Organizzazione&lavoro 24
Una postazione di lavoro mobile tutta per sé
Quando siamo entrat* in questa casa, abbiamo immaginato che la vita, a parte l’arrivo di un bambin* che era già stato preventivato, sarebbe cambiata così tanto. Nel giro di poco tempo:
- io ho lasciato un lavoro in ufficio e ho iniziato a lavorare in casa
- è scoppiata una pandemia che ci ha costretti tutt* in casa per mesi
Sono andata avanti mesi a lavorare sul tavolo della cucina, sul divano, nelle caffetterie quando erano aperte. Me lo sono fatto sempre andare bene ma da settembre mi riprometto di trovare una soluzione soddisfacente ed ergonomica: il tavolo da pranzo è troppo basso (infatti nasce per mangiare e non per lavorare), la sedia bella ma assolutamente scomoda, la luce naturale mi arriva da dietro facendo ombra sullo schermo, quella artificiale giunge all’alto ed è inutile. Ho avuto, alternativamente o in compresenza: mal di testa, mal di schiena, dolore al coccige. Lo scorso sabato ho lavorato su uno sgabello al bancone della cucina, dove probabilmente sono stata così contratta che, scendendo dal trespolo per fare una carezza a Elia, sono rimasta bloccata e solo con una combinazione di antinfiammatori, cerotti termici, riflessologia, massoterapia, coppettazione e moxa sono riuscita a rimettermi in sesto.
Purtroppo ci sono dei limiti oggettivi: in casa non ci sono angoli liberi né finestre davanti alle quali piazzarmi. Oltretutto, il fattore estetico per me è troppo rilevante: non voglio, in nome dell’ergonomia, deturpare un angolo di casa. Entrando nello specifico delle soluzioni: (altro…)
Il futuro del lavoro (Visionary Talk del 03-11-2020)
“Il futuro del lavoro” è stato il tema del Visionary Talk del 3 Novembre 2020: un evento digitale per la community di Visionary Days in cui un moderatore (in questo caso: il giornalista Andrea Daniele Signorelli) e alcuni ospiti (in questo caso: io, lo Youtuber Signor Franz e lo startupper Gianmarco Savi) stimolano la discussione su un tema caldo legato al mondo del lavoro. Da casa, chiunque può assistere e intervenire previa registrazione.
L’incontro, che si è svolto nella sede di Phyd, è visionabile su (altro…)
Abituarsi a una vita nuova
Qualche tempo fa ho raccontato del percorso di orientamento professionale che mi ha condotto a lasciare il mio precedente impiego e provare a lavorare autonomamente. Non era esattamente un vedemecum su come diventare free lance: era più che altro il racconto senza fronzoli della strada che io ho battuto. Ho parlato dell’analisi, più che delle motivazioni profonde.
Negli ultimi 2 anni mi sono avvicinata ad altri universi professionali nei quali mai mi ero misurata: la scrittura per l’intrattenimento e la scrittura per il web. Ho fatto dei microprogetti retribuiti, ho pubblicato un romanzo, ho scritto -mentalmente- almeno un’altra dozzina di libri e podcast, mi sono formata, ho anche studiato. Ho provato -sempre mentalmente- ad accarezzare l’idea che questi progetti da collaterali potessero diventare centrali. Insomma, che potessero diventare un lavoro.
come diventare freelance: tenere Il piede in due scarpe?
Sono sempre stata una dipendente e ho sempre apprezzato -pur avendone approfittato poco, per fortuna- delle opportunità offerte da questa condizione: le ferie, la mutua, l’assicurazione sanitaria, i benefit. La soluzione più ovvia per non rinunciarvi sarebbe stata -a volte lo è- svolgere due lavori contemporaneamente, per testare la fattibilità del mio progetto professionale collaterale. Il punto è che il mio lavoro da dipendente era estremamente (altro…)
Come (sembrare in grado di) cucinare con erbe, spezie e ingredienti segreti
Post scritto in collaborazione con Cortilia.
Credo sia arrivata l’ora di dire la verità, cioè che a me piace mangiare ma non piace cucinare. Non mi piace sporcarmi le mani, non mi piacciono le ricette troppo lunghe e piene di tempi morti, né quelle in cui devo covare il tegame come una chioccia, né quelle che appestano la casa o riducono la cucina a un porcile da ripulire da cima a fondo. Insomma, se volete un’ode all’arte della tavola non è questo il luogo idoneo, qui nessuno prova relax ai fornelli o si gode the wonderful journey of cooking. Anzi, qui se avessimo soldi in avanzo assumeremmo pure una cuoca.
Mi piace però mangiare piatti sani e gustosi, variati e possibilmente ben impiattati. Ogni tanto, mi piace anche ricevere, apparecchiare in palette e beccare complimenti per quello che ho preparato. La mia soddisfazione sta non tanto nel premio derivato da intense ore di lavoro, ma dalla consapevolezza che, se qualcosa di buono è mai uscito dalle mie pentole, è stato solo grazie alla mia astuzia volpina. Mi sento una pessima persona, ma preferisco essere brillante che studiosa: ciao professoresse, ora avete capito che tipo di alunna ero? Detto tutto ciò, ecco le regole base con cui organizzo la dispensa in modo da riuscire a tirare fuori qualcosa di decente in poco tempo per me e per gli avventori.
cucinare con le erbe aromatiche fresche
Io non ho orto né giardino, quindi non sono un hobbit con grembiule e stivaloni di gomma che scende a raccogliere rametti odorosi coperti di rugiada. Acquisto periodicamente erbe aromatiche fresche e le congelo immediatamente usando (altro…)
Il mio percorso di orientamento professionale
Questo è un post personale ma anche di servizio: avevo promesso che avrei fatto un recap del percorso di orientamento professionale che ho intrapreso e concluso la scorsa primavera con l’aiuto di una professionista.
Sentivo di essere giunta a un punto della carriera (ehi, paroloni che volano) in cui mi sentivo scontenta nonostante stessi godendo di una situazione apparentemente perfetta: un ruolo interessante, ampia libertà d’azione, opportunità di crescita, business attraente, società in attivo, ottimi colleghi e comodità logistica. Nessuno straordinario obbligato né comportamento inaccettabile, ma un fortissimo impegno intellettuale dovuto al fatto che, semplicemente, c’era tantissimo lavoro da fare, molto variegato da un punto di vista “logico”, con scadenze stringenti e ravvicinate, decine di interlocutori molto diversi, cose da apprendere velocemente e anche autonomamente. Un impegno anche emotivo, perché, pur non essendo capo di nessuno, dal mio agire e dalle mie decisioni dipendeva appunto l’operato di altre persone: questa è una situazione comune nelle start-up e nelle aziende giovani. Pur avendo una struttura molto piatta e agile, i reparti sono iperconnessi e reciprocamente dipendenti, e nessuno può veramente permettersi di fare “solo” la sua parte. Probabilmente un ambiente del genere mi avrebbe stimolata se solo fosse arrivato in una fase diversa della mia vita: ad esempio, quando avevo (altro…)
Sforzarsi di vivere eco-friendly e plastic-free
Quello di vivere eco-friendly e plastic-free pare essere diventato un obiettivo e un tema di grande attualità. A me, che se ne parli, fa solo piacere. Anche se un po’ a sproposito, anche se troppo, anche se se ne fanno portavoce persone non-così-autorevoli, anche se pare essere diventata una moda e sarei istintivamente portata a guardarla con sospetto.
Su questo punto, durante un social-breakfast tenutosi qualche mese fa, ho concordato con Monica di @avegetarianinitaly (nonché founder di @lestradeditorino) su un punto molto importante: al pianeta servono milioni di ecologisti virtuosi al 50%, e non poche migliaia di persone ligie al 100%. Quindi, ben venga se individui in vista e dotati di qualche influencing power -seppur privi di un master in ecologia e di un dottorato in sostenibilità ambientale- sono disposti a esporsi e dare il buon esempio.
Sono lontanissima dall’essere o sentirmi un esempio, ma ho trovato un approccio mio che penso possa essere facilmente replicabile da tutti. In pratica, ho diviso le buone pratiche in: (altro…)
Come scrivere con regolarità
Questo vorrebbe essere un post di utilità generale a servizio di chi desidera scrivere e, per qualche motivo, non riesce a farlo. Non parlo solo di scrivere il romanzo del secolo, ma anche scrivere un podcast, una newsletter, un blog, un articolo, una tesi. Ho sempre detto che ciò che a me piace -e probabilmente viene meglio!- sono i contenuti lunghi che vantano un processo di creazione complesso e poco parcellizzabile: se sommiamo la mancanza di ispirazione e la carenza cronica di tempo, significa che scrivere un testo di 1000 parole mi appare spesso come un ostacolo insormontabile.
L’obiettivo è più motivazionale che tecnico: per questo si ferma al tema della pura scrittura e non entra nel merito dell’ottimizzazione, dell’impaginazione o della promozione, cioè di quegli aspetti meno creativi -ma non meno importanti!- sui quali mi sento meno ferrata e per i quali esistono fonti più autorevoli di me.
Come scrivere con regolarità: ispirarsi per Produrre idee
Chi scrive dovrebbe avere delle idee, cioè un argomento macro sul quale argomentare (quella che in questo mio post definivo “sostanza”). Molte volte, però, in assenza di un argomento macro (il cinema, la bellezza, il design) accade che chi produce contenuti generalisti, in assenza di linee guida, si trovi a corto di idee interessanti. L’unico modo per produrre idee interessanti è esporsi a stimoli interessanti. Per mia esperienza, la qualità conta più della quantità: ne avevo parlato nella newsletter di Novembre dove confessavo di non essere capace di gestire così tante fonti e informazioni. Preferisco arrovellarmi a lungo su pochi stimoli, piuttosto che bombardarmi di idee per le quali, peraltro, non ho tempo.
Libri e saggi. A me piace alternare e leggerne 2 contemporaneamente. La maggior parte dei libri che leggo me li compra il mio fidanzato; altri li acquisto seguendo persone come maggiore gusto di me. Tra quelle che mi ispirano maggiormente ci sono (altro…)
Gestire la stanchezza cronica – La mia esperienza
Mi piacerebbe tantissimo dire che non sono una che si lamenta, ma sono così conclamatamente lagnosa che non ci crederebbe nessuno. A mia parziale discolpa esibisco un ventaglio di lamentele piuttosto variegato, il che credo renda le mie lagnanze un po’ più emozionanti: se devi essere frignona, almeno cambia solfa. Il lavoro, il fidanzato, i soldi, il governo, il meteo.
C’è solo una cosa della quale mi lamento sempre, senza sosta né soluzione: la stanchezza. Quella cronica sensazione di spossatezza serale che mi toglie la voglia di leggere, guardare film, uscire, che mi fa dire “i piatti li lavo domani”, che mi fa andare a letto con trucco, che mi fa addormentare mentre addormento mio figlio. Sono anni che mi sento stanca. Un tempo potevo dire che Elia si svegliava 19 volte a notte e che quindi non riposavo abbastanza, ma adesso il problema non dipende dalle mie ore di sonno che raramente sono meno di 8.
La prima cosa che ho pensato è che mi fosse impazzita la tiroide. Come la peggiore delle ingenue sono andata a cercare su Google come si manifesta l’ipertiroidismo: occhi sporgenti (celo), stanchezza (celo), aumento dell’appetito (celo), ansia e nervosismo (celo). Mi ero già rassegnata all’autodiagnosi, quando sono arrivati gli esami e si è appreso che tutti i miei valori, tiroidei e non, fortunatamente vanno benone.
Quindi, appurato che la tiroide è ok, che dormo a sufficienza e che vivo in un Paese in cui la norma è lavorare 40 ore a settimana, mi sono rimasti 3 aspetti su cui agire per gestire la stanchezza cronica: (altro…)
Fare la spesa con Cortilia
Esordirò con la sincerità di noi puri di spirito dicendo che questo post è realizzato in collaborazione con Cortilia, che ha selezionato me, oltre che per la mia straordinaria bellezza, per l’entusiasmo e la fedeltà quasi coniugale che ho manifestato nei loro confronti negli ultimi anni. Mai premessa fu più trasparente e coerente con la disciplina pubblicitaria di questa, direi.
FARE LA SPESA CON Cortilia: Cos’è
Cortilia è un servizio che vende e consegna a domicilio ortofrutta, prodotti freschi e a lunga conservazione delle migliori aziende agricole e alimentari italiane. In questa definizione credo sia presente la doppia anima di Cortilia: l’eccellenza di prodotto e servizio.
FARE LA SPESA CON Cortilia: il Prodotto
La scelta è molto ampia: 1500 articoli provenienti da 150 produttori. Si parla di alimenti freschi e a lunga conservazione italiani, rigorosamente di stagione, provenienti da (altro…)
La settimana della vergogna: il vademecum
Settimana della vergogna: la mia risposta a marie kondo
ll post sulla settimana della vergogna nasce perché ci troviamo in pieno cambio degli armadi e, poiché le previsioni meteo presentano tempo incertissimo fino a metà maggio, siamo ampiamente in tempo per fare una lenta e meticolosa review degli armadi prima della stagione calda. Io ho iniziato a fare decluttering degli armadi ben prima che Marie Kondo scrivesse il suo libro ma, appena uscì, l’ho letto per capire il perché di questo successo (anche Giovanna ci ha provato, e vi invito a leggere cosa dice.) Il punto che non mi convince è proprio la pietosa cerimonia del saluto agli oggetti che io, dal basso della mia schematica mentalità italiota e nello specifico piemontese, penso esacerbi il problema anziché risolverlo: se il problema di chi non riesce a lasciare andare i oggetti è proprio l’amore e la passione per gli oggetti stessi, che senso ha trasformare la separazione in un momento ad alto tasso emotivo? Metti anche che si riesca a gettare la maglietta bucata del concerto degli Aerosmith del 1992: ma poi continueremo a ricordarla con quella nostalgia dolceamara con cui ripensiamo agli ex stupidi ma dal pene prodigioso.
Io, infatti, non darei la priorità agli oggetti dal forte significato affettivo ma mi concentrerei sugli oggetti-zavorra che stazionano inutilizzati nell’armadio da anni. Per favorirne l’eliminazione, non puntiamo sulle liturgie! Sfruttiamo il sentimento che ha animato la cultura greco-romana, il metodo di apprendimento amato da nonni, la sensazione promossa dalle suore dell’asilo: LA VERGOGNA. Una volta provata questa bruciante onta, non vedremo l’ora di liberarci degli oggetti, altro che dargli un lacrimoso bacio d’addio.
Settimana della vergogna: a chi e a cosa serve
A coloro che hanno un (altro…)