Ho pensato un sacco all’amore, ultimamente. Sarà che la mia vita di coppia si è piacevolmente complicata per l’arrivo di Elia, e l’asse della nostra storia si è spostato verso gli aspetti pratici. Siamo diventati bravi e gestire, organizzare, conciliare. Non abbiamo smesso di amare -almeno io sicuramente no- ma è un amore di agenda, di whatsapp, di faccio il bonifico, di aiutami a portare su la spesa, di Cristo che sonno. Il nucleo dell’amore è passato un po’ in cavalleria, e chissà quando avremo tempo di riguardarlo.
Non me ne vogliamo Frömm, Alberoni e tutti coloro che hanno teorizzato sull’amore prima di me, ma oggi vorrei parlare dell’amore maturo. Che, secondo me, non è quello saggio e contenuto che provi quando smetti di essere un cazzone.
Io penso che l’amore maturo sia ciò che resta del sentimento quando lo hai spogliato degli orpelli che siamo soliti appiccicarci sopra per abitudine, bisogno, convenzione sociale. Mi piace immaginare l’amore come una cipolla fatta di strati sovrapposti. Inizi a tagliare via l’attrazione fisica, la fotta il desiderio sessuale, la gelosia, l’ansia di controllo, il bisogno di conferme, la paura di stare soli. Non sono solo strati negativi: ci sono anche la progettualità, impegno, fedeltà, mediazione. É solo dopo aver raschiato via questi accessori che ammantano l’amore che arrivi al nucleo, all’amore maturo.
Ci ho pensato molto dopo aver visto “Le nostre anime di notte“ la produzione Netflix ispirata al romanzo breve (o racconto lungo?) di Haruf che io non ho letto perché sono ancora arenata su “Benedizione” come una balena sulle coste cilene. Senza entrare nel dettaglio, un’anziana e bellissima vedova bussa alla porta di un altrettanto piacente e vedovo vicino di casa chiedendogli se di tanto in tanto gli andrebbe di dormire con lei. Non con l’obiettivo di fare le cose, ma solo per far passare ‘a nuttata e avere qualcuno con cui parlare prima di addormentarsi o nel caso di un risveglio. Durante le chiacchierate notturne di questa atipica coppia si apprendono molti dettagli sul loro passato e si assiste a una evoluzione del rapporto che progressivamente vira da farsi compagnia verso un vero e proprio amarsi.
La prima cosa che mi è balenata in mente è che Jane Fonda a 80 anni ha un culo migliore del mio e che quindi tutta quell’aerobica a qualcosa serve. Poi ho pensato al sottotesto della sua proposta: “Allora caro, io ho la mia casa e la mia pensione, per cui di soldi non dobbiamo parlare. Figli ne ho fatti e c’hanno un’età, per cui non dovremo fare a testa o croce per decidere chi deve accompagnarli alla lezione di aikido. Io sto qui, tu stai lì e ci incontriamo per stare vicini, tendenzialmente in silenzio oppure per raccontarci a voce bassa cose importanti che ci teniamo a condividere. Friendzonami pure, c’ho 80 anni e sono venuta da te perché sei il meno peggio del paese. E se vuoi andare a menartela con i tuoi compari del club di briscola perché una signora è venuta a chiedere di dormirti a fianco, fai pure, figurati se alla mia età ho tempo per le seghe mentali”. A lei del contorno, delle implicazioni pratiche, non importa niente: lei vuole solo calore, vicinanza, solidarietà, compagnia anche silenziosa.

Pelare carote, ecco l’amore cos’è
Non serve fare i piani, mettersi d’accordo, trovarsi a metà strada: non c’è da scannarsi, darsi definizioni, prendere decisioni. Niente battaglie da fare, obiettivi da raggiungere, soldi da guadagnare. L’amore maturo è fidarsi, sentirsi a casa, rilassarsi su quella che De Gregori chiamava poltroncina a forma di fiore. Io non me lo ricordo mica tanto, ma credo che rilassarsi sia un piacere sottovalutato.
Vedendo “Le nostre anime di notte” mi è venuta una strana voglia di muovermi con grazia e lentezza, di stare in silenzio o al limite avere conversazioni non troppo concitate, di farmi uno chignon morbido e indossare abiti sobri. Insomma, mi è venuta voglia di diventare un’anziana signora.
Ciò che mi auguro per la mia vecchiaia, visto che tanto la pensione non l’avrò mai, è una salute di ferro. Mi piacerebbe anche avere qualcuno con cui parlare nelle notti insonni, o quantomeno vorrei possedere la sfrontatezza di bussare alla porta di un tipo carino proponendogli di farci un po’ di sana compagnia. E già che ci siamo, datemi anche il culo di Jane Fonda.