I Più Letti 12
Blog interessanti: cosa mi piace(rebbe) leggere su internet
Sono passata dal leggere assiduamente un sacco di blog italiani, al seguirne improvvisamente pochissimi. Nella maggior parte dei casi, quelli persi per strada sono bloggers che hanno mollato il tiro e hanno abbandonato il loro progetto di scrittura: il che, per quanto possa dispiacermi, trovo una scelta comprensibile vista la mole di impegno che comporta la gestione regolare di un blog. Tra l’altro a giugno sono 5 anni che ho aperto questa baracca, sono 5 anni che dedico alla scrittura e alla promozione del blog circa 8 ore alla settimana. A quest’ora avrei potuto scrivere anche un romanzo, diamine.
Mi spiace tantissimo dire che, dei blog rimasti in piedi e apprezzati anche da un pubblico ampio, ne seguo pochi con reale affetto e gratitudine. Questo perché, anche se (altro…)
La settimana della vergogna: il vademecum
Settimana della vergogna: la mia risposta a marie kondo
ll post sulla settimana della vergogna nasce perché ci troviamo in pieno cambio degli armadi e, poiché le previsioni meteo presentano tempo incertissimo fino a metà maggio, siamo ampiamente in tempo per fare una lenta e meticolosa review degli armadi prima della stagione calda. Io ho iniziato a fare decluttering degli armadi ben prima che Marie Kondo scrivesse il suo libro ma, appena uscì, l’ho letto per capire il perché di questo successo (anche Giovanna ci ha provato, e vi invito a leggere cosa dice.) Il punto che non mi convince è proprio la pietosa cerimonia del saluto agli oggetti che io, dal basso della mia schematica mentalità italiota e nello specifico piemontese, penso esacerbi il problema anziché risolverlo: se il problema di chi non riesce a lasciare andare i oggetti è proprio l’amore e la passione per gli oggetti stessi, che senso ha trasformare la separazione in un momento ad alto tasso emotivo? Metti anche che si riesca a gettare la maglietta bucata del concerto degli Aerosmith del 1992: ma poi continueremo a ricordarla con quella nostalgia dolceamara con cui ripensiamo agli ex stupidi ma dal pene prodigioso.
Io, infatti, non darei la priorità agli oggetti dal forte significato affettivo ma mi concentrerei sugli oggetti-zavorra che stazionano inutilizzati nell’armadio da anni. Per favorirne l’eliminazione, non puntiamo sulle liturgie! Sfruttiamo il sentimento che ha animato la cultura greco-romana, il metodo di apprendimento amato da nonni, la sensazione promossa dalle suore dell’asilo: LA VERGOGNA. Una volta provata questa bruciante onta, non vedremo l’ora di liberarci degli oggetti, altro che dargli un lacrimoso bacio d’addio.
Settimana della vergogna: a chi e a cosa serve
A coloro che hanno un (altro…)
Perché i maschi non mi guardano?
Poiché un titolo verità come quello di questo post (“perché i maschi non mi guardano”) può dare adito a numerosi fraintendimenti, e avendo io deciso che qualsiasi affermazione forte deve essere preceduta da un disclaimer volto a minimizzare polemiche e interventi cretini di haters e troll, dichiaro le seguenti premesse:
1- I’m not fishing for compliments, cioè questo post non è un mezzuccio passivo-aggressivo perché mi si dica che sono carina e che in me non c’è niente che non vada. Per quello metto delle foto truccata su Instagram, insomma, ho già le mie tecniche. Questo vuole essere un post di confronto e analisi.
2- Queste settimane sono collane di macigni, quindi ho fisicamente bisogno di parlare di vacuità, fissarmi su finti problemi, pormi domande retoriche. Un giorno tornerò a interrogarmi sui massimi sistemi, ma quel giorno non è oggi.
Insomma, mi sono resa conto che negli ultimi anni (altro…)
Avere una casa presentabile senza sviluppare un OCD
Prima di entrare nei dettagli della mia manutenzione domestica finalizzata ad avere una casa presentabile devo fare 3 premesse:
- sono capace di fare tutte le pulizie, grazie a mia mamma. Tuttavia non mi piace, ci metto ore e comunque non mi vengono bene: voglio però che sappiate che esistono persone che facendo le pulizie sfogano le tensioni, incanalano il desiderio di ordine e si rilassano. Insomma, se siete persone ansiose e non avete altri sistemi per smaltire le vostre energie in eccesso potreste comunque dare una chance a questa attività. A maggior ragione che, mentre si pulisce, si può ascoltare musica o dei podcast interessanti, insomma non deve per forza essere una valle di lacrime come lo è per me.
- sono una vera ordinata: non solo amo l’ordine ma ne ho bisogno per essere felice e avere buone performance fisico-intellettuali. Se sto in un ambiente disordinato dimentico cose, perdo oggetti, divento maldestra e sono in generale meno produttiva. Ma, ebbene sì, al mondo esistono anche i veri disordinati: cioè coloro che non solo non smaniano per una casa presentabile, ma che nel casino danno il meglio di sé. Mia madre, che è incredibilmente disordinata, non perde né rompe mai nulla, non dimentica niente e funziona da Dio in qualsiasi ambiente.
- non sono una maniaca dell’igiene domestica, non sono ossessionata da microbi, virus, batteri, disinfezioni e disinfestazioni. Non sono stata educata a questo rigore, non l’ho mai praticato e non lo sto insegnando neppure a mio figlio che gode in casa dello stesso livello di igiene di cui beneficiamo noi. Io però mi rilasso mettendo in ordine: vado fortissima durante le grandi pulizie stagionali degli armadi, la riorganizzazione dei cassetti e i traslochi. Forse non ci metterò tutta la filosofia romantico-esistenziale di Mary Kondo ma in quanto a efficienza, lo dico senza falsa modestia, le do merda in 5 minuti.
Shopping list per bebè: la mia esperienza
Questo post, che contiene poca ironia e molto buon senso, ha l’obiettivo di aiutare chi è in dolce attesa (o vorrebbe esserlo!) nel decidere come spendere il proprio denaro. Come al solito, è basato sulla mia esperienza e sul mio budget, e obbedisce al modello di gestione del ménage famigliare che io ho adottato e che, ci tengo a premetterlo, non è minimalista.
In particolare, i miei principi guida sono stati:
- spendere e investire su gadget di vitale importanza, destinati a durare, altamente visibili (= cioè che in casa si vedono tutti i giorni) e facilmente rivendibili
- spendere poco su articoli superflui o condannati a vita breve
- cercare nel limite del possibile di non farmi cogliere impreparata
Prima di muoversi in una direzione o un’altra, vi suggerisco di farvi alcune domande preliminari. Le risposte che vi darete a questa domanda vi guideranno nelle scelte e nello stabilire le priorità. (altro…)
Come superare la fine di un amore
In più di un anno su Snapchat, la domanda che mi è stata rivolta più spesso è: come superare la fine di un amore? Non so come mai riteniate che io possa saperlo e -spoiler- probabilmente non lo so, ma negli anni mi sono fatta molte volte questa domanda. Ovviamente io non ho la presunzione di spiegare a nessuno come superare le proprie ferite, specialmente se gravi e profonde: ognuno sa dove sta la radice della propria sofferenza e valuta se e con chi approfondire il tema. Io, parlo, più banalmente, di rimettersi in piedi e di ritrovare la voglia di vivere.
Come superare la fine di un amore: RIACQUISTARE LA PROSPETTIVA.
Il dolore sembra un’esperienza nuova ogni volta, come mangiare un cibo messicano piccante. Si crede di essere preparati, e invece la lingua brucia sempre come il primo giorno. Eppure non è che uno dei dolori che si proveranno nella vita: il ricordo della gravità di un dolore viene sempre dimenticato o soppiantato da un dolore più forte. Il trauma del primo fidanzatino che in seconda media ci ha lasciate sembrava insuperabile, invece quando in terza media ci ha lasciate il secondo fidanzatino è stato ancora peggio. Poi al liceo, quando ci ha lasciate quello là è stato un inferno, ma mai quanto all’università ci ha lasciate quell’altro. Riguardandoci indietro, il dolore della prima media era una bazzecola confrontato con quelli a venire. Probabilmente, anche il dolore che stiamo vivendo adesso, tra qualche tempo, (altro…)
Fare la spesa e cucinare col menu settimanale
Io su certe cose sono molto tirchia, lo riconosco. Ad esempio sul cibo: non butto mai via niente. Non faccio scadere nulla, e qualora ciò accada trovo il modo di recuperare il recuperabile. Tolgo l’ammaccatura alle pere e mangio il resto, gratto via la muffa al parmigiano. Se mi sembra che un cibo sia ancora commestibile, lo mangio oppure lo infilo a tradimento in qualche ricetta (tipo, il fondo di pesto vecchiotto va tipicamente a morire nel minestrone). Prendo molto alla lettera la dicitura “preferibilmente entro”: altrimenti avrebbero scritto “tassativamente entro e non oltre”, no? Per dire, uno yogurt scaduto da 3 giorni non ha nulla di male e non fa nessun danno, se non che i fermenti lattici non sono più vivi.
Ho ormai da tempo consolidato una routine per cui faccio la spesa una sola volta alla settimana, procurando ingredienti per fare 10-12 pasti settimanali, tutti piuttosto sani, cucinando relativamente poco e non gettando mai via niente. Mi ero offerta tempo fa di condividere il metodo innovativissimo con cui sono arrivata a questo straordinario risultato, e insomma, quel momento è arrivato. Ve lo descriverò immaginando la dieta di un single, ma funziona benissimo anche per le coppie disposte a mangiare la stessa cosa. Se avete un partner che vuole mangiare cibo speciale, potete invitarlo amabilmente di arrangiarsi (questo ve lo suggerisce mia madre, forte dei suoi oltre 40 anni di matrimonio e sopportazione). Il metodo per fare la spesa e cucinare col menu settimanale che vi suggerisco non premia certo i golosi e gli appassionati di cucina: ma presumo che se siete grandi chef sappiate muovervi sia al supermercato che in cucina, che facciate piccole spese giornaliere, che decidiate cosa mangiare in base all’umore, che abbiate in dispensa bottarga, pepe rosa in grani, farina Senatore Cappelli, agar-agar in polvere e amenità di questo tipo. Andate pure a lardellare il vostro arrosto, qui c’è gente che vorrebbe mangiare decentemente e togliersi il problema in 15 minuti, grazie. (altro…)
Come diventare più belle
Il titolo potrebbe trarvi in inganno. Viste le mie condizioni e il mio pulpito livello di bellezza, potreste pensare che questo sia un post motivazionale che vi spiega come diventare più belle dentro. Lo so che si è formata una nouvelle vague, quella delle dispensatrici d’autostima. Le portavoce sono blogger, autrici, giornaliste, consulenti, coach. Il loro messaggio si può ricondurre al “nessuno può farti sentire brutta o usare il tuo aspetto fisico per svilirti, se tu sei veramente a tuo agio con te stessa. Perché se ti senti a tuo agio con te stessa, se comunichi sicurezza e consapevolezza e apprendi a ridimensionare il giudizio degli altri, diventi davvero più bella”.
Io le seguo, le leggo, a volte annuisco, mi sembra persino di essere d’accordo, ma poi niente, non ce la faccio a identificarmi in questo messaggio. Cioè non ho una fiducia così cieca nell’assunto: attitudine > aspetto. Non penso nemmeno sia una menzogna totale: semmai credo che l’attitudine sbagliata svilisca l’aspetto, lo impoverisca. Ma non mi è mai successo di trovare bella una donna “solo” perché è intelligente, brillante, professionale, pacificata, consapevole. Se è tutte queste cose -e molte altre parimenti significative e utili- per me quella donna non diventa improvvisamente più bella. Diventa (o resta, se già lo era) una persona interessante, rotonda, speciale, che ha deciso di valorizzare alcuni aspetti di sé che le stanno cari.
Tempo fa vaneggiavo su Snapchat su come diventare più belle, e ho pensato di riprendere quella storia in un post. Lo so che arrivo in ritardo, lo so. Mi rendo conto che qui da marzo in poi è tutto un fiorire di istruzioni, consigli e decaloghi per diventare fighe imperiali. Quello che però ho notato è che, come al solito, manca l’approccio globale: la letteratura specifica o gli addetti ai lavori si occupano di singoli problemi (il sovrappeso, la cellulite, le doppie punte, l’acne) ma manca, come dire, la vision. Il risultato è che tutti perdiamo tempo su questioni micro e non guardiamo il problema da un punto di vista macro. Oppure ci concentriamo su un tema che noi percepiamo come gravissimo mentre in verità non lo è, o lo è meno di altri. Dopo anni di domande, ho compreso che diventare più belle richiede (altro…)
Elena Ferrante goes al cinema
Ho iniziato la lettura della quadrilogia di Elena Ferrante ad agosto, su suggerimento di una mia cara amica (che è di parte: infatti si chiama Elena Greco, come la protagonista). Sarò onesta: questo post è per chi come me l’ha letta e amata. Se non la conoscete, spero di farvi venire una certa discreta curiosità senza alcuno spoiler.
Casi in cui questo post e questa quadrilogia non fa per voi: se il mainstream vi annoia, se i fenomeni letterari pop ben confezionati vi irritano, se detestate la letteratura italiana contemporanea, se vi dà fastidio non attribuire una identità all’autrice.
Per chi resta, ecco un rapidissimo abstract della vicenda. È la storia dell’amicizia tra due bambine-poi ragazze-quindi donne-infine anziane nate nel secondo dopoguerra. Cresciute nei bassifondi napoletani e da essi educate, intraprendono cammini di vita opposti: Lila (bella, riottosa, brillante al limite del geniale) resta attaccata al rione, alle dinamiche losche e ai personaggi della sua infanzia, mentre Elena (riflessiva, dolce, più testarda che intelligente) grazie allo studio si emancipa, diviene una scrittrice celebre senza però affrancarsi del tutto dal mondo da cui proviene. Raccontare l’evolversi di questo rapporto malato legame affettivo è una bellissima scusa per raccontare anche l’Italia della ricostruzione, della ribellione studentesca, gli anni di piombo, quelli del socialismo e della DC, gli scandali di Mani Pulite, l’ansia di fine millennio e la caduta delle Torri Gemelle. Voce narrante è (altro…)
#BBG: perchè dare una chance a Kayla Itsines
Sono ormai 5 settimane che faccio la Bikini Body Guide di Kayla Itsines. Per quelle 4 persone ancora ignare di chi sia questa ragazza, ecco una breve introduzione. Kayla Itsines è una personal trainer australiana con ascendenze greche, autrice e divulgatrice di una guida detta Bikini Body Training Guide che promette in 12 settimane di ottenere un fisico asciutto e scolpito, eventualmente anche perdendo peso. Al programma di training si affiancano un regime alimentare e una newsletter settimanale che offre tricks&tips per vivere al meglio questo sudatissimo calvario percorso.
BIKINI BODY GUIDE: KAYLA ITSINES PENSA A NOI
Perchè Kayla ci piace? Perchè si prende e ti prende sul serio. Kayla è una salutista di stampo stalinista, e ce lo ribadisce sonoramente con una mission statement di 2 pagine. Dalla quale evinciamo che per Kayla la salute è tutto, ed intende perseguirla e farla perseguire alle sue seguaci con un approccio olistico e ogni strumento a sua disposizione: il fitness, la dieta, l’educazione, la motivazione. “La fiducia in noi stessi, che tutti cerchiamo, è un premio riservato a coloro che sono realmente interessati a investire tempo e sforzi per migliorare il loro stile di vita. Intendo rendere noto a tutti che io non bevo alcolici, non ho mai fumato né mi sono mai drogata. Non metto a repentaglio il mio benessere o il mio corpo assumendo queste sostanze: prendo la mia salute e la salute delle mie clienti molto sul serio. Ora prendo sul serio anche la TUA. Mi aspetto tu faccia lo stesso.” Ok, Kayla, non ti deluderò, promesso, adesso però stai calma. Io sì droghe, sì alcol, sì fumo, ma sono comunque una bella persona e non ammazzo neanche le zanzare, ti prego fammi amica ugualmente. (altro…)