New York 3
classifiche
Della mia pietosa passione per le liste ho già parlato tempo fa, scoprendo che tra i lettori di questo blog ci sono molti più ossessivi compulsivi di quanto pensassi. Ora, smettiamola di raccontarci le storielle che ci insegnano ai corsi di time-management sulle liste che aiutano a focalizzare l’attenzione ed economizzare e energie: le liste sono solo una delle infide maschere assunte dall’ansia di controllo. Nel mio caso, questa interpretazione impietosa ha un’attenuante: ho la memoria a breve termine di una coccinella affetta da ADD e se non mi scrivo tutto cado vittima di nefaste amnesie.
Ad esempio l’altra sera mi dovevo incontrare con voi-sapete-chi per vedere un film: ma siccome a Torino i cinema hanno tutti dei nomi anonimi tristemente monarchici ho dovuto andare prima al Centrale, poi al Massimo e infine al Nazionale, che era quello in cui avevamo appuntamento. Non me l’ero segnato → non avevo verificato l’indirizzo → ho vagabondato per 40 minuti sui tacchi → sono arrivata trafelata durante i titoli di testa. Ho cercato di dissimulare adducendo scuse tipo non trovavo le caramelle alla propoli, ma siccome grondavo di sudore come un pollo sul girarrosto sono stata sgamata immediatamente (Ci risiamo… hai di nuovo sbagliato cinema?) (altro…)
dietrologia spiccia: dillo con un dono
Siamo stufi dei doni che parlano di noi; siamo stufi degli altri che parlano (male) di noi, se ci presentiamo con un dono di cattivo gusto. Vogliamo regali che parlino PER NOI e che ci risparmino la fatica di pronunciare a voce alta discorsi complessi, parole difficili, richieste pretenziose.
I VINILI. I vinili, salvo quelli da collezione, costano poco. C’è un mercatino vintage ad ogni angolo della strada. Vostra madre ne avrà milioni. Sono belli, si possono ascoltare, esporre, incorniciare. Fanno chic. Dicono cose.
Ad esempio questo, che ho regalato ad una certa persona a Natale dell’anno scorso, cosa voleva dire? “Ti amo”? No. Voleva dire (altro…)
WWJD: what would Jessica do
Ieri sera sono andata a cena dai miei genitori carica di aspettative. Infatti, i due sono appena tornati da un tour in Veneto, il che nel mio linguaggio vuol dire solo una parola: regalini. Ora, non ho mai posseduto il Camper di Barbie, ma i miei sono sempre stati generosi e profondamente kitsch nella scelta dei souvenir. Annoveriamo la bambolina voodoo da New Orleans, le sardine vintage da Lisbona, l’olio massaggi all’hashish dalla Thailandia, le carte da gioco con i ricercati CIA da New York. Il meglio è stato un gadget -straight from Chicago- da infilzare nel fianco del tacchino ripieno del Ringraziamento e miracolosamente in grado di rivelarti quand’esso è pronto.
Per stavolta, i pronostici davano per favoriti la gondoletta-carillon e il Sant’Antonio nemico del demonio in plastica tipo Madonnina di Lourdes. Ma anche una lattina di sarde in saor avrebbe fatto la sua porca figura! Dagli SMS materni, tuttavia, si intuiva che questo tour aveva assunto i contorni loschi di un superstizioso e scaramantico pellegrinaggio. (altro…)