Viaggi 18
alla conquista di Albione
La funzione del viaggio, l’ho sempre detto, è principalmente quella di superare dei limiti. In alcuni casi, però, ne fa emergere e financo incancrenire di nuovi. Benvenuti al post in cui faccio riaffiorare antiche pruderie, atavici pregiudizi e millenarie presunzioni, complice un weekend lungo tra Edimburgo, Newcastle e Durham.
La moralizzatrice. Femmine d’Albione, cittadine d’oltremanica, figlie del demonio, COPRITEVI. Forza, spiegate a zia Gyne per quale arcana ragione, con 2 gradi, l’umidità oltre l’85%, una brezza vichinga che perfora gola, timpani e costato, ve ne andate in giro poco men che nude. Rigorosamente senza collant, in décolleté preferibilmente peep toe e soprattutto senza giacca. Bianche come il latte, color Laura Palmer, praticamente fluorescenti. Eppure gioconde, ridanciane, e diciamolo, profondamente arrapate. Una futuristica visione sul fenomeno delle nudità fuori stagione ce la propone la mia amica, meravigliosa ospite in quel di Newcastle: “Fidati, prima dei quarant’anni saranno piegate dall’artrite, storte come punti interrogativi e piene di protesi”. Affermazione questa, sottolineata da un partigiano e vigoroso sfregamento di mani visto che l’amica in questione è ingegnere biomedico. (altro…)
everything is possible in India
Quando sono arrivata a New Delhi, un tassista guercio mi ha portato a bordo di un Apecar dall’aeroporto all’ostello dove mi aspettavano da 2 giorni i miei compagni di viaggio. Gli ho chiesto se era possibile fumare e lui mi ha risposto “Everything is possible in India”. Aveva ragione.
Animal House. Ho visto un esercito di 12 scimmie distruggere nottetempo un roof-top bar di Varanasi per puro dispetto, topi trattati come divinità e coppiette bovine che pomiciavano sul lungo fiume.
(Dirty) finger food. Una spruzzata di curry e passa la paura. Un frittino alle 7 del mattino e la giornata di sorride. Un’aggiunta di oppio allo yogurt e la serata prende tutta un’altra piega: una stanza diventa un cinema, Pushkar diventa Goa e la tua amica un angelo del Signore.
Una faccia, una razza. Condividiamo la stessa passione per le rappresentazioni kitsch, per i pic-nic pantagruelici, per il gioco d’azzardo. (altro…)
vai in africa, celestino
Per chi vuole, la playlist è al fondo.
Ho imparato ad amare l’Africa nera leggendo Karen Blixen, sdraiata sull’amaca, in un torrido pomeriggio d’agosto. CAZZATA. Ho amato l’Africa quando ho limonato furtivamente con un Kenyota su una spiaggia di Malindi, nell’aprile ’99, sentendomi una colona inglese bionda e lentigginosa. Ma soprattutto sentendo mia madre che qualche palma più in là urlava a mio padre di non comprare dagli ambulanti un’altra giraffa in finto ebano, che in casa siamo già pieni di ciapapuer*.
Un masai bello come il sole (Felix, che Dio ti benedica): ero persino riuscita a immortalarlo in una delle poche foto decenti della storia del Gynepraio, immediatamente sbandierata con le compagne di liceo e poi incollata all’anta del mio armadio dove è rimasta finché non mi sono seriamente fidanzata nel 2005.
Quando sono tornata in Africa, si è trattato di un ripiego. (altro…)
convivenza americana
Se volete, al fondo c’è un’apposita playlist Spotify a stelle e strisce.
Dovete sapere che quando avevo 21 anni ho avuto l’opportunità di studiare un anno presso una università americana, (o come più correttamente dovrei dire: statunitense) che si chiama Indiana University of Pennsylvania, laddove Indiana è una contea il cui omonimo capoluogo si distingue solo per aver dato i natali al grande James Stewart, che tutti amichevolmente chiamano Jimmy. Infatti la città è sede di un museo a lui intitolato e che, insieme a WalMart, rimane la sua più grande attrattiva turistica.
Si trattava di una università pubblica e pertanto frequentata dalla tipica Middle Class statunitense. Voi direte, già che c’eri non potevi andare ad Harvard o a Berkeley? Avete ragione, ma purtroppo il programma “Double degree student” della business school che frequentavo in Italia non offriva altre opportunità. O meglio, proponeva un’università di Reno ma siccome in quel caso avrei passato il tempo nel deserto a contare le spine dei cactus ho deciso che il Commonwealth of Pennsylvania (ah già, la Pennsylvania ha anche uno statuto speciale rispetto agli altri stati) non era poi così male. Altro fatto non trascurabile, noi non ci chiamiamo Onassis e quindi la sostanziosa borsa di studio che mi veniva offerta cadeva giusto a fagiolo.
E poi, la Pennsylvania aveva dato i natali anche alla mia personale eroina, Jo March di Piccole Donne! Quale migliore occasione per riscoprire i sani valori calvinisti che hanno ispirato i Padri Pellegrini? Per vivere in uno stato a cavallo tra l’aristocratico New England di Hopper e il bizzarro Midwest di Foster Wallace? Quindi, vada per la Pennsylvania, cosa sarà mai quella temperatura invernale media di meno quindici gradi. Un’altra volta racconterò di questo Paese e delle sue genti che sparano agli scoiattoli nei torridi pomeriggi d’estate, praticano l’arte del (altro…)
GYNEPRAIO UNISCE I PUNTINI
Avete mai la sensazione che vi siano arrivate delle avvisaglie dai piani superiori? Che ci sia un significato sotteso a tanti aneddoti, apparentemente isolati ma che fanno parte di un messaggio divino? E’ arrivata l’ora di unire i puntini.
1. conosco uno, carino, intelligente, brillante e anche piuttosto a modo. Parte per una vacanza in Spagna, ci salutiamo con la promessa di rivederci al suo ritorno. Ritorna, ci vediamo, apparentemente gran serata. Sparisce, chiedo ad un’amica comune che fine abbia fatto e lei mi dice che in viaggio ha conosciuto una ragazza spagnola con cui sta continuando a sentirsi. Anche a vedersi, evidentemente, perché pochi mesi dopo lei si trasferisce nella nostra città. Si sposeranno a maggio 2014. Io porto bene, ma la Spagna mica tanto.
2. conosco uno, molto interessante, ci piacciamo, ci frequentiamo pochi mesi. (altro…)
Terima Kasih – Grazie mille
ATTENZIONE! CONTIENE AFFERMAZIONI PREGIUDIZIOSE E GENERALISTE. Trovo i travelblog incredibilmente noiosi, perché sono poco più di cronodiari conditi da descrizioni paesaggistiche. Non provo alcun piacere a leggere le avventure degli altri: preferisco viverle, diciamo. Poi, statisticamente, molti travel blogger sono ottimi organizzatori ma pessimi storyteller. Resto in attesa che mi facciate ricredere indicandomene uno che sappia scrivere. Ma siccome diverse persone mi hanno chiesto un resoconto delle vacanze, ho comunque fatto del mio meglio. Inizialmente volevo fare un diario il cui leit motiv fossero i bagni pubblici, ma poi ho pensato che un mix fosse meglio -oltre che meno blasfemo-. Al fondo del post trovate anche una piccola playlist Spotify, fatta apposta appostino.
INDONESIA: ITINERARIO
A dispetto del mio spirito iniziale e della scarsa pianificazione, si è trattato di un percorso molto razionale. (altro…)
Gynepraio goes East
Nel caso in cui vi stiate mangiando le unghie fino alle nocche dall’ansia di sapere dove vado quest’estate, sciolgo subito il dubbio dicendovi che vado in Indonesia dal 27 luglio al 20 agosto. Difficilmente potrei annunciarlo con meno entusiasmo, ma dietro il mio dito (seppur grassoccio) non riesco a nascondermi: IO VOLEVO FARE ALTRO.
Il mio sogno era andare in Messico a caccia di chupacabras con il mio non-più-innamorato, ma avendomi costui scaricato ho scartato la meta: ad ogni cucchiaiata di chili avrei pensato a lui e SO che avrei fatto una pessima fine. Mi sarei fidanzata per ripicca con un narcotrafficante, o avrei finito con l’unirmi ad una compagnia di Mariachi.
Occorreva una decisione rapida, era luglio, mio padre mi invitava a levarmi dai piedi che il prossimo step è il TSO (sic), tutti si erano già organizzati con i loro apparentemente-ancora-innamorati. E’ lì che sono partiti gli incubi, colorite rielaborazioni della mia fervida immaginazione diurna. (altro…)
il proverbio perduto: l’effetto Chupacabras
In periodi di grande stanca come quello che vivo, amo ancor di più i proverbi e le espressioni già pronte che mi evitano di elaborare pensieri autonomi.
I proverbi non piacciono solo a me, comunque. Ho un amico ed una amica che trascinano da anni una competizione amichevole alla ricerca dei detti piemontesi più significativi. Così, per il vostro sollazzo e con il loro aiuto ne ho fatto un piccolo florilegio. Se vi va, potete stamparli su cartoncino e attaccarli sul frigo con i magneti a forma di Mole Antonelliana. Non la trovate un’idea magnifica?
Tornando a bomba, da alcuni giorni ho detto basta ai soliti chiodi fissi (mi piace di più il Roquefort o il Gorgonzola? Chi troverà per primo il mio cadavere? Starei bene mulatta?) e mi sto dedicando alla ricerca del proverbio perduto. Il proverbio deve descrivere un comune fenomeno: (altro…)