Viaggi 17
Gitarella a Govone, AKA il magico paese di Natale
La frase “sei un accollo quando si tratta di Natale”, in tutte le sue più o meno colorite declinazioni, mi viene ripetuta da sempre. Da quando vivo sola, liberatami dal giogo laico, anticonsumista e -diciamolo- pure un po’ comunista dei miei genitori, mi sono dotata di un crescente e a tratti vergognoso numero di gadget per la decorazione domestica. Abete da 2 metri con puntale visibile da Marte, vari set di decorazioni per albero in diverse sfumature di kitsch, decorazione per la porta d’ingresso, catene con giochi di luce à la Stranger Things, presepe in ceramica con Gesù bambino che sfoggia un poncho peruviano, svariati kit per creare calendari dell’avvento.
Figuriamoci se quando mi hanno proposto di visitare il Magico Paese di Natale non ho annullato tutti gli impegni. Il Magico Paese di Natale è una manifestazione che da 11 anni si svolge a Govone (CN), un piccolo comune a poco più di 1 ora da Torino che nei weekend compresi tra il 18 novembre e il 26 dicembre diventa teatro di un villaggio a tema natalizio. La cittadina, che si trova su una collina, si presta particolarmente all’atmosfera sognante del Natale: c’è un castello sabaudo, ci sono le salite, un parco pieno di alberi secolari, le strade di acciottolato dove le auto non passano.

Il castello di Govone
Le mie vacanze in un family hotel di montagna
Come dicevamo con Giovanna Gallo qualche giorno fa, i luoghi più battuti dalle influencers nell’estate 2017 sono stati:
- Trentino-Alto Adige
- Polignano a mare
- Bali*
Io appartengo alla fortunata schiera di persone che si è recata in Trentino, anche se, a differenza degli influencers, la vacanza me la sono autofinanziata. Ingolosita da questo post, ho iniziato per tempo a investigare il tema del family hotel che, come dice la parola stessa, sono strutture pensate per una vacanza con bambini. Alcune sono semplicemente family friendly, altri sono kids oriented, altri sono completamente baby driven. In ogni caso, mi sento di iniziare con una prima veritiera e coraggiosa affermazione: non esiste un solo motivo sulla faccia della Terra per cui una coppia senza figli si debba recare in un family hotel. Ci sono tanti bambini, di fasce d’età diverse, dappertutto e a ogni ora. Se non hai bambini, non disponi di quell’antispam acustico che ti protegge dalle loro urla o di quell’istinto che ti fa afferrare per il bavero un bambino che si sta palesemente ficcando nei guai anche se non è il tuo. Coppie senza figli, non siate pazze, andate altrove.
La nostra base era (altro…)
3 settimane in Messico: antropologia (parte 2)
Dopo una prima parte -più utile e seriosa- dedicata all’itinerario delle mie 3 settimane in Messico, ecco finalmente quella cazzara dedicata alle osservazioni antropologiche.
IL BRULICARE DI PICCOLI BUSINESS
Città del Messico è una città feroce: ha 9 milioni di abitanti Approfittando di buchi legislativi e della creatività che solo la povertà ti sa dare, ad ogni piè sospinto si incontrano venditori ambulanti di qualsiasi cosa. I miei favoriti erano i banditori dei metro, solitamente ragazzi, che nel tempo di una fermata cercavano di vendere la propria merce nel vagone. In 2 giorni e mezzo a Città del Messico, ci sono stati presentati i seguenti articoli: fischietto in grado di produrre oltre 20 suoni diversi, caramelle per la gola, corsi di informatica, kit di 3 accendini, chewing gum 18 confetti, video per bambini per tablet, figurine Minions, arachidi, penne colorate, mix frutta secca+essiccata, album da colorare, gallette all’amaranto, cd musica pop, barrette di miglio e frutta secca, pettine con relative custodia. Ma dimenticatevi le questua dei nostri ambulanti! Si trattava di argomentazioni solidissime, tipo (altro…)
3 settimane in Messico: itinerario (parte 1)
Eccoci finalmente con la prima parte del post sulle 3 settimane in Messico, quella dedicata all’itinerario. Come al solito, io non amo particolarmente i travel blog, quindi non sarà una cronistoria di ciò che ho fatto. Basterà dire che abbiamo strutturato i 22 giorni di viaggio, inclusi i voli, lungo 9 tappe, la maggior parte delle quali concentrate nei primi 15 giorni. Siamo partiti da quello che viene solitamente suggerito di fare (es. Itinerari classici di avventure nel mondo, Turisti per Caso, Lonely Planet) aggiungendo la tappa di Puebla e scegliendo una località di mare in più. Rispetto all’idea originale, abbiamo rimosso una tappa perchè non necessaria e quindi abbiamo guadagnato un giorno di mare. In ogni caso, a servizio di chi volesse fare un viaggio simile, ho fatto un programma pronto per il download.

No, non sono della Vergine. No, prima di partire l’excel comprendeva solo 2 colonne. Sì, l’ho completato e arricchito solo per voi. No, non dovete ringraziarmi.
Qui in pdf: scheduling_messico
SPARTANO. Poichè noleggiare un’auto per tutto il periodo sarebbe stato troppo costoso, ci siamo spostati internamente con (altro…)
Messico, ovvero Gynepraio goes latina
Sabato 25 luglio parto e torno a Torino il 16 agosto. Vado in Messico, anche se dopo questo post non mi converrebbe tanto, eh. Come nelle migliori tradizioni, la settimana pre-partenza è costellata di rogne lavorative, impegni sociali, acciacchi che hanno richiesto l’intervento di un team di osteopata+fisioterapista, nascite di nipoti, ritorni di genitori, clima e temperature pestilenziali e tante, tante coloritissime parolacce. Insomma, non ho ancora mangiato un solo jalapeño e già mi brucia il culo.
messico: Cosa è stato fatto?
- leggere la guida, ma velocissimamente, come faceva Supervicky (voi-sapete-chi)
- elaborare un programmino excel a scopo puramente ansiolitico (io)
- comprare l’Imodium (voi-sapete-chi)
- brevettare un interessante&innovativo packing method (io)
- prenotare le prime 2 notti a Città del Messico (io)
- delinare innumerevoli e nerissimi pronostici su quanto litigheremo in viaggio (voi-sapete-chi)
- annunciare alla mia amica Pilar che in una data generica compresa tra il 28 e il 30 luglio le faremo visita (io)
Folgorazione Copenhagen
Con questo post di qualche mese fa credo di aver reso nota la mia posizione nei confronti della maggioranza dei Paesi del mondo: bello, ma non so se ci vivrei. Ho l’impressione che a idealizzare altri Paesi -badate bene, non a esprimere apprezzamenti o preferenze- siano sempre le persone che tendenzialmente non hanno viaggiato o che non hanno mai vissuto da nessuna parte.
Non difendo a spada tratta nessun luogo, ma questo non m’ impedisce di invidiare apprezzare lo stile di vita di altri Paesi Europei, e di parlarne con desiderio. Ma non in forma di diario di viaggio, oh no! Se tra i miei favoriti non c’è neppure un travel blog, un motivo c’è: li trovo noiosi come una Quaresima di pioggia. Non è mai transitata per questo cervello l’idea di scrivere un crono-racconto o una raccolta di consigli: solo poche idee, ma ben confuse.
Il viaggio non è iniziato benissimo, perché (altro…)
Alla conquista dell’Olanda
Io l’avevo detto qui, che si sarebbe fatta una scappata in Olanda per festeggiare tardivamente i compleanni. Il viaggio è iniziato sotto un’ottima luce, la stessa che ho immortalato in un selfie che il mio professore di arte del liceo ha immediatamente accostato all’estasi di Santa Teresa (a suo parere più trombata che illuminata). Amsterdam è una città in cui ero già stata da bambina, di cui ricordavo solo il freddo atroce, le aringhe crude con lische e coda e gli anatemi di mia madre all’indirizzo dei ciclisti colpevoli di intercettare la sua traiettoria. Questa volta la temperatura era accettabile, l’aringa l’ho mangiata solo una volta e gli insulti dei turisti li ho subiti io visto che abbiamo girato quasi sempre in bicicletta. Siccome non ci si rimangia la parola e qui avevo detto che trovo i diari di viaggio noiosi come una quaresima di pioggia, mi sono limitata alle solite 3 illuminazioni, sempre per restare in tema con la Santa Teresa. (altro…)
velocità di crociera #2
Per chi si fosse perso questo post, i miei genitori sono tornati dalla crociera che ha segnato il loro definitivo ingresso nel mondo della terza età. Pensavo non avrebbero avuto nulla da lodare o da infamare, ed invece sono venuti fuori interessanti risvolti della loro vacanza.
Ad ogni pasto-buffet o servito, non conta- sono disponibili montagne di prugne cotte. Ma badate bene, non secche come le Sunsweet, ma sciroppate e immerse in una broda violacea che mio padre sorbiva a cucchiaiate sotto gli occhi schifati degli altri commensali. Questo vi induce scontate riflessioni sull’attività peristaltico-intestinale degli ospiti della Carnival Freedom? Vi chiedete se gli angusti bagni di una nave da crociera siano idonei a supportare e accogliere tutta questa produzione? La risposta di mio padre è SI’ e ce lo dimostra con una fototestimonianza dei suddetti gabinetti. (altro…)
velocità di crociera
Sapevo che il processo di invecchiamento imborghesimento dei miei genitori avrebbe raggiunto sempre nuove e raccapriccianti vette. Si sono comprati il navigatore satellitare. Addirittura un Blackberry tablet, negli ultimi giorni. Prendono gli Omega3.
All’appello mancava solo lo sdoganamento finale, l’esperienza massima, sì, proprio lei: la crociera ai Caraibi. Una settimana. Partono sabato da Fort Lauderdale. Solito giro. Tanti sorrisi, personale di servizio col grembiulino bianco, specchi ovunque, passerelle rosse.
Quando me l’hanno comunicato, ho fatto uno sforzo immaginativo fortissimo cercando di figurarmeli a bordo. Niente, non mi riesce di pensare a due persone meno idonee. E in effetti, lo riconoscono anche loro. (altro…)
alla conquista di Albione
La funzione del viaggio, l’ho sempre detto, è principalmente quella di superare dei limiti. In alcuni casi, però, ne fa emergere e financo incancrenire di nuovi. Benvenuti al post in cui faccio riaffiorare antiche pruderie, atavici pregiudizi e millenarie presunzioni, complice un weekend lungo tra Edimburgo, Newcastle e Durham.
La moralizzatrice. Femmine d’Albione, cittadine d’oltremanica, figlie del demonio, COPRITEVI. Forza, spiegate a zia Gyne per quale arcana ragione, con 2 gradi, l’umidità oltre l’85%, una brezza vichinga che perfora gola, timpani e costato, ve ne andate in giro poco men che nude. Rigorosamente senza collant, in décolleté preferibilmente peep toe e soprattutto senza giacca. Bianche come il latte, color Laura Palmer, praticamente fluorescenti. Eppure gioconde, ridanciane, e diciamolo, profondamente arrapate. Una futuristica visione sul fenomeno delle nudità fuori stagione ce la propone la mia amica, meravigliosa ospite in quel di Newcastle: “Fidati, prima dei quarant’anni saranno piegate dall’artrite, storte come punti interrogativi e piene di protesi”. Affermazione questa, sottolineata da un partigiano e vigoroso sfregamento di mani visto che l’amica in questione è ingegnere biomedico. (altro…)