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By gynepraio12 Dicembre 2016In Personale

Quella volta che si parlò di disfunzione erettile

DRIIIIIIIN DRIIIIIIN

  • ORGANIZZATRICE. Buongiorno Valeria, ti va di partecipare a un simposio sulla disfunzione erettile? Presenzierà un illustre sessuologo, il dottor Jannini. Verranno anche presentati i dati di una ricerca di Doxapharma.
  • IO. Mah, non so bene, sai, devo prendere il treno, e poi Milano è una città tentacolare.
  • ORGANIZZATRICE. Ah, è organizzato con il contributo incondizionato di Menarini.
  • IO. Quelli del Vivin-C? Ma davvero? Ma allora vengo.
  • ORGANIZZATRICE. Ok, allora presentati martedì alle 10.
  • IO. Posso sapere perché? Perché io? Sono forse autorevole? Avete capito che dietro questi occhioni sgranati si nasconde un animo malizioso? Si è finalmente saputo in giro che sono una tigre del materasso?
  • ORGANIZZATRICE. Mah, veramente ti abbiamo coinvolta perché sei simpatica.

Mi piacerebbe dare il contributo alla questione disfunzione erettile -che sta all’impotenza come la parodontite sta alla piorrea: è la stessa cosa, ma è più politically correct- condividendo qualche vicenda accaduta a me stessa medesima in persona, ma, per via di questa malsana abitudine di restare buona amica dei miei ex al grido di nonsisamai, mi vedo impossibilitata a raccontare di quelle volte in cui i miei partner fecero cilecca.

Se ne avrebbero a male, capitemi. I miei ex disfunzionanti me li ricordo smarriti, dubbiosi e vergognosi, alla disperata ricerca di un muro contro il quale sbattere la testa: un po’ come quegli uomini che la ricerca effettuata da Duepuntozero, agenzia del gruppo Doxa specializzata in ricerche di mercato digitali, classifica come “Inesperti”. Uomini relativamente giovani, che hanno vissuto la disfunzione erettile ma sono ancora alla ricerca di spiegazioni, rassicurazioni e soluzioni.

Spesso protetti da un dignitoso anonimato, cercano informazioni online, s’intrufolano nei forum femminili con nickname graziosi e nient’affatto sospetti tipo “Anaconda79”, ne escono confusi e disperati. A volte finiscono in erboristeria a comprare delle compresse di guaranà. Altre vanno dal medico curante, da cui ricevono pareri seri o -tristemente spesso- delle camerateshe pacche sulla spalla. I più illuminati si rivolgono a uno specialista, talvolta accompagnati dal/dalla partner.

Secondo quanto racconta il dottor Jannini, gli uomini scalciano, scalpitano, si dibattono come anguille pur di non andare dal dottore, e in alcuni casi attendono anche 2 anni dal manifestarsi dei primi sintomi. In alcuni casi, tristemente, rinunciano in toto ad affrontare il problema e a garantirsi una vita sessuale soddisfacente, per timore della medicalizzazione o vergogna del giudizio altrui.

Io, comunque, non me la sento di giudicarli per questa paura. Dopo aver ascoltato alcune interviste girate proprio da Duepuntozero nella Galleria Vittorio Emanuele II (si vede che non sono di Milano, altrimenti avrei detto “in galleria”), mi sono resa conto che le donne stesse manifestano nei confronti della disfunzione erettile un atteggiamento non sereno. Ad eccezione della signora delle caldarroste, la quale avanza la saggia ipotesi che esista un problema alla base della coppia*, le altre intervistate mostrano un’attitudine sospettosa se non apertamente denigratoria. Una ragazza -probabilmente educata nei valori del feudalesimo, n.d.r.- parla addirittura di “colpa”.

Ma quale colpa, signorina, quale colpa. La colpa, semmai, la dobbiamo dare alla nostro progenitore ominide che per primo nacque con un pene senza osso e che disgraziatamente, anziché essere venduto al circo e additato come fenomeno da baraccone dal resto della comunità scimmiesca, si riprodusse, s’impose sui consimili e complicò la vita sessuale di tutte generazioni future.

Se c’è una cosa che mi piace degli evoluzionisti -oltre alla loro innata capacità di scandalizzare il clero- è lo sforzo di giustificare positivamente alcune colossali fregature e spacciarle come grandi passi avanti. Tipo, i piedi prensili delle scimmie -utilissimi per cambiare canale TV- com’è che ce li siamo persi per strada? E i denti degli ominidi -valida alternativa all’apribottiglie- che fine hanno fatto? Invece, i peli superflui, come mai hanno resistito imperterriti?

A quanto pare, l’assenza di osso penico serve a garantire che solo i maschi in buone condizioni psicofisiche possano avere un’erezione, fecondare una donna e avere figli. Ed ecco che quella che pareva una disgrazia si tramuta in una gentile accortezza di Madre Natura: visto che già così si riproducono cani e porci, pensate a che livello saremmo se gli fosse pure rimasto l’osso.

Chissà come dovette sentirsi male, quel marito-scimmia che, privo di osso penico, visse la sua prima defaillance sessuale. Chissà con quali occhi pieni di sconcerto e compatimento lo guardò la  sua pelosissima moglie-scimmia.

disfunzione erettile

Scimmia si stizzisce contro l’osso penico di un altro animale, secondo Kubrick

Rispetto a lui, i maschi sapiens sapiens occidentali se la passano meglio: dal Pleistocene, la medicina ha fatto passi avanti. Intere generazioni di andrologi, endocrinologi, sessuologi e psicoterapeuti si sono laureate. “La risposta sessuale umana” di Masters & Johnsons ha venduto centinaia di migliaia di copie. Ci sono specialisti in grado di diagnosticare il disagio, definirne le cause ed elaborare un percorso di supporto volto a riacquisire autostima e sicurezza.

C’è anche la ricerca farmacologica, che negli ultimi 20 anni ha messo a punto 4 molecole anti-impotenza e ha avuto la delicatezza di battezzarle come personaggi del Signore degli Anelli: Sildenafil, Vardenafil, Tadalafil e Avanafil. C’è anche una relativa accessibilità al farmaco e alle cure, che rende possibile a molti pazienti il ritorno a una vita sessuale soddisfacente, anche nel caso di particolari categorie quali oncologici, neuropatici e diabetici. 

Infine, i malati, o i sospetti tali possono contare su numerosissime fonti di informazione, in primis il web e il suo straordinario potenziale divulgativo, al quale spero di avere nel mio piccolo contribuito. 

*direi che a questo punto, è legittimata a far pagare 10 euro un cartoccetto di castagne spacciandolo come “porzione grande”

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3 Comments

  • Antonia (azzetazeta) Lady Zeta

    Dicembre 12, 2016 at 7:37 pm

    Stupendo pezzo. Davvero non c’è argomento cge tu non possa trattare. Comunque sei sicuramente simpatica.

    svgRispondi
  • siboney2046

    Gennaio 4, 2017 at 12:12 am

    Riagganciandomi al commento sul post sulla maternità, mi piacerebbe anche solo avere un uomo con questo “problema”, sarebbe già un miglioramento del mio status, ahahaha!

    svgRispondi

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