamente tagliata per presenziare a importarti occasioni e sfilare sul red carpet vestita come la Madonna del Petrolio, e accettare che lo faccia Kelly Osbourne al posto mio.
In secondo luogo, molti dei film in gara non li ho visti ed io non ho mai criticato un film senza prima vederlo. Perché non sono ancora usciti, perché sono usciti con un titolo italiano così ingannevole e inascoltabile che ho pensato fossero dei teen movie (“Se mi lasci ti cancello”) o dei softporno (“XXY Uomini, donne o tutti e due?”), oppure perché non usciranno mai. (altro…)